Un solo starnuto diffonde nell’aria, anche a 10 metri di distanza, fino a 40mila microparticelle di saliva alla velocità di oltre 160 chilometri orari, mentre un colpo di tosse ne lancia circa 30mila a 80 chilometri orari.
Numeri che sembrano da record, ma con i quali tutti dobbiamo invece fare i conti ogni giorno specialmente in inverno, quando rimaniamo a lungo in luoghi chiusi, spesso affollati.
A questo proposito, uno studio condotto da ricercatori cinesi e statunitensi delle università di Hong Kong, Taiwan e Harvard ha cercato di fare luce su come funziona la trasmissione dei virus influenzali e ha concluso che le particelle virali più piccole rimangono sospese nell’aria a lungo e possono depositarsi anche a notevole distanza da chi le ha emesse.
Chi le respirerà correrà il rischio di infettarsi. Possiamo proteggerci? Solo vaccinandoci.
Curiosità: L’influenza colpisce ogni anno circa il 9 per cento della popolazione italiana, causando in media 8.000 decessi. In Europa si verificano annualmente 4-50 milioni di casi di influenza, che causano 15.000-70.000 morti.
1. Le mascherine non bastano
Gli scienziati hanno studiato il comportamento dei furetti, animali che reagiscono ai virus influenzali in modo molto simile all’uomo, confinandoli in ambienti contaminati dal virus muniti di speciali filtri per le particelle.
«Abbiamo visto che il virus si trasmette “viaggiando a bordo” di goccioline grandi almeno 1,5 micrometri (millesimi di millimetro) e fino a 10 volte maggiori», dice Jie Zhou dell’Università di Hong Kong e aggiunge: «La trasmissione del virus è di solito più efficace con le particelle più grandi, ma non per tutti i tipi di virus: l’H1N1 dell’influenza suina, per esempio, viaggia molto bene anche sulle più piccole goccioline sospese nell’aria».
Ciò significa che neppure le mascherine sono in grado di proteggerci dal contagio.
È meglio, piuttosto, cambiare spesso l’aria: secondo una ricerca della Virginia Polytechnic Institute and State University di Blacksburg (USA), fare entrare aria fresca in una stanza abbassa la concentrazione dei microbi in essa situati fino quasi a zero in pochi minuti.
Attenti all’umidità! Un altro fattore importante che condiziona la diffusione dei virus influenzali è il grado di umidità.
Lo dimostra un’analisi statistica condotta da ricercatori statunitensi dell’Oregon State University, evidenziando che quando essa diminuisce, come accade nelle giornate invernali molto fredde, le goccioline di saliva disperse dalle persone infette rimangono nell’aria più a lungo, favorendo i contagi.
Con queste premesse, sembra che siamo del tutto vulnerabili all’influenza. Ma non è così: possiamo combatterla.
L’arma più efficace per prevenirla è il vaccino antinfluenzale (vedi punto 2 sotto) e l’osservanza di semplici norme igieniche come quelle suggerite dal Centro Europeo per il Controllo delle Malattie: lavarsi spesso le mani con acqua e sapone investendo almeno 40 – 60 secondi ogni volta, coprirsi bocca e naso con fazzoletti monouso quando si starnutisce, evitare o limitare il più possibile i contatti con le persone ammalate e la permanenza in luoghi chiusi e affollati.
A tavola occorre alimentarsi correttamente, basandosi sulla dieta mediterranea e privilegiando verdura, frutta, cereali integrali e legumi che aiutano sia a rafforzare il sistema immunitario e a prevenire le infiammazioni sia ad affrontare meglio la malattia se siamo già stati contagiati. Importante, in questo caso, integrare i liquidi bevendo molta acqua e tisane.
Alcune ricerche hanno per esempio dimostrato gli effetti emollienti e antitosse del sambuco nero, di cui si usano soprattutto i fiori in forma di decotto, infuso, ma anche estratto fluido o tintura alcolica: i suoi principi attivi sembrano alleviare i sintomi dell’influenza e facilitare il decorso della malattia.
Secondo molti esperti, bisognerebbe abbassare a 50 anni l’età alla quale è consigliabile vaccinarsi (ora per gli adulti sani è fissata a 65 anni). Numerosi studi dimostrano infatti che a 50 anni molte persone sono già affette da patologie croniche, per esempio ipertensione o diabete, magari non ancora diagnosticate.
2. La migliore prevenzione: il vaccino
La vaccinazione, concordano medici e scienziati, è la forma più efficace di prevenzione dell’influenza.
- Quanti vaccini esistono
Attualmente in Italia sono disponibili sia i vaccini antinfluenzali trivalenti, che contengono due virus di tipo A (H1N1 e H3N2) e un virus di tipo B, sia i vaccini quadrivalenti che contengono due virus di tipo A (H1N1 e H3N2) e due virus di tipo B.
- Chi dovrebbe vaccinarsi
Il vaccino, che si somministra tra la metà di ottobre e la fine di dicembre, è raccomandato e gratuito per gli ultra 65enni, per chi ha malattie cardiache o respiratorie croniche, diabete, per le donne nel 2° e 3° trimestre di gravidanza, per i bambini con particolari patologie, i medici, gli infermieri, le forze dell’ordine.
- Quando è controindicato
Nei lattanti al di sotto dei 6 mesi e nei soggetti che abbiano manifestato una reazione allergica grave al vaccino o a uno dei suoi componenti.
- Perché va rifatto ogni anno
Il vaccino è efficace dopo circa due settimane dalla somministrazione e fino a distanza di 6-8 mesi, poi gli anticorpi nell’organismo diminuiscono e si comincia a perdere la “memoria immunologica”. Inoltre i ceppi in circolazione possono subire delle mutazioni e quindi all’inizio di ogni stagione influenzale occorre ripetere la vaccinazione.
Curiosità - Così vengono prodotti i vaccini:
1) Nel febbraio di ogni anno nell’emisfero nord e d’estate in quello sud, l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) fornisce le indicazioni sui ceppi influenzali più probabili della stagione successiva, in base alle quali formulare i vaccini.
2) Le aziende produttrici iniziano a coltivare i ceppi segnalati dall’OMS, usando come incubatori biologici le uova oppure dei sistemi di cellule.
3) Incubati nelle uova, i virus crescono e sviluppano antigeni immunogeni, cioè sostanze ritenute pericolose dal nostro sistema immunitario e che per questo provocano una sua risposta.
4) Gli antigeni vengono raccolti, purificati, filtrati, concentrati in soluzioni prive di contaminanti e di residui delle uova.
5) A questo punto dalle soluzioni di antigeni si ricavano i vaccini e si confezionano le dosi.
6) Le autorità sanitarie effettuano gli ultimi controlli e i vaccini sono pronti per essere confezionati e spediti in tutto il mondo dove vengono commercializzati.
3. Sei notizie false su influenza e vaccino
1. L’influenza non è grave per cui non è necessario vaccinarsi
L’influenza non è grave per una persona che gode di buona salute e se il virus responsabile non è troppo aggressivo.
Può comunque essere rischiosa per le persone che hanno un sistema immunitario compromesso, come per esempio gli anziani o i malati oncologici.
2. Ho fatto il vaccino antinfluenzale ma ho avuto l’influenza: quindi il vaccino è inutile
Il vaccino antinfluenzale è efficace per contrastare i ceppi più comuni del virus.
In circolazione, specie in inverno, vi sono però altri virus parainfluenzali e adenovirus, con sintomi simili a quelli dell’influenza, ma per i quali a oggi non esistono vaccini.
Inoltre, l’influenza è causata da una moltitudine di ceppi che variano ogni anno, per cui non è possibile garantire una copertura totale.
Infine il vaccino impiega circa 1-2 settimane per essere efficace, mentre il virus si manifesta dopo 1-2 giorni d’incubazione: se si contrae il virus poco prima o poco dopo il vaccino, quest’ultimo perde efficacia.
3. Il vaccino antinfluenzale può avere gravi effetti collaterali
Il vaccino è sicuro e gli effetti collaterali sono irrilevanti se paragonati ai rischi di un’epidemia influenzale o agli effetti collaterali dei farmaci più comuni usati per curarla, come il paracetamolo.
A seguito del vaccino, possono presentarsi transitoriamente gonfiore e dolore della zona interessata, febbricola o malessere generale, che regrediscono spontaneamente nel giro di 24-48 ore.
In ogni caso un colloquio con il vaccinatore, soprattutto per chi soffre di allergie, è fondamentale per evitare ogni possibile complicanza.
4. Non posso fare il vaccino antinfluenzale perché sono incinta
Le donne che all’inizio della stagione influenzale si trovano nel secondo o nel terzo trimestre di gravidanza rientrano nelle categorie ad alto rischio di complicanze o di ricoveri correlati all’influenza.
La febbre alta, per esempio, può provocare contrazioni dell’utero, che a loro volta possono causare un parto prematuro.
Il vaccino antinfluenzale è inoltre fortemente consigliato anche durante l’allattamento perché permette di rinforzare le difese immunitarie del neonato.
5. L’antibiotico è utile per curare l’influenza
L’antibiotico è utile, purché sotto controllo medico, contro le infezioni batteriche che derivano da complicazioni dell’influenza, mentre l’influenza da sola è causata da un virus.
Ecco perché assumere antibiotici per curarla, a maggior ragione senza controllo del medico, è dannoso e inutile.
6. Stare al freddo fa venire l’influenza
Portate tranquillamente i vostri bambini al parco, la trasmissione dei virus è molto difficile all’aperto: è più facile in ambienti chiusi come le scuole, gli uffici e i mezzi pubblici.
Attenzione soprattutto agli sbalzi termici che favoriscono l’aderenza dei virus.
4. Come riconoscere e curare l'influenza
- I sintomi
Febbre improvvisa e superiore a 38 °C accompagnata da dolori muscolari e tosse.
Spesso anche mal di testa, brividi, perdita di appetito, affaticamento e mal di gola. A volte, ma specialmente nei bambini, ci sono nausea, vomito e diarrea.
- Differenza tra influenza e altri virus
Nelle cosiddette sindromi parainfluenzali, causate soprattutto da paramyxovirus, i sintomi sono simili a quelli dell’influenza, ma in genere sono più leggeri e non compaiono all’improvviso.
Niente febbre elevata, ma tosse e raffreddore che si intensificano gradualmente.
- Complicanze
La più comune è un’infezione batterica dell’apparato respiratorio profondo (bronchite, polmonite), dell’orecchio o del naso (otite, sinusite, soprattutto nei bambini).
Si possono verificare pure complicanze a carico dell’apparato cardiovascolare e del sistema nervoso, oltre che l’aggravamento di malattie preesistenti.
- A rischio
Ultra 65enni, adulti e bambini con malattie croniche (cardiopatie, diabete, malattie bronchiali o polmonari, tumori), soggetti immunodepressi, obesi gravi sono più a rischio di complicanze.
- Le cure
La maggior parte delle persone guarisce spontaneamente in 1 settimana senza cure mediche. Il miglior rimedio è riposare a casa al caldo e bere molta acqua per evitare la disidratazione.
Paracetamolo o ibuprofene abbassano la febbre e alleviano i dolori.
Se i sintomi peggiorano bisogna consultare il medico che valuterà se prescrivere i farmaci: gli antibiotici nel caso di complicanze batteriche, o gli antivirali (oseltamivir, zanamivir, amantadina, rimantadina), che riducono il tempo di decorso dell’influenza di circa un giorno, purché assunti entro 48 ore dalla comparsa dei primi sintomi.
5. Le pandemie dell'ultimo secolo
- Anno 1918, Spagnola.
L’origine è ancora controversa e contesa tra Stati Uniti e Asia.
Il nome deriva invece dal fatto che la stampa cominciò a parlare della pandemia solo dopo che questa raggiunse, nel novembre 1918, la Spagna, una nazione non coinvolta nella Prima guerra mondiale e in cui non c’era la censura imposta dal conflitto.
Il tipo di virus è probabilmente l’antenato dei 4 ceppi umani e suini A/ H1N1 e A/H3N2, e del virus A/H2N2 oggi estinto.
La Spagnola ha provocato almeno 50 milioni di decessi, ma qualcuno ipotizza fino a 100 milioni. Uccise soprattutto adulti nella fascia di età tra i 25 e i 44 anni.
È stata la peggiore pandemia della storia dell’umanità, paragonabile alla peste nera del XIV secolo.
- 1957, Asiatica.
I primi casi si svilupparono nella provincia cinese di Guizhou. Poi il virus raggiunse Singapore nel febbraio 1957, Hong Kong ad aprile e gli Stati Uniti a giugno.
Il tipo di virus è A/H2N2. Il virus aveva molte caratteristiche che lo rendevano diverso da altri ceppi conosciuti.
Originò da una mutazione avvenuta nelle anatre selvatiche in combinazione con un ceppo umano già esistente. Scomparve dopo 11 anni.
Secondo le stime morirono da 1 a 4 milioni di persone, soprattutto quelle affette da malattie croniche, mentre furono meno colpiti i soggetti sani.
- 1968, Hong Kong.
Fu il Times, quotidiano di Londra, a dare l’allarme con la notizia di una grande epidemia a Hong Kong. Il virus fu poi introdotto nella costa occidentale degli Usa e in Europa. Il tipo di virus è H3N2.
In Usa i decessi furono molti, al contrario che in Europa. In Italia l’alta mortalità (20.000 decessi) dipese soprattutto dalla polmonite che insorgeva come complicanza.
- 2009, A/H1N1 o febbre suina.
Chiamata così perché fu inizialmente trasmessa da questo animale all’uomo. Ebbe origine in Messico e poi si estese a più di 80 Paesi.
Questo tipo di virus si trasmette molto facilmente e per questo l’Oms ha dichiarato la suina come la prima pandemia influenzale del XXI secolo, anche se di gravità modesta.
Il tipo di virus è una variante fino ad allora sconosciuta del virus H1N1.
482.300 casi, di cui oltre 6.000 mortali, soprattutto negli Usa e in Messico.
Note
I mille volti dei virus influenzali
A - I virus del tipo A, che sono i più virulenti nell’uomo, infettano anche altre specie e sono classificati in sottotipi che prendono il nome dagli enzimi (proteine) presenti sulla loro superficie: emoagglutinina (HA) e neuraminidasi (NA).
L’emoagglutinina è un “gancio” che il virus sfrutta per aggrapparsi alle cellule e infettarle; la neuraminidasi provoca il distacco dei virus gemmati (cioè spuntati) dalla cellula e la loro replicazione.
Si conoscono 18 sottotipi di emoagglutinina (da H1 a H18) e 11 sottotipi di neuraminidasi (da N1 a N11).
B - I virus dell’influenza B sono quasi esclusivamente umani e meno comuni di quelli dell’influenza A. Si sono evoluti nei ceppi B/Yamagata e B/Victoria.
C - Il virus C infetta l’uomo e i suini, ma è meno comune degli altri tipi.
I virus A sono i più insidiosi perché possono ricombinarsi con varianti animali. In passato, forse anche per una nostra incapacità di analizzare i virus dell’influenza in modo sistematico, si presentavano uno alla volta a ogni stagione influenzale.
Oggi si sono diffusi 3-4 virus che si susseguono nella stagione: di solito un virus di tipo H1N1, una variante H3N2 e 1-2 virus di tipo B (Yamagata e/o Victoria) che si modificano meno, ma difficili da individuare.
Ecco perché il vaccino che dà la protezione più completa è oggi il quadrivalente, attivo nei confronti di tutti e quattro i virus.