Natale è la festa di tutta la famiglia e capita spesso che si scelga di allargare il nucleo familiare adottando uno o più micini.
Si tratta però di una scelta che, subito dopo i momenti felici dei primi giorni, allo stesso modo di qualche pallina dell’albero, potrebbe andare in frantumi, ovvero ci metterà di fronte a responsabilità importanti, spese inevitabili e qualche imprevisto.
Adottare un micino, insomma, è una scelta che va quindi ponderata, preparata e attuata con attenzione fin dai primi momenti. Un cucciolo… dobbiamo ricordarlo, è per sempre.
Ecco tutto quello che occorre sapere per iniziare nel modo giusto la convivenza con il gattino appena arrivato a casa!
1. La scelta giusta? Di razza o trovatello? (Sempre un gatto sarà)
Una volta stabilito che il nostro più grande desiderio sarà l’arrivo in casa di un micio, dobbiamo scegliere: un gatto di razza o un meticcio?
Attenzione: la scelta non ha nulla di etico.
I trovatelli non sono per forza meticci abbandonati, ma possono essere anche gatti di razza, quindi mai confondere l’acquisto in negozio o l’adozione dal gattile con la razza.
Se ci piace il Certosino o il Norvegese ne potremo trovare di splendidi anche al gattile, ovviamente cercando con attenzione, scrivendo mail a tutte le strutture e facendo magari qualche chilometro per andare a prenderlo.
Se decidiamo di adottare un micio di razza dobbiamo informarci bene sulle caratteristiche della stessa: molti gatti con pedigree hanno infatti esigenze particolari che possono incidere non poco sul nostro budget familiare o sulle nostre abitudini domestiche.
Un esempio: se adoriamo il nostro divano in alcantara nero un Persiano bianco non sarà la scelta giusta se non lo vogliamo dover pulire dal pelo tutti i giorni, così come se restiamo a casa poche ore al giorno il Ragdoll, che necessita di grande compagnia da parte del compagno umano, non sarà il gatto adatto.
Un buon sistema per non commettere errori è sempre quello di rivolgersi agli esperti dei Club di Razza per chiedere informazioni.
Se adotteremo, invece, un micio al gattile si deve fare attenzione che la struttura sia ufficialmente autorizzata, con i permessi comunali in regola e che lo stato degli animali ospitati sia decoroso, con separazione netta tra animali malati e sani.
In tutti e due i casi, appena arrivato a casa, il micio necessita di una bella visita di controllo dal veterinario.
2. La prima visita dal veterinario e le vaccinazioni
La prima visita dal veterinario
Se abbiamo adottato un cucciolo, appena entrato a casa, passati i primi momenti di incertezza, il nuovo arrivato sarà euforico e comincerà a regalarci i momenti di gioia.
Questo non significa però che sia in salute: è infatti necessario, sia che provenga da un allevamento che da un gattile, e ancor di più se lo abbiamo trovato per strada, portarlo dal veterinario per una visita di controllo e sottoporlo al primo, indispensabile, piano vaccinale.
Il medico ci consegnerà un libretto sanitario, con il nome del gatto e i nostri dati, sul quale nel corso degli anni verranno segnati tutti i richiami vaccinali obbligatori per legge e necessari per mantenere il nostro gatto in salute.
La questione della sterilizzazione, necessaria se non si vuole far riprodurre il nostro amico e se lo si vuole tenere chiuso in casa, sia che sia maschio o femmina, sarà da affrontare più avanti.
Al medico dobbiamo anche chiedere consigli sull’alimentazione corretta da seguire: un gattino, un gatto adulto, un gatto anziano e alcune razze particolari hanno esigenze alimentari ben precise.
Le vaccinazioni? Non sono un'opinione ma un obbligo
Non importa se sta in casa, al caldo, protetto dall’ambiente esterno: i nemici contro cui il micino appena arrivato deve e dovrà combattere nei mesi a venire sono molto insidiosi e non si tengono facilmente fuori dalla porta.
Ecco perché già al compimento dell’ottava settimana il nostro piccolo eroe dovrà essere sottoposto al consueto piano vaccinale.
Va tuttavia ricordato che vaccinazioni troppo precoci potrebbero rivelarsi inutili a causa dell’annullamento causato proprio dalla presenza di anticorpi trasmessi dalla madre durante l’allattamento.
Dopo una visita accurata, che servirà al veterinario per capire se il micino è in buona salute e se non ha ereditato dalla madre gravi malattie invalidanti, si provvederà a dare il via al cosiddetto “programma vaccinale”.
La prima vaccinazione viene effettuata tra l’ottava e la decima settimana di vita.
Potrebbe trattarsi di una vaccinazione “quadrivalente”, che protegge l’animale da rinotracheite infettiva, calicivirosi, panleucopenia e clamidiosi, oppure di una trivalente, che esclude quella per la clamidiosi.
Questa distinzione riguarda soprattutto i gatti che verranno lasciati liberi di uscire. Seguirà, a distanza di una ventina di giorni, una seconda vaccinazione e poi i classici richiami annuali.
Sempre se il veterinario lo reputa necessario, si provvederà anche alla vaccinazione contro la leucemia felina, seguita eventualmente al terzo mese da quella contro la rabbia.
3. Se c’è un altro micio? Come presentare il nuovo arrivato a casa
Se in casa c’è già un altro gatto occorrerà agire con cautela per garantire al nuovo arrivato, ma anche al “padrone di casa”, un inserimento indolore senza conflitti che potrebbero trascinarsi per lungo tempo.
I primi giorni saranno turbolenti ma è necessario sapere come funziona la vita sociale dei gatti.
Le regole che governano la vita del gruppo domestico, generalmente formato da due o più gatti costretti a vivere sotto lo stesso tetto, subiscono dei mutamenti sostanziali.
In casa l’individuo debole, battuto da quello dominante, non può allontanarsi e cercare una sistemazione diversa, ma è costretto a convivere con una situazione che sarà sempre fonte di disagio.
Sta al padrone, con l’aiuto del veterinario, comprendere e risolvere questi problemi.
La cassettina dei bisogni e la pappa sono sempre fonti di grande litigio: l’individuo dominante non coprirà più i suoi bisognini (rendendo sgradevole o impossibile l’utilizzo della lettiera all’altro gatto) e tenderà a mangiare tutto il cibo che trova per casa (senza lasciare nulla all’altro micio).
L’importante è comprendere che anche i gatti hanno un carattere e che alcuni di loro non potranno mai andare d’accordo.
Il massimo che possiamo sperare è che i baffuti coinquilini arrivino a stipulare una pace e la reciproca indifferenza.
Se invece in casa c’è un cane la questione dovrà essere gestita diversamente: il “padrone di casa” avrà atteggiamenti entusiastici e di festa che potrebbero essere male interpretati dal gatto.
In questo caso dobbiamo aiutarci con un inserimento responsabile che prevede qualche giorno di convivenza in casa in stanze separate e piccoli avvicinamenti con il cane sotto controllo.
4. Amerà la nuova casa? Ecco come aiutarlo
Non esiste un tempo standard per definire con esattezza quanto possa impiegare un gatto ad ambientarsi nella sua nuova dimora.
Addirittura, benché siano casi rari, potrebbe succedere che non ci riesca in modo definitivo!
Per questa ragione dobbiamo armarci di pazienza e lasciare al nuovo inquilino i suoi tempi. Potrebbe impegnarci qualche ora come qualche mese.
Il gatto dovrà infatti scandagliare bene tutta la casa a suon di naso, valutare tutti gli odori, le puzze e i profumi per stabilire quali sono gli angoli tranquilli, che diventeranno “suoi”.
‘In questo senso è molto importante il posizionamento della cuccia nei primi giorni: non va collocata in quel delizioso angolo che abbiamo individuato, ma dove vorrà lui.
Appena portato in casa la prima volta, apriamo la portina del trasportino e lasciamolo uscire quando vuole e andare dove vuole.
Non sarà difficile per noi individuare il posto in cui si sente più sicuro, perché si accoccolerà e ci resterà per ore intere.
Solo quando vedremo che comincerà a stare sereno anche in altri luoghi potremo cominciare a imporgli la nuova collocazione della cuccia.
Operazione che non è affatto detto che riesca con successo poiché i gatti non sviluppano il concetto di cuccia come i cani ma scelgono posti che utilizzano per lunghi periodi e che poi abbandonano immediatamente.
5. Il corredino. Tutto quello che serve in casa
- Al gatto non serve una ciotola bella, ma una comoda: deve avere bordi bassi ed essere abbastanza larga da non costringerlo a piegare i baffi quando mangia o beve. Inoltre, deve essere facilmente lavabile.
- La cassettina, che imparerà a usare da solo se lo aiutiamo mettendolo sulla sabbietta quando farà i bisogni in giro, può essere chiusa, con un ingresso agevole e posta lontana da fonti di rumori improvvisi.
La cassettina dei bisogni, chiamata anche lettiera, è uno dei punti fermi della vita del gatto in appartamento: è il luogo in cui il gatto espelle i suoi bisogni compiendo un rito che in natura è importantissimo.
La copertura delle feci, infatti, serve per non lasciare traccia del suo passaggio, e viene eseguita con massima attenzione. Il compito della lettiera deve essere quindi quello di riprodurre il più possibile la situazione ideale a questo scopo: deve essere riposta in un luogo tranquillo, sempre allo stesso posto e essere riempita con sabbietta morbida e abbondante che simuli il più possibile la terra smossa che il gatto cercherebbe in un bosco o in un prato.
Se qualcuna di queste condizioni viene a mancare può crearsi un disagio che porta il gatto a rifiutarsi di usarla.
Non sempre dietro al rifiuto della cassettina ci può essere un motivo di salute. Spesso, infatti, i gatti cominciano a fare i bisognini in giro per dirci che c’è qualcosa che non va, per manifestare disagio.
Noi lo interpretiamo spesso come un “dispetto”, ma si tratta piuttosto di una richiesta di attenzione. Non è facile per noi individuare i motivi di questo disagio ed è per questo che bisogna agire con pazienza e compiere molti tentativi.
Un elemento scatenante potrebbe essere di natura “ambientale”: nei pressi della cassettina potrebbe esserci qualcosa che lo disturba.
Un esempio? Molte persone per coprire odori sgradevoli mettono deodoranti vicino alla lettiera, ma questo potrebbe indispettire non poco micio che delle sue puzze ha massimo bisogno e rispetto. Da evitare soprattutto gli erogatori a tempo che quando spruzzano emettono sibili uguali al soffio del gatto.
Per quanto possa sembrare strano anche i rumori possono creare problemi con conseguente abbandono della lettiera: L’udito dei gatti è molto sviluppato e un rumore flebile, un ronzio, un fischio di un apparecchio elettronico potrebbe infastidire l’animale in un momento in cui la sua concentrazione, per quanto possa sembrare strano, è ai massimi livelli. Basta uno spavento o un’interruzione improvvisa per indurre un gatto a rinunciare alla lettiera per questo non va collocata vicino a fonti di rumori improvvise come potrebbe essere un terrazzo che si affaccia su una via trafficata.
- La cuccia deve essere calda, contenere possibilmente un indumento con il nostro odore per farlo sentire meno solo quando usciamo, e soprattutto lavabile: che il pile sia maculato o tigrato è, ancora, una scelta nostra.
- Da comprare subito una spazzola per rimuovere il pelo morto con una bella “strigliata” una volta al mese (se a pelo corto) o una volta alla settimana (se a pelo lungo).
- Non dimenticate poi il trasportino: deve essere robusto ma leggero, e, soprattutto, smontabile per essere pulito bene.
- Importante anche un set di giochi per tenerlo sempre attivo.