Presente sui Pirenei da tempo immemorabile, conosciuto nel Medio Evo e utilizzato come guardiano dei castelli, è citato da Gaston Phoebus nel XIV° secolo. Già apprezzato come cane da compagnia al XVII° secolo, ebbe il suo momento di gloria alla
corte di Luigi XIV°. La prima descrizione dettagliata di questo cane risale al 1897 nel libro del Conte di Bylandt. Dieci anni più tardi furono fondati i primi club di razza e nel 1923 la Réunion des Amateurs de Chiens Pyrénéens, su iniziativa di
M: Bernard Sènac-Lagrange, fa registrare lo standard ufficiale alla S.C.C. Lo standard attuale è ancora molto simile a quello elaborato nel 1923; si sono solo aggiunte delle precisazioni.
Oggi scopriremo l’origine, la storia, il comportamento e tanto altro ancora di questa meravigliosa razza canina: il Cane da Montagna dei Pirenei, il cane francese più conosciuto nel mondo.
PROFILO SOMMARIO DEL CANE DA MONTAGNA DEI PIRENEI
– GRUPPO: secondo
– PESO: circa 60 kg per il maschio; circa 45 kg per la femmina.
– MANTELLO E COLORE: Bianco, bianco con chiazze grigie (pelo di tasso), giallo pallido, color lupo, arancio sulla testa, sulle orecchie e alla radice della coda.
– DURATA MEDIA DELLA VITA: da dieci a dodici anni.
– CARATTERE: calmo, indipendente, piuttosto dominatore, dolce, diffidente.
– RAPPORTI CON I BAMBINI: normali.
– RAPPORTI CON GLI ALTRI CANI: medi, a seconda dei soggetti.
– ATTITUDINI: difensore di greggi, cane da guardia assai dissuasivo e sicuro.
– SPAZIO VITALE: è fatto per vivere all’aria aperta con molto spazio
– ALIMENTAZIONE: da 800 a 900 di alimento completo al giorno
– TOELETTATURA: limitata: strigliatura e spazzolatura regolari.
1. Origine e storia
Il Cane da Montagna dei Pirenei è il cane francese più conosciuto nel mondo.
È anche, come il piccolo Pastore dei Pirenei con il quale talvolta lo si confonde, quello che è rimasto più vicino alle sue radici regionali.
Come tenderebbe a provare il ritrovamento di ossa di tali cani nei siti archeologici che datano dal 1800 al 1000 a. C., il Cane da Montagna dei Pirenei sarebbe presente nelle alte vallate del sud-ovest della Francia dall’età del bronzo, scoperta che nello stesso tempo stronca la tesi di alcuni autori, secondo la quale questo cane sarebbe stato introdotto in Spagna dai Fenici, precisamente dalla loro postazione di Cadice.
Il Cane da Montagna dei Pirenei, impiantato dunque in questa regione della Francia, non ne sarebbe uscito, al di fuori di qualche circostanza eccezionale e notevole, che un centinaio d’anni dopo... Per ciò che concerne le sue origini propriamente dette, è molto probabile che il suo antenato venga dall’Asia centrale e che discenda dal Dogo del Tibet.
Se dagli alti pianori tibetani ai Pirenei la strada è lunga, non di meno è punteggiata da cani di montagna la cui parentela è più che evidente con il Patou (soprannome affettuoso ma peggiorativo dato alla razza dai montanari pirenaici), parentela che il celebre specialista cinofilo Sénac-Lagrange aveva già notato dal 1908.
Così, dall’Afghanistan alla Turchia, passando per l’Iran e il Caucaso, poi dalla Iugoslavia agli alti rilievi spagnoli e portoghesi, passando per la Cecoslovacchia, le Alpi e i Pirenei, si evolvono diversi tipi di cani analoghi, che rispondono ai nomi di Leonberger, Pastore dei Tatra, Pastore Maremmano-Abruzzese, Kuvasz, Komondor, San Bernardo e Cane da Montagna dei Pirenei.
In maniera ancora assai significativa, la carta della ripartizione dei cani da montagna in Europa riproduce fedelmente quella che segnala la presenza degli ultimi grandi predatori, come gli orsi, le linci e i lupi (che oggi si trovano soltanto in alcune regioni dell’Europa centrale e orientale); ciò mette chiaramente in evidenza che il ruolo primario attribuito a questi cani fu la difesa delle greggi.
Senza dubbio, i cani da montagna hanno conosciuto una diffusione ben più vasta, ma il loro habitat naturale si colloca nelle più inaccessibili e selvagge contrade, là dove le popolazioni hanno lungamente vissuto sulle basi di un’economia pastorale di tipo tradizionale.
Il caso del Cane da Montagna dei Pirenei è sotto questo profilo esemplare, poiché i lupi provenienti dalla Spagna, fino a un periodo recente - l’ultimo lupo dei Pirenei è stato ucciso nel 1885 —, hanno rappresentato un reale pericolo per le greggi. Secondo Hubbard, ‘inondavano’ le vallate del versante francese dei Pirenei.
Ma anche, e soprattutto, la catena pirenaica si è rivelata l’ultimo rifugio degli orsi (i cui ultimi, rari esemplari che si tenta di salvaguardare non rappresentano più un pericolo). Il ‘dio Orso’, d’altronde, considerato nelle ancestrali tradizioni pagane come simbolo della potenza e della fecondità, ha ossessionato per secoli l'immaginario collettivo dei montanari.
Così, i Pirenei sono stati la cornice di un’autentica civilizzazione montanara, che non ha un equivalente in nessun’altra regione francese: nelle condizioni assai rigorose, che implicavano talvolta una vera miseria, i montanari pirenaici si sono attaccati, con ostinazione uguale alla fierezza, all’allevamento delle greggi, spesso molto esiguo, per conservare la loro indipendenza.
In tale difficile situazione, che caratterizzava ancora la vita quotidiana di numerosi villaggi pirenaici nel XVIII secolo, i grandi cani bianchi, che vegliavano su queste magre greggi, e i loro ostinati pastori costituivano un elemento essenziale di sopravvivenza per le comunità montanare.
La grande taglia del Cane dei Pirenei (era quattro volte più grosso delle pecore cui garantiva la sicurezza) può sembrare paradossale a confronto dell’indigenza del suo nutrimento a base di latte e di croste di formaggio.
In realtà, forse non ci si è abbastanza soffermati su questo fenomeno: abbiamo troppa tendenza a pensare che i progressi dell’allevamento e della nutrizione canini abbiano condotto a un aumento delle taglie dei cani; ora, questo non sembra potersi applicare al Cane da Montagna dei Pirenei che, lo indicano i più antichi documenti fotografici, era un tempo grosso modo impressionante come oggi — alcuni dicono persino che fosse ancora più forte.
Le prime testimonianze scritte sul Cane da Montagna dei Pirenei datano dalla fine del XIV secolo: si riferisce che alcuni rappresentanti della razza facevano i guardiani, dal 1350, ai castelli di Foix, d’Orthez e di Carcassonne.
Nel 1407, dice lo storico Bourdette, questo cane era utilizzato al castello di Lourdes; precisa anche che le garitte erano predisposte per l’alloggio del cane e dell’uomo di guardia e che i carcerieri della prigione del castello erano sempre accompagnati da almeno uno di questi cani.
Argotte de Molina e Gaston Phébus, che lo chiamano ‘cane d’orso’, mostrano il Pirenaico fornito del famoso collare di ferro munito di lunghe punte, che gli evitava di farsi strozzare nel corso dei combattimenti con il suo temibile avversario.
Il Cane da Montagna dei Pirenei conobbe una notorietà inattesa nel 1675, in occasione del viaggio di madame de Maintenon alle Eaux de Barèges, dove ella accompagnava il giovane duca del Maine, figlio di Luigi XIV e di madame de Montespan, allora in età di otto anni, della cui educazione aveva la responsabilità. Il giovane duca si prese come amico un Patou e volle portarlo a Versailles.
Due anni più tardi il marchese di Louvois, anche lui venuto in cura nella regione, acquistò a Betpouey un esemplare di un anno, magnifico secondo la cronaca, che fece sensazione a corte. Il Cane da Montagna dei Pirenei beneficiò allora di un certo successo, come testimonia un quadro di Frangois Desportes (1661-1743), pittore ufficiale delle cacce e dei cani reali, che rappresenta due esemplari che fronteggiano un lupo.
Poiché il Pirenaico era stato decretato ‘cane reale’, numerosi cortigiani giudicarono elegante possederne uno per la guardia delle loro dimore parigine e dei loro castelli nelle province.
Nel 1824 La Fayette inviò una coppia di questi cani al suo amico americano Skinner e, in una lettera, gli raccomandò caldamente la razza «... che è di un valore inestimabile per gli allevatori di pecore in tutte le regioni europee esposte agli attacchi dei lupi e ai cani sgozzatori di agnelli». Sfortunatamente, a quell'epoca, questi cani non diedero inizio a una discendenza oltre Atlantico.
Fu solo nel XIX secolo che si moltiplicarono le testimonianze sul Cane da Montagna dei Pirenei, testimonianze provenienti da cinologi francesi e stranieri, come Brehm, il conte di Bylandt, Pierre Mégnin, Bénédiet Henri Revoil, Hugh Dalziel, ma anche da racconti di viaggio, da reportages, da articoli di riviste (l'infatuazione dei romantici per la ‘bellezza selvaggia’ della montagna lo fece diventare di moda, e il fatto che le cure termali divenissero più popolari, condusse molti cittadini a scoprire i paesi pirenaici).
Stampe e cartoline postali riprodussero gli aspetti più caratteristici della civiltà montanara: il Cane da Montagna dei Pirenei vi figurava assai spesso. Se, all’occasione, il suo ruolo di cane da valanga è ricordato, è la sua funzione essenziale — guardiano di greggi — che è più sovente messa in evidenza.
Già nel 1600 Olivier de Serres, nel suo Théàtre d’agritriture et mesnage des champs (Dell’agricoltura e della riduzione dei campi), opponeva i cani "di colore scuro" destinati alla guardia delle case, ai cani bianchi, i quali - per la conformità del loro colore, conversano facilmente con i montoni e le pecore».
Era un modo, senza dubbio un po’troppo letterario, di apprezzare il lavoro del Cane dei Pirenei... Presso i montanari si vedevano queste cose con maggior realismo: allevare simili ani voleva dire assicurarsi dei guardiani efficaci — a condizione che fossero di buona razza. All’inizio del XIX secolo, per quanto ancora empirica, la selezione era comunque già un’esigenza dei conoscitori sui mercati in cui, tradizionalmente, avevano luogo le vendite.
La testimonianza di Commettant (citato dal dottor Luquet) nel 1808 è, riguardo a questo, rivelatrice: «Tutte le domeniche i pastori scendevano fino alla piazza del mercato di Cauterets, dove erano sicuri che non sarebbero ritornati alle loro capanne con le tasche vuote, se i cani che avevano portato erano di razza pura».
A partire dal 1850 circa, dato che la fama del Cane da Montagna dei Pirenei aveva ormai superato i confini dei pascoli di montagna entro cui erano confinati i suoi antenati, i cinofili iniziarono a interessarsi alla razza. Quando ebbe luogo la prima esposizione francese, organizzata dalla Société Imperiale d’Acclimatation nel 1863 all'Orangérie, nei giardini delle Tuileries a Parigi, vennero presentati diversi esemplari e due di essi ottennero una ricompensa.
In seguito alla seconda esposizione, organizzata a Parigi nel 1865, il cinologo inglese Richardson annota: «I più notevoli tra i cani da guardia sono i Cani da Montagna dei Pirenei, che sono di grande taglia; il loro pelo è duro, piuttosto lungo e ben fornito, le loro orecchie sono ricadenti e il loro mantello è bianco con delle grandi macchie arancio, ocra o grigie, soprattutto sulla testa e sul collo; la loro coda è folta; essi hanno gli occhi blu e doppi speroni».
Da allora la razza viene regolarmente presentata in tutte le esposizioni canine — ben prima, dunque, degli anni 1906-1907 come si pretende a volte — anche se gli esemplari presentati sono spesso di qualità molto variabile.
Nel 1874, nel giornale L ’Acclimatation, venne pubblicato un articolo scritto verosimilmente da de Kermadec, un cinofilo illuminato, che aveva il merito di identificare le regioni dalle quali potevano provenire gli esemplari più belli e di segnalare i pericoli dell’imbastardimento e della rarefazione che pesavano già sulla razza.
Egli opponeva, in effetti, il Cane dei Pirenei occidentali, diffuso nella regione di Bagnères, bianco a macchie nere e piuttosto tozzo, a quello dei Pirenei orientali, il quale «è grande, ha forme più slanciate, il muso più affilato, le orecchie a punta e ricadenti, il pelo morbido, setoso e abbondante, di un bianco di neve con delle macchie grigio chiaro o caffellatte; generalmente queste macchie esistono solo sulle orecchie e sul muso.
In quest’ultimo caso c’è una banda nerastra su ogni occhio; spesso, comunque, è interamente bianco. Questo tipo, forse il più bello tra tutti i cani da guardia francesi, è inoltre, come tutti i cani da montagna, rimarchevole per il suo vigore e la sua vigilanza. Una volta era diffuso in quella parte dei Pirenei che confina con il dipartimento dell’Ariège e la repubblica di Andorra, ma sembra che oggi sia piuttosto raro in quella regione, se non completamente scomparso».
Fortunatamente queste previsioni erano un po’ pessimistiche, dato che, attualmente, si trovano ancora degli esemplari ben caratterizzati, anche se non sono in possesso di pedigree.
Il merito di una prima descrizione completa del ‘Patou’ è dovuto al conte di Bylandt, il grande cinologo belga; nel 1897 egli pubblicò in Les Races de chiens (Le razze dei cani), un’opera monumentale in due volumi, un abbozzo di standard, con delle illustrazioni a sostegno delle sue descrizioni.
Nell’insieme, nonostante certi errori (il muso ‘appuntito’, o il dorso che può essere ‘insellato’), il ritratto corrispondeva a quello dei cani attuali, anche se due caratteristiche tipiche non vi erano menzionate: la famosa ‘espressione pirenaica’ e la coda che fa la ruota (‘arroundera’, come dicono in dialetto i montanari) quando il cane è in azione.
Bylandt ebbe l’occasione di verificare i suoi giudizi sul territorio, dato che, nel 1907, compì un lungo viaggio nei Pirenei per accompagnare Théodore Dretzen, un potente magnate della carta stampata, che aveva deciso di consacrare il suo tempo libero all'allevamento del Cane da Montagna dei Pirenei, su consiglio del dottor Pierre Mégnin.
Per due mesi Dretzen e Bylandt percorsero i Pirenei alla ricerca dei migliori esemplari e ne trasferirono un certo numero nella regione di Parigi. Preso dalla passione per la sua nuova attività di allevatore, Dretzen non risparmiò sui mezzi: fece costruire, infatti, un canile modello a Bois-Colombes, che comprendeva le cucine, l'infermeria, una sala per il bagno e una per l’asciugatura, e in tutti i modi possibili riempì di attenzioni i suoi cani.
Per quanto potesse essere originale, così come altrettanto fortunata, l’azione di questo amatore illuminato contribuì efficacemente a far conoscere la razza ai cinofili francesi. Svariate foto dell’epoca mostrano alcuni dei cani di Dretzen dal tipo ben definito, tanto che il suo allevamento ottenne il premio del presidente della Repubblica.
La sua impresa fu talmente ammirata che, dopo il suo viaggio nei Pirenei, fu creato un ‘Club dei cani pirenaici’ ad Argelès- Gazost per iniziativa di un allevatore, Byasson, il quale pubblicò un libretto, il primo del genere, che ripren deva la storia della razza.
Parallelamente, in quello stesso anno 1907, venne fondato a Cauterets un altro Club, il Pastour Club, che raccolse intorno al barone A. de Chevrelière, che ne era il presidente, il dottor Moulonguet e i signori Camajou e Sénac-Lagrange come membri principali. Questo club pubblicò da parte sua uno standard ispirato fortemente alla descrizione di Bylandt.
Gli sforzi di queste associazioni, troppo dispersivi, non riuscirono ad arrestare un certo declino della razza, né a impedire la diffusione di esemplari dal tipo più o meno marcato, venduti ai turisti francesi e stranieri, se non addirittura spediti nel nord della Francia, in Belgio e in Gran Bretagna.
La prima guerra mondiale contribuì ad aggravare la situazione della razza, in quanto decimò le file degli allevatori cinofili così come quelle di montanari che svolgevano un allevamento tradizionale. Dopo la tormenta, comunque, si produsse una reazione molto positiva.
All’inizio degli anni Venti, in effetti, ci si rese conto che esisteva un’altra razza pirenaica, quella del piccolo Pastore dei Pirenei e fu allora che prese corpo l’idea di far conoscere congiuntamente questi due puri prodotti della montagna, assolutamente complementari nel loro lavoro tradizionale, curando attentamente la loro selezione, tanto più che bisognava evitare di disperdere le energie come era accaduto precedentemente (un primo Club del Pastore dei Pirenei era stato del resto creato nel 1921).
Di qui la nascita, nel 1923, della Riunione degli amatori dei cani pirenaici (RACP), per impulso di Bernard Sénac-Lagrange, che prese sotto la sua tutela il destino delle due razze pirenaiche: fin dal primo anno di fondazione del Club, egli pubblicò un bollettino e fece affiliare l’associazione alla SCC.
Infine, dopo numerosi studi, in particolare nel territorio di origine del cane, pubblicò nel 1927 un nuovo standard, che è valido ancora oggi, salvo qualche dettaglio (nel 1970 è stata aggiunta una lista di difetti, ratificata dalla Federazione etnologica internazionale nel 1975, e alcune precisazioni sono state apportate nel 1986 a proposito della pigmentazione delle mucose e del tartufo).
La seconda guerra mondiale fu l’occasione di mettere alla prova le qualità di ‘guerriero’ del Cane da Montagna dei Pirenei, dato che certe unità di cacciatori delle Alpi, in Francia, furono dotate di cani che servivano come portaordini per la trasmissione dei messaggi (il bianco del loro pelo li rendeva praticamente invisibili sui terreni coperti di neve).
Negli Stati Uniti le Forze Armate mobilitarono per la stessa ragione dei Cani dei Pirenei. Ciò nonostante, la guerra danneggiò notevolmente e in maniera durevole la diffusione della razza, in particolare in Francia.
Inoltre, questo antico guardiano di greggi ha avuto un certo ritorno di interesse negli anni Sessanta, in Francia come in Italia, grazie al teleromanzo a puntate Belle et Sébastien, dove l’eroina era, lo ricordiamo, una femmina di Cane dei Pirenei (ruolo recitato in effetti da due maschi). Comunque sia, l’effetto promozionale temporaneo è ormai del tutto esaurito e gli effettivi sono attualmente in diminuzione.
Ma il Cane da Montagna dei Pirenei ha degli adepti anche fuori della sua patria di origine. Il carattere molto affettuoso di questo cane così come i notevoli servizi che può rendere in un ambiente di montagna spiegano la sua diffusione a livello mondiale (che non era stata prevista da Sénac-Lagrange). Si tratta senza alcun dubbio della razza francese diffusa nel più alto numero di paesi nel mondo.
2. Comportamento
Nelle sue montagne natali il Cane da Montagna dei Pirenei venne chiamato a eseguire dei compiti tanto numerosi quanto svariati.
Guardiano di castelli nel sud-ovest della Francia da più di seicento anni, esso seppe essere anche, quando vi era necessità, cane da basto per portare gli approvvigionamenti ai villaggi rimasti isolati, come ricorda C. Douillard:
«Nell'Ariège, durante uno degli inverni dell’ultima guerra, una colonna di cinque o sei Cani dei Pirenei [...] attraversava la valle coperta di neve; ognuno di essi portava un pacco. Secondo le informazioni, questi cani andavano a portare a un villaggio rimasto isolato dal resto del mondo vettovagliamento e oggetti di prima necessità».
Questi diversi e brillanti stati di servizio non devono comunque far dimenticare che, nel corso dei secoli, il Cane da Montagna dei Pirenei ha avuto come funzione principale quella di garantire la sicurezza delle greggi.
Ai tempi in cui abbondavano lupi, linci e orsi — senza dimenticare i ladri delle campagne -, esso doveva impedire a questi predatori di prelevare un animale dal gregge, anzi doveva evitare che uno di essi si avvicinasse troppo perché il gregge spaventato non si disperdesse, rischiando di cadere in un burrone.
Quando il gregge e il pastore avevano trovato il posto per passare la notte, il Cane da Montagna, munito del suo collare protettivo, montava la guardia; sceglieva un posto strategico, per esempio una collinetta dalla quale controllava la situazione, ed effettuava delle ronde regolari, lanciando in continuazione il suo abbaiare profondo, potente, a volte quasi sordo, da sempre impressionante e dissuasivo anche nei confronti dei più intraprendenti.
Era soprattutto un cane notturno: discreto e calmo durante il giorno — persino sonnolento, almeno in apparenza —, diventava attivo improvvisamente al crepuscolo. La sua efficacia era proverbiale: un solo Cane da Montagna era sufficiente a mettere in fuga o a sfidare il lupo o la lince, ma, precisava Dralet nel 1813, «ce ne vogliono due o tre per resistere agli attacchi degli orsi».
Con la scomparsa quasi totale dei predatori, il ruolo del Cane da Montagna dei Pirenei è forse diventato accessorio, al giorno d’oggi, nelle sue montagne? Un allevatore di pecore afferma il contrario.
«Il ruolo del Cane da Montagna è importante per la prevenzione di ogni tipo di attacco nei confronti del gregge, sia da parte di cani randagi sia da parte di volpi, se non addirittura di cinghiali».
Questa permanenza delle qualità ancestrali del Cane dei Pirenei è confermata in altre contrade montagnose, come quelle del Canada e degli Stati Uniti, dove, messo in concorrenza con altre razze per custodire immense greggi di pecore, ha ampiamente dimostrato la sua efficacia, anche nelle situazioni più delicate (si cita a questo proposito un esemplare di nome Ben, che ebbe ragione, da solo, di un puma di 75 kg).
Le capacità di guardiano del Cane da Montagna dei Pirenei, che si manifestano in maniera spettacolare quando le greggi sono al pascolo, si applicano anche alla difesa della casa.
Funzione particolarmente apprezzata nelle fattorie isolate, dove per lunghi secoli ci si è domandati se lo sconosciuto che si avvicinava era amico o nemico. Una delle qualità non secondarie del Cane da Montagna è quella di saper distinguere a colpo sicuro l’uno dall’altro.
«Quando, durante la notte, un vicino che si è attardato rientra a casa sua costeggiando il muro della fattoria, il cane non abbaia e non si alza neppure, perché conosce quel passo che sente ogni giorno», scrive un grande conoscitore di Patou, J. Dhers.
«Se il passante», aggiunge, «è uno sconosciuto, il cane va fino all’entrata del cortile e segue le mosse dell’uomo con gli occhi; lo lascia allontanare fino a una certa distanza e non se ne occupa più. Ma se l'estraneo entra nel cortile, il cane lo scorta abbaiando per avvertire il suo padrone e non lo lascerà avvicinare alla casa, né alle stalle, né ad altri locali prima dell’arrivo di questi. Lo sconosciuto, nell’attesa, farà meglio a controllare i suoi gesti e ad astenersi dalle minacce».
Dhers precisa ancora: «È certo che per quanto lo concerne, il Cane dei Pirenei non attacca che in casi estremi, ma allora niente lo ferma...». E conclude: «Ritengo che questo cane sia il migliore e il più sicuro guardiano che esista, perché è intelligente, osservatore, coraggioso, freddo e in lui non vi è posto per la paura».
Trasportato in un ambiente cittadino, il Cane da Montagna farà meraviglie, se viene preposto alla guardia di una vasta proprietà, in un parco: sonnecchierà pacificamente in un angolo durante il giorno per mettersi in all’erta al cadere della notte; allora, con tutti i suoi sensi ben attenti, pattuglierà con ronde incessanti il suo territorio finché dura l’oscurità, rispondendo con un abbaiare sordo, a mo’ di ultimatum, al minimo rumore anormale che avrà richiamato la sua attenzione.
Le qualità del Cane da Montagna dei Pirenei hanno comunque la loro contropartita: è necessario, tenendo conto del suo temperamento, saperlo guidare in modo fermo, in quanto questo cane dolce, ma estremamente diffidente, sa essere molto testardo, se gli si presenta l’occasione. Inoltre, «questo autonomista nato ha bisogno di un padrone di polso, che possa meritare il suo rispetto e la cui stima lo appaghi.
Cane dominatore per natura e molto poco obbediente, il Cane da Montagna deve, dunque, venire educato molto presto e in modo assai fermo; è particolarmente necessario inculcargli delle solide nozioni di richiamo, in quanto ha una notevole tendenza alla fuga — cosa che può essere fonte di problemi, in particolare per lui, soprattutto in un ambiente urbano.
Verso i suoi consimili il Patou non è in genere un modello di tolleranza. Certi esemplari mostrano persino una propensione a gettarsi contro qualsiasi Pastore Tedesco o cane della stessa famiglia che si trovi a passargli vicino — sarà forse un ricordo atavico della caccia al lupo? Al contrario, le manifestazioni di ostilità dei cani piccoli lo lasciano il più delle volte assolutamente indifferente.
Le sue qualità innate di guardiano lo rendono sufficientemente aggressivo — se le circostanze lo esigono — e, secondo l’opinione di tutti quelli che hanno una conoscenza di lunga data di questo cane, non bisogna cercare di aumentare la sua aggressività nell’addestramento.
Addestrare un Cane da Montagna alla difesa potrebbe persino rivelarsi pericoloso, in quanto un’aggressività esacerbata unita al suo gusto smodato per l’indipendenza potrebbero costituire una miscela esplosiva.
In effetti la manifestazione di un’autorità ferma, da parte del padrone, e un modo di vita equilibrato garantiscono un comportamento soddisfacente da parte del Cane dei Pirenei, se l’esemplare è di buona qualità.
Anche se è un po’ più ingombrante di numerosi cani detti ‘da compagnia’,il Cane da Montagna dei Pirenei può mostrarsi molto affettuoso. Per chi sa capirlo — ci vuole un po’ di psicologia, pazienza e buon senso — questo cane, tanto valido quanto dolce, non mancherà di momenti di gioco e di allegria misti a una gioiosa indisciplina prossima allo humour.
Questi tratti di carattere appaiono in evidenza alla lettura di Un homme et son chien (Un uomo e il suo cane), in cui Jean Nourry narra con molta verve le sue avventure con un Cane da Montagna dei Pirenei durante l’ultima guerra.
E, compagno ideale dell’uomo d’azione, il Cane dei Pirenei va d’accordo anche con un contemplativo, che sa apprezzare l’eleganza distaccata del suo cane, sa perdersi nel suo sguardo insondabile e sognare con lui le notti profonde in cui, nei tempi passati, risuonava sulla montagna l’abbaiare formidabile di un Patou.
3. La salute della razza, Sénac-Lagrange, l''espressione pirenaica e il collare del Cane da montagna dei Pirenei
- La salute del cane da montagna dei Pirenei
Il cane da Montagna dei Pirenei, rustico e robusto, gode generalmente di una salute a tutta prova.
Può comunque essere vittima di torsioni di stomaco; questa affezione grave, spesso mortale, esige l'intervento urgente del veterinario.
Sfortunatamente non si conoscono le reali cause di tale affezione né le eventuali predisposizioni.
In ogni caso si consiglia di frazionare la razione alimentare giornaliera in due casti e di evitare gli sforzi eccessivi dopo i pasti.
Come in tutte le razze giganti, la displasia dell'anca è presente nel Cane dei Pirenei e sembra colpire più frequentemente i soggetti non francesi, cosa che potrebbe indicare l'influenza di un sovraccarico ponderale più precoce', secondo il dottor Millemann.
Nello stesso campo si nota anche la presenza della lussazione cella rotula che, benché abbia delle componenti ereditarie, resta un'affezione rara nella razza.
Il Cane da Montagna dei Pirenei è un cane elastico, ma, rovescio della medaglia, questa elasticità dei legamenti aumenta la frequenza delle lussazioni.
E' importante prima di tutto assicurare una buona igiene alimentare per il cane, in particolare per un livello di crescita equilibrato, senza eccessi né in un senso né nell'altro, che si tratti di proteine, di minerali o di vitamine: in un anno il cane da Montagna moltiplica per cento il peso che aveva alla nascita!
Un aumento eccessivo è sempre pregiudizievole (apparizione di dermatosi). Per la stessa ragione bisogna fare in modo che vi sia un equilibrato esercizio quotidiano, cosa che evita anche la formazione di calli fastidiosi e poco eleganti alle articolazioni. Questo servirà anche a prevenire problemi ossei e articolari così come problemi cardiaci.
Ma bisogna insistere perché il cane si sfoghi regolarmente con lunghe corse e passeggiate, in quanto possiede una notevole inclinazione verso il dolce far niente, in particolare quando non vive in un ambiente di montagna (alcuni dottori ritengono che la vita di pianura, per la quale il cane dei Pirenei è piuttosto inadatto, sia pregiudizievole per la bellezza del suo pelo).
In effetti, anche se si adatta bene ai climi caldi, nonostante la sua folta pelliccia, avrà comunque la tendenza a perdere molto pelo; inoltre, richiederà acqua in abbondanza, dormirà all'ombra di giorno per risvegliarsi col fresco della sera.
Dal punto di vista medico, il Cane da Montagna possiede una particolarità: una sensibilità nettamente superiore alla media ai tranquillanti e agli anestetici.
- Sénac-Lagrange, il precursore
Bernard Sénac-Lagrange, grande figura della cinofilia francese, esercitò una profonda influenza sulla Società Centrale Canina (dove agì in favore di diverse razze, perché il suo attaccamento ai natali Pirenei non gli impedì di essere un grande viaggiatore, molto colto e animato da una curiosità insaziabile).
Egli doveva marcare col suo sigillo il destino del Cane da Montagna dei Pirenei, perché ancor oggi la selezione di questa razza (come pure quella del Pastore dei Pirenei) segue fedelmente le direttive e gli insegnamenti del 'maestro'.
Secondo lo spirito di Sénac-Lagrange, lo standard doveva prima di tutto assicurare la perennità del 'Montagna' e non far evolvere il tipo.
In effetti egli affermava: «Il Cane dei Pirenei resterà lui stesso, perché non è simile a nessun altro. Diffidando di ogni ambiente sconosciuto, scappa al capriccio trasformatore della moda. Salutiamo questo magnifico cane di ancestrale nobiltà che può, senza debolezze nel corso dei secoli, affermare la sua perennità».
Egli ha quindi messo a punto uno standard di 'mantenimento', secondo l'espressione di Guy Mansencal, uno dei presidenti del passato del Club, il quale non credeva d'altronde a una diffusione significativa del cane da Montagna dei Pirenei al di fuori della propria regione natale:
«È permesso pensare che, per quanti siano gli sforzi tentati per farlo conoscere e apprezzare, l’allevamento di questo cane ha poche possibilità di avere una seria estensione. Fuori del suo paese d'origine, resterà tra le mani di una élite gelosa di possedere e di mantenere questo magnifico cane nella sua bellezza originaria».
Sénac-Lagrange ha diretto il Club dal 1927 al 1954.
Poi la sua opera è stata proseguita da due Pirenaici, Duconte e Mansencal, che sono restati fedeli alla linea fissata da Sénac-Lagrange: non cercare di far evolvere il tipo, ma riavvicinarsi il più possibile alla sua perfezione tradizionale, modellata dall’ambiente montanaro e dal suo modo di vita ancestrale.
La miglior prova della validità di tale scelta è fornita regolarmente dalla scoperta, nelle casuali peregrinazioni sulle montagne, di soggetti tipici, potenti ma senza pesantezza.
- L'"espressione pirenaica"
È interessante soffermarsi un poco su 'l'espressione pirenaica', una delle principali caratteristiche sottolineate da Sénac-Lagrange e considerata, da allora, di primaria importanza.
Questa espressione, propria del Cane da Montagna dei Pirenei, è in realtà piuttosto difficile da caratterizzare.
Lo stesso Sénac-Lagrange, nell'entusiasta descrizione che faceva di una bella femmina negli anni Trenta, ne dava una definizione molto lirica, ma poco precisa: «Quell'affascinante, quell'ineguagliabile espressione. Lo sguardo colpisce l'osservatore, lo penetra, gli fa sentire intensamente l'inestimabile valore morale che è l'espressione della razza. L'espressione pirenaica, indefinibile, impossibile da descrivere».
Se si cerca, malgrado tutto, di definire alcuni tratti principali, si noterà l’importanza dello sguardo; dolce e sognante, contemplativo, un po' nostalgico o malinconico in certi momenti, è lo sguardo profondo di un contemplatore di montagne’, secondo l'ispirazione poetica dei pastori pirenaici, impressione fondata, più oggettivamente, su qualche dato fisico: un occhio piuttosto piccolo e obliquo di colore scuro, bordato di palpebre nere, come imbellettato, senza arcate sopracciliari prominenti.
Altri elementi che concorrono a questa espressione: un cranio leggermente bombato, che si restringe progressivamente verso il muso, uno stop in dolce pendenza, assai modesto, e un orecchio mediamente piccolo, attaccato in basso, come pure delle labbra nere che ricoprono giusto la mascella inferiore.
Basta che una di queste caratteristiche sia assente e la testa del Pirenaico perde la sua espressività. L’allevamento francese ha sempre mirato a conservare con cura tali caratteristiche.
Poggiò in parte, negli anni venti, su un riproduttore di gran classe, Patou de Betpouey. Ma altri riproduttori contribuirono anch’essi al divenire della razza; esistevano in effetti esemplari di prim'ordine in numerosi allevamenti.
- Il collare del Cane da montagna dei Pirenei
Per combattere gli orsi e i lupi, il Cane dei Pirenei veniva dotato un tempo di un collare armato con chiodi acuminati; questo collare, di ferro battuto, largo una decina di centimetri, era munito di tre file di lunghe punte e chiuso da un'asticella scorrevole che si bloccava con una vite.
Si può vedere un modello di questo collare al Museo delle Arti e Tradizioni popolari di Parigi e, per quelli che hanno occasione di visitare la ‘Frontière sauvage' (Frontiera selvaggia), in diversi musei pirenaici.
Con un po’ di fortuna si può ancora trovarne qualcuno dai rigattieri, oppure, per coloro che amano percorrere le montagne, in qualche angolo dimenticato di un vecchio ovile. Secondo Sénac-Lagrange, ne esisteva anche un altro modello fatto di anelli attorcigliati che terminavano a punta.
4. Razze affini
I "cugini" del cane dei Pirenei, logicamente, si suppone discendano da un antenato comune, il Dogo del Tibet. Bisogna riconoscere in effetti che il Dogo del Tibet rappresenta uno dei grandi miti della cinofilia.
L'appellativo di Dogo sembra del resto improprio, cosi come l'uso del singolare. Questo in quanto esistono svariati tipi di cani del Tibet, piuttosto diversi gli uni dagli altri. Sarebbe dunque più giusto parlare di cani da montagna delle regioni tibetane e limitrofe.
Il tipo conosciuto attualmente sotto il nome di Tibetan Mastiff (Mastino Tibetano), diffuso principalmente nei paesi Anglosassoni e in Germania, non corrisponde se non da lontano (taglia del maschio da 64 a 69 cm) alle antiche descrizioni che facevano di questo animale un cane da montagna molto potente, che misurava da 85 a 100 cm al garrese per un peso prossimo al quintale.
Se si lascia da parte il riferimento propriamente tibetano, si incontrano, dall'Himalaya all’Europa occidentale, dei cani da montagna che meritano più o meno il nome di 'cugini' del Cane dei Pirenei.
In Afghanistan i nomadi pasciù possiedono dei cani enormi, dediti alla guardia delle greggi e degli accampamenti, dal mantello bianco macchiato di bruno, con le orecchie tagliate e dal carattere fiero. Le foto riportate dai viaggiatori e dai ricercatori scientifici mostrano un animale che presenta delle analogie sicure con il Cane dei Pirenei.
Anche in Iran esistono dei cani simili (che fanno pensare al famoso Molosso Assiro, dai doppi speroni posteriori, che è rappresentato nei bassorilievi antichi intento alla caccia di leoni e onagri).
Sulle alture del Caucaso i Russi hanno censito nel 1952 tre razze locali di cani da montagna: nell'Europa occidentale si conoscono però solo alcuni esemplari di Ovtcharka (Pastore) del Caucaso, dal mantello grigio, rosso o giallo (con o senza zone bianche), la cui taglia oscilla tra i 65 e gli 80 cm.
La Turchia conta pure dei rappresentanti della famiglia, dai tipi, in effetti, molto svariati: si raggruppano sotto il nome di Cani da Pastore dell'Anatolia, come per esempio il Karabash, dal mantello sabbia e a maschera nera, con il pelo piuttosto corto oppure dal pelo lungo e macchiettato.
Alcuni di essi, dal mantello bianco o avorio (l'Akbash), hanno un’aria di famiglia più marcata nei confronti del Cane dei Pirenei (anch'essi del resto vengono muniti di un collare chiodato come difesa contro le bestie selvatiche).
Nell'Europa centrale, nelle pianure dell'Ungheria, il Komondor è, nonostante il suo mantello cordato originale, visibilmente imparentato con i cani da montagna, sia per la sua corporatura sia per le sue attitudini.
Ancora più tipicamente montanaro, il Kuvasz fu, tradizionalmente, il cane della nobiltà ungherese; dal pelo semilungo, è interamente bianco; il maschio misura tra i 71 e i 75 cm e pesa tra i 40 e i 52 kg.
Più a nord, ma della stessa famiglia del precedente, troviamo lo Slovensky Cuvac (Cane da Pastore Cecoslovacco), tutto bianco così come il cane da Pastore dei Tatra, originario delle montagne meridionali della Polonia.
Il Sarplaninac iugoslavo è un cane vigoroso dal mantello grigio (di diversi toni); le misure indicate dallo standard ufficiale (taglia media del maschio: 62 cm) sono spesso sensibilmente superate.
Il Leonberger nasce dalle Alpi austriache: ha un'altezza che va da 72 a 80 cm al garrese e un mantello fulvo carbonato; è meno diffuso in Italia rispetto al Cane da Montagna dei Pirenei; è apprezzato per la sua dolcezza e la sua docilità.
L’Hovawart, originario delle colline dell'Harz e della Foresta Nera, ha un formato un po' più ridotto (da 60 a 70 cm per il maschio, con un peso da 30 a 40 kg); è uno degli antenati del Pastore Tedesco.
In Svizzera il San Bernardo non ha più bisogno di essere presentato, tanto è leggendario; è senza dubbio il più simile all'originale tra i cani da montagna e certamente uno dei più massicci.
Tra i cani da bovaro svizzeri, il Grande Bovaro Svizzero a pelo corto è di buona taglia (da 70 a 75 cm per il maschio); il Bovaro del Bernese a pelo lungo, un po' meno imponente, ma molto attraente, è assai apprezzato nel nostro paese.
In Italia abbiamo anche noi i nostri cani da montagna, il Pastore Maremmano-Abruzzese, il cui luogo d'origine si situa, come dice il nome, nel cuore della penisola (nasce dalla fusione, fatta nel 1952, di due varietà in una sola razza). Montanaro dal mantello interamente bianco, antico cane da lupi, ebbe il compito e l'onore di venire a capo, alla fine del XVIII secolo, della mitica bestia del Cévaudan.
In Francia le Alpi hanno dimenticato i loro bovari, cani da pastore di taglia media, costruiti solidamente, dal mantello arlecchino (grigio con macchie nere e con tracce focate e macchie bianche); allo stesso modo, diverse regioni del Massiccio Centrale possedevano una volta dei solidi cani locali (ma che non si sono mai ben caratterizzati).
Sul versante sud dei Pirenei, il cane da Montagna incontra il suo omologo spagnolo, il Mastino dei Pirenei (Mastin de los Pirineos), dal profilo piuttosto differente da quello del cane francese.
Il Mastino Spagnolo, modellato dal rude clima della Mancia, misura come minimo 77 cm (per il maschio) ed è coperto da un pelo folto, di diversi colori (fulvo, tigrato, pezzato, nero). È celebrato, nel quadro di una cinofilia spagnola in pieno sviluppo, come il gigante nazionale della specie canina.
In Portogallo la cinofilia ha un'importanza minore, ma conserva comunque due tipi di cani da montagna: il Cào da Serra da Estrela e il Rafeiro do Alentejo (a sud di Lisbona).
In Marocco, infine, il Cane dell'Atlas, l'Aìdi, è rimasto per lungo tempo mal caratterizzato, ma il suo standard ricorda chiaramente la sua parentela con i cani da montagna (ha una taglia media che va da 52 a 62 cm).
Bisogna ricordare anche il Terranova tra i cani da montagna? Ne possiede incontestabilmente la linea e il formato e certe voci giustificherebbero quest'ipotesi: nel XIX secolo sarebbe esistito nella regione di Bagnères e nella parte occidentale dei Pirenei un cane bianco a macchie nere (certamente un bastardo), dalla linea e dalla testa piuttosto massicce, che i pescatori baschi avrebbero potuto portare con sé fin dal XVII secolo sull'isola di Terranova e che potrebbe essere uno degli antenati di questa razza.
Il Landseer, bianco e nero, ha in ogni caso l'aspetto tipico di un cane da montagna.
5. Lo Standard della razza
FCI Standard N° 137 / 02.04.2001
CANE DA MONTAGNA DEI PIRENEI
ORIGINE: Francia
DATA DI PUBLICAZIONE DELLO STANDARD ORIGINALE VIGENTE: 13.03.2001
UTILIZZAZIONE: cane di protezione del gregge in montagna
CLASSIFICAZIONE F.C.I. Gruppo 2 Cani di tipo Pinscher e Schnauzer
Molossoidi e cani bovari svizzeri
Sezione 2.2 Molossoidi, tipo cane da montagna
Senza prova di lavoro
ASPETTO GENERALE: Cane di grande taglia, imponente e di forte costruzione, ma non privo di una certa eleganza.
PROPORZIONI IMPORTANTI:
• La larghezza massima del cranio è uguale alla sua lunghezza.
• Il muso è leggermente più corto del cranio
• La lunghezza del corpo dalla punta della spalla alla punta della natica è leggermente superiore all’altezza al garrese.
• L’altezza del torace è uguale alla metà dell’altezza al garrese o leggermente inferiore..
COMPORTAMENTO – CARATTERE: utilizzato per garantire, da solo, la protezione delle greggi contro gli attacchi dei predatori, la sua selezione si è basata sulle sue attitudini alla guardia e alla dissuasione, così come al suo attaccamento l gregge.
Le qualità principali che ne risultano sono la forza e l’agilità, come pure la dolcezza e l’attaccamento agli animali che deve proteggere. Questo cane da protezione tende molto all’indipendenza e all’iniziativa personale per cui il suo padrone deve saper usare una certa autorità.
TESTA: non troppo pesante se confrontata alla taglia. I lati della testa sono piuttosto piatti
REGIONE DEL CRANIO
Cranio: l’ampiezza massima del cranio è uguale alla sua lunghezza. Il cranio è leggermente bombato; la protuberanza occipitale è percettibile al tatto; il cranio nella sua parta posteriore ha una forma ovale. Le arcate sopraccigliari non sono marcate, la sutura metopica è appena percettibile al tatto, fra gli occhi.
Stop: in dolce pendenza
REGIONE DEL MUSO
Tartufo: interamente nero
Muso: ampio, leggermente più corto del cranio, si restringe progressivamente verso l’estremità. Visto dall’alto ha la forma di un V dalla punta troncata. È ben pieno sotto gli occhi.
Labbra: le labbra pendono molto leggermente, solo tanto da ricoprire la mascella inferiore; sono nere o fortemente segnate di nero, così come il palato.
Mascelle/Denti: la dentatura deve essere completa, con denti sani e bianchi. La chiusura è a forbice (gli incisivi superiori ricoprono gli incisivi superiori senza perdita di contatto). È permessa la tenaglia, così come i due picozzi inferiori sporgenti in avanti sono permessi.
Occhi: piuttosto piccoli, a mandorla, leggermente obliqui, con espressione intelligente e contemplativa, di color marrone-ambra. Hanno palpebre sempre aderenti e bordate di nero. Lo sguardo è dolce e sognante.
Orecchi: posti al livello dell’occhio; piuttosto piccoli; di forma triangolare e arrotondati in punta; pendono piatti contro la testa; portati un po’ più alti quando il cane è attento.
COLLO: forte, piuttosto corto, con una giogaia poco sviluppata
CORPO: la lunghezza del corpo dalla punta della spalla alla punta della natica è leggermente superiore all’altezza al garrese. La distanza dello sterno dal suolo è pressappoco uguale alla metà dell’altezza al garrese, ma mai inferiore.
Linea superiore: ben sostenuta
Garrese: ampio
Dorso: di buona lunghezza, solido
Rene: di media lunghezza
Groppa: leggermente obliqua con ossi iliaci piuttosto sporgenti
Fianchi: poco discesi
Torace: non troppo disceso, ma ampio e profondo. Scende a livello del gomito, non più in basso, e la sua altezza è uguale o leggermente inferiore alla metà dell’altezza al garrese. Le costole sono leggermente arrotondate.
CODA: discende almeno fino alla punta del garretto. È folta e forma pennacchio. Portata bassa a riposo, con la punta che forma preferibilmente un uncino. Si rialza sul dorso arrotondandosi in un cerchio stretto, con solo l’estremità che tocca il rene, (formando la ruota “ arroundera”, secondo l’espressione dei montanari dei Pirenei), quando il cane è attento.
ARTI
- ANTERIORI: gli anteriori sono diritti, forti
Spalla: moderatamente obliqua
Braccio: muscoloso, di media lunghezza
Avambraccio: diritto, forte e ben frangiato
Carpo: è posto sul prolungamento dell’avambraccio
Metacarpo: leggermente obliquo
Piede: poco allungato, compatto, con dita un po’ arcuate
- POSTERIORI: le frange dei posteriori sono più lunghe e fitte di quelle degli anteriori. Visti da dietro, sono perpendicolari al suolo.
Coscia: molto muscolosa, non troppo lunga e mediamente obliqua
Ginocchio: mediamente angolato e nell’asse del corpo
Gamba: di media lunghezza e forte
Garretto: largo, asciutto e moderatamente angolato
Piede: non molto lungo, compatto, con dita moderatamente arcuate
Speroni: ciascuno degli arti posteriori porta speroni doppi e di buona costituzione. Gli arti anteriori portano talvolta speroni semplici o doppi.
ANDATURA: a dispetto della sua mole, il Montagna dei Pirenei ha un movimento possente e sciolto, che non appare mai pesante; il movimento è più ampio che rapido e non privo di una certa elasticità e di eleganza. Le sue angolazioni gli permettono un passo sostenuto.
PELLE: spessa ed elastica, presenta spesso delle macchie di pigmento su tutto il corpo
MANTELLO
PELO: è ben denso, piatto, abbastanza lungo e morbido, abbastanza scricchiolante sulle spalle e il dorso, più lungo sulla coda e attorno al collo dove può essere leggermente ondulato. Il pelo della “culotte”, più fine e più lanoso, è molto fitto. Anche il sottopelo è molto folto.
COLORE: bianco, o bianco con macchie d’aspetto grigio ( pelo color tasso o grigio lupo) o giallo pallido o arancio sulla testa, orecchi e alla radice della coda. Le macchie color tasso sono le più apprezzate.
TAGLIA
Altezza:
- Maschi: da 70 a 80 cm
- Femmine: da 65 a 75 cm
E’ ammessa una tolleranza di 2 cm. in più nei soggetti perfettamente in tipo
DIFETTI: qualsiasi deviazione da quanto sopra deve essere considerata come difetto che sarà penalizzato a seconda della sua gravità
- Aspetto generale
• Aspetto generale che dà un’impressione di pesantezza, senza distinzione. Cane grasso, molle, linfatico.
- Testa
• Testa pesante, di forma rettangolare
• Cranio troppo largo; fronte bombata
• Stop troppo pronunciato o inesistente
• Labbra troppo pendenti
• Insufficiente pigmento al tartufo, rime palpebrali e bordo delle labbra
- Occhi
• Occhi rotondi, chiari, infossati o sporgenti, troppo grandi o troppo piccoli, troppo ravvicinati o troppo distanziati. Terza palpebra visibile. Espressione dura.
- Orecchi
• Orecchi larghi, lunghi, arrotolati in dentro, con pieghe, gettati all’indietro, inseriti alti
- Collo
• Collo gracile, un po’ lungo, o, al contrario, troppo corto, tale da dare l’impressione che la testa sia infossata nelle spalle. Giogaia troppo pronunciata
- Corpo
• Linea dorsale insellata o cifotica, che scende verso l’anteriore. Ventre levrettato o ricadente
- Torace
• Petto troppo largo o troppo stretto, costole piatte o, al contrario, a botte.
- Coda
• Coda con poco pelo e portata male; coda troppo corta o troppo lunga, senza frange; che non forma la ruota in movimento, o che la fa continuamente, anche quando il cane è a riposo
- Arti anteriori
• Mancini o cagnoli
• Angolo scapolo-omerale troppo aperto
- Arti posteriori
• Vaccini o cagnoli
• Garretti diritti, o eccessivamente angolati
- Piedi
• Lunghi, piatti
- Pelo
• Pelo corto o arricciato, serico, molle. Assenza di sottopelo
DIFETTI ELIMINATORI
• Cane aggressivo o pauroso
- Colore
• Colori diversi da quelli indicati dallo standard
- Tartufo
• Tartufo di qualsiasi altro colore del nero assoluto
- Mascelle
• Enognatismo o prognatismo, o qualsiasi deformazione delle mascelle
- Occhi
• Palpebre depigmentate, occhio giallo
- Speroni
• Assenza di speroni; singolo o doppio sperone atrofizzato sugli arti posteriori
- Taglia
• Fuori dai limiti
Qualsiasi cane che mostri anormalità fisiche o di comportamento sarà squalificato.
N.B. I maschi devono avere due testicoli apparentemente normali completamente discesi nello scroto.