Capita a tutti. Ci confrontiamo con un collega, la discussione si fa calda e tutto a un tratto lui ci lascia di sasso con una battuta malevola e per giunta brillante.
Rimaniamo senza parole, mentre il collega sorride trionfante.
Arrivati a casa, dopo aver rimuginato, ci viene in mente qualcosa di altrettanto brillante da dire. I francesi chiamano questo fenomeno esprit de l’escalier, spirito della scala, espressione evocatrice di qualcuno che trova la battuta giusta mentre sale le scale di casa.
L’ha coniata il filosofo Denis Diderot (1713-84) nella sua opera Paradosso sull’attore: «Un uomo sensibile come me, trafitto dall’argomentazione formulata a suo sfavore, perde la testa e non la ritrova che in fondo alle scale».
Allora le stanze per gli eventi mondani erano al secondo piano e “arrivare in fondo alle scale” significava lasciare l’edificio alla fine di un ricevimento.
Anche un altro francese, il filosofo Jean-Jacques Rousseau (1712-78) ne Le Confessioni, dice di cadere spesso in questo inconveniente, cui addebita la sua fama di misantropo.
Allora: come reagire davanti a un commento inopportuno o un’osservazione sgarbata? Esiste una tecnica vincente per parare in modo brillante le perfide battute altrui?
Per Barbara Berckhan, esperta di comunicazione ed autrice di numerosi libri tradotti in dodici lingue e venduti in oltre un milione di copie, sì.
Ecco sei strategie da lei sperimentate nel corso dei suoi studi per avere sempre la risposta pronta.
1. Prima strategia: la controdomanda
Consiste nel rispondere a un commento offensivo senza scontrarsi con chi lo ha fatto, ma ripetendo le parole che ci hanno colpito e chiedendone spiegazione.
Ad esempio: Marta chiede a Luca come le sta un vestito appena comperato. Luca risponde: «Ti sta proprio bene, aderente come la pelle di un würstel».
La prima reazione di Marta è quella di mandare Luca a quel paese. Ma adottando la strategia della “controdomanda-antidoto” può invece replicare: «Che cosa intendi con “pelle di un würstel”?».
In questo modo può scoprire che Luca non intendeva offenderla, ma solo commentare in maniera insolita. Questa strategia quindi permette all’interlocutore di chiarire la propria posizione, evitando che il rapporto degeneri.
«Attenzione però», avverte Berckhan. «Non è una controdomanda-antidoto porsi di fronte all’interlocutore e ringhiargli contro “Cosa volevi dire con quel commento? Lo fai per farmi innervosire?”.
Così ci diamo solo la zappa sui piedi. Per chiarire la situazione e rimettere le cose nella giusta prospettiva dobbiamo mantenere un atteggiamento sereno, evitando di essere permalosi»
2. Seconda e terza strategia: il silenzio e la frase standard
- Seconda strategia: il silenzio
Di fronte a una battuta sgarbata, a volte è molto meglio non reagire per nulla.
Si evitano così conseguenze sgradevoli e si spiazza completamente l’interlocutore.
«Tacendo», afferma Berckhan, «lasciamo l’altro da solo con le sue parole, senza dargli la soddisfazione di rispondergli. Il silenzio intenzionale è potente e cela dietro di sé una decisione importante: quella di non degnare della minima attenzione i commenti offensivi altrui».
Il silenzio risulta più efficace se è accompagnato da espressioni inattese e apparentemente fuori contesto: come per esempio rivolgere all’altro un cenno della testa, quasi fosse un segno di saluto, o puntare l’indice verso la finestra o il cielo, come a dire: “Là!”.
In questo modo la persona sgarbata rimarrà di sasso e non saprà aggiungere altro.
- Terza strategia: la frase standard
La terza strategia è quella di reagire a un commento offensivo con una frase standard come “Ma dai?!”, “Aha?!”, “Ma no?!”, “Però!”.
Questo tipo di risposta sottintende una sorta di superiorità che, come e più del silenzio, comunica una profonda indifferenza nei confronti delle parole dell’altro.
Di conseguenza le parole offensive suoneranno assurde e quindi nemmeno degne di essere prese in considerazione.
In questo modo l’interlocutore sgarbato fa semplicemente una brutta figura, per quanto voglia passare per abile battutista e gli si dimostra esplicitamente che le sue provocazioni non attaccano.
Quello che dice non ha per noi alcun valore.
3. Quarta strategia: cambiare discorso
Una quarta importante strategia consiste nel cambiare discorso, rispondendo a quanto dice il nostro interlocutore con qualcosa che non ha nulla a che vedere con le sue parole.
Immaginiamo per esempio di lavorare in un ufficio e di essere addetti agli ordini. Improvvisamente un cliente ci dice: «Devo riconoscere che fino a oggi nella vostra ditta ho solo avuto a che fare con idioti. Mi fa piacere parlare per la prima volta con uno che lo è solo per metà».
Per quanto la tentazione possa essere di rispondere per le rime a una battuta del genere, può risultare efficace e divertente controbattere con una frase del genere: «A proposito, le ho già detto che abbiamo un nuovo sistema di supporti in alluminio?».
Il cambio di discorso ci consente di indirizzare il dialogo nei binari da noi stabiliti, mantenendo un tono neutro ed evitando lo sforzo di replicare a tono.
«Certo», avvisa Berckhan, «è possibile ricorrere a cambiamenti di discorso più aggressivi come: “Sto pensando che lei sia più educato che intelligente” oppure “A proposito di quello che sta dicendo... L’hanno informata che questo tipo di battute nuoce gravemente al cervello di chi le fa?”, ma così si dimostrerebbe all’avversario che ha colpito nel segno e ci porremmo al suo stesso livello».
4. Quinta e sesta strategia: la lode e il proverbio strampalato
- Quinta strategia: la lode
Questa strategia, particolarmente efficace, consiste nel rivolgere una lode sperticata, un complimento o una gentilezza a chi ci indirizza una frase arrogante e saccente.
Attenzione, però: per colpire nel segno, la lode deve essere fatta senza la minima traccia di ironia, altrimenti si rischia di aggravare la situazione.
Se ben utilizzata, questa tecnica spiazza l’avversario in maniera sorprendente.
È un po’ come “abbracciarlo”, secondo Berckhan: «In linea di principio una persona supponente vuole che gli altri ne riconoscano la superiorità, ma può rimanere confuso nel vedere che lo fanno subito».
Esempi di complimenti spiazzanti sono: “Mi complimento per il suo sapere”, “Lei sa di cosa parla”, “Mi piace starla a sentire”, “Si capisce subito che se ne intende”.
La strategia del complimento è utile soprattutto quando si ha a che fare con i cosiddetti “palloni gonfiati”.
Attenzione a non esagerare: cerchiamo invece di instillare nell’altro il dubbio sull’autenticità del nostro elogio.
- Sesta strategia: il proverbio strampalato
Si tratta di confondere l’interlocutore opponendo alle sue battute la recitazione di un proverbio che non ha nulla a che fare con quanto ci ha detto.
Così se qualcuno ci dice: «E lei quella la chiama una relazione?», possiamo rispondere: «Il mattino ha l’oro in bocca!», oppure «Can che abbaia non morde!».
Rilanciando con un non- senso, è come se dichiarassimo che anche quello che ha detto l’altro non ha senso. Di fronte alla sua perplessità, potremmo poi aggiungere: «Prova a pensare con calma a quello che ho voluto dire. Vedrai che prima o poi ci arrivi».
Secondo Berckhan, questo ha l’enorme potere di influire sulle nostre emozioni perché innesca l’umorismo anziché la rabbia.
Inoltre, ci permette di ribellarci senza scendere al livello dell’oppositore, ma dando un’impressione di saggezza.
5. L’arte di avere ragione
È opera del filosofo Arthur Schopenhauer L’arte di ottenere ragione, dove sono illustrate le migliori tattiche in una contesa verbale.
- Ampliamento
Consiste nell’interpretare le frasi dell’interlocutore nel modo più generale possibile perché quanto più un’affermazione è generale, tanto più facilmente è attaccabile.
Esempio: «Gli italiani sono molto bravi nell’arte del doppiaggio». «Sì, ma l’arte italiana oggi è molto scaduta». - Argumentum ad hominem
Consiste nell’attaccare la persona, qualunque cosa dica.
Esempio: «Penso che Nietzsche sia un grandissimo filosofo». «Le idee di Nietzsche sono sbagliate: tutti sanno che morì pazzo». - Ritorsione dell’argomento
Consiste nell’usare l’argomento dell’avversario contro di lui.
Esempio: « È un bambino, bisogna pur concedergli qualcosa». «Proprio perché è un bambino bisogna castigarlo, affinché non perseveri nella cattive abitudini». - Argumentum ad verecundiam
Si smonta quanto dice l’avversario, facendo appello a un’autorità riconosciuta.
Esempio: «Tutti sanno che la Terra ha una forma ellittica». «Sì, però secondo la Bibbia, la Terra è piatta e non puoi non tenere conto della parola del Signore». - Argumentum ad numerum
Si sostiene che un argomento è valido sulla base del numero di persone che lo sostengono.
Esempio: «La teoria X non è convincente». «Non è vero. Tante persone credono che sia giusta».