Bram Stoker: l’uomo che inventò Dracula

Quando oggi parliamo di Dracula, senza esitazione nella nostra mente si rincorrono numerose immagini e pensieri che evocano ogni tipo di vampiro, cinematografico e non.

Ma di certo non molti di noi pensano subito a Bram Stoker, colui che il personaggio lo ha ufficialmente creato.

Sì perché da quando il romanzo Dracula uscì nelle librerie nel 1897 il sanguinario Conte è stato ispiratore di ben duecento pellicole cinematografiche, più di mille romanzi ma anche migliaia di opere teatrali, saggi, articoli e chi più ne ha più ne metta, generando un fenomeno che ha reso la figura di Dracula, e del vampiro in generale, immortale. Di certo più popolare del suo padre letterario.

L’8 novembre di 175 anni fa nasceva a Clontarf, nei pressi di Dublino, un uomo destinato a entrare nella storia della letteratura.

Ma chi era davvero Bram Stoker, l’autore che creò l’affascinante e spettrale personaggio del Conte Dracula? Scopriamolo insieme.

1. ALLE ORIGINI DEL FANTASTICO

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L’opera di Stoker debuttò, come dicevamo, nel 1897 in un periodo in cui il genere del fantastico stava lentamente proliferando, basti pensare che lo stesso anno era uscito L’uomo invisibile di H.G. Wells e che appena sei anni prima aveva visto la luce Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde ma anche Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde di Louis Stevenson, che fu pubblicato nel 1886.

Questo per sottolineare il grande fermento letterario dell’epoca destinato a creare “icone” che sarebbero sopravvissute nei decenni a venire.

Come per molte opere letterarie di altri autori, i contenuti rintracciabili nelle opere di Stoker arrivano direttamente dal suo vissuto personale sul quale lui si interrogò a lungo, visto che fu costretto a letto per lunghi periodi di tempo a causa di una malattia ancora oggi misteriosa e non precisata, di cui riuscì a liberarsi quasi completamente solo all’età di sette anni.

Durante questa infanzia di costrizioni, fu la madre a instradare Bram verso il mondo dell’horror: Charlotte Stoker era infatti cresciuta nel nord-est dell’Irlanda durante una terribile epidemia di colera e non risparmiava, nei racconti che faceva al figlioletto, immagini legate a fosse comuni, vivi sepolti accidentalmente con i morti e persone che tornavano inaspettatamente dall’aldilà dopo essere state posizionate nelle sepolture. Ma come vedremo, non saranno le uniche fonti d’ispirazione del piccolo Bram.

Quando il piccolo Bram iniziò a migliorare, i medici rimasero stupiti da ciò che non credevano possibile: non solo il piccolo riprese gradualmente una normale condizione di salute ma di lì a pochi anni arriverà anche ad eccellere in numerose discipline sportive, alla faccia di chi lo vedeva confinato per la vita su un letto.

Da quel momento Bram ebbe modo di recuperare quegli anni di vita trascorsi rinchiuso in casa e la sua fu un’adolescenza di curiosità, di scoperta e di ricerca. Andò a studiare al prestigioso Trinity College di Dublino, dove si laureò brillantemente in matematica. Quindi lavorò prima come domestico e successivamente, a titolo gratuito, come giornalista e critico teatrale.

2. NEI SOTTERRANEI DI DUBLINO

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Fu proprio nella nebbiosa Dublino dell’epoca che Bram Stoker trovò altri spunti per i suoi tetri racconti vampireschi: è risaputo infatti che il giovane scrittore frequentava la chiesa di Saint Michan, che nella sua parte interrata ospita delle cripte funerarie vecchie di molti secoli.

Ancora oggi alcune cappelle sono di proprietà e quindi non sono mai state visitabili, ma alcune hanno delle particolarità e già all’epoca di Stoker era possibile scendere a vederle.

Alcune bare, a causa dell’accatastamento delle une sulle altre, si sono aperte esponendo le salme mummificate che sono state raccolte in un unico ambiente: una di esse è veramente particolare perché è alta più di 2 metri (tant’è che hanno dovuto spezzarle le gambe per farla rientrare nella nuova cassa) e ha un dito insolitamente lungo.

La mummia risale a 800 anni fa e si ritiene sia di un crociato. Tra le altre salme si possono individuare quella di un ladro a cui sono state mozzate una mano e un piede e quelle dei fratelli Sheares condannati a morte per aver tentato di organizzare una rivoluzione di ispirazione francese in Irlanda.

Qua sotto, un’immagine delle lugubri cripte della chiesa di Saint Michan, ancora oggi meta di turisti e curiosi.

Risale proprio al periodo universitario anche la conoscenza con la donna più importante della vita di Bram Stoker, Florence Balcombe.

La Balcombe all’epoca era ritenuta la donna più bella di Dublino e fu corteggiata da molti, tra i quali anche un giovane Oscar Wilde che attribuirà a lei numerose pene d’amore. Alla fine Florence sceglierà Stoker con il quale si sposerà nel 1878 per poi trasferirsi con lui a Londra.

La Balcombe nel tempo è diventata famosa anche per aver difeso a spada tratta la produzione letteraria del marito. Nel 1922, dopo la morte di Stoker, infatti, scoprì che era appena uscito a Berlino un film dal titolo Nosferatu il vampiro di Friedrich Wilhelm Murnau che si diceva “liberamente ispirato a Dracula di Bram Stoker”.

Florence, che era l’esecutrice testamentaria di Stoker, non aveva mai autorizzato un adattamento cinematografico dell’opera e per questo decise di chiedere i danni a Murnau e che addirittura venissero immediatamente distrutti i negativi e le stampe del film.

Ne uscì fuori un lungo processo che portò alla vittoria della Balcombe e alla distruzione delle pellicole. Tuttavia alcune copie sopravvissero perché il film cominciò a riemergere dalle nebbie della storia già alla fine degli anni Venti.

Qui sotto, un bel ritratto di Florence Balcombe e, a sinistra, Max Schreck nei panni di Nosferatu.

3. L’ISPIRAZIONE ARRIVA DAI BALCANI

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Ma torniamo alla vicenda di Stoker e al momento in cui si trasferì a Londra con la moglie.

Qui ebbe modo di approfondire l’amicizia con l’attore Henry Irving, tanto da diventarne segretario e confidente per ben 27 anni.

Fu grazie a lui che conobbe un’altra personalità illuminata dell’epoca, lo scrittore Arthur Conan Doyle, uno dei massimi esponenti della letteratura crime e del fantastico. Risale proprio a quel periodo la gestazione dell’opera più famosa e discussa di Stoker, parliamo ovviamente del Dracula che tanto lo rese popolare negli anni successivi.

Ma come si accese nel nostro scrittore la scintilla per iniziare il suo capolavoro? Inizialmente Stoker ironizzava sul fatto dicendo che la storia gli sarebbe balzata alla mente dopo una notte insonne in seguito a un’abbondante cena a base di crostacei, ma la verità è molto più articolata di questa.

Al di la delle ispirazioni maturate in giovane età grazie alla madre e alle esperienze vissute a Dublino nella chiesa di Saint Michan, a fornire una grande piattaforma di lavoro a Stoker fu l’incontro con il professore ungherese Armin Vambery che nel 1890 gli raccontò la storia del principe Vlad Tepes III Dracul.

Solo dopo sette lunghi anni di studio approfondito sulla religione e la cultura dei Balcani il romanzo giunse a compimento e a pubblicazione.

C’è però chi nel tempo ha dubitato che questa fonte di ispirazione sia stata fondamentale: secondo alcuni esperti i collegamenti tra il Dracula di Stoker e Vlad Tepes sarebbero limitati solamente al nome e a pochi altri elementi.

Inoltre ci sarebbe il fatto che Stoker pare avere ben poca conoscenza delle ambientazioni transilvane visto che, tra l’altro, si tratta di luoghi che lui di persona non vedrà mai. La sua conoscenza delle tradizioni di quei luoghi si basava sui libri, su numerose visite al British Museum e sulle conoscenze trasmesse dall’amico Vambery.

Inoltre risulta difficile limitare la sua ispirazione alla Romania e al Vlad storico, visto che Bram studiò il folklore di ben 13 paesi aventi ciascuno una versione di una creatura che risorge dai morti per depredare i vivi.

4. IL CONTE DRACULA E IL PRINCIPE VLAD

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Ma quindi Vlad III, vissuto nel XV secolo, è davvero il Conte Dracula di Stoker?

Per alcuni la risposta è no. Il principe di Valacchia Vlad Tepes III era un personaggio sanguinario che non si fece problemi, quando potè, a sterminare impalandole ben 30.000 persone e a uccidere donne e bambini per raccoglierne il sangue, che si dice addirittura bevesse.

Ma al di la del sadismo e della cieca violenza, il Dracula di Stoker ha ben poco da spartire con il quattrocentesco Vlad a partire dalle sue stesse radici.

All’inizio del romanzo, infatti, Stoker fornisce una genealogia del suo protagonista che più che avvicinarlo alle sue storiche origini rumene lo trasporta nel mondo dei barbari provenienti da nord, più vicino quindi a popolazioni celtiche, germaniche, unne o addirittura vichinghe. Sotto, un ritratto di Vlad III principe di Valacchia, in un dipinto del XVII secolo.

Insomma, il Dracula di Stoker nasce in parte da un territorio come quello transilvano che, con il suo passato, forniva il contesto ideale per quella storia e al cui interno aveva anche il suo protagonista sanguinario per eccellenza.

Ma Stoker lo sfruttò solo come piccolo ingrediente di una ricetta molto più complessa e articolata le cui basi, proprio grazie al tema del non morto, del vampiro, delle creature della notte, si perdono nelle nebbie della storia.

Inoltre, se proprio vogliamo esaminare i documenti, Stoker potrebbe aver tratto molti elementi per il suo racconto da un fatto realmente accaduto nel New England, a Exeter.

Nel 1892 infatti alcune morti per tubercolosi, patologia che provoca pallore e mancanza di appetito, colpirono la famiglia Brown e la cittadina iniziò a ipotizzare un fenomeno di vampirismo.

Per questo la comunità, che immaginiamo in preda a isteria di massa, fece aprire le bare della famiglia e una delle salme, quella della giovane Mercy L. Brown fu trovata praticamente intatta, addirittura con sangue sulle labbra e unghie e capelli cresciuti. Secondo alcuni testimoni, al momento dell’esumazione Mercy avrebbe addirittura emesso un “suono gutturale”.

Nonostante oggi si sappia che tutti questi segnali sono semplicemente derivanti dal processo di decomposizione del corpo, all’epoca si pensò a tutt’altro e il padre della ragazza le fece piantare un paletto nel petto e ne bruciò il cadavere.

Secondo diversi studiosi fu proprio questo caso a stimolare Stoker, visto che alcuni ritagli dei giornali dell’epoca che riportavano questa storia furono trovati tra i suoi appunti.

Qui sotto, una veduta del castello di Bran, noto come la dimora di Dracula, che sorge in Romania, ai confine delle regioni storiche della Transilvania e della Valacchia.





5. CRONACA O FANTASIA?

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Insomma, le ipotesi a riguardo si rincorrono. Che Stoker si sia rifatto a un caso di cronaca, a un sanguinario principe transilvano o a esperienze personali maturate in una vita di viaggi poco importa.

Ciò che conta è che la sua versione di Dracula ha dato vita a un vero e proprio fenomeno senza tempo, che oggi si riflette in numerose pellicole, libri, fumetti, videogiochi, e molto altro.

Stoker non vivrà abbastanza per vedere l’esplosione di tutto questo perché morirà ad appena 65 anni, il 20 aprile del 1912, secondo alcuni per sifilide anche se non tutti i biografi sono concordi in merito.

Ciò che è certo è che la morte di Stoker fu per così dire “oscurata” da un evento ben più importante che scosse l’opinione pubblica: solo cinque giorni prima infatti in mezzo all’oceano Atlantico avevano perso la vita 1500 persone trascinate a fondo dalla “nave inaffondabile”: il Titanic.

Nonostante la sua morte sia passata quasi inosservata all’epoca, il suo ricordo è rimasto vivo in tutti coloro che hanno amato la sua opera e le sue atmosfere che sono entrare a far parte a pieno titolo della letteratura mondiale e hanno consacrato per sempre la figura del vampiro.

Il mito del vampiro è da sempre presente nelle tradizioni popolari di tutto il mondo: l’idea che un defunto, un non morto, potesse riprendere vita e uscire dalla sua tomba per cibarsi del sangue dei vivi era ritenuta tutt’altro che assurda, anche in tempi relativamente recenti.

Più di una volta all’interno di scavi archeologici sono emersi resti di sepolture con caratteristiche decisamente anomale.

Ad esempio, nel 2014 in Polonia è stato ritrovato uno scheletro con un mattone in bocca e addirittura con un femore inchiodato a quello che rimaneva della bara e nel 2017 a Lugnano in Teverina, in Umbria, è stato trovato lo scheletro di un bambino anch’esso con un mattone posizionato nella bocca.

Questo espediente era utilizzato per bloccare le fauci del trapassato, nel caso che avesse voluto tornare dal mondo delle ombre per andare “a caccia”. Certamente dobbiamo interpretare queste macabre usanze come il frutto di dicerie sorte intorno al malcapitato quando era in vita...

Ma diverse altre sepolture rinvenute in molte parti del mondo mostrano gli esiti di diverse metodologie per assicurare l’immobilizzazione del defunto dentro la bara con l’uso di sbarre, pietre e chiodi.








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