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Animali in Italia: siamo un Paese accogliente per loro?

Per ragioni abbastanza difficili da capire, sono decenni che le cifre sul numero di cani e gatti in Italia oscillano costantemente intorno ai 7 milioni di soggetti per ciascuna specie.

Ma basta guardarsi intorno quando si esce di casa o, al contrario, quando si entra nelle case altrui, per capire che quelle cifre sono sottostimate alla grande.

Infatti, i dati raccolti con scrupolo e in dettaglio da Legambiente nel suo consueto rapporto Animali in città presentato di recente parlano di ben altri numeri: decine di milioni!

Già, ma da dove arrivano e come se la passano tutti questi cani e gatti in Italia?

 

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1. Una fotografia d’insieme. Quasi la metà di noi ha animali

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Un riferimento sempre autorevole anche su questo fronte è l’annuale Rapporto Eurispes che analizza il nostro Paese e, nel farlo, include anche il discorso legato agli animali d’affezione.

Ebbene, secondo tale fonte, in Italia troviamo cani, gatti e altri animali in 4 case su 10 e la tendenza è di averne più d’uno.

Dal 2018, inoltre, risulta in progressivo aumento la quota di chi ha almeno un animale: 32,4% della popo­lazione nel 2018, 33,6% nel 2019, 39,5% nel 2020 e 40,2% nel 2021.

Cane (43,6%) e gatto (35,1%) sono i più amati, e di nuovo siamo in controten­denza con i dati forniti ripetutamente in altre occasioni che danno i piccoli felini in vantag­gio sui cani... Da dove vengono i nostri amici? Regalati, adottati, acquistati...

Molto interessanti i dati Eurispes relativi alla provenienza di questi animali: la maggioran­za di noi, il 20,7%, li ha ricevuti in dono (non è un dato positivo: avere un animale dovrebbe sempre essere una scelta ben ponderata), seguita dal 19,3% che li ha lodevolmente adottati da un canile o da un gattile.

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Ma c’è anche un bel 17,1% che li ha raccolti dalla strada! Il 13% dei proprietari li ha invece acquistati in un allevamento, a dimostrazione che la diffusione dei cani di razza rimane relativamente contenuta nel nostro Paese.

Purtroppo, il 12,3% ha preso il proprio amico in un negozio di animali, forse ignorando quanto spesso dietro vi siano traffici loschi o forse anche perché c’è chi non sa aspet­tare e vuole subito “l’oggetto dei suoi desideri”, peccato che non si tratti di un oggetto. Poi, l'11,4% ha acquistato il cane o il gatto da cono­scenti o privati.

Da notare che il 5,7% ha tenuto il cucciolo di un animale che possedeva già e, idea pessima, lo 0,5% lo ha acquistato attraver­so la Rete... e qui si fa fatica a capire come sia possibile correre rischi del genere e, sovente, alimentare i peggiori traffici sulla pelle degli animali.

Difficile anche capire, però, perché le “grandi potenze” che di fatto governano il Web, Google in primis, consentano il commercio di creature senzienti!

 

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2. Ma quanto mi costi? Tanti soldi spesi volentieri

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Sempre secondo Eurispes, il 63,4% di chi ha almeno un animale domestico spende da 31 a 100 euro al mese per lui.

Per analizzare la cosa in dettaglio ci viene in soccorso Assalco, che è l’associazione nazionale dei produttori di cibo e altri articoli per animali da compagnia e quin­di, su tale argomento, dovrebbe essere la meglio informata.

Infatti Assalco in un suo recente comunicato afferma: “Continua l’andamento positivo del mercato italiano del pet food, che nel 2020 è cresciuto sia in termini di valore (+4,2% rispetto al 2019) sia di volumi (+2%), con un giro d'affari complessivo ben oltre i 2 miliardi di euro”.

Dunque, la costante tendenza alla crescita di questo importante settore è proseguita anche nell’anno drammatico del Covid, che ha creato non pochi problemi pure sul fronte degli introi­ti delle famiglie italiane le quali, però, hanno deciso di non risparmiare sull’alimentazione dei loro amici, nonostante il difficile frangen­te. Soldi spesi volentieri, quindi.

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D’altra parte, proprio la pandemia, con le sue angosce e i pro­ lungati e ripetuti lockdown, ha messo ancor di più in luce l’enorme importanza che hanno gli animali per il nostro equilibrio emotivo e affet­tivo. Il che ha avuto riflessi benefici anche sulle adozioni e sugli abbandoni, come vedremo più avanti.

Adozioni e abbandoni: ci sono miglioramenti. Una volta tanto, i dati diffusi di recente dal Ministero della Salute circa abban­doni e adozioni sono leggermente confortanti.

Rispetto al 2019, infatti, nel 2020 sono diminuiti gli ingressi nei canili sani­tari e sono aumentati i casi di cani adottati e gatti sterilizzati.

Nel 2020 risultano 76.192 gli animali entrati nei canili sanitari e 42.665 quel­li nei rifugi (nel 2019 erano, rispettivamente, 86.982 e 45.695).

Non c’è da stappare bot­tiglie di champagne per festeggiare, sia ben chiaro, ma è pur sempre un dato positivo, quindi speriamo sia il segnale di una tenden­za in crescita.

 

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3. Cure e giocattoli. Altro indice di benessere

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Sempre Assalco ci informa che il compar­to degli accessori per la cura e la gestione quotidiana dei pet nel 2020 ha registra­to un valore pari a 72,8 milioni di euro, pari a un incremento a valore del 2,3% e a volume del 6,7% rispetto al 2019, nella grande distri­buzione.

“Il segmento dei prodotti per l’igiene (tappetini, assorbenti igienici, salviette, sham­poo, spazzole, deodoranti e altri prodotti di bellezza)”, prosegue il comunicato “si conferma il più importante con un valore di poco inferio­re ai 33 milioni di euro, in crescita del 14,7% rispetto all’anno precedente. Anche il segmento dei giocattoli per i pet ha raggiunto dimensioni rilevanti, con un giro d’affari complessivo vicino ai 6 milioni di euro (+1,7% rispetto al 2019)”.

Oltre 76 milioni di euro, inoltre, sono stati spesi dagli italiani per acquistare lettiere per gatti nel 2020, sempre in ambito supermerca­ti e simili, con una crescita del 3,1% in valore rispetto all’anno precedente.

Quindi, oltre al “pane quotidiano” garantiamo anche molto altro ai nostri amici, il che è un plausibile indi­ce del loro benessere, si suppone.

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Tassazione assurda. Gli animali come un “lusso”!!! Il notevole amore che tanti di noi dimostra­no verso i propri amici a quattro zampe, se non altro in termini di spese dedicate, viene però interpretato come una “vacca da mungere” da parte dello Stato.

E sì, perché sugli articoli per gli animali grava una tassazione Iva da bene di lusso: ben il 22%, come se un sacco di mangime fosse un anello con diamanti e smeraldi...

Ma il peggio è che il medesimo balzello da stroz­zinaggio viene applicato persino ai farmaci veterinari e alle parcelle dei medici che curano i nostri amici: la loro salute, per il fisco italia­no, è uno sfizio per ricchi! Come ha fatto notare tra gli altri anche Gianmarco Ferrari, presiden­te di Assalco.

«In altri Paesi, come la Germania, tenuto conto del ruolo sociale dei pet, l’aliquo­ta Iva sugli alimenti per animali d’affezione è al 7%, meno di un terzo di quella italiana»... eh già.

Vero è che, grazie a una lunga battaglia portata avanti negli anni da diverse associazioni animaliste, da poco i veterinari possono prescrivere farmaci ad uso umano, qualora fossero adatti ai nostri animali e costassero meno degli equiva­lenti veterinari, cosa che prima gli era vietata.

Ma non basta, perché i nostri amici non sono un lusso, sono una grande risorsa emotiva pre­ziosa e insostituibile, cioè un bene primario.

 

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4. Situazione in canili e gattili. Randagismo, vergogna nazionale

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Purtroppo, il “lato oscuro” del rapporto tra noi italiani e cani e gatti è ancora forte. Sono deci­ne e decine di migliaia, infatti, i cani rinchiusi nelle gabbie dei rifugi sparsi lungo la Penisola.

Numeri esatti non ce ne sono, in realtà, perché oltre ai canili oggetto di interesse e controllo da parte di Comuni e Aziende sanitarie, ci sono tante realtà che sfuggono a qualsiasi censimento.

Spesso perché così conviene a chi dovrebbe farsi carico, economicamente parlando, dei canili, vale a dire le amministrazioni locali che approfittano della disponibilità di volontari che si sobbarcano lavo­ro e spese che, invece, dovrebbero essere coperte dalle municipalità.

Questo è vero soprattutto nel Meridione ma esempi di menefreghismo se non di illegalità delle amministrazioni comunali non mancano neppure nel resto d’Italia. Stimare in circa 11Omila-130mila i cani detenuti in cani­li e rifugi, comunque, è plausibile.

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E i gatti? Qui la faccenda è molto più complessa, sia perché i gattili sono pochissimi rispetto ai canili, e quasi nessuno si trova al Sud, sia perché scarseggiano i dati.

Quelli disponibili derivano dal conteggio delle sterilizzazioni condotte nei gattili censiti. Si parla di 70mila circa, ma sono numeri piuttosto vecchi.

Se invece stiamo ai randagi, le cifre sono terribili: si stimano dai 500 ai 700mila cani sparsi per l’Italia, con ampia preponderanza del Meridione.

Per i gatti, siamo nell’ordine dei 2-3 milioni di soggetti che, come i cani randagi, cer­cano di sopravvivere tra stenti, avvelenamenti e persecuzioni di varia natura. Una vergogna nazio­nale che, però, nessun governo o partito ha mai cercato di risolvere..

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I Comuni cosa fanno? Pochi davvero quelli attivi! Un Paese “a misura di pet” dovrebbe ave­re anche aspetti normativi chiari e, appunto, pet-friendly sull’argomento, non è vero? Il rap­porto di Legambiente Animali in città svela una realtà molto lontana da tale auspicio.

Se il 35% dei Comuni coinvolti nell’indagine (1.069, pari al 13,5% delle municipalità italiane) dichiara di avere un regolamento per la corretta deten­zione degli animali in città, l’accesso ai locali pubblici e negli uffici in compagnia dei nostri amici è normato solo dall'11'%.

L’annosa questio­ne dell’accesso dei cani alle spiagge, prioritaria in un Paese tanto “balneare” come il nostro, tale non è: i Comuni costieri che hanno regolamen­tato la cosa sono soltanto il 14,9%.

Chi vuole cremare e/o seppellire il proprio amico sappia che solo il 6% dei sindaci ha emanato norme specifiche per consentirlo e facilitarlo. La stessa misera percentuale vale anche per le municipalità che facilitano le adozioni dai canili con agevo­lazioni fiscali o sostegni.

Eppure, un cane costa circa 1.300 euro l’anno ai Comuni che si occu­pano regolarmente, come prescrive la legge, dei canili, quindi svuotarli dovrebbe essere un must.

II sospetto che per qualcuno sia un business tene­re i cani in gabbia invece che farli adottare sorge spontaneo, anche perché malversazioni del gene­re sono emerse più volte negli anni.

 

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5. Maltrattamenti e altri crimini. La situazione resta grave

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Questo capitolo è ovviamente il più triste del rapporto tra gli italiani e gli anima­li, ma è ineludibile per farsi un’idea di ciò che non va. E, purtroppo, i dati parlano chia­ro.

Provengono dalla fonte più attendibile, cioè l’annuale Rapporto Zoomafie che la Lega Antivivisezione redige da anni con grandissimo scrupolo.

Ne è autore Ciro Troiano, criminologo e responsabile dell’Osservatorio Zoomafia della LAV, si riferisce al 2019 e si basa su questiona­ riinviati alle Procure della Repubblica, incluse quelle che operano per i tribunali dei minoren­ni.

Il campione è molto ampio, 70% per le prime e 89% per le seconde. In estrema sintesi, questa è la situazione: nel 2019 sono stati aperti circa 26 fascicoli al giorno, uno ogni 55 minuti; con circa 16 indagati al giorno, uno ogni 90 minuti, per reati a danno di animali.

Si registra a livel­lo nazionale un tasso di 16,07 procedimenti ed i 9,64 indagati ogni lOOmila abitanti. I reati con­ testati più di frequente sono “maltrattamento di animali”, “uccisione di animali”, poi i reati lega­ti alla caccia, quelli legati ad abbandono, seguiti da “detenzione in condizioni non compatibili con la natura dell’animale”.

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La situazione rimane grave e finché non verranno seriamente inaspri­te le pene, attualmente ridicole, per questi reati, con la certezza sia del carcere sia di grosse mul­te, difficilmente le cose cambieranno...

I fatti negativi esaminati poc’anzi non vanno sottovalutati ma non debbono necessariamen­te offuscare quanto di buono è avvenuto e avviene nel nostro Paese per quanto riguar­da gli animali che vivono insieme a noi.

E di cose positive ce se sono, per fortuna. Per esem­pio, il fatto che sempre più spesso le attività di educazione e addestramento cinofilo seguo­no metodiche rispettose del cane e della sua complessità etologica e individuale: gli istrutto­ri violenti un tempo erano la maggioranza, oggi sono una minoranza, auspicabilmente in via di estinzione.

Grazie anche all’esposizione mediatica assai negativa concessa dai dispositivi che tutti oggi hanno in tasca... il tempo dell’impunità sta finendo per i prepotenti!

Poi, l’offerta di formazione e di informazione qualificata per chi ha cani e gatti è cresciuta notevolmente in questi anni, tanto che oggi il rischio è sostanzialmente di non azzeccare la fonte migliore.

E i servizi? Dog e cat sitter sono figure sempre più diffuse (anche in questo caso, però, bisogna sincerarsi delle rea­li competenze, che vanno dimostrate), così come i cosiddetti “asili per cani”, dove i nostri amici possono trascorrere bene il tempo senza di noi, purché la struttura e il personale siano all’altezza (di nuovo, controlliamo molto bene ogni cosa pri­ma di affidargli il nostro cane).

Alimenti di qualità e cure veterinario, inoltre, hanno aumentato non poco la durata della vita media dei nostri cani e gatti rispetto anche solo a vent'anni fa.

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Animali nella Costituzione. Un passo avanti di enorme importanza!
"La Repubblica tutela l’ambiente e l’ecosistema, protegge le biodiversità e gli animali e promuove lo sviluppo sostenibile, anche nell’interesse delle future generazioni. La Legge dello Stato disciplina i modi e leforme del diritto degli animali.”
Queste le parole, davvero rivolu­zionare, dell’articolo che il Senato ha approvato lo scorso maggio e che, pare entro il 2022, entrerà a far parte della nostra Costituzione, rendendola se possibile ancora più bella e moderna che mai, nonostante sia stata scritta nel Dopoguerra... o forse proprio per questo.
Un passo avanti epocale, perché per la prima volta si parla esplicitamente di “diritto degli animali”. La strada in realtà è ancora lunga e non poche saranno le battaglie da affron­tare per arrivare a un vero riconoscimento dei diritti che spettano a esseri senzienti come cani, gatti e tanti, tanti altri.
Ma questo primo passo è enorme, è stato votato da tutti i partiti (Fratelli d’Italia si è astenuto, essendo all’opposizione, ma non ha votato contro), ed è nato, è giusto ricordar­lo, dalla precisa volontà del Movimento 5 Stelle, che l’aveva posto tra le condizioni per sostenere il governo guidato da Mario Draghi.
Non spre­chiamo questa grande occasione, cosi un giorno saremo davvero “un Paese per animali”.

 

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