Un animale sociale come il cane ha un bisogno innato e insopprimibile di interagire con i propri simili per tutta la vita.
Chi più chi meno, infatti, alla vista di un conspecifico tutti i cani mostrano una certa curiosità, volta alla conoscenza e all’eventuale svolgimento di attività di gioco.
Tutto questo si manifesta sin dalle prime settimane di vita, se pensiamo che, salvo rare eccezioni, il nostro amico ha avuto accanto, fin dalla nascita, fratelli e sorelle.
E con loro avrà iniziato a interagire attraverso una comunicazione fatta di vocalizzi, agguati, brevi rincorse e qualche morsetto non troppo intenso.
Trasferito alla famiglia di adozione, soprattutto se “figlio unico”, questa esigenza si estende verso altri cani, quasi si trattasse di una prosecuzione di quanto vissuto nel periodo infantile.
Ecco allora che il nostro compito consiste nel cercare di soddisfare questa vera e propria necessità etologica, pur valutando una serie di regole e precauzioni che servono a tutelare la salute fisica e mentale del nostro amico.
Addentriamoci, quindi, nel magico mondo dell’interazione canina, valutando piaceri, vantaggi e suggestive condivisioni!
1. La socializzazione coincide con una fase ben precisa
Sebbene il termine più comune sia riferito al bisogno di socializzazione tra i cani, è bene chiarire che tale concetto riguarda solamente un certo periodo di sviluppo del nostro amico.
Infatti, il cosiddetto “periodo di socializzazione” ha un inizio e una fine e non deve essere confuso con i successivi momenti di comunicazione.
Così, la socializzazione deve essere compresa all’interno di quell’esclusivo lasso di tempo, chiamato “periodo sensibile”, che riguarda all’incirca i primi quattro mesi di vita del cane.
All’interno del periodo sensibile si trova proprio il processo di socializzazione, che intercorre fra la terza e, più o meno secondo casi e circostanze di varia natura, la dodicesima settimana di vita.
In questa breve finestra temporale il nostro amico comprende innanzitutto la propria “identità” di cane, capendo di poter considerare tali anche altri soggetti della medesima specie che gli capiterà di incontrare.
In questa fase il cane impara anche a comunicare correttamente e inizia ad acquisire i primi rudimenti del gioco, che per i cani è una cosa seria e importante, e che ha diverse regole importanti che tutti i soggetti devono avere modo di apprendere proprio in questa prima fase della loro vita.
Concluso questo delicato momento di apprendimento, ogni cane potrà adottare le migliori strategie per interagire con nuovi conoscenti, invitandoli al gioco, attendendo le loro risposte, evitando chi manifesterà dissenso e fermandosi quando il gioco starà diventando qualcosa d’altro, cioè una baruffa.
Tali capacità potranno essere espresse nel corso dei periodi successivi, tanto nella giovinezza, quanto nella maturità, e addirittura fino all’età senile.
Tutto questo avverrà secondo potenzialità, caratteristiche e capacità di ciascun soggetto e nel rispetto dei tempi e dei modi di ognuno.
Ma noi, che ruolo abbiamo in tutto questo? Scopriamolo insieme perché è importante.
2. Lo scopo del gioco
Quando due o più cani decidono di vivere insieme alcuni momenti “sociali”, il modo migliore per farlo è proprio giocare.
Eppure il gioco rappresenta, per i nostri amici, qualcosa di estremamente serio, dovendo esprimere azioni e comportamenti che normalmente prenderebbero altre direzioni.
Infatti, le diverse modalità di interazione giocosa non sono altro che espressioni di altra natura, ritualizzate e modificate per divenire innocue e divertenti.
Il gioco della lotta, per esempio, durante il quale i cani si spingono, rotolandosi e mordicchiandosi ma dosando la forza, manifesta modalità comuni ai comportamenti aggressivi, che sono state trasformate e inibite in modo tale da diventare piacevoli.
Allo stesso modo, la divertente azione di inseguirsi, con un soggetto che rincorre e l’altro che cerca di non farsi prendere, ha origine nel cosiddetto istinto di predazione, d’altra parte interrotto con estrema cura nel momento della “cattura”.
Anche il gioco del “possesso”, fatto di tentativi di accaparrarsi un oggetto comune come un bastone o una palla, fa riferimento alle azioni di controllo delle risorse, senza che tuttavia ciò produca un reale conflitto.
Inoltre, la posizione con cui un cane invita un altro a giocare, tenendo le zampe anteriori basse e il posteriore rialzato, nasce anche da sofisticati meccanismi di corteggiamento.
Così facendo ogni cane, nel momento in cui interagisce con un altro, esprime capacità e competenze in parte innate e in parte affinate nel tempo, ben sapendo che forza e destrezza devono essere usate con estrema cautela per evitare pericolosi malintesi.
Per questa ragione i primi momenti di conoscenza, fatti di valutazione olfattiva e di sguardi fugaci, servono per testare la controparte, quasi si trattasse di un set cinematografico dove saranno messe in scena azioni divertenti e coinvolgenti.
3. Evitiamo che il gioco “degeneri”...
Giocare è importante, ma ancora più importante è giocare bene.
Perché ciò accada, devono essere osservate alcune regole di base, per evitare che il gioco stesso si trasformi in qualcosa di pericoloso, che potrebbe sfociare in comportamenti aggressivi o di predazione di uno o più cani verso altri.
In primo luogo, i ruoli svolti da ciascun cane devono essere intercambiati, tanto nel gioco di lotta quanto in quello di inseguimento. In questo modo, non si avrà mai un unico “regista”, permettendo anche a chi sta “sotto” di dominare un po’ e a chi sta inseguendo di essere inseguito.
Inoltre, soprattutto nelle fasi più concitate, devono essere introdotti momenti spontanei di pausa, durante i quali ogni cane può dedicarsi ad annusare il terreno e ad abbassare il proprio livello di eccitabilità.
Ancora, durante le fasi di divertimento le regioni somatiche del viso devono rimanere “morbide”, senza occhi spiritati o labbra arricciate.
Qualora una di queste regole stesse per essere violata, spetta ai proprietari interrompere l’interazione, allontanandosi ciascuno con il proprio cane fino a che la situazione non sia tornata alla normalità.
In aggiunta a ciò, altrettanto importante è la scelta del partner con cui divertirsi, tenendo in mente che la taglia dei compagni di gioco non deve essere troppo differente: in caso contrario, infatti, il cane più grande rischierebbe inavvertitamente di recare danno al più piccolo.
Anche l’età va valutata: meglio, infatti, se i due soggetti appartengono a periodi di sviluppo analoghi.
Per quanto riguarda il sesso dei “giocatori”,sarebbe ideale prevedere interazioni tra maschi e femmine perché cani adulti o adolescenti dello stesso sesso hanno più chance di entrare in conflitto.
Dopo aver valutato tutto ciò, si può dare spazio al divertimento!
4. Benessere e relax
I numerosi studi effettuati sulle comunicazioni tra cani hanno dimostrato che una corretta interazione, fatta di momenti ludici e di svago, procura ai nostri amici un evidente benessere psicofisico.
I bisogni sociali, infatti, si trovano a un livello elevato di una immaginaria piramide delle esigenze canine e possono produrre effetti positivi in termini di piacere, autostima e anche capacità di autocontrollo: cose importanti.
In altre parole i nostri amici, comunicando l’uno con l’altro, accrescono le proprie competenze “linguistiche”, affinando le migliori strategie per assumere un ruolo corretto nel momentaneo gruppo di appartenenza.
Tutto questo coinvolge alcune parti del cervello rivolte alla produzione di neurotrasmettitori del rilassamento, come la serotonina e la dopamina.
Poiché il gioco prevede anche un’intensa attività fisica, si verifica il rilascio delle cosiddette endorfine, estremamente utili per dedicarsi a successivi momenti di riposo e di sonno.
Se poi siamo in grado di proporre al nostro amico incontri con cani ormai conosciuti, i preamboli della conoscenza e delle possibili tensioni iniziali verranno meno e il piacere sarà assoluto.
La confidenza acquisita nel tempo permette a ogni cane di esprimersi al meglio, ben sapendo che l’introduzione di un nuovo arrivato deve, invece, essere preparata per gradi e senza un’improvvisa immersione.
Meglio predisporre un avvicinamento a ogni singolo cane, per poi valutare se l’inserimento nel gruppo possa avvenire in modo spontaneo.
Avvenuta l’accettazione collettiva, le danze hanno inizio. In caso contrario, cioè il nuovo venuto non sembra essere ben accetto, serve cautela per evitare problemi.
5. Evitiamo il guinzaglio per farli esprimere al meglio
Gli aspetti dinamici del gioco tra cani suggeriscono di far svolgere questa meravigliosa attività in condizioni di totale libertà.
Meglio, quindi, evitare i giochi al guinzaglio, perché non avendo libertà di movimento, i nostri amici non sarebbero in grado di esprimere tutto il loro repertorio comunicativo.
Infatti, se trattenuti dai rispettivi proprietari e indotti a muoversi in spazi ristretti, rischiano di non poter attivare tutte le azioni funzionali a una interazione corretta, essendo loro impedito di decidere il da farsi durante le delicate fasi di presentazione, invito al gioco e “time out”.
Tutto ciò potrebbe essere causa di veri e propri malintesi comunicativi, con il pericolo che possano anche manifestarsi comportamenti di natura aggressiva.
Inoltre, venendo strattonati dal collare o dalla pettorina di collegamento, si può verificare una spiacevole associazione tra il disagio provato e il compagno di giochi, divenendo quest’ultimo una sorta di causa indiretta del disagio stesso.
È, quindi, opportuno individuare una zona spaziosa e senza pericoli, lasciando liberi i cani presenti contemporaneamente. In questo modo sarà loro consentito di decidere se ingaggiare il divertimento, ignorarsi o dedicarsi a qualcosa d’altro. Può, infatti, accadere che dopo un momento di ricognizione la voglia di gioire insieme... emerga all’improvviso
Per quanto il gioco tra cani possa essere divertente e appagante, non dovrebbe essere la loro unica attività.
Un buon suggerimento è di interrompere ogni tanto le interazioni con i suoi simili per svolgere esercizi specifici con il nostro cane, consentendogli poi di dedicarsi nuovamente al gioco.
Questo metodo di libertà e controllo ha il vantaggio di non far dimenticare al nostro amico la nostra presenza, attraverso momenti di interazione con noi fatta di esercizi e bocconi.
Si tratta di un altro tipo di contatto sociale, finalizzato a coinvolgere anche la parte intellettiva e cognitiva, rendendo così le successive comunicazioni con gli altri cani meno scollegate dalla nostra presenza.
Allo stesso modo, se ci dedichiamo ad attività cinofilo sportive, a conclusione di ogni allenamento dovrebbe essere consentito ai partecipanti un momento di gioco e di libertà, quasi si trattasse di una “ricreazione” finale che rafforzerà ulteriormente quanto compiuto in precedenza.