Può accadere di trovarsi in una situazione critica e di non sapere cosa fare.
La maggior parte degli interventi d’urgenza devono essere ovviamente eseguiti dal veterinario, ma riconoscere prontamente un’emergenza può essere d’aiuto.
Gli avvelenamenti e le intossicazioni sono piuttosto frequenti nel cane. Molto spesso sono la conseguenza di ingestione accidentale di prodotti chimici utilizzati dal proprietario e lasciati alla portata del cane perché ritenuti innocui.
Talvolta l’avvelenamento può essere causato dalla contaminazione dell’acqua di bevanda. Non va dimenticato che anche molte piante da appartamento o da giardino possono essere pericolose.
Purtroppo non è raro l’avvelenamento doloso da parte di persone che disseminano la campagna, i boschi o addirittura i giardini pubblici con bocconi avvelenati con grave rischio anche per gli esseri umani e soprattutto per i bambini.
La salvezza del cane avvelenato è spesso legata al rapido intervento del veterinario e quindi ad un adeguato comportamento da parte del proprietario.
È importante che quest’ultimo sappia riconoscere in maniera precisa e corretta i sintomi di un avvelenamento in modo che, in una situazione d’emergenza, possa fornire informazioni più dettagliate possibile al medico che, nella maggior parte dei casi, viene in prima battuta contattato telefonicamente.
Le sostanze velenose per il cane sono moltissime e sarebbe impossibile oltre che noioso elencarle tutte. Tra quelle che più di frequente sono causa di avvelenamenti ricordiamo alcune sostanze chimiche e le piante velenose o tossiche.
Sostanze chimiche:
– organofosforici e carbamati (insetticidi usati spesso nel giardinaggio);
– organoclorurati (insetticidi);
– stricnina (prodotto per derattizzazione);
– metaldeide (molluschicida);
– dicumarolici (prodotti per la derattizzazione);
– glicole etilenico (antigelo).
Si ricorda comunque che tutti i prodotti utilizzati in agricoltura come diserbanti, pesticidi, insetticidi, molluschicidi, rodenticidi sono molto tossici, anche se la sostanza chimica di base è diversa da quella sopra elencata.
Piante velenose o tossiche:
– azalea;
– rododendro;
– ricino (semi);
– edera;
-vischio;
– bulbi di Liliacee (tulipano), Iridacee (iris) e Amaryllidacee (giunchiglia);
– oleandro;
– Aracee (filodendro, olocasia, calla ecc.);
– stella di Natale.
E’ piuttosto difficile che un cane adulto mangi intenzionalmente una di queste piante; è però più facile che un cucciolo ne mastichi per gioco le foglie, i semi o i bulbi.
La maggior parte di queste piante ha un’azione irritante a livello della bocca (stella di Natale, Aracee), altre provocano disturbi gastroenterici che raramente sono mortali; le foglie e la corteccia di oleandro sono invece molto velenose (la dose letale è 100 mg di foglie per kg di peso).
Se le foglie di oleandro cadono nell’acqua liberano rapidamente le loro sostanze tossiche, ma per fortuna sia le foglie che l’acqua contaminata hanno un sapore molto sgradevole che tiene lontani gli animali. L’ingestione accidentale è comunque sempre possibile. Anche i semi di ricino sono molto velenosi; poiché hanno un rivestimento molto resistente, diventano pericolosi solo quando vengono schiacciati e poi inghiottiti. I cuccioli sono sempre soggetti maggiormente a rischio.
Altri episodi di avvelenamento possono essere imputati a:
– caffeina;
– teobromina (cioccolato);
– metalli (rame, piombo);
– funghi velenosi;
– morso di serpente.
Ma cosa si deve fare in caso di avvelenamento? La cosa più importante è non perdere tempo. Possiamo essere di fronte a due diverse situazioni:
- il cane è stato visto ingerire la sostanza tossica;
- compare una sintomatologia grave e improvvisa che fa sospettare un allenamento.
Nel primo caso bisogna assolutamente impedire un ulteriore assunzione del veleno e portare immediatamente il cane dal veterinario. È importante recare con sé anche una confezione della sostanza che il cane ha ingerito, in modo da poter intervenire in maniera specifica.
È più facile trattare un avvelenamento quando il prodotto è noto. Tutti gli interventi che verranno messi in atto serviranno per allontanare il tossico dall’apparato digerente il più velocemente possibile e per limitarne l’assorbimento.
L’induzione del vomito è il primo intervento necessario. Se però il tempo dall’assunzione del veleno è superiore a 1 – 2 ore, la maggior parte della sostanza tossica sarà già passata nell’intestino e il vomito non sarà più efficace.
Provocare il vomito è controindicato se la sostanza assunta è un acido o una sostanza corrosiva e se il cane è in stato di depressione o è incosciente. In una situazione di particolare emergenza, il proprietario può essere istruito telefonicamente dal veterinario su come indurre il vomito; anche se è è una pratica non priva di rischi talvolta può salvare la vita all’animale.
Il genere si usa la somministrazione di sale da cucina. Sempre se l’ingestione è recente potrà essere effettuata una lavanda gastrica con soluzione fisiologica e carbone attivo. Il cane in questo caso deve essere sedato e intubato. Se sono trascorse più di due ore dall’ingestione, si deve cercare di evitare l’assorbimento del tossico e favorirne l’eliminazione attraverso le vie naturali.
Generalmente viene somministrata una sostanza adsorbente (carbone attivo) seguita, se è il caso, dalla somministrazione di un purgante sellino solfato di sodio o di magnesio.
Nel secondo caso l’intervento è esclusivamente sintomatico, soprattutto se il tossico digerito è ignoto.
Si tratta di interventi terapeutici d’urgenza; più rapidamente si interviene e più possibilità ci sarà di salvare il cane. Il proprietario deve riferire al veterinario, nella maniera più dettagliata possibile, da quanto tempo sono comparsi i sintomi, se i sintomi si sono modificati nel tempo, se il cane ha vomitato, se sono stati fatti trattamenti particolari in giardino ecc.
Ogni notizia può essere utile. Verranno quindi intraprese misure di supporto atte a controllare la temperatura corporea, a mantenere l’attività respiratoria e cardiovascolare, a controllare l’equilibrio acido-basico e le turbe del sistema nervoso.
Ecco alcune informazioni molto utili per agire nel migliore dei modi e non farsi prendere dal panico e che vi aiuteranno a riconoscere e gestire le situazioni di emergenza del nostro cane.
1. Avvelenamento da stricnina
La stricnina è un veleno utilizzato per il controllo di animali infestanti (ratti, topi, uccelli). È una delle più frequenti cause di avvelenamento accidentale o doloso del cane.
La dose orale letale per il cane è circa 0,75 mg/kg, quindi solo 9 mg di stricnina possono uccidere un cane di 12 kg. La stricnina agisce sul sistema nervoso, che perde il controllo delle attività inibitorie.
Sintomatologia: i sintomi dell'avvelenamento compaiono entro brevissimo tempo dall'ingestione: tra i 10 minuti e le 2 ore. Questa variabilità dipende dalla quantità di tossico ingerito e dalla presenza o meno di alimento nello stomaco.
I primi segni sono agitazione, nervosismo, tensione. Poi inizia a comparire rigidità della muscolatura cervicale a cui fanno seguito contrazioni violente, stimolate anche dal semplice gesto di toccare l'animale. Se il cane rimane in piedi, assume un atteggiamento estremamente rigido, definito "a cavallo di legno".
Gli attacchi convulsivi sono molto impressionanti, gli arti e il corpo sono rigidi, il collo è inarcato, le orecchie sono tese e le labbra arricciate, il respiro può a tratti cessare, le pupille sono dilatate e le mucose cianotiche.
Il cane non ha perdita di coscienza, cosa che accade invece nelle crisi epilettiche. L'attacco convulsivo può andare da pochi secondi a più di un minuto, intervallato da momenti di rilassatezza che però diventano più rari con l'andare del tempo.
Gli attacchi diventano sempre più frequenti e il cane può morire per asfissia da paralisi respiratoria. L'intero decorso dura in genere meno di una o due ore. La morte può però sopraggiungere anche solo dopo pochi minuti dalla comparsa dei primi sintomi.
Terapia: l'avvelenamento da stricnina è uno degli avvelenamenti che richiede la massima rapidità d'intervento, da cui dipende la vita del cane.
La terapia si basa sul mantenimento di una condizione di rilassamento attraverso l'uso di sedativi e miorilassanti centrali solitamente usati per le pratiche anestesiologiche.
A causa della rapidità di insorgenza della sintomatologia lo stomaco può ancora contenere veleno, pertanto la lavanda gastrica può essere utile.
Poiché la stricnina viene eliminata per via urinaria si somministrano soluzioni endovenose che favoriscono l'urinazione (mannitolo, soluzione fisiologica). La stricnina viene eliminata in 24-48 ore.
In tutto questo periodo il cane deve essere tenuto in stato di rilassamento e sedazione in un ambiente tranquillo, buio e privo di stimoli. Se l'intervento terapeutico viene intrapreso rapidamente la percentuale di guarigione è molto alta.
2. Avvelenamento da anticoagulanti
Gli anticoagulanti sono prodotti rodenticidi a base di dicumarolici. Vengono usati comunemente sotto forma di esche colorate in grani, in pasta o in polvere come ratticidi o topicidi.
L'ingestione accidentale è frequente, anche perché, spesso, sulle confezioni non è riportato il reale pericolo per gli animali domestici. Agiscono inattivando la vitamina K, essenziale per la sintesi epatica dei fattori della coagulazione.
Sintomatologia: dipende dalla dose ingerita. Nelle forme acute il cane viene trovato morto a casa delle gravi emorragie cerebrali, toraciche o pericardiche. Nelle forme subacute i sintomi compaiono dopo circa 3-4 giorni dall'ingestione.
Gli animali mostrano debolezza e compare aumento della frequenza respiratoria anche a riposo. Sollevando le labbra le mucose appaiono molto pallide. Le feci sono scure per la presenza di sangue digerito e può manifestarsi epistassi.
Si formano ematomi in corrispondenza di zone oggetto di traumatismi o di iniezioni; talvolta si osservano emorragie sclerali, congiuntivali e intraoculari. Quando le perdite di sangue sono imponenti il cane diventa debole, barcolla e non riesce a mantenere la stazione eretta.
Terapia: dipende dalla gravità della sintomatologia.
Nelle forme lievi la sola somministrazione di vitamina K, per via parenterale prima e per via orale successivamente, determina un rapido miglioramento del quadro clinico.
Nelle forme più gravi con emorragie imponenti può essere necessario ricorrere anche a trasfusioni. La permanenza di difficoltà respiratoria anche dopo il trattamento con vitamina K potrebbe indicare una grave emorragia pleurica che impone una toracocentesi (aspirazione del versamento ematico).
3. Avvelenamento da organofosforici e carbamati
Utilizzati come insetticidi e antiparassitari, gli organofosforici e i carbamati possono essere accidentalmente ingeriti dal cane anche attraverso l'acqua contaminata.
L'avvelenamento può essere anche la conseguenza di trattamenti antiparassitari massivi contro pulci e zecche eseguiti direttamente sull'animale (assorbimento attraverso la pelle o ingestione accidentale). Queste sostanze agiscono alterando la trasmissione nervosa, che rimane in uno stato di stimolazione continua.
Sintomatologia: i sintomi possono comparire da pochi minuti a molte ore dopo l'assunzione del veleno. Il cane manifesta inquietudine e presenta abbondante salivazione. Il vomito è sempre presente e frequente. L'animale ha diarrea e urina spesso.
I muscoli degli arti sono rigidi e l'andatura faticosa. Con il passare del tempo il quadro clinico si aggrava. L'addome è retratto per la presenza di coliche e crampi, la salivazione diventa sempre più abbondante, compare lacrimazione e incontinenza urinaria.
Si manifestano tremori ai muscoli di tutto il corpo, compresi i muscoli facciali e delle palpebre. Successivamente compare paralisi generalizzata, collasso cardiocircolatorio e morte per paralisi respiratoria o per edema polmonare.
Negli avvelenamenti gravi la morte può sopraggiungere in qualsiasi momento anche solo dopo pochi minuti dall'insorgenza dei primi sintomi.
Terapia: spesso è difficile intervenire in tempo utile. Il trattamento deve sostenere le funzioni vitali dell'animale e contrastare l'azione del tossico. Il farmaco d'elezione è l'atropina che deve essere adeguatamente dosato in base alla risposta clinica.
La pralidossina può essere usata in caso di avvelenamento certo da organofosforici. È molto importante anche la reidratazione con fleboclisi.
4. Avvelenamento da morso di vipera
Anche il cane, come tutti i mammiferi, è sensibile al veleno della vipera, e può accadere che venga morso durante una passeggiata nei boschi.
Sintomatologia: il morso di vipera è molto doloroso e il cane può reagire con un forte guaito all'attacco del serpente. La zona che è stata morsa diventa rossa e si gonfia con rapidità. Generalmente il gonfiore si estende anche alle zone vicine.
In base alla rapidità con cui il veleno entra in circolo, la sintomatologia può comparire nel giro di una o due ore. Compaiono quindi dispnea, spasmi muscolari, rigidità alle mascelle, emorragie sulla cute e le mucose, ipotermia e morte.
La gravità dei sintomi dipende anche dalla quantità di veleno che il serpente contiene nelle sacche veleniferi al momento del morso. Se il veleno è stato inoculato direttamente in vena, i sintomi e la morte sopraggiungono in bravissimo tempo.
Le morsicature sulla testa sono le più frequenti.
Terapia: è importante agire rapidamente. Se si ha con sé l'attrezzatura necessaria si può tentare un primo intervento sul posto per limitare la diffusione del veleno. L'animale morsicato dovrebbe essere tenuto fermo e il più possibile immobilizzato per rallentare l'assorbimento del veleno.
Se si ha a disposizione un laccio (cintura, fazzoletto ecc.) deve essere applicato sopra la zona dove è avvenuta la morsicatura. Questo laccio deve essere così stretto da impedire la circolazione del sangue, ma stretto in maniera sufficiente da ridurre la circolazione venosa e linfatica superficiale. Sotto il laccio deve passare agevolmente almeno un dito.
Una volta individuato il punto del morso, caratterizzato dal gonfiore, deve essere tagliato il pelo e praticata un'incisione profonda e lineare che unisca tra loro i segni lasciati dai denti. L'incisione deve essere spremuta manualmente o con l'ausilio di un tiraveleno per far uscire il più possibile il veleno inoculato.
Non si deve usare la bocca per aspirare il veleno. Il cane deve quindi essere trasportato il più velocemente possibile dal veterinario che completerà la terapia somministrando cortisonici, stimolanti cardiaci e soluzione fisiologica.
Il siero antivipera non si trova più in commercio e comunque la sua somministrazione non era priva di rischi. A casa dei possibili danni agli organi interni, la prognosi è sempre altamente riservata.
5. Altre emergenze (punture di insetti, colpo di calore, dilatazione/torsione di stomaco)
1) Punture di insetti
Le punture di api, vespe e calabroni possono essere molto pericolose. Il loro veleno, oltre al dolore e al fastidioso gonfiore locale, può provocare una reazione allergica grave (shock anafilattico) il cui esito può essere anche la morte.
La gravità dipende dal numero di punture e dalla loro localizzazione; molto gravi sono le punture multiple, conseguenti all'aggressione di una colonia, e le punture all'interno del cavo orale.
Sintomatologia: il sintomo principale è il dolore improvviso, acuto che provoca una reazione di fuga da parte dell'animale accompagnata talvolta da un guaito. Dopo qualche minuto, la parte colpita inizia a gonfiare.
La tumefazione che si forma è dura al tatto e calda. Poiché non è raro che il cane tenti di afferare con la bocca qualsiasi insetto che gli ronza attorno, la puntura può avvenire all'interno del cavo orale.
In questo caso il consequente gonfiore può causare l'occlusione delle prime vie respiratorie e l'asfissia. I sintomi da punture di insetto si aggravano in caso di shock anafilattico, che può provocare edema della laringe e morte per soffocamento.
Terapia: per ridurre il gonfiore e il dolore si possono applicare impacchi freddi (ghiaccio o acqua fredda) sulla parte colpita. Per evitare complicazioni da reazioni allergiche e per attenuare la reazione al veleno è necessario intervenire rapidamente con la somministrazione di corticosteroidi o antistaminici.
È bene tenere sotto controllo l'animale per 48-72 ore a causa della possibilità di reazioni allergiche ritardate.
2) Colpo di calore
Il colpo di calore è una grave ipertermia corporea che può rapidamente terminare con edema cerebrale e morte dell'animale.
Il più delle volte questa patologia è dovuta alla disattenzione del proprietario che lascia il cane in macchina, al sole e con i finestrini chiusi. Poiché non possiede ghiandole sudoripare sulla superficie corporea, il cane, per dissipare il calore, mette in atto un meccanismo di refrigerazione particolare: l'ansimare.
Questo meccanismo è molto efficiente e comporta un flusso di aria unidirezionale che, attraverso la bocca e la superficie della lingua, rende altissima l'evaporazione e la perdita di calore.
Quando però la temperatura e l'umidità ambientale sono molto elevate, come può accadere in una macchina chiusa, il meccanismo entra in crisi e la temperatura corporea dell'animale aumenta fino a provocare gravi scompensi metabolici e la morte per edema cerebrale e shock terminale.
Sintomatologia: i sintomi del colpo di calore variano in relazione alla durata dell'esposizione all'ambiente surriscaldato e alla capacità di resistenza dell'animale. I soggetti a pelo raso, scuri e brachicefali hanno una resistenza inferiore alle elevate temperature e all'umidità eccessiva.
Quando il proprietario fa ritorno alla vettura può trovare il cane che ansima violentemente in preda all'agitazione. Le mucose sono rosso scuro, quasi cianotiche, e la frequenza cardiaca è molto elevata.
Se la permanenza in macchina si è prolungata, il cane potrà essere trovato in uno stato di semi-incoscienza o in preda a convulsioni; la vettura può essere imbrattata di vomito e feci per la perdita del controllo degli sfinteri.
La temperatura corporea può raggiungere i 41°- 44°C. La prognosi dipende dalla rapidità di intervento e dallo stadio della malattia.
Terapia: l'intervento deve essere immediato. Bisogna subito provvedere ad abbassare la temperatura corporea. Il cane deve essere tolto dalla macchina e deve essere messo all'ombra. È importante procurarsi acqua fresca in abbondanza.
Meglio sarebbe poter immergere l'animale direttamente in acqua e controllare la temperatura corporea ogni 10 minuti sospendendo il trattamento quando la temperatura è scesa intorno ai 39,5 °C.
In mancanza di una vasca o di una fontana, il cane può essere bagnato completamente utilizzato secchi o bottiglie di acqua; importante è comunque che si tratti di acqua fredda.
Il cane deve essere trasportato con urgenza dal veterinario più vicino che completerà la terapia in base ai segni clinici (corticosteroidi, flebo, ossigeno, sedativi, diuretici, eparina).
Prevenzione: quando si lascia il cane in macchina è importante assicurarsi che sia presente una sufficiente aerazione (i finestrini devono essere lasciati aperti almeno per metà), e che la vettura sia parcheggiata in una zona ombrosa e fresca, tenendo conto anche dello spostamento del sole nel corso del tempo. Talvolta bastano anche 15-20 minuti sotto il sole cocente per provocare il colpo di calore.
3) Dilatazione/torsione di stomaco
È una sindrome acuta caratterizzata da un esagerato accumulo di gas all'interno dello stomaco, provocato dalla torsione dello stomaco sul proprio asse. Sono maggiormente predisposti a questa patologia i cani di taglia grande e gigante (alani, pastori tedeschi ecc.), i soggetti in età adulta e voraci.
Predispongono alla torsione di stomaco anche i pasti abbondanti somministrati una volta al giorno, lo strapazzo e l'eccitazione dopo mangiato, le bevute abbondanti. Probabilmente la torsione è facilitata da un certo grado di lassità congenita o acquisita del legamento gastroepatico.
Sintomatologia: A casa della torsione dello stomaco, il cardias e il piloro si chiudono e i gas, che derivano dalle fermentazione dell'alimento, si accumulano all'interno della cavità gastrica. La conseguenza di ciò è un notevole e progressivo rigonfiamento dell'addome, soprattutto nella sua parte anteriore.
Il cane manifesta agitazione, ansima e presenta conati di vomito che non sono seguiti da espulsione di materiale alimentare. Con il passare del tempo la sintomatologia si aggrava, la difficoltà respiratoria si accentua, il polso diventa debole.
La percussione dell'addome dà un suono simile a quello di un tamburo. La morte può sopraggiungere dopo un paio d'ore dopo un'estrema sofferenza.
Terapia: il cane deve essere immediatamente ricoverato. Si procede quindi alla decompressione gastrica, che può essere effettuata mediante l'introduzione di una sonda gastrica (non sempre possibile a causa della torsione stessa) o mediante gastrocentesi (in caso di dispnea grave).
Se le condizioni del cane lo consentono è preferibile intervenire chirurgicamente prima possibile. Dopo l'apertura chirurgica dell'addome, la torsione viene quindi ridotta manualmente e lo stomaco viene fissato chirurgicamente alla parte dell'addome con l'ausilio della sonda.
Successivamente lo stomaco viene fissato chirurgicamente alla parete dell'addome (gastropessi). Può essere necessaria l'asportazione della milza che, essendo strettamente connessa allo stomaco, può aver risentito della prolungata mancanza di sangue.
È naturalmente necessaria una terapia di sostegno pre e post-operatoria per ridurre il grave stato di shock (flebo, corticosteroidi, antiaritmici, ossigeno). Il cane deve essere tenuto in osservazione per qualche giorno a causa delle frequenti complicanze post-operatorie.