Cani in catene: una vergogna inaccettabile

Ancora oggi, in molti Paesi europei e del mondo, è permesso che il “miglior amico dell’uomo” conduca una vita miserabile legato a una catena. Una vergogna inaccettabile. 

Ultimamente, per fortuna, le persone mostrano una maggiore sensibilità al benessere degli animali e alle loro esigenze etologiche.

Tuttavia, nella maggior parte dei Paesi dell’Unione Europea, diverse migliaia di cani sono ancora tenuti alla catena per lunghi periodi di tempo, spesso per tutta la vita.

Quanto ancora bisognerà aspettare perché questa pratica venga vietata?

Green Impact, in collaborazione con Save the Dogs and other Animals, ha realizzato il rapporto Verso il divieto di tenere i cani alla catena, che analizza la situazione da diversi punti di vista.

Vediamone alcuni.

 

1. UNA CELLA SENZA SBARRE

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Alcuni cani trascorrono l’intera esistenza entro uno spazio ristretto: certe volte con un riparo per la pioggia, altre volte senza neppure quello.

Legati, sempre, a una catena di lunghezza variabile, che a tutti gli effetti ne limita la vita: non hanno possibilità di scelta, non possono esplorare, annusare o anche solo spostarsi per... andare in bagno.

È impossibile parlare di benessere in queste condizioni, perché un cane, come chiunque, ha bisogno di potersi muovere, allontanare e soprattutto di poter scegliere dove stare.

Sentire un odore... e non potersi avvicinare; vedere qualcuno che arriva... e non poter andargli incontro o allontanarlo, vedere il gatto dei vicini... e non poterlo rincorrere.

 

Trascorrere la vita letteralmente appesi a un filo. Uno spazio predefinito da qualcuno, una cella senza sbarre, ma a tutti gli effetti una prigione, con effetti devastanti su umore, comportamento e stile di vita.

Perché non stiamo parlando di cani che ogni tanto vengono legati, quando viene il giardiniere a fare dei lavori, o se momentaneamente deve restare aperto il cancello di casa, no, stiamo parlando di cani che trascorrono tutta la loro vita cosi.

Un’esistenza che non si sono scelti, ma che è stata loro imposta, con tutte le limitazioni del caso: perché qualcuno è libero di decidere che un altro essere senziente debba “subire” le sue scelte, senza potersi opporre? Non è obbligatorio avere un cane...

Alcune volte sono tenuti alla catena perché non c’è la possibilità di recintare la zona intorno alla casa, altre perché sono esuberanti e, invece di intraprendere un percorso di recupero comportamentale, si arriva a questa soluzione.

Altre ancora il cane è stato scelto per “fare la guardia”: in questo caso possiamo suggerire all’umano in questione che nel 2021 ci sono allarmi, di ultima generazione, che funzionano in modo molto efficace.

 

2. CHE SUCCEDE A UN CANE ALLA CATENA?

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I cani dipendono da chi li accudisce non solo per i bisogni fondamentali, ma anche per il benessere sociale ed emotivo, per il bisogno di sicurezza, protezione, compagnia, gioco e la possibilità di svolgere esercizio fisico.

Tenere un cane alla catena vieta il soddisfacimento delle sue esigenze sociali e di movimento.

Spesso i soggetti che vivono legati hanno poche interazioni sia con i proprietari sia con gli altri cani e vivono in uno stato di deprivazione e isolamento: una situazione che genera stress e provoca sofferenza in una specie sociale come il cane che, legato, è consapevole di non potersi muovere e non poter scappare nemmeno in caso di pericolo.

Alcuni manifestano movimenti ripetitivi, stereotipati, come camminare avanti e indietro, seguire sempre lo stesso percorso, girare su se stessi; altri possono diventare molto reattivi agli stimoli, abbaiando eccessivamente e senza tregua.

 

Altri ancora sviluppano ansia e possono reagire alle novità con più paura, aggressività e incertezza.

La detenzione alla catena può provocare un aumento di reazioni aggressive, portare i cani a essere più territoriali e difensivi: uno studio americano riporta che un cane tenuto alla catena ha 2,8 volte più probabilità di mordere rispetto a quelli liberi.

Questa detenzione continua può causare anche lesioni fisiche di varia entità e bisogna considerare che la catena o la corda si possono impigliare limitando ulteriormente i movimenti.

Non potendosi spostare, inoltre, aumenta il rischio di attacchi da parte di cani vaganti e animali selvatici, oltre al fatto che sono più esposti a patogeni come pulci, zecche e parassitosi varie.

 

3. CHE COSA DICE LA LEGGE ITALIANA?

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È permesso tenere i cani alla catena? In Italia la situazione giuridica non è chiara, ci sono molte differenze tra le normative regionali (non esiste una normativa nazionale) ed è spesso complicato far rispettare anche i regolamenti presenti, perché le norme sono formulate in modo inefficace o desuete.

Le regioni in cui (almeno sulla carta) i cani sono più tutelati sono Umbria, Marche e Campania: qui la detenzione a catena è vietata, ma in Campania al momento non sono previste sanzioni per chi infrange questa disposizione.

In Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Puglia e Abruzzo vige il divieto di detenzione, ma con alcune deroghe che, di fatto, lasciano la possibilità di tenere un cane alla catena anche per 12 ore, mentre in Basilicata, Liguria e Sicilia addirittura non esiste nessuna norma.

 

E nel resto del mondo? Anche nel resto del mondo la situazione è varia: Austria e Svezia hanno normative molto specifiche e sono le nazioni più virtuose.

In Austria il regolamento riguarda tutti gli animali e dice che “non deve essere assolutamente limitata la libertà di movimento di un animale, causandogli inutilmente dolore, sofferenza, lesioni, disagio o un grave stato di ansia”.
Stabilisce inoltre che gli spazi disponibili per gli animali debbano rispondere adeguatamente alle loro esigenze fisiche ed etologiche; è vietato tenere gli animali legati a un punto fermo, anche temporaneamente (con eccezione per i cani da slitta, ma con tempistiche ben specificate). Le sanzioni sono importanti (da 3.750 € a 7.500 € e oltre) e vengono applicate.

In Svezia, dal 2020, la legge prevede che cani e gatti debbano essere tenuti sciolti; possono essere legati solo temporaneamente e sotto vigilanza continua. Prevede inoltre che il cane debba potersi accucciare e avere un giaciglio comodo.
Vengono effettuati controlli e le condotte incompatibili con il benessere degli animali possono essere punite con ammende o con la reclusione fino a due anni.

 

4. SE VEDI UN CANE ALLA CATENA

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Se vediamo un cane alla catena, cosa possiamo fare?
Purtroppo la legge nazionale italiana non vieta la detenzione di un cane alla catena, perché non considera questa pratica un “maltrattamento”.
Lo stato ha di fatto delegato alle singole regioni tutto quel che riguarda cani e gatti: alcune regioni hanno deciso di considerare inaccettabile la catena, con multe per chi vìola questa regola.

Come facciamo a capire cosa dice il regolamento della regione in cui ci troviamo?
Si può scaricare il documento Verso il divieto di tenere i cani alla catena (lo trovate a questo link: www.savethedogs.eu/news/verso-il-divieto-di-tenere-i-cani-legati-alla-catena) per verificare cosa dice la normativa regionale e poi fare una segnalazione a una delle autorità che hanno il potere di intervenire.

Quali sono le autorità a cui scrivere?
Carabinieri, meglio se forestali, polizia di stato, polizia locale, guardie zoofile se sono presenti. Le autorità sono obbligate a intervenire: non possono ignorare una violazione di legge.

Che cosa possiamo fare per i cani sempre rinchiusi nei box?
Anche rinchiudere un cane in un recinto (o serraglio) può essere una forma di maltrattamento, se il cane non esce più volte al giorno da quello spazio per fare esercizio fisico, se è privo di un riparo adeguato e se non può interagire con altri cani o persone.
Anche in questo caso la normativa è regionale: in alcuni casi sono definite le dimensioni minime dei recinti, altre si limitano a dire che è vietato lasciare i cani confinati e isolati. Queste variabili rendono molto complesso e soggettivo intervenire, perché bisogna analizzare i singoli casi.

 





5. LE CINQUE LIBERTÀ FONDAMENTALI DEGLI ANIMALI

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Nel 1979 sono state formalizzate da parte del Farm Animal Welfare Council le cinque libertà fondamentali degli animali.

Ideate negli Anni 60, con il tempo si sono evolute e sono state poi adottate in tutto il mondo come riferimento per l’elaborazione di leggi in materia di benessere degli animali e recepite dall’Organizzazione mondiale per la sanità animale.

1. Libertà dalla fame e dalla sete.

2. Libertà di vivere senza disagio.

3. Libertà da sofferenza, ferite e malattie.

4. Libertà di esprimere i normali comportamenti di specie.

5. Libertà dalla paura e dallo stress.

Come è facile capire, questi sono i requisiti minimi e non sono sufficienti. Nel caso degli animali tenuti alla catena sono violate almeno quattro libertà (la 2, la 3, la 4 e la 5): un cane ha bisogno di vita sociale, cure, possibilità di esprimere i propri bisogni etologici, affettivi ed emotivi.

 








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