L’asma è una delle malattie croniche più diffuse nel mondo, è in crescente aumento ed è associata ad un’alta morbilità, ad una diminuzione della produttività e ad elevati costi socio-sanitari.
Negli ultimi venti anni la prevalenza dell’asma è quasi raddoppiata, interessando quasi l’8-10% della popolazione degli Stati Uniti d’America, confermandosi come malattia ad alto costo sociale e principale causa di ospedalizzazione soprattutto per i bambini al di sotto di 15 anni.
In Europa centrale la prevalenza di asma nei bambini è del 3,9%. In Italia è stata stimata una prevalenza, variabile nelle varie zone, con valori medi del 9%.
L’asma è una malattia infiammatoria cronica delle vie aeree associata a iperreattività bronchiale, ostruzione al flusso reversibile e sintomi respiratori.
Tutti i pazienti asmatici sono a rischio di riacutizzazioni, da lievi a molto gravi, caratterizzate da progressivo aumento della dispnea, tosse, sibili, senso di costrizione toracica e da una riduzione dei flussi espiratori.
Le condizioni cliniche del paziente asmatico possono deteriorarsi nel giro di alcune ore, giorni o settimane.
Alcuni pazienti possono peraltro avere un attacco asmatico improvviso, associato ad un inaspettato incremento dell’ostruzione delle vie aeree, che compare nel giro di alcuni minuti.
Ma vediamo meglio cos’è questa malattia, la sua storia naturale (quando si sviluppa) e i numerosi fattori di rischio che la possono scatenare.
1. Epidemiologia
L’asma è una delle malattie croniche più diffuse nel mondo, è in crescente aumento ed è associata ad un’alta morbilità, ad una diminuzione della produttività e ad elevati costi socio-sanitari.
Numerosi studi epidemiologici svolti nel corso degli anni hanno cercato di stimare la prevalenza mondiale della malattia, purtroppo senza riuscire a identificare un dato omogeneo.
Dai risultati dei principali studi epidemiologici effettuati nella popolazione adulta e in età pediatrica, il dato emergente è il crescente aumento della malattia asmatica, soprattutto nei paesi occidentali e in quelli industrializzati.
Negli ultimi venti anni la prevalenza dell’asma è quasi raddoppiata, interessando quasi l’8-10% della popolazione degli Stati Uniti d’America, confermandosi come malattia ad alto costo sociale e principale causa di ospedalizzazione soprattutto per i bambini al di sotto di 15 anni.
La malattia è in crescente aumento nell’età pediatrica, suggerendo che la sua comparsa in questa età possa rappresentare un fattore di rischio per lo sviluppo di asma grave in età adulta.
Le stime di prevalenza in età pediatrica sono estremamente variabili nelle diverse popolazioni: tra lo 0 e il 30%.
In Europa centrale la prevalenza di asma nei bambini è del 3,9%. In Italia è stata stimata una prevalenza, variabile nelle varie zone, con valori medi del 9%.
Roma è una delle città italiane a più alto tasso di popolazione asmatica, pari al 12,4% ed è considerata, insieme ad Hong Kong, l’area con più alta prevalenza per malattie atopiche.
Esiste comunque un’ampia variabilità nei dati epidemiologici mondiali, probabilmente causata dalla difficoltà di rendere univoca nei vari paesi sia la definizione di asma, sia i criteri diagnostici e metodologici.
2. Storia naturale dell’asma
L’asma si può sviluppare sin dai primi mesi di vita ma spesso, in questi piccoli pazienti, la diagnosi è difficile.
Le cause più comuni di respiro sibilante nei bambini sono le infezioni virali delle vie respiratorie, per lo più causate da virus respiratorio sinciziale (RSV), da virus parainfluenzale e da adenovirus.
Tuttavia il respiro sibilante non è sempre un sintomo di asma, potendo essere causato da una bronchiolite o da una laringo-tracheo-bronchite.
Infatti le piccole dimensioni del polmone del bambino sono causa comune di respiro sibilante, che è transitorio e si risolve con la crescita.
Nell’età scolare la causa più frequente di asma è l’atopia, che sembrerebbe scomparire nella pubertà nel 30-50% dei casi, soprattutto nei maschi, per riapparire più tardi nell’età adulta.
Molti studi longitudinali hanno dimostrato che l’insorgenza dell’asma nell’infanzia comporterebbe una riduzione della funzione respiratoria nell’età adulta, con lo sviluppo di iperreattività bronchiale.
Nell’ultimo decennio la prevalenza di asma è in aumento soprattutto tra i bambini, presentandosi spesso in forma acuta, con insufficienza respiratoria e ricorso all’ospedalizzazione e alla ventilazione assistita.
Per quanto riguarda l’asma insorgente nell’età adulta, questa è più frequentemente associata all’esposizione ad agenti sensibilizzanti professionali o ad una ritardata comparsa di atopia e il suo decorso si correla con un più grave deterioramento della funzione respiratoria.
Inoltre il declino della funzione respiratoria riscontrato nell’asma sarebbe anche il risultato delle riacutizzazioni di natura virale, frequenti sia nell’età infantile sia nell’età adulta.
L’asma ad esordio nell’età avanzata si associa ad una più elevata morbilità e mortalità soprattutto nei pazienti con età inferiore ai 65 anni, che presentano patologie concomitanti.
3. Fattori di rischio
I fattori di rischio responsabili dello sviluppo dell’asma possono essere distinti in fattori individuali e fattori ambientali.
I fattori individuali sono rappresentati dalla predisposizione genetica e/o dall’atopia, iperresponsività bronchiale, età, sesso e razza.
I fattori ambientali sono rappresentati da: allergeni, fumo di tabacco, inquinamento atmosferico, agenti sensibilizzanti professionali, infezioni respiratorie, condizioni socio-economiche, abitudini alimentari, obesità.
Sono stati inoltre individuati alcuni fattori di rischio che possono determinare le riacutizzazioni asmatiche. Fra questi, rivestono particolare importanza: le infezioni respiratorie, l’esposizione agli allergeni, le condizioni
climatiche avverse, l’assunzione di farmaci, cibi e additivi alimentari.
FATTORI DI RISCHIO:
1) Fattori individuali
- Predisposizione genetica
- Atopia
- Iperresponsività bronchiale
- Età
- Sesso
- Razza
2) Fattori ambientali
- Allergeni
- Fumo di tabacco
- Inquinamentoatmosferico
- Sensibilizzantiprofessionali
- Infezionirespiratorie
- Condizioni socio-economiche
- Abitudinialimentari
- Obesità
4. Fattori di rischio individuali
L’asma è una malattia ereditabile.
Gli studi epidemiologici e di genetica hanno dimostrato che l’atopia, la suscettibilità allo sviluppo dell’asma e l’iperresponsività bronchiale sono sotto il controllo genetico, essendo stati identificati i loci cromosomici specifici di tale ereditarietà.
Per atopia si intende la produzione di quantità notevoli di IgE in risposta a stimoli allergici, che si evidenzia con la positività dei test allergometrici cutanei.
I figli di genitori atopici che sono anche asmatici, presentano un rischio maggiore di sviluppare l’asma.
L’iperresponsività bronchiale, cioè l’esagerata risposta di tipo broncocostrittivo in risposta a stimoli diversi che normalmente non causerebbero questa risposta, è un importante fattore di rischio per l’asma.
L’iperresponsività bronchiale è ereditabile ed è strettamente associata all’atopia, essendo il locus che la controlla molto vicino a quello che regola la produzione di IgE, sul cromosoma 5.
Lo sviluppo dell’asma aumenta dal 1° anno di vita fino all’adolescenza e poi decresce fino all’età adulta.
L’insorgenza dell’asma nella prima infanzia si associa ad una malattia con deficit funzionale più grave nell’età adulta.
I maschi avrebbero una maggior prevalenza di asma infantile rispetto alle femmine, ma questa prevalenza si riduce nella pubertà, addirittura invertendosi nell’età adulta.
Le grandi differenze epidemiologiche riscontrate tra le varie popolazioni e le varie etnie, sono da attribuire a fattori socio- economici ed ambientali diversi, come l’esposizione agli inquinanti ambientali e le abitudini alimentari acquisite nei paesi di emigrazione delle stesse popolazioni.
5. Fattori di rischio ambientali
Gli allergeni e gli agenti professionali sono sicuramente i fattori di rischio ambientali più importanti per lo sviluppo dell’asma.
L’esposizione agli allergeni ambientali determina, nei soggetti suscettibili, lo sviluppo dell’asma ed è anche un fattore di rischio per le riacutizzazioni asmatiche.
Gli allergeni degli ambienti interni che causano asma sono rappresentati soprattutto da acari e allergeni degli animali domestici, in particolare peli e forfora di gatto e cane.
Tali allergeni sono in aumento nei Paesi industrializzati e questo rende comprensibile l’aumento di prevalenza in questi paesi rispetto a quelli più poveri.
Tra gli allergeni presenti negli ambienti esterni sono soprattutto i pollini di piante erbacee e degli alberi, e in minor misura le muffe, che determinano lo sviluppo di asma.
Le concentrazioni dei pollini nell’aria sono inoltre diverse nelle varie stagioni. Per tale motivo i sintomi asmatici possono essere presenti solo nella stagione di pollinazione, quando è massima la presenza degli allergeni nell’aria.
Per quanto riguarda gli agenti sensibilizzanti professionali, si tratta di sostanze chimiche organiche (formaldeide, gluteraldeide, diisocianati, lattice, ecc.), inorganiche (persolfato, sali di cromo, sali di nichel, ecc.), proteine vegetali (soia, polvere di legno, cedro rosso, cedro del libano, ecc.) e proteine animali (acari dei magazzini di deposito, acari dei polli, ecc.), che producono manifestazioni cliniche di tipo asmatico nei lavoratori esposti.
Il fumo di tabacco, sia attivo che passivo, aumenta il rischio di sviluppare l’asma, soprattutto se l’esposizione inizia dall’età infantile.
L’inquinamento atmosferico, sia indoor sia outdoor, favorisce lo sviluppo dell’asma sia direttamente, attraverso l’azione degli irritanti ambientali, sia indirettamente attraverso l’aumento della concentrazione degli allergeni pollinici.
Le condizioni igienico-sanitarie e socio-economiche migliori si associano ad un aumento di prevalenza di asma, come si riscontra nei Paesi industrializzati, per l’ipotesi “igiene” ormai nota, che pone nell’assenza di infezioni nelle popolazioni residenti in questi paesi, un fattore determinante allo sviluppo dell’atopia.
L’ingestione di determinati alimenti contenenti allergeni e l’obesità si associano, infine, ad un rischio maggiore di sviluppare asma.