Body Shaming: quando dicono che devi vergognarti del tuo corpo

Il dilagare di internet e dei “moderni” mezzi di comunicazione di massa ha favorito che determinate pratiche siano potute dilagare, mentre un tempo, erano messe in atto esclusivamente in specifiche occasioni e ambienti.

Il bullismo è sempre esistito e oggi può essere praticato molto più spesso, attraverso l’utilizzo di smartphone e social network.

Dilaga anche un altro modo di tormentare le persone più indifese, quello di dileggiare il loro aspetto fisico perché non conforme a quello che la televisione propone con modelle e modelli dal fisico scultoreo. Da qui deriva il fenomeno del Body Shaming.

Amplificato dai Social, colpisce soprattutto le giovani donne e chi è diverso dai canoni estetici dominanti. Si esprime attraverso veri e propri insulti che mirano a ledere l’autostima della vittima.

Il fatto è che, il più delle volte, sono i bulli che lo mettono in atto ad avere un disagio profondo.

 

1. Persone ridotte a corpi

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Si chiama Body Shaming: è una forma di bullismo e cyberbullismo che consiste nell’offendere l’aspetto fisico di una persona per umiliarla e minarne l’autostima.

L’espressione inglese è composta dalle parole Body (corpo) e Shaming (svergognare, esporre al ludibrio) e significa “far vergognare qualcuno del proprio corpo”.

Si tratta di una forma di bullismo a tutti gli effetti, poiché perpetrata come attività sistematica e continuativa nei confronti di una categoria o di una specifica persona.

Si accanisce soprattutto verso chi ha un aspetto fisico che non rientra nei canoni estetici della società in cui viviamo: persone con disabilità, con la pelle scura, soggetti LGBT o che si allontanano dagli stereotipi classici di maschile e femminile.

 

In generale, colpisce coloro che non si conformano all’aspetto del gruppo sociale maggioritario. La nostra cultura ha una spiccata componente visiva e una forte tendenza verso il mondo virtuale. In questo contesto, se l’aspetto fisico non risponde ai canoni estetici dominanti, può divenire bersaglio dei Body Shamer.

Il Body Shaming presenta due caratteristiche-chiave: il primo è la visione della persona esclusivamente come corpo. Tutta l’attenzione si concentra sull’esteriorità, sulle forme corporee e sull’aspetto in generale, trascurando qualsiasi altro valore.

Il secondo atteggiamento, conseguenza del primo, è il giudizio dell’altro ristretto all’aspetto fisico. Vengono così azzerate tutte le altre dimensioni (valori, sentimenti, cultura, capacità, eccetera).

A soffrire maggiormente di questa distorsione sono i soggetti diversamente abili. In questo caso, il Body Shamer considera la persona soltanto per la sua disabilità e, guardandola, vede esclusivamente il suo handicap, dimenticando che la persona stessa non è soltanto il suo corpo e la sua disabilità, ma anzi, può avere infinite altre risorse che la rendono funzionale nel mondo.

 

2. Sono più colpite le donne

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Uomini e donne subiscono il Body Shaming rispetto a caratteristiche fisiche diverse, legate agli stereotipi classici di maschile e femminile.

I tratti stereotipizzati della mascolinità sono altezza, muscolatura ben sviluppata, presenza di peli, eccetera, mentre lo stereotipo estetico femminile si concentra su snellezza, dimensioni del seno, regolarità nei tratti del viso e assenza di peli.

Tutto ciò che non rientra nei canoni delle rispettive tipologie può essere oggetto di Body Shaming e le più colpite dal fenomeno sono le donne.

Da una ricerca di Nutrimente Onlus, un’associazione per la prevenzione e la cura dei disturbi alimentari, risulta che, nella Rete, una donna su due ha ricevuto commenti negativi per i chili di troppo.

 

Lo studio ha preso in esame un campione di circa 4mila italiani di entrambi i sessi fra i 18 e i 55 anni, monitorando varie forme di espressione online. La fascia più colpita (32 per cento dei casi), è quella delle ragazze fra i 18 e i 21 anni, età in cui si soffrono di più i difetti fisici.

Secondo la stessa indagine, le parti del corpo maggiormente prese di mira sono le gambe (48 per cento), la pancia (45), il fondoschiena (41) e i fianchi (35).

Dato che il Body Shaming è strettamente legato agli stereotipi di genere, se l’aspetto di queste parti non è in linea con i canoni di bellezza maschile o femminile diventa un pesante criterio di giudizio e di non accettazione.

Può essere il caso di un uomo esile con le spalle strette piuttosto che di una donna in sovrappeso o che sceglie di non depilarsi: discostandosi dagli stereotipi estetici di genere, questi soggetti non vengono accettati.

Gli attacchi coinvolgono anche l’aspetto generale della persona, ad esempio il trucco, la pettinatura, il modo di vestire e le movenze, accanendosi contro tutto ciò che non è in linea con la moda, il look dei VIP e l’immagine sociale condivisa.

Può anche accadere che il Body Shamer prenda di mira chi porta un apparecchio per i denti, così come chi ha perso i capelli in seguito alla chemioterapia.

 

3. Com’è nato il fenomeno?

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Internet e i Social Media hanno favorito il Body Shaming, poiché il Body Shamer, nascosto dietro un Nickname, si sente forte e protetto.

Tuttavia, il vizio di giudicare e denigrare il corpo del prossimo ha origini lontane. Gli stereotipi che ci portiamo dietro su virilità e femminilità, che sono alla base del fenomeno, sono legati a ruoli di genere molto datati, che risalgono a secoli fa.

Vedevano il maschio forte, virile e produttivo contrapposto a una figura femminile fragile, molto esile e dai lineamenti armoniosi.

Il bullismo contro chi non si confà a questi stereotipi radicati è sempre esistito in presenza (le aule e le mense scolastiche sono un “classico”), ma ora, i Social Media hanno amplificato il fenomeno, rendendolo onnipresente.

Se prima le vittime potevano prendersi un attimo di respiro staccando dall’ambiente scolastico o lavorativo, ora l’online non concede tregua, poiché bulli e hater possono colpire in qualsiasi momento.

 

Il Body Shaming si articola in uno spettro molto ampio di forme e contenuti. Spazia dai commenti caustici in pubblico alle battute implicite, dagli insulti ai cosiddetti consigli “a fin di bene”, tutti con il risultato di creare forte disagio.

Far vergognare una persona del proprio corpo, più che mai in una società che dà grande importanza all’aspetto fisico, ne mina nel profondo l’autostima. Significa essere messi a disagio verso se stessi con il rischio che i continui messaggi svalutanti l’aspetto fisico provenienti dall’esterno vengano interiorizzati.

Se reiterati infatti, soprattutto nell’età dello sviluppo, i commenti denigratori rischiano di causare dei convincimenti nella persona. L’attacco ripetuto crea ansia, paura di essere diversi, senso di inadeguatezza, paura o convincimento di non essere accettati. Tale senso di inadeguatezza si proietta quindi verso l’esterno ma anche verso l’interno.

Nel caso del sovrappeso, per esempio, il tentativo di dimagrire può innescare il ricorso a diete eccessivamente drastiche o all’uso sconsiderato di lassativi. Statisticamente, inoltre, il senso di colpa e la vergogna si accompagnano all’acuirsi dei disturbi alimentari, con tutte le complicazioni del caso.

 

4. Un reato da cui difendersi

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Se spinto all’estremo e reiterato, il Body Shaming può configurarsi in forme di reato che spaziano dalla diffamazione alle interferenze illecite nella vita privata, dal bullismo/ cyberbullismo fino all’istigazione al suicidio.

Sporgendo denuncia, la Polizia Postale può risalire agli autori anonimi dei messaggi offensivi online, perseguibili penalmente.

Se a essere colpiti sono i minori, è fondamentale che la vittima trovi aiuto nella propria rete di sostegno (un adulto, i genitori, gli insegnanti, un gruppo di pari in cui è accettata e amata). Per gli adulti si consiglia un aiuto psicologico, invitando a non tacere il fenomeno ma a parlarne e a denunciare gli abusi.

 

Sono nati, gli ultimi anni, due movimenti contro il Body Shaming.

- La Body Positivity è un movimento attivista promosso da persone con corpi distanti dallo stereotipo vigente. Vuole rappresentare tutti i corpi e promuovere i diritti delle relative persone, ridimensionando il ruolo del corpo e invitando ad abituarsi ad accettare corpi diversi tra loro. Il messaggio è: “Sei valido qualunque corpo tu abbia e non sei solo il tuo corpo”.

- La Body Neutrality esorta a distogliere l’attenzione sia dal proprio corpo sia da quello altrui. Stacca dal pensiero dell’aspetto fisico e dal corpo come parametro di giudizio e di identificazione, spostandolo su altri aspetti della persona (lavoro, salute, hobby ecc.).

 





5. Anche le vip sono bersaglio del Body Shaming

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Dopo l’esibizione ai Seat Music Awards all’Arena di Verona del 10 settembre scorso, in occasione dei 40 anni del suo successo Maledetta Primavera, la cantante Loretta Goggi ha chiuso i suoi profili social, offesa da insulti irripetibili e pesanti, commenti online sul suo aspetto e look (“rifatta”, “viso di plastica”, “vestito da pagliaccio”, tra i meno gravi). La decisione, ha precisato l’artista, è anche per tutte le donne e gli uomini che subiscono il Body Shaming.

 

Angela Merkel, ex Cancelliera tedesca, è costante bersaglio di pesanti commenti sul suo sovrappeso e look.

 

Alle Olimpiadi 2016, la ginnasta messicana Alexa Moreno fu paragonata a Peppa Pig. Per gli psicologi, «la tendenza è di concentrarsi sul corpo e sul vestito delle donne piuttosto che sulla loro performance, non importa se artistica, politica o sportiva».

 








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