Grazie al Nuovo Testamento e con l’aiuto del cinema, Ponzio Pilato è diventato uno dei più famosi governatori della Giudea.
Sappiamo dal suo contemporaneo, Filone di Alessandria, che Pilato era “un uomo di carattere inflessibile, duro e ostinato”.
Invece molto poco è stato scritto delle truppe che aveva a sua disposizione e che commisero il più famoso omicidio della Storia.
Le recenti indagini archeologiche hanno tuttavia aiutato a gettare nuova luce su questo argomento, rivelando anche elementi importanti sulle operazioni di controllo e di polizia delle truppe romane in quella che era la più turbolenta provincia dell’impero.
Chi erano i milites che torturarono e uccisero Gesù? Erano Romani oppure greci e Samaritani? Scopriamolo insieme… (certamente non erano i legionari classici rappresentati in molte immagini della crocifissione oppure al cinema).
1. Le guarnigioni della Giudea
Diversi passaggi nei Vangeli coinvolgono soldati. I film su Gesù li ritraggono tutti come soldati romani armati pesantemente.
Da queste immagini si evince l’impressione che ci fossero legionari e centurioni in ogni angolo della Giudea. Ma non è così.
Da quando la Giudea – tolta ad Archelao, figlio di Erode il Grande – era divenuta provincia romana, nel 6 d.C., il potere era stato affidato a un governatore affiancato da una guarnigione composta da soldati ausiliari, non da legionari.
Quattro coorti ausiliarie e un reggimento di cavalleria erano stanziati a Cesarea Marittima, la capitale della provincia, mentre una coorte stava a Gerusalemme, nella famigerata Fortezza Antonia, così chiamata in onore del grande triumviro.
La Fortezza Antonia era una caserma costruita da Erode il Grande a Gerusalemme, in onore del suo patrono Marco Antonio, sul lato nord della montagna del Tempio, al di sopra della vecchia cittadella dei principi Asmonei (Baris).
Fu sede della guarnigione romana fino alla sua distruzione nel 70 d.C., quando la città, rioccupata dai ribelli giudei, fu rasa al suolo dalle legioni di Tito. A Gerusalemme la coorte aveva preliminarmente la funzione di proteggere la fortezza e l’arsenale adiacente.
Il governatore romano (praefectus) veniva a Gerusalemme solo nelle grandi feste (e questo spiega perché Pilato fosse a Gerusalemme e non a Cesarea quando Gesù venne processato), portandosi dietro ulteriori coorti e risiedeva con loro – per tutto il tempo della sua permanenza – nel pretorio, il suo palazzo.
Come tutte le truppe romane, anche le coorti ausiliarie viaggiavano con i loro stendardi e i loro simulacri, che onoravano come dèi, ma quando venivano a Gerusalemme le insegne erano nascoste ed esposte solo all’interno del pretorio.
Questo perché i Romani usualmente rispettavano i costumi religiosi dei loro sudditi e, secondo la mentalità ebraica, la presenza di insegne e immagini imperiali avrebbe offeso il Dio di Israele.
Gerarchicamente il prefetto, che era di rango equestre, dipendeva dal governatore della Siria, che invece era di rango senatorio. A questo, se necessario, poteva chiedere il supporto delle legioni lì stanziate.
I prefetti della Giudea avevano ereditato le loro truppe da quelle di Archelao; in effetti, le truppe di quest’ultimo erano state semplicemente incorporate nell’esercito romano.
Senza alcun dubbio erano già state in precedenza addestrate e organizzate secondo il modello delle legioni, e probabilmente Erode aveva usato ufficiali romani. Così come gli ufficiali superiori, tribuni e centurioni, erano probabilmente Latini o Italici.
Ma dal momento che i soldati romani in Oriente erano prevalentemente reclutati fra i Greci, o in Palestina fra i Samaritani, arruolati in quanto nemici giurati degli Ebrei, questi soldati parlavano prevalentemente la loro lingua nativa, il greco – come tutto l’Oriente romano – in barba alla ricostruzione del regista Mel Gibson.
I Greci siriaci erano famosi per la loro ostilità verso i Giudei. Giuseppe Flavio ricorda che diciassette anni dopo la crocifissione di Cristo, un soldato aveva esposto il deretano alla folla che celebrava la Pasqua dall’alto delle mura della Fortezza Antonia, scatenando così una rivolta.
I Giudei, invece, generalmente non prestavano servizio nell’esercito romano in quanto erano riluttanti a combattere di sabato.
2. Gradi e reparti
Il Nuovo Testamento parla di soldati e ufficiali, fra i quali il più famoso è il centurione che, a Cafarnao, chiede a Gesù la guarigione del suo servo (Matteo VIII, 5-13).
Indubbiamente quest’ultimo potrebbe essere un romano, ma c’è una sfumatura di cui occorre tenere conto.
Matteo lo chiama εκατοντάρχος (hekatontarchos), che potrebbe riferirsi a un ufficiale romano come a un ufficiale di qualunque altro esercito dell’area.
Il termine – nella traduzione greca del Vecchio Testamento – è il titolo usuale che indica semplicemente un ufficiale che comanda cento uomini (la traslitterazione in ebraico è sarey meyot).
Dal momento che Cafarnao è in Galilea, e che la Galilea era sotto la giurisdizione di Erode Antipa, è più verosimile che questo ufficiale (comunque definito un “gentile”, quindi greco o romano) fosse un capitano mercenario al comando di un reparto di cento uomini dell’esercito reale.
In contrapposizione, il centurione della crocifissione, che è senza dubbio un romano, è definito nel Vangelo di Marco κεντυρίων (kenturion), un derivato dal latino centurio.
Dopo la creazione della provincia di Giudea, i Romani implementarono con nuovi reparti le truppe in loco. Le fonti menzionano inizialmente una Ala I Sebastenorum come unità di cavalleria e 5 coorti ausiliarie, fra le quali la Cohors I Sebastenorum.
Ma – e questo è un dato importantissimo – agli ordini del prefetto troviamo successivamente, in Cesarea, una Cohors Italica, cioè composta da cittadini romani, secondo quanto ci dicono gli Atti degli Apostoli a proposito del centurione Cornelio convertito dall’apostolo Pietro.
Sempre gli Atti menzionano una unità di difficile interpretazione, ma certamente formata da cittadini romani: è la Cohors Augusta comandata dal centurione Julius, che sorveglia l’apostolo Paolo dopo il suo arresto a Gerusalemme, dove questi era stato sottratto alla folla che voleva linciarlo.
Più tardi Julius e una scorta accompagnano Paolo a Roma per il processo davanti all’imperatore Nerone.
È molto probabile che la Cohors Augusta, che formava la guarnigione di Gerusalemme, fosse una cohors equitata, cioè una unità mista composta da cavalleria e fanteria, perché il suo comandante, Lysias, una volta arrestato Paolo, lo invia a Cesarea dal prefetto scortato da 200 fanti e 80 cavalieri.
3. I dati dei Vangeli
Sicuramente uno dei dati più importanti per capire chi fossero i soldati della crocifissione viene da Matteo (XXVII, 27), quando ci dice “allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la coorte”.
Il termine greco usato (σπεĩρα) equivale al latino cohors e indica tutto il reggimento.
Poiché è chiaro che si parla della guarnigione, è probabile che si tratti di una delle coorti ausiliarie che abbiamo menzionato, comandata da ufficiali romani.
Alcuni di loro sono tra quelli che arrestano Gesù. Giovanni (XVIII, 3) menziona in tale circostanza la “coorte e gli ufficiali del sommo sacerdote”.
Il riferimento testuale alla “coorte,” insieme con la menzione di un χιλίαρχος (chiliarchos, “comandante della coorte”, Giovanni XVIII, 12), chiarisce come truppe romane fossero presenti a Gerusalemme insieme con gli ufficiali del sommo sacerdote.
Dal momento che disordini civili erano una possibilità costante durante la Pasqua ebraica, e che catturando Gesù si traeva in arresto un rabbi, un predicatore molto conosciuto, il sommo sacerdote richiese probabilmente al tribuno comandante della intera coorte di essere presente insieme con un contingente di truppe romane.
4. Dalla crocifissione al sepolcro
Poiché il governo romano si riservava il diritto a esercitare la pena capitale, erano i soldati romani quelli incaricati di presiedere alle esecuzioni.
La crocifissione era riservata per gli atti di insurrezione contro Roma, e infatti i due ladroni erano probabilmente degli zeloti (dal termine ebraico qannā’, “colui che è zelante”).
La crocifissione vera e propria era riservata a uno “specialista”, più noto come carnifex. A volte, tuttavia, era un soldato chiamato speculator (Marco VI, 27) che provvedeva direttamente al supplizio, secondo le modalità decise dal centurione incaricato dal prefetto.
Furono probabilmente alcuni speculatores o carnifices che flagellarono Cristo nel cortile della Fortezza Antonia prima di condurlo al Calvario, dato che la crocifissione era sempre preceduta dalla verberatio sub furca (fustigazione al palo).
La corona di spine, la canna come scettro, con cui poi lo percossero, e il mantello militare rosso di cui lo rivestirono erano certamente una beffa all’uniforme da centurione che imitavano in maniera goliardica.
Nel Vangelo secondo Mel Gibson alla fustigazione erano presenti anche la madre di Cristo e Maria Maddalena, ma se così fosse stato, appena uscite dalla Fortezza Antonia sarebbero state additate come prostitute romane dai Giudei e lapidate.
Allo stesso modo furono soldati romani quelli incaricati di sorvegliare il sepolcro. Il sommo sacerdote persuase Pilato a sigillare la tomba di Cristo e mettervi una guardia (Matteo XXVII, 62-66).
Dal momento che la guardia fallì il suo compito e il corpo non venne ritrovato, i soldati rischiarono la pena capitale.
Furono pertanto ben contenti dell’oro dei sacerdoti e della promessa fatta da questi ultimi di proteggerli, in caso di noie col prefetto, se avessero mentito dicendo che gli Apostoli avevano sottratto il corpo a notte fonda, mentre loro dormivano.
5. Conclusioni
Insomma, tutte le rappresentazioni che abbiamo dei soldati che uccisero Gesù sono anacronistiche.
Non furono legionari in armatura, ma quattro soldati di una coorte ausiliaria comandati da un centurione romano a fare il lavoro sporco.
Furono poi i soldati della stessa coorte a sorvegliare il sepolcro e a ricevere il denaro dai sacerdoti, per giustificare la sparizione del corpo di Cristo con il furto del cadavere da parte degli Apostoli.
Ma questa guarnigione non perse la sua fama nei secoli: il più vecchio reggimento di fanteria inglese assunse il soprannome di “Guardie del corpo di Pilato”.
Quando nacque una disputa fra gli ufficiali di questo reggimento e quelli dei Royal Scots al servizio della Francia, i francesi dissero che il loro reggimento era sicuramente il più vecchio, risalendo all’epoca della crocifissione.
Al che gli inglesi risposero che se le sentinelle di guardia al Santo Sepolcro fossero state dei veri scozzesi, non si sarebbero certo addormentate!
E Pilato? Qualche anno dopo la morte di Gesù ordinò un massacro dei Samaritani sul monte Garizim.
I superstiti si appellarono al governatore della Siria e Pilato venne esautorato e inviato a Roma, dove sparì. Secondo la Chiesa etiope divenne un santo, convertito dalla passione di Gesù, e martirizzato da Caligola il 25 giugno.