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Annoiarsi fa bene

La noia è quello stato d’animo di insoddisfazione ed apatia (vista in modo negativo da molti) che ci accade in quei momenti della vita in cui perdiamo interesse e stimolo per ciò che stiamo facendo e vivendo.

E’ uno stato emotivo caratterizzato da un desiderio non appagato di fare o provare qualcosa di soddisfacente.

Cosa accadrebbe se invece imparassimo ad accoglierla nella nostra vita di tutti i giorni?

Nella nostra società frenetica e piena di impegni gli psicologi ci invitano a riscoprire il valore della noia che attenua lo stress e dà una sferzata alla creatività, rendendoci più lucidi e attenti.

Oggi, vista la quantità di stimoli a disposizione, è davvero difficile annoiarsi. Ed è un peccato, perché la noia può essere una risorsa preziosa per favorire il benessere e per stimolare la creatività.

Ma non sempre: solo quando focalizziamo l’attenzione dentro di noi, invece che cercare “distrazioni” all’esterno.

La noia dovrebbe essere un diritto di ciascuno e non un problema da risolvere, è un fondamentale aspetto della nostra esistenza perché aiuta chi la vive a chiedersi cosa vorrebbe e potrebbe fare per superarla.

Annoiarsi ogni tanto può fare bene, lasciar vagare la propria mente verso mete ignote e darci il tempo per metabolizzare gli stimoli acquisiti ha una propria utilità.

 

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1. La noia serve

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La noia è un sentimento che ci fa paura e da cui rifuggiamo cercando distrazioni di ogni genere e sorta. In mancanza di meglio, guardiamo ossessivamente lo smartphone.

Eppure, secondo gli psicologi (e concordano anche medici, scienziati, filosofi, economisti e cacciatori di teste) la noia serve.

Non è semplice “non fare”, ma un’occasione per rigenerare il cervello e guardarci dentro. Anzi, ci rende più attenti, sereni, lucidi e produttivi.

Lo dicevano già gli antichi letterati come Orazio, Cicerone, Ovidio, Seneca.
«Non esiste solo il negotium, ossia il fare. C’è anche l’otium, il tempo in cui non si fa nulla, che serve a rigenerarci. È un tempo estremamente utile per stabilire un equilibrio tra i momenti di azione e quelli d’inerzia.
Quando ci si ferma e non si svolge un’attività o addirittura molte attività contemporaneamente, come accade sempre più spesso nella nostra società, ci si prende cura di se stessi e i benefici sono significativi sia per la mente sia per il corpo.
Quindi il non fare non è affatto qualcosa che mina la nostra efficienza e la nostra produttività, ma, al contrario, le potenzia».

Del resto, il concetto di noia è recente ed è strettamente legato alla nostra visione della vita, in cui si privilegia il fare sempre e comunque, a discapito dell’attesa. In passato, invece, l’assenza di attività aveva una valenza positiva.

Per i monaci medievali, che scandivano le giornate tra ora et labora (prega e lavora), l’otium era il momento della preghiera, della riflessione e della meditazione.

Per il filosofo tedesco Hegel, vissuto tra Settecento e Ottocento, la noia era la condizione ideale da cui scaturiva la ricerca dell’ignoto e quindi, in ultima analisi, il pensiero filosofico.

Persino il pessimista Giacomo Leopardi (1798-1837) intravedeva nella noia l’occasione per dare vita alla poesia.

 

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2. Senza noia non c’è creatività

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Uno studio della University of Central Lancashire pubblicato nel 2015 sulla rivista British psychological society ha valutato la creatività di 80 volontari, chiedendo loro di elencare i possibili utilizzi di due tazze di polistirene.

Il risultato ha nettamente messo in evidenza che coloro che si erano annoiati nel quarto d’ora precedente avevano avuto idee più originali rispetto a chi era stato occupato e attivo in quel medesimo arco di tempo.

Ma anche Daniel Goleman, il famoso psicologo di Harvard noto come studioso del cervello e dell’intelligenza in tutte le sue forme, non ha perso occasione di mettere in risalto l’importanza dei momenti di noia per rendere la mente più brillante ed efficiente.

La ragione? Sembra che le soluzioni più innovative ai problemi vengano individuate con maggiore facilità quando si dà alla mente la possibilità di vagare liberamente senza costrizioni, invece che mantenendola focalizzata sull’analisi minuziosae razionale delle questioni.

In un mondo in cui si ricerca costantemente l’eclatante e lo straordinario la noia ci riporta al gusto della semplicità. Attraverso la “non attività” riusciamo infatti ad apprezzare il valore delle piccole cose.

Possiamo passeggiare, leggere, coltivare gli affetti e dedicarci ai nostri hobby preferiti senza però sentirci costretti a farlo. Possiamo rilassarci, recuperando così la dimensione del corpo e lasciando la mente libera.

Se ci pensiamo, la noia ci permette di ritrovare i nostri sensi: di assaporare un profumo, di osservare in maniera più attenta i dettagli, di gustare un sapore nuovo o di ritrovarne uno antico.

Nella vita quotidiana infatti spesso i sensi sono sopiti e noi, distratti dalle numerose incombenze giornaliere, non abbiamo neppure il tempo di percepirli. La noia ci permette il loro recupero che dona piacevolezza ai momenti di pausa e alla vita.

 

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3. Guardarsi dentro e viva la noia al lavoro

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- Guardarsi dentro

La noia costituisce un’ottima occasione per coltivare l’introspezione.
Un’attività che spesso fa paura. Il motivo è semplice: non siamo più avvezzi a guardarci dentro, anche a causa dell’iperconessione continua ai social tipica della nostra epoca, ma siamo sempre proiettati all’esterno.
Si è sviluppata così una sorta di autofobia, letteralmente la paura di stare con se stessi.
Si tende così sempre più a idealizzare il mondo esterno, spesso inesistente perché virtuale: un pianeta social dove le vite esibite sono apparentemente perfette e non contemplano solitudine né tanto meno noia, generando inevitabilmente grandi aspettative e un profondo senso di frustrazione.
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- Viva la noia al lavoro

Viva la noia al lavoro! Espressione paradossale e provocatoria? Sembrerebbe di sì. In realtà, un po’ di noia al lavoro fa bene.
La ragione principale sta nel fatto che senza la noia non si avrebbe neppure un istante per riflettere: basta ricordare, a tal proposito, il rammarico di un esperto di finanza che commise uno sbaglio dal grave impatto economico proprio perché non aveva avuto il tempo per pensare.
Chino sul tavolo di lavoro dall’alba a notte fonda, non aveva certo occasione di annoiarsi, ossia non disponeva mai di quello spazio vuoto che permette di riflettere e prendere decisioni ponderate.
Ma questo non è il solo vantaggio. Provare noia sul luogo di lavoro offre la possibilità di trovare modalità nuove per svolgere le mansioni quotidiane in maniera più originale.
Inoltre, se ci annoiamo a fare sempre le stesse cose, perché non valutare altre alternative occupazionali? Senza la noia non ci sarebbe neppure cambiamento.

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4. Il 98% dei giovani si dichiara annoiato

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L’American Psychological Association ha svolto un’indagine, pubblicata su Psychology today, sulla diffusione della noia tra adulti e ragazzi negli USA.

Dati alla mano, estensibili all’intero mondo occidentale, il 90 per cento degli adulti si annoia quotidianamente sia a casa sia al lavoro.

Discorso ancora più accentuato per i giovani: il 98 per cento di loro sperimenta la noia ogni giorno.

Il problema è che spesso i ragazzi sperimentano la noia come mancanza di senso e di progettualità.

Per loro la noia può diventare una strada senza uscita che li spinge a trascorrere le ore di fronte al computer, davanti a un videogioco o sui social fino ad arrivare a comportamenti distruttivi che prevedono l’abuso di alcol o il consumo di sostanze stupefacenti.

Alla base di questi comportamenti c’è la sensazione di essere costantemente inadeguati perché lontanissimi dai modelli propinati dal mondo virtuale e dai vari youtuber.

C’è sempre una grande scissione tra la realtà e le proprie aspirazioni. E la noia può per questo diventare l’anticamera della depressione. Come prevenire queste pericolose derive?

I ragazzi che riescono a coltivare le proprie passioni, come la musica, lo sport generalmente sono meno propensi a cadere vittima di una noia che può diventare negativa.

Anche i giovani che viaggiano e partecipano a progetti di scambio culturale hanno tendenzialmente una percezione positiva dei momenti di vuoto.

 

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5. Riempiamo il vuoto meditando

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Per la cultura orientale la noia è un momento di vuoto in cui l’individuo è libero di meditare, concentrandosi sul proprio respiro, senza pensare ad altro.

Quando si medita non si pianifica, non si pensa al futuro, non si cercano particolari stati d’animo. Semplicemente si lascia fluire il tempo attraverso il respiro.

Ed ecco che, silenziando per qualche istante il flusso dei pensieri, la mente si placa e il benessere è immediato.

Dall’Oriente, le pratiche di meditazione sono state importante prima in America e poi in Europa perché i benefici sulla mente sono stati riconosciuti anche dai neuroscienziati.

In uno studio dell’Università di Harvard si è evidenziato che la pratica di una particolare forma di meditazione (mindfulness) incide sull’amigdala, la regione del cervello deputata alla gestione della paura.

Il gruppo di ricerca di Eileen Luders dell’Università della California, Los Angeles, ha analizzato invece le differenze negli assoni che connettono le diverse regioni del cervello di chi medita, evidenziando come la meditazione induca benefiche alterazioni strutturali nel sistema nervoso centrale.

Le ripercussioni della meditazione sembrerebbero significative sulla longevità cellulare, come dimostrato da una ricerca dell’Università di Davis, in California.

 

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