Le carote riescono bene anche in un piccolo orto, a patto che abbiano a disposizione terreno adatto, spazio sufficiente e costanti irrigazioni.
La carota (Daucus carota L. var. sativus D.C.), appartenente alla famiglia delle Ombrellifere, è una pianta biennale, appartenente alla Famiglia delle Ombrelliferae, coltivata per le sue radici ingrossate, di colore rosso, giallo-arancio o anche bianco ed è ritenuta originaria dell’area del Mare Mediterraneo, anche se alcuni autori indicano l’Asia come luogo di provenienza, dal quale questa specie orticola sarebbe stata importata in Europa agli inizi dell’Era cristiana.
I Greci e i Romani adoperavano la carota più per le sue proprietà benefiche che per scopi alimentari.
Le carote hanno innumerevoli proprietà nutritive e curative. Consumate crude, hanno azione trofica sulla cute, rinforzano le difese immunitarie e depurano l'organismo. Sono efficaci nella prevenzione dei tumori e dell'infarto, utilissime agli anziani, ai bambini ed ai convalescenti per il loro apporto di vitamine A, B, C, Betacarotene e minerali. La carota è la fonte più ricca di provitamina A dalle potenti proprietà antiossidanti.
2-3 carote grandi (300-400g) forniscono circa il quadruplo della dose quotidiana raccomandata di vitamina A, importante antiossidante che combatte i radicali liberi, presiede alla crescita di ossa e cartilagini, previene e cura lesioni pre-cancerose dei tessuti, protegge la cornea e migliora l'acutezza visiva.
Le carote contengono anche notevoli quantità di minerali: soprattutto ferro, calcio, magnesio, rame e zinco.
Negli orti familiari, purtroppo, la carota non viene coltivata al pari di lattughe, pomodoro, zucchino, ecc., in quanto, erroneamente, si ritiene non possa dare buoni risultati.
In questo articolo vi spieghiamo come coltivarla, indicandovi a passo a passo come ottenere un gratificante raccolto.
1. Varietà da coltivare
Caratteristica comune alle più diffuse varietà di carota è il colore aranciato più o meno intenso della radice, dovuto alla presenza di una sostanza colorante (il carotene), anche se vi sono però carote a radice bianca, gialla, violetta o rosata.
Le varietà coltivate sono numerose, anche per via della ricerca genetica, e differiscono principalmente per la forma, la lunghezza ed il colore della radice.
Detto questo, le carote vengono suddivise in base alla loro lunghezza, e cioè in varietà a radice corta, a radice mezza lunga (con punta arrotondata) e a radice lunga (con punta appuntita).
Tra le varietà a radice corta (3-5 cm di lunghezza), dette anche «a trottola», senza dubbio è consigliabile coltivare Tonda (o mercato) di Parigi, che si adatta anche a terreni pesanti, in quanto sviluppa meno il fittone (la radice). Si tratta di una carota che si può utilizzare anche per sottaceti e giardiniere.
Assai più numerose risultano le varietà a radice mezza lunga (dai 15 ai 20 cm di lunghezza), tra le quali citiamo Mezza lunga di Nantes (o Nantese) – della quale esistono alcuni ibridi come Ascania, e Bolero, Mezza lunga di Chantenay, a forma di fuso allungato che si adatta a terreni anche abbastanza compatti, Touchon, Amsterdam e Kuroda.
Tra le varietà a radice lunga (più di 20 cm di lunghezza) citiamo St.Valery, Berlicum e Flakkée, in genere con radice un po’ appuntita, che si adattano anche a terreni tendenti al compatto.
Originariamente il colore della carota era viola. Nel 1720 gli olandesi, in onore della dinastia regnante, gli Orange, iniziarono la trasformazione, che non è avvenuta in laboratori, come per le moderne "modificazioni genetiche", ma nei campi olandesi, per selezione successiva, partendo da un seme di carota proveniente dall'Africa del nord.
Così nel giro di qualche anno si è arrivati ad una carota arancione, perdendo la semenza delle prime che fino ad allora erano viola o bianche.
2. Clima e terreno
La carota si presta a essere coltivata in tutto il nostro Paese, dalla Pianura Padana ai climi di molte zone sia del Centro che del Sud, isole comprese.
Riesce egregiamente anche negli orti di montagna, sino ai 1.000-1.200 metri di altitudine.
Poco indicate, per la coltivazione in piena estate, sono invece le località in cui si veriicano regolarmente lunghi periodi caldi e siccitosi, che causano l’arresto della vegetazione, compromettendo la qualità del raccolto.
Questo ortaggio predilige terreni sciolti e di medio impasto, tendenti al sabbioso, dotati di sostanza organica ben decomposta e privi di ristagni d’acqua, a reazione (pH) compresa tra 6 e 7 (cioè da leggermente acida a neutra).
Quelli pesanti (cioè dificili da lavorare) sono invece meno adatti, perché rendono difficoltosa la crescita delle radici, anche se il prodotto che se ne ricava è accettabile dal punto di vista gustativo.
Sono invece da evitare i suoli sassosi, perché le radici sono ostacolate nel loro normale sviluppo.
È opportuno non seminare la carota per due anni di seguito nella stessa aiola, né coltivarla nello stesso terreno dopo piante che appartengono alla sua stessa famiglia botanica, le Ombrellifere (o Apiacee), come per esempio finocchio, sedano e prezzemolo.
Alcuni tecnici sconsigliano anche di coltivarla dopo bietola, cipolla, aglio e patata, perché tali colture «sfruttano» in tutto o in parte lo strato di terreno in cui cresce la carota.
3. Preparazione del terreno
La preparazione del suolo va eseguito con la massima cura, tanto negli strati supericiali quanto in quelli sottostanti, in modo che le carote durante il loro sviluppo non incontrino ostacoli che le possano deformare.
Nel caso l’orto presenti un suolo pesante eseguite questo lavoro durante l’autunno, in modo che pioggia, neve, gelo e disgelo favoriscano la disgregazione delle grosse zolle che si formano durante la vangatura e sia più agevole la sistemazione superficiale delle aiuole prima della semina.
In tutti gli altri casi preparate il terreno anche subito prima di attuare la coltura.
Durante la vangatura, che va eseguita fino a una profondità di 25-30 cm, non interrate letame, in quanto la presenza di grumi non ben decomposti causa la deformazione delle carote.
Lavorate quindi aiuole che precedentemente hanno ospitato colture letamate in abbondanza, come per esempio pomodoro, melanzana e zucchino.
Solo in presenza di terreni molto sciolti e poveri di sostanza organica interrate terriccio di letame o compost molto maturo e ben vagliato alla dose di 3-4 kg per metro quadrato, oppure letame concentrato essiccato (180-250 grammi per metro quadrato) o pollina in pellets (150-200 grammi per metro quadrato).
Occorre prestare molta attenzione alla concimazione azotata poiché un uso inadeguato può danneggiare la carota: un eccesso di azoto, infatti, oltre ad aumentare la sensibilità ai marciumi radicali, stimola lo sviluppo delle foglie a scapito delle radici, con conseguente riduzione della resa quantitativa; una carenza di azoto causa, invece, il rallentamento dello sviluppo fogliare, la decolorazione delle foglie giovani e l’ingiallimento di quelle adulte.
Il fosforo, il potassio e il calcio sono gli altri elementi indispensabili per una crescita equilibrata delle piantine.
Nel caso il suolo dell’orto sia molto povero, prima della semina interrate perfosfato minerale-19 (30-40 grammi al metro quadrato), solfato di potassio-50 (25-30 grammi al metro quadra- to) e solfato ammonico-20 (10-12 grammi al metro quadrato).
4. Semina e diradamento
Se il terreno si presenta compatto e/o caratterizzato da ristagni d’acqua, procedete alla semina in aiuole sopraelevate di 10-20 cm.
La semina va eseguita a file (o a righe) distanti 20-30 cm – in modo da facilitare le successive operazioni colturali (diradamento, pulizia dalle piante infestanti, concimazione e raccolta) – a una profondità di 2-3 mm nel caso di terreni pesanti e di 4-5 mm in presenza di suoli sciolti.
È opportuno spargere il seme in leggero eccesso (0,5-1 grammo per metro quadrato), in quanto le sementi possono avere una germinabilità non molto elevata. Per facilitare la germinazione si possono avvolgere le sementi in un panno, da tenere a bagno in acqua fredda per alcune ore prima della semina.
Se non avete una certa manualità nella semina, per semplificare questa operazione sappiate che in commercio vi sono appositi nastri (strisce) di carta che contengono semi alla giusta distanza (circa 2 cm), che vanno semplicemente messi in un piccolo solco supericiale e coperti con un sottile strato di terra. Con questo sistema il diradamento non si esegue oppure è ridotto al minimo.
Dopo 15-20 giorni inizia la germinazione, che si può facilitare stendendo sulle aiuole un velo di tessuto non tessuto, che si può lasciare anche alcuni giorni dopo che le piantine sono nate, soprattutto in presenza di giornate fredde.
In genere in Pianura Padana le semine iniziano nella seconda metà di febbraio e si possono protrarre fino a metà-fine giugno. Nelle zone miti del meridione si può seminare anche da metà agosto a ottobre per raccogliere in inverno-inizio primavera.
Per disporre di un prodotto che abia sempre una buona freschezza è opportuno seminare in più riprese, alla distanza di 15-25 giorni (cioè eseguire semine scalari).
Per poi raccogliere carote che presentano le dimensioni caratteristiche della varietà di appartenenza occorre procedere al diradamento delle piantine. Questa operazione richiede un po’ di pazienza, ma è uno dei lavori fondamentali per raccogliere un buon prodotto.
Il diradamento va eseguito in due momenti: il primo intervento si effettua diradando le piantine quando sono alte 3-4 cm, il secondo si esegue quando hanno raggiunto i 6-8 cm di altezza, lasciando, a seconda dello sviluppo delle varietà, una distanza di 5-10 cm tra una pianta e l’altra.
Comunque il numero di piante che in media va tenuto per metro quadrato è compreso tra le 60 e le 140 unità.
5. Irrigazione, pulizia dalle erbe infestanti e raccolta
Tenete il terreno sempre fresco per consentire uno sviluppo costante e regolare delle carote.
Quando si verificano periodi asciutti e non si irriga, le carote rallentano e/o bloccano la crescita e il raccolto risulta scarso e scadente dal punto di vista gustativo.
Se dopo un periodo asciutto si verificano precipitazioni o si riprende a irrigare, le carote iniziano di nuovo a crescere, ma aumenta il numero di quelle difettose (con strozzature e rigonfiamenti) e peggiora ulteriormente la qualità del prodotto.
Irrigate perciò costantemente e con moderazione, senza aspettare che il terreno si asciughi troppo e le piante inizino a soffrire.
Il metodo di irrigazione più indicato è quello per aspersione (a pioggia), facendo attenzione che il getto sia piuttosto fine e che l’acqua non schiacci al suolo la vegetazione; si può anche scavare un piccolo solco tra le file ed eseguire l’irrigazione per scorrimento-infiltrazione laterale.
Evitate di irrigare abbondantemente in prossimità della raccolta, in quanto potreste causare la formazione di spaccature longitudinali nelle carote, fenomeno ancora più comune in terreni abbondantemente concimati.
La carota non richiede altre particolari cure di coltivazione, se non tenere pulite le aiuole dalle erbe infestanti, che possono soffocare la coltura soprattutto nei primi stadi di crescita delle piante.
I lavori di pulizia si basano su ripetute e leggere estirpature e/o leggere zappature. Si procede a mano solo vicino alle piante, dove c’è il rischio di estirparle o di spezzare le radici con la zappa.
La raccolta si esegue quando le carote hanno più o meno raggiunto le dimensioni caratteristiche della varietà di appartenenza; mediamente le radici presentano il massimo sviluppo dopo circa 100 - 110 giorni dalla germinazione del seme.
Una volta pronte, le carote si possono lasciare ancora nel terreno, ma bisogna evitare che vi permangano a lungo, specialmente in piena estate, altrimenti possono diventare dure e poco gustose.
Per la raccolta è opportuno, pure nei suoli più sciolti, impiegare una vanga o un forcone per evitare di spezzare le carote strappandole con le mani.
Da 10 metri quadrati di superficie coltivata si possono ottenere in media 20-30 kg di prodotto, sino ad arrivare ai 40-50 kg nelle migliori condizioni di coltivazione e adottando varietà a radice mezza lunga e lunga.
Per quanto riguarda invece le varietà precoci a radice corta, da 10 metri quadrati di coltura si possono ottenere dai 10 ai 15 kg di prodotto. Solitamente in un piccolo orto familiare si giunge alla raccolta senza effettuare alcun trattamento antiparassitario.