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Animali mitologici: Chimera, Minotauro, Unicorno, Sfinge e Centauro.

Nella varie tipologie di miti (greci, romani, egizi, …) troviamo le figure degli animali mitologici che sono spesso delle creature formate dall'incrocio tra animali di razze diverse, o tra l'unione di un uomo e uno (o più) animali.

Questi esseri leggendari, sono stati sempre presenti nei miti, nelle leggende e nel folclore dei diversi popoli e culture del mondo. A volte sono stati descritti con sembianze mostruose (come la Chimera) a volte sono cavalli bianchi alati con poteri magici che si associano al 'bene' ed al puro.

Proprio perché i miti sono stati parte della cultura di moltissime civiltà, la mitologia si può riscontrare in tantissime culture: azteca, babilonese, celtica, egizia, maya, cinese, giapponese e cosi via, anche se per mitologia 'classica' (la più conosciuta) si intendono le  mitologie greche e romane.

In questo articolo vedremo insieme 5, tra i pi famosi, di questi animali mitologici appartenenti a diverse culture. Buona lettura.

1. Chimera

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Nella mitologia greca, la Chimera, era un terribile mostro alato di origine divina, e che aveva, secondo alcune testimonianze, testa di leone, una testa di capra sulla schiena e la coda di serpente e secondo altre aveva corpo di capra, coda di serpente o di drago e testa di leone. Il suo nome proviene dal greco Χίμαιρα,che letteralmente significa "capra".

Fin dall’ antichità rappresenta le forze spaventose della terra e del mare. Nell’Iliade di Omero, la troviamo così descritta: "...Era il mostro di origine divina, lion la testa, il petto capra, e drago la coda; e dalla bocca orrende vampe vomitava di foco: e nondimeno, col favor degli Dei, l'eroe la spense..." (Iliade, VI, 223-226). Anche nelle opere di Virgilio, Esiodo, Platone e Fedro, si può riscontrare tale terribile mostro.

Chimera era figlia di Echidna e Tifone. Tifone era uno dei Titani, figlio di Tartaro e Gea, che cercarono di uccidere Zeus, ed era uno spaventoso mostro con cento teste di drago, mentre Echidna, altra creatura mostruosa, era per metà donna dalla sfolgorante bellezza, e per metà era un orribile serpente maculato. Tifone ed Echidna generarono anche altri esseri mostruosi, come ad esempio Cerbero, mostruoso cane gigante a tre teste, Ortro, Idra di Lerna, serpente velenosissimo a nove teste, delle quali quella centrale era immortale, mentre, se una delle altre veniva tagliata, subito ne ricrescevano altre due, e Sfinge.

Chimera viveva alle coste della Lycia, dell’attuale Turchia, dentro una caverna dove si nutriva della carne di tutte quella persone che trovavano riparo in tale caverna. Il re di Licia Iobate affidò a Bellerofonte, un mitico eroe onorato soprattutto a Corinto e in Licia, l'ardua impresa di ucciderla, nonostante tale mostro fosse imbattibile. Con l'aiuto di Pegaso, il cavallo alato nato dal sangue della Medusa, Bellerofonte vi riuscì. Si racconta che non esisteva nessuna arma in grado di uccidere il terribile mostro, ma lui ebbe successo in quanto, si racconta, ch'egli avesse infisso sulla punta della lancia un pezzo di piombo. Bellerofonte immerse la punta della sua lancia nelle fauci della belva ed il calore delle fiamme lanciate dalla Chimera sciolse il piombo che uccise l’animale soffocandolo.

2. Minotauro

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Il Minotauro (in greco "toro di Minosse") era un mostro con la testa taurina e il corpo umano, figlio di Minosse, re di Creta, e di Pasifae. Prima di diventare re, Minosse, figlio di Zeus,padre degli dei, e della principessa Europa, scacciò dall’isola suo fratello che, come lui, aspirava al potere, e chiese a Poseidone un segno per dimostrare che lui, e non il fratello, doveva salire al trono. E così Poseidone gli mandò un enorme toro bianco dalle forme perfette da sacrificare in suo onore, per  dimostrargli che aveva agito giustamente nell’allontanare da Creta il fratello.

Minosse si tranquillizzò: il dio, in tal modo gli assicurava di non aver agito arbitrariamente impossessandosi del trono. Ma il toro era tanto bello che egli lo sostituì con un’altra vittima sacrificale di minor pregio. La vendetta di Poseidone per quell’imbroglio fu tremenda: fece in modo che Pasifae, moglie di Minosse, s'innamorasse del toro e si unisse a lui procreando un figlio mostruoso, un’ ibrida creatura con la testa di toro e il corpo di uomo, che si cibava di carne umana; si chiamava Asterione, ma divenne famoso con il nome di MINOTAURO.

Il re allora, per nascondere il mostruoso figlio, chiese al famoso architetto Dedalo di costruire un luogo in cui rinchiudere il Minotauro, da cui non potesse uscire. Un Labirinto, un edificio molto intricato, con corridoi, sale, finti ingressi e finte porte, un luogo con passaggi tortuosi, che ritornavano su se stessi e si incrociavano fra di loro in modo così complicato che, chi vi si addentrava non poteva più ritrovare l’uscita.

Secondo  la leggenda attica, Minosse era un tiranno che, per vendicare la morte del figlio Androgeo per mano degli Ateniesi, ogni anno (ogni sette o nove secondo altre versioni) esigeva da Atene un tributo di sette giovani e sette fanciulle da sacrificare al Minotauro. In uno di questi convogli diretti a Creta, Teseo, figlio di Egeo, re di Atene, e di Etra, figlia di Pitteo, re di Trezene, pretese di farne parte per abbattere il Minotauro e liberare così Atene da quel tributo di guerra.

La principessa Arianna, figlia di Minosse, si innamorò, a prima vista, del giovane e nobile eroe e, decise che avrebbe aiutato Teseo ad uccidere il fratellastro taurino e Teseo le promise che, una volta ucciso il mostro, l'avrebbe sposata. La fanciulla, su consiglio di Dedalo, diede a Teseo un gomitolo di filo magico, spiegandogli come sarebbe potuto entrare e uscire dal Labirinto; Teseo, dopo aver fissato un capo all’entrata, srotolò il filo fino al luogo dove si trovava il Minotauro addormentato. Con la sua spada gli staccò un corno e con questo gli trapassò la pelle che  risultava invulnerabile a tutto tranne che al suo stesso corno e sacrificò il mostro a Poseidone.

Riavvolgendo il filo poté ritrovare la via dell’uscita dal Labirinto. Uscito dal labirinto, Teseo fuggì poi con Arianna, che, ingrato, l' abbandonò su di uno scoglio dell' isola di Naxos. La mitologia narra che ella, successivamente, si fece sacerdotessa di Dioniso, che la liberò e la sposò dandole una corona d'oro. Questa corona di Arianna fu posta fra le costellazioni. Teseo continuò il suo viaggia verso Atene e spiegò le vele bianche in segno di vittoria. Poseidone adirato contro Teseo per aver abbandonato Arianna, squarciò le vele bianche che dovettero essere sostituite da quelle nere.

All’arrivo verso la  patria, Egeo, re di Atene e padre di Teseo, vedendo all’orizzonte le vele nere credette che suo figlio fosse stato divorato dal Minotauro e per la disperazione si gettò in mare. Quel mare dal suo stesso nome fu chiamato Mare di Egeo, cioè Mar Egeo.

3. Unicorno

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L'Unicorno è un animale mitologico che nell'immaginario collettivo ha l'aspetto di un cavallo bianco, dotato di un lungo corno frontale che si attorciglia, spesso descritto con una peluria sul muso simile ad una barba. I suoi occhi sono di un blu profondo e sulla fronte ha un corno, nero e dotato di anelli, chiamato Alicorno. 

Forse la prima immagine in assoluto di un unicorno è quella che si può vedere visitando le famose Grotte di Lascaux,in Francia. Risalente al Paleolitico superiore, tale antichissima figura è quella di un essere caratterizzato da un corno. La sua prima descrizione in un testo storico si trova nel Li-Ki, testo a valenza  trascendentale dell’antica Cina, che lo descriveva come uno dei 4 animali (gli altri 3 erano la fenice, il drago e la tartaruga) benevoli verso gli esseri umani. I saggi cinesi lo chiamavano K’i-lin, nome che secondo la tradizione riuniva i principi maschile e femminile sul modello dello Yin e Yang e veniva considerato come un animale sacro.  Sempre secondo il Li-Ki, era possibile vedere questa creatura solamente in occasione della nascita di un perfetto sovrano.

L’unicorno (o liocorno) era molto noto nel medioevo e veniva raffigurato come un cavallo bianco con un corno a spirale sulla fronte dotato di proprietà magiche e terapeutiche. Non mancano, comunque, nella iconografia classica, immagini di unicorni con il corpo di cervo, anziché di equino. Nella simbologia l’unicorno rappresenta la purezza, la forza e la castità: le leggende medievali riportano che l’unicorno poteva essere catturato solo da una donna vergine, da qui l’accostamento con Gesù Cristo. L’unicorno risvegliò nel medioevo a tal punto l’interesse e la curiosità popolare, che vennero organizzate delle vere e proprie spedizioni per trovarlo e catturarlo. Perfino W. Shakespeare, in epoca rinascimentale, si riferiva ad esso come ad un “animale incredibile” nel III atto de La Tempesta.

Si credeva anche che il suo corno, una volta polverizzato, aveva la capacità di proteggere dai veleni più potenti. Su credeva che gli unicorni seguissero gli archi colorati dell'arcobaleno per trovare le fonti per dissetarsi. Altri invece, sempre nel medioevo, lo vedevano come un autentico flagello e vedetta di disgrazie al suo solo apparire. Il corno che aveva sulla fronte, l’Alicorno, era lungo circa 50 centimetri e si diceva fosse dotato di poteri magici. Si credeva, ad esempio, che se il corno veniva toccato da una persona gravemente malata, questa potesse guarire istantaneamente.

In Persia questo essere prodigioso era descritto come una bizzarra bestia dalle 3 zampe in grado di purificare l’oceano. In Occidente sono stati menzionati per la prima volta nel 398 a.C. dallo storico greco Ctesia di Cnido, secondo il quale vivevano in India, e li descriveva come “asini selvatici grossi quanto un cavallo e anche più grossi". Anche Eliano, filosofo e naturalista, nel secolo successivo, scrisse di averlo visto, descrivendolo come “un animale simile al cavallo, ma con un solo corno in testa”. I loro corpi sono bianchi, le loro teste scure e i loro occhi di un blu profondo. Hanno un unico corno sulla fronte, lungo all’incirca mezzo metro”.

Per secoli questo animale mitologico è divenuta parte integrante dei sogni e della fantasia della mente comune, ed ha ispirato scrittori e poeti, rappresentando ciò che è buono e puro, simbolo di virtù e valori cavallereschi, incarnazione  del bene e di ciò che l’Uomo aspira a diventare. L’unicorno è universalmente riconosciuto come simbolo di fierezza, solitudine, forza e virilità, nonché di purezza, innocenza e il Bene.

4. Sfinge

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La sfinge è un mito comune di molte civiltà antiche:  i greci, gli egizi e forse anche i popoli della Mesopotamia. Nella mitologia greca la sfinge è una figura mostruosa, raffigurata seduta sulle zampe posteriori e ritta sulle anteriori, alata, ed è una dei protagonisti principali delle vicende della città di Tebe e dello sfortunato Edipo, figlio di Laio e Giocasta, che inconsapevolmente aveva ucciso suo padre e sposato sua madre, la regina Giocastra. La Sfinge, secondo Esiodo, era figlia di Ortro e Chimera, mentre secondo Apollodoro era figlia di Tifone ed Echidna, e secondo Euripide, in fine, era figlia di Tifone e Chimera. Il suo nome proviene  dal greco Σφιγξ, che significa “strangolatrice”, e “aveva il volto di donna, il petto, le zampe e la coda di leone, e le ali di uccello".

Tra i suoi fratelli vi erano dunque creature spaventose come il Leone di Nemea, ucciso da Eracle nella sua prima fatica, e Fice, feroce mostro di Beozia. La Sfinge comparve a Tebe durante il regno di Laio, e, secondo la mitologia, la sua comparsa veniva attribuita alla collera di Era, indignata con Laio perché aveva rapito il piccolo Crisippo e lo aveva reso il suo amante. Le muse le avevano insegnato un enigma e stando seduta sul monte Ficio, poneva questo enigma ai Tebani. Esso diceva: ”Qual era l’essere che cammina ora a quattro gambe, ora a due, ora a tre che, contrariamente alla legge generale, più gambe ha più mostra la propria debolezza?”

I Tebani avevano ricevuto un oracolo, secondo il quale si sarebbero liberati della sfinge solo quando avessero risolto il suo enigma; per questo spesso si riunivano a discuterne il significato, ma siccome non ci riuscivano, la Sfinge ogni volta prendeva uno di loro e se lo mangiava. Molti erano già finiti così. Creonte fece un bando: chi fosse riuscito a sciogliere l’enigma della Sfinge avrebbe avuto il regno e la vedova di Laio in sposa. Edipo ascoltò l’enigma della Sfinge e riuscì a risolverlo: la soluzione era “l’uomo”. Infatti da bambino ha quattro piedi, perchè cammina a quattro zampe; da adulto due piedi; e da vecchio tre, perchè si appoggia al bastone.

La Sfinge allora si gettò giù dall’alto dell’acropoli, mentre Edipo ebbe il regno e senza saperlo sposò sua madre. Da lei ebbe due figli, Polinice ed Eteocle, e due figlie, Ismene e Antigone. Quando più tardi tutto fu scoperto, Giocasta si impiccò, Edipo si accecò e fu espulso da Tebe.

La Sfinge ha avuto nei secoli una enorme fortuna quale elemento decorativo, tanto è vero che da quasi 5000 anni continua ad essere presente un pò in tutto il mondo, nelle città (piazze, parchi, giardini, fontane), nelle chiese, nei musei, come decorazione di mobili e suppellettili ecc. Le possiamo trovare nei Musei Vaticani a Roma; in Piazza del Popolo, a Villa Sciarra, a Villa Torlonia, a Villa Adriana, a Roma; nel Parco dei Mostri a Bomarzo; a Milano; a Brescia; sulla facciata dell’Hotel de Ville, nella Fontaine du Palmier, a Parigi; accanto all’obelisco detto di Cleopatra a Londra; sul Palazzo del Belvedere a Vienna; in Spagna, a Madrid, Plaza de los Emperadores; a Berlino; in Portogallo; in Belgio; in Olanda; nel British Museum di Londra; nel Louvre a Parigi; nei musei della Grecia e in tanti altri posti.

La sfinge nella mitologia egizia è un monumento che veniva costruito vicino alle piramidi dei faraoni dai lavoratori egizi come simbolo benevolo e di buon auspicio, per una pacifica e quieta vita nell' aldilà. Ha corpo canino (o leonino) e testa umana che, si crede, raffigurasse il faraone Chefren. 



5. Centauro

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I Centauri sono figli di Issione (re dei Lapiti, un popolo che abitava la vallata del fiume Peneo in Tessaglia) e Nefele (nuvola creata da Zeus per ingannare Issione) e sono animali mitologici, metà uomini (parte anteriore) e metà cavallo (parte posteriore). 

La leggenda narra che Issione dando prova del suo carattere malvagio, aveva assassinato i genitori di sua moglie. Poi fece appello a Zeus per chiedere perdono. Il re degli dei, non soltanto lo perdonò per tale orribile atto, ma lo prese in forte simpatia, invitandolo ad una cena divina al monte Olimpo. Issione si ubriacò e volle sedurre Era in presenza di Zeus, il quale per metterlo alla prova e indovinare le sue reali intenzioni, creò una nuvola con la forma di suo moglie. Issione, essendo troppo ubriaco non capì l'inganno ed ebbe un rapporto sessuale completo con la nube a forma di Era.

Zeus, lo colse in flagrante, e comandò ad Hermes di frustarlo senza pietà, fino a quando non ripetesse la frase: "Dobbiamo sempre onorare i nostri benefattori". Successivamente fu legato ad una ruota di fuoco che girava perennemente in cielo. La nuvola che riportava la figura di Era e con la quale Issione ebbe il rapporto sessuale fu chiamata Nefele (nuvola) e desse alla luce un figlio  metà uomo e metà cavallo chiamato Centauro, che fu il capostipite della famosa stirpe rozza, volgare e bellicosa dei Centauri descritti con carattere  irritabile, rabbioso, collerico, sgarbato e brutale. Dediti al vino (incapaci di reggerlo) e agli amori facili. Vivevano principalmente, in uno stato quasi selvaggio,  nelle foreste del monte Pelio nell'antica Tessaglia.

Si narra che al palazzo del re dei Lapiti Piritoo si celebrava il suo matrimonio con la bella Ippodamia, figlia di Anfiarao. Tra gli invitati c'era anche il Centauro Euritione, il quale si ubriacò e stuprò la sposa. I Lapiti lo catturarono e lo punirono tagliandogli le orecchie e il naso. I suoi fratelli Centauri, per vendicare tale punizione, arrivarono di notte armati nel palazzo del re uccidendo molti uomini Lapiti e sequestrando le loro donne. Poi Piritoo cercò l'aiuto dell'eroe Teseo il quale è riuscito a sconfiggere ed annientare  i Centauri.

La loro caratteristica tipica era quella di possedere tutti i pregi e i difetti dell'essere umano, portati però a livelli esageratissimi, sia nel bene che nel male, e proprio per questo motivo nella mitologia sono stati riservati loro ruoli del tutto contrapposti e contraddittori tra loro, senza una via di mezzo o un punto di contatto. Personaggi con funzioni estremamente benevole e sagge, e personaggi rivestiti di un'inconcepibile malvagità e ferocia.

La maggior parte di loro erano famosi per la loro natura dal carattere violento e feroce. E soltanto pochi di loro erano famosi per la loro saggezza e bontà. Fra questi c’era il centauro Chirone, figlio di Crono e della ninfa Filira, protettore e maestro di Giasone che istruì Achille, Aiace, Giasone, Esculapio, Teseo, Palamede, Peleo, Telamone e Diomede all’uso delle piante medicinali. La mitologia racconta che Chirone fu ferito per errore da Ercole con una freccia avvelenata, il centauro rinunciò alla sua immortalità a favore di Prometeo. Zeus, al quale il centauro era particolarmente caro, lo volle comunque vicino a sé nel cielo e fu accolto come costellazione zodiacale, il sagittario, rappresentato per l ́appunto da un centauro arciere.






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