Più ci pensi, più diventi rosso. È il tormento di chi soffre di eritrofobia, il timore morboso di arrossire.
Il termine deriva dal greco erithros, rosso, e fobia, paura, ma il disturbo è conosciuto anche come ereutofobia (dal greco éruthros, rossore).
Il problema può svilupparsi su vari livelli di gravità, fino a condizionare seriamente la vita.
Ammettiamolo: il solo pensiero di diventare rossi come pomodori ci mette un’ansia tale… che diventiamo rossi come pomodori. Così moriamo d’imbarazzo davanti a chi ci osserva.
Per fortuna esiste un rimedio: una terapia breve che promette di aiutarci nel giro di poche sedute.
1. Una reazione naturale. Le cause
Il rossore in viso è una reazione naturale del corpo che si riscontra solo nell’essere umano. È causato dalla vasodilatazione dei capillari del volto e del collo, che fa aumentare l’afflusso di sangue (iperemia) alle guance e al viso.
Questo meccanismo è indotto dal sistema nervoso orto-simpatico, una divisione del sistema nervoso autonomo responsabile di tutti i processi fisiologici spontanei e non direttamente mediati dalla coscienza. È quindi incontrollabile con la volontà.
Si arrossisce generalmente per cause fisiologiche, per esempio per il caldo, per effetto dell’alcol o dopo un’intensa attività sportiva. Ma è comune, e non patologico, arrossire anche per timidezza, imbarazzo o vergogna, oppure in un momento di rabbia.
L’organismo rilascia allora adrenalina, che accelera la frequenza cardiaca dilatando i vasi sanguigni. L’eritrofobia è invece la paura incontrollata di arrossire davanti agli altri. Si tratta di un disturbo con componenti di natura fobico-sociale e ossessiva poiché è legato sia alle relazioni sia al costante monitoraggio delle proprie funzioni e del proprio rossore.
Il problema nasce da diversi tipi di paure, soprattutto dal timore di perdere il controllo delle proprie reazioni corporee e di essere giudicati negativamente. Infatti, molti eritrofobici vivono il rossore come un segno di debolezza, imbarazzo e fragilità emotiva nelle relazioni interpersonali e sono angosciati che altri lo notino.
Alcune persone hanno una paura di base del giudizio altrui, oppure difficoltà nelle relazioni sociali (paura di non essere all’altezza, di fare brutta figura, di essere respinte, eccetera).
Altri, senza precedenti problemi relazionali, sperimentano una prima esperienza di intenso rossore dalle cause non identificabili, e da quel momento, nel timore che la situazione sgradevole possa ripresentarsi, iniziano a mettere in atto meccanismi di autocontrollo che mantengono in vita il disturbo.
Questo avviene soprattutto se in quell’occasione si è stati umiliati o ridicolizzati. Il disturbo può manifestarsi in tutte le situazioni sociali, dal prendere la parola in gruppo all’incontro con nuove persone.
2. Goffe strategie
Si instaura così una catena di pensieri e comportamenti disfunzionali basati sul controllo e sulle strategie di evitamento. Ci si convince che il rossore venga notato dagli altri, con il rischio di essere derisi e considerati non all’altezza.
Questa convinzione genera forte imbarazzo e disagio. Spesso si ricorre a goffe strategie per nascondere l’arrossamento, cercando di mascherarlo con il trucco (cipria, fondotinta, ecc.), indossando grossi occhiali da sole o ponendosi un grosso fazzoletto davanti al viso fingendo di soffiarsi il naso.
Tuttavia, queste strategie non fanno altro che consolidare l’idea di avere un problema che può essere notato dagli altri, alimentando la fobia e creando un circolo vizioso che spingerà a controllare ancor di più le proprie reazioni, finendo per acuirle.
Il timore di arrossire in pubblico può così diventare una fobia. Ci si vergogna al punto che si preferisce evitare i contatti e le occasioni sociali, rinunciando agli inviti, a nuove conoscenze e al dialogo con altre persone, fino a isolarsi.
Il disturbo è caratterizzato da forte ansia anticipatoria al solo pensiero di poter percepire la classica improvvisa “vampata” al volto, che richiama gli episodi di eritrofobia già vissuti. A sua volta, l’ansia anticipatoria induce la risposta fisiologica dell’arrossamento. In sostanza, più la persona si concentra sul fenomeno, più questo si aggrava.
«L’iperattenzione rivolta al viso esaspera la problematica», spiegano gli esperti.
«Secondo alcuni studi, questo occhio interno, costantemente intento a monitorare il viso, provoca una sorta di “cortocircuito” nelle funzioni del sistema nervoso ortosimpatico, che si occupa sia della produzione del rossore, sia della sua scomparsa. Questo cortocircuito ritarda la scomparsa del rossore, che anziché svanire dopo pochi istanti, come sarebbe normale, aumenta d’intensità e si mantiene più a lungo, con relativo senso di disagio prolungato. Il sistema nervoso ortosimpatico allora va in tilt perché viene applicata la coscienza su un processo automatico spontaneo, che non dovrebbe essere controllato a livello cosciente».
Anche questo aspetto è ricollegabile al controllo. L’attenzione costantemente focalizzata sul proprio volto, sulle guance e sulla fronte, oltre ad amplificare il rossore e a renderlo più duraturo, fa sì che la persona percepisca una sensazione ancor più intensa di rossore e calore.
3. Lava sulle guance. Come spezzare il circolo vizioso
Il rossore da eritrofobia si manifesta come un’improvvisa vampata che sale al volto accompagnata da forte calore, concentrato soprattutto a livello delle guance.
A volte la persona riferisce di sentirsi arrossire come se avesse la lava sulle guance, eppure gli altri non se ne accorgono in quanto il rossore non è così intenso come viene percepito.
Il tutto sfocia in un comportamento paradossale, in quanto nel tentativo di controllare le proprie reazioni fisiologiche si finisce per perderne sempre di più il controllo.
Per liberarsi velocemente del problema il nostro esperto consiglia la terapia breve strategica, di cui ci illustra due tecniche d’elezione. La prima è la tecnica paradossale. Si chiede alla persona di arrossire volontariamente. Lo scopo è di reinserirla gradualmente nelle situazioni sociali.
Tuttavia, dato che non si può produrre volontariamente una funzione regolata dal sistema nervoso ortosimpatico, il tentativo di farlo innesca un meccanismo con effetto paradossale: da un lato la persona non riesce ad arrossire volontariamente, dall’altro la mente viene distratta dal controllo delle funzioni autonome e così cessa di controllarle e lascia che il sistema nervoso ortosimpatico, svolgendo i suoi compiti naturali, spenga autonomamente il rossore.
Grazie a questo effetto-paradosso, la persona riesce a sperimentare la capacità di avere un vero controllo.
4. Evitare la lettura di Internet. Eccezioni positive
In aggiunta, si lavora per eliminare i comportamenti disfunzionali di controllo e i tentativi di camuffare il rossore, che tengono viva nella mente del soggetto sofferente l’idea di avere un problema.
Questo avviene grazie ad apposite prescrizioni comportamentali date dal terapeuta. Oltre ad abbandonare la cipria e gli occhiali si eviterà di leggere informazioni sull’eritrofobia su Internet, per dissociarsi dal problema.
Un altro tipo di terapia breve è la terapia centrata sulla soluzione. Durante il colloquio, l’attenzione della persona viene orientata a identificare da sé i comportamenti e le percezioni che aiutano a risolvere il problema.
Per fare questo si ricercano le eccezioni positive, cioè le situazioni in cui il rossore non si è verificato o si è manifestato in modo minore (seguendo una partita di calcio, distratti dai giochi dei bambini, eccetera).
Con poche domande andiamo a capire come questo sia stato possibile, per mettere il paziente in grado di replicarle. Poi, sempre con le domande, si orienta la persona a notare i segnali positivi che nei giorni successivi le daranno la sensazione che il problema si stia riducendo.
Una volta uscito dalla seduta, il paziente avrà un’attenzione più focalizzata su ciò che funziona (e funzionerà sempre di più) anziché sul problema. Questa terapia è molto efficace perché orienta la consapevolezza del soggetto verso ciò che già fa di utile per non avere il problema, permettendogli di ripeterlo attivamente e automaticamente.
È inoltre molto funzionale perché può essere fatta in autonomia. Il tasso di successo delle due terapie è altissimo. Entrambe risolvono la maggioranza dei casi in 4-6 incontri.
5. La paura di arrossire colpisce soprattutto gli adolescenti timidi ed emotivi
Le tipologie più predisposte all’eritrofobia sono le persone timide o emotive e quelle che tendono a esercitare un ipercontrollo sulle proprie emozioni e reazioni.
Altre condizioni favorenti sono gli stati d’ansia, insicurezza e depressione, i pensieri negativi e i disturbi dell’umore, a cui è spesso associata.
Talvolta il disturbo è legato a esperienze imbarazzanti e traumatiche del passato. È allo studio l’eventualità di una componente genetica.
Il sudore, un altro fastidioso effetto collaterale... L’eritrofobia può somatizzarsi e indurre sintomi fisici, come sudorazione eccessiva, aumento della frequenza cardiaca, respiro affannoso, nausea, secchezza della bocca, tremori e senso di svenimento.
Nei casi più gravi si può giungere fino all’attacco di panico. In particolare, la paura di arrossire è correlata all’iperidrosi (sudorazione eccessiva), che oltre al viso coinvolge mani, piedi, ascelle e altre parti del corpo, causando ulteriore imbarazzo.
Questo perché anche il meccanismo della sudorazione fa capo al sistema nervoso ortosimpatico, che controlla il rossore e i meccanismi fisiologici spontanei.