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I corvi: animali straordinariamente intelligenti

La chiamano “evoluzione convergente”: si verifica quando animali molto diversi arrivano agli stessi risultati.

È capitato ai delfini, mammiferi che hanno assunto l’aspetto dei pesci, o ai pipistrelli che volano come gli uccelli.

La convergenza può manifestarsi anche nel comportamento: capacità cognitive, uso di strumenti, sapersi mettere “nei panni degli altri”.

È il caso dei corvidi, new entry nel ristretto club degli animali più intelligenti, riservato soprattutto alle scimmie antropomorfe.

Un corvide, la comune gazza (Pica pica), ha recentemente superato la prova master: riconoscersi allo specchio, come sa fare uno scimpanzé, dimostrando di avere coscienza di sé.

La famiglia Corvidae è presente in quasi tutto il mondo, con 25 generi e 130 specie: sono uccelli molto adattabili e di un’intelligenza straordinaria. Scopriamoli insieme.

1. Primi della classe nell'uso e creazione di utensili

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  • Primi della classe
    I corvidi, gruppo al quale appartengono gazze, ghiandaie, cornacchie, taccole e corvi imperiali, risolvono problemi posti loro dai ricercatori, hanno una buona memoria e sanno prevedere le situazioni.
    In confronto alle scimmie, per non parlare dei "pensosi" elefanti, i loro cervelli sono piccoli, ma hanno organizzato in modo eccellente i loro neuroni, colmando il grande abisso evoluzionistico esistente fra primati e corvidi.
    «Entrambi i gruppi tassonomici devono essersi trovati a fronteggiare in modo indipendente il bisogno di una manipolazione di elementi del loro ambiente, o altre sfide che hanno stimolato il loro cervello, sviluppando abilità cognitive sorprendentemente simili», spiega l'etologo Frans de Waal.
    Nel suo libro  Siamo cosi intelligenti da capire l'intelligenza degli animali? 8860308364 , nel passare in rassegna i vari "fenomeni' del mondo animale, racconta come si è arrivati a promuovere i
    corvidi "primi della classe". «Evidentemente le loro capacità cognitive hanno origini antiche e non deve sorprendere che oggi si considerino anche il linguaggio umano e il canto degli uccelli come prodotti di un'evoluzione convergente».
  • Uso e creazione di utensili
    In una voliera, alla Oxford University, i ricercatori hanno messo alla prova Betty, cornacchia della Nuova Caledonia (Corvus moneduloides): doveva tirare fuori un minuscolo secchiello, con dentro un pezzetto di carne, da un tubo verticale trasparente.
    Accanto al tubo c'erano due strumenti tra cui scegliere: un filo metallico rettilineo e un altro con un'estremità incurvata a uncino.
    Soltanto il filo con l'uncino poteva permettere a Betty di agganciare il manico del secchiello per estrarre il bocconcino dal tubo.
    Fece subito la scelta giusta, ma poi il suo compagno le rubò lo strumento. Senza scoraggiarsi, con il becco piegò l'altro filo, quello retto, dandogli una forma a uncino, in modo da poter comunque estrarre il secchiello dal tubo.
    Nei test successivi ricevette solo fili metallici dritti, che continuò a piegare. Betty ha così fornito la prima prova di laboratorio sulla produzione di utensili fuori dall'ordine dei primati.
    Del resto, la sua specie allo stato selvatico, nel Pacifico sud­occidentale, produce utensili: le cornacchie della Nuova Caledonia modificano i rami per ottenere piccoli uncini di legno, con cui stanare animali da crepe o fessure.

 

2. Da Esopo alla realtà e la teoria della mente

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  • Da Esopo alla realtà
    L'antico poeta greco, nella sua favola dedicata al corvo, lo immagina mezzo morto di sete.
    Il corvo trova un'anfora, ma dentro è rimasta poca acqua e non ci arriva col becco.
    Gli viene allora l'idea di gettare un ciottolo e altri ancora nell'anfora, fino a fare salire l'acqua e dissetarsi. Ispirati da Esopo, i ricercatori hanno presentato a un corvo comune (Corvus frugilegus) un tubo verticale pieno d'acqua, con un bruco fluttuante appena fuori della portata del suo becco.
    Il livello dell'acqua doveva salire assieme al bocconcino se il corvo avesse gettato ciottoli nel tubo. Cosa che fece. Lo stesso esperimento è stato ripetuto con le cornacchie della Nuova Caledonia.
    Anche loro non smentirono Esopo. Capendo anche che le pietre grandi erano meglio di quelle piccole e che non aveva senso gettare ciottoli in un tubo contenente segatura.

 

  • Teoria della mente
    Ciò che un individuo sa che gli altri sanno è la facoltà umana sintetizzata nella cosiddetta teoria della mente.
    Questa capacità è stata riscontrata anche fra gli scimpanzé. E nei corvidi? Riguarda anche loro: sanno infatti assumere il punto di vista degli altri, capirne i desideri e le mosse.
    Era già stato suggerito dal padre dell'etologia, Konrad Lorenz, alle prese con corvi imperiali e taccole, che queste specie fossero in grado di assumere una prospettiva empatica.
    Vide per esempio che le taccole, monogame, soffrono lo stato di "vedovanza" e instaurano legami fra "amici", di cui si preoccupano. Recentemente si è studiata la ghiandaia (Garrulus glandarius), diffusa in Europa e Asia.
    Le ghiandaie di sesso maschile corteggiano le femmine offrendo loro deliziosi bocconcini.
    L'esperimento consisteva nel mettere a disposizione del maschio galante due cibi fra cui scegliere: camole del miele (Galleria mellonella) e tarme della farina (Tenebrio molitori.
    Prima, però, gli sperimentatori avrebbero dato come antipasto alla femmina uno dei due cibi. Come si regolava il maschio?
    Se la femmina aveva appena mangiato camole del miele, offerte dallo sperimentatore, lui sceglieva per lei tarme della farina, immaginando che ne avesse abbastanza di camole, e viceversa.
    Conclusione: i maschi delle ghiandaie sanno prevedere i gusti della compagna perché assumono il punto di vista altrui.

3. Meglio prevenire che litigare

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La ghiandaia occidentale (Aphelocoma californica), diffusa in America, se nasconde un verme della farina mentre viene osservata da un'altra, non appena rimane sola si affretta a trovare un altro nascondiglio per il suo spuntino: si rende conto che ormai l'altra ghiandaia lo potrebbe prendere.

In uno studio congiunto fra il dipartimento di biologia cognitiva dell'Università di Vienna e quello di filosofia dell'Università di Huston, si è invece riscontrato che i corvi imperiali (Corvus corax) tengono conto del fatto che potrebbero essere visti dai loro consimili, anche se non li vedono.

Nascondono il cibo solo se sentono il suono dei conspecifici in presenza di una finestra aperta, ma non lo fanno quando è chiusa.

«I nostri risultati indicano che i corvi possono generalizzare dalla loro esperienza individuale eventualità come essere visti senza vedere chi guarda e il possibile furto del loro cibo», hanno scritto su Nature i ricercatori.

I corvi sono insomma molto più che semplici interpreti del comportamento di un soggetto che hanno davanti. Possono astrarre dalla mente un individuo che non vedono, ma che potrebbe osservarli, prevedendo le sue azioni.

L'etologa britannica Nicky Clayton del dipartimento di psicologia a Cambridge, lasciò che delle ghiandaie nascondessero tarme della farina, sole o osservate da un'altra ghiandaia.

Quelle osservate spostavano poi i vermi in un nuovo nascondiglio. Ma solo se anche loro in passato avevano commesso furti. Conformi al detto "ci vuole un ladro per riconoscere un ladro", le ghiandaie sembravano estrapolare dalla loro abitudine al furto quella altrui.

Lo zoologo austriaco Thomas Bugnyar osservò un corvo maschio di basso rango esperto nell'aprire barattoli contenenti prelibatezze, che poi però veniva spesso privato del meritato premio per colpa di un maschio dominante.

Il corvo di basso rango imparò a distrarre il suo competitore aprendo entusiasticamente contenitori vuoti e facendo finta di mangiarvi dentro. Quando il dominante se ne accorse, si arrabbiò.

Bugnyar trovò inoltre che quando i corvi si avvicinano al cibo nascosto da qualcuno, tengono conto di ciò che altri corvi eventualmente sanno.

Se i competitori "sanno", essi si affrettano per arrivarvi per primi. Se invece gli altri non hanno informazioni, se la prendono comoda.

4. La politica del dividi et impera, la memoria episodica e il riconoscimento della propria immagine riflessa in uno specchio

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  • La politica del dividi et impera
    Nel suo libro La politica degli scimpanzé, de Waal descrisse i giochi di potere e le alleanze alla base della leadership.
    Ora aggiunge: «Oggi sappiamo del suo uso anche fra i corvi ed è ciò che ci si aspetterebbe da una specie di "grande cervello"».
    La scoperta viene dall'etologo Jorg Massen, già alle prese con gli scimpanzé prima di seguire i corvi selvatici sulle Alpi austriache.
    Dove ha osservato molti interventi di separazione: quando, per esempio, un corvo interrompeva un contatto amichevole fra altri individui, come l'operazione di lisciarsi vicendevolmente le piume col becco, attaccando uno dei due o interponendo il suo becco fra loro.
    «L'autore dell'intervento non otteneva alcun beneficio diretto (non c'erano in palio né cibo né accoppiamento), ma riusciva a mandare a monte la formazione di un legame», spiega de Waal.
    «I legami fra singoli sono importanti per i corvi, perché da questi dipende lo status degli individui stessi: i corvi di alto rango hanno parecchi legami, mentre quelli di medio rango ne hanno meno».
    Gli interventi di separazione venivano compiuti per lo più da uccelli che avevano molti legami, a danno di quelli che ne avevano meno: il loro principale obiettivo era impedire a questi ultimi di crearsi nuove amicizie, per non farli avanzare nel loro status.
  • Memoria episodica
    L'etologa Nicky Clayton, approfittando della tendenza delle ghiandaie occidentali a nascondere cibi, indagò anche sulle capacità di ricordare.
    Alle ghiandaie furono date diverse cose da nascondere, alcune deperibili (larve di piralidi), altre durevoli (semi di arachidi).
    Quattro ore dopo le ghiandaie cercavano di preferenza le larve di piralide (il loro cibo preferito), ma cinque giorni dopo la loro risposta era cambiata: non cercavano più le larve, che dopo questo tempo non erano più fresche e avevano perso il loro sapore gradevole.
    Dopo tutti quei giorni ricordavano, però, ancora dove avevano nascosto le noccioline americane. Le ghiandaie ricordano le tre W (what, where e when).
  • Allo specchio
    Il riconoscimento della propria immagine riflessa in uno specchio, era stato osservato, dopo che nelle scimmie antropomorfe, solo negli elefanti e nei delfini. Ora è stato rilevato anche nella gazza {Pica pica).
    Lo psicologo tedesco Helmut Prior sottopose delle gazze a un test dello specchio controllato da un segno sul corpo: di solito il soggetto che si autoriconosce esplora il segno e cerca di toglierselo di dosso.
    Il segno - un piccolo adesivo giallo applicato sul petto nero - aveva un forte risalto, ma era visibile solo allo specchio.
    Collocate davanti a uno specchio, le gazze si grattavano con una zampa finché il segno non era scomparso. Come controprova, ignoravano un segno "fasullo", un adesivo nero non visibile sul petto nero.





5. Intelligenza di contesto sociale e corvi e cornacchie d’Italia

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  • Intelligenza di contesto sociale
    Konrad Lorenz considerava i corvidi gli uccelli a più alto sviluppo mentale.
    Scrisse lo scienziato: «Il vecchio corvo Roah si buttava in picchiata, raggiungendomi alle spalle, un po' al di sopra della mia testa, poi incominciava ad agitare la coda e riprendeva il volo verso l'alto, voltandosi a guardarmi. Per accompagnare questo movimento [...], non emetteva il verso innato della sua specie, ma gridava, invece, con voce umana: "roah, roah, roah"! Il fatto straordinario era che Roah usava regolarmente il verso di richiamo della sua specie, "krack-krack-krack", nei rapporti con gli altri corvi.
    Alla sua compagna si rivolgeva con un "krack-krack-krack" quando voleva invitarla a volare con lui, mentre al suo amico uomo si rapportava col linguaggio umano».
    Il corvo aveva cioè inteso che essendo "roah" il richiamo che Lorenz usava per lui (il suo nome), tale richiamo dovesse funzionare anche in senso inverso.
    Questo prova la capacità di adattarsi al contesto sociale, uno degli aspetti più importanti dell'intelligenza indicati oggi dal neuroscienziato Richard Davidson, pioniere dei moderni studi sul cervello umano.
    I corvi, in alcune strade del Giappone, hanno imparato a usare le auto in corsa come schiaccianoci. Al momento giusto lasciano cadere la noce, così che la macchina, passandoci sopra, la rompa. Poi vanno a recuperare il frutto.
    Alcuni fanno perfino cadere le noci sulle strisce pedonali e recuperano il pasto solo quando il semaforo è verde per i pedoni e le auto sono ferme al rosso, non rischiando così di essere investiti.
  • Corvi e cornacchie d’Italia
    I corvidi hanno una dieta onnivora (frutti, semi, insetti, piccoli uccelli e rettili), con vita gregaria e nidi molto alti da terra.
    In Italia è presente la cornacchia grigia [Corvus corniti), la specie più diffusa, dalle pianure fino a 1.000 metri di altitudine.
    La cornacchia nera (Corvus corone) si trova in pianure e alture degli entroterra costieri.
    La ghiandaia (Garrulus gandarius) vive po’ ovunque, ma preferisce la vita nei boschi, sostituita sulle Alpi dalla nocciolaia (Nucifraga caryocatactes).
    La ghiandaia marina (Coracias garrulus) è la specie più appariscente, dalle tonalità turchesi e verde smeraldo; vive sulle coste della Toscana e ioniche, oltre che in Sicilia e Sardegna.
    Sui campanili di molte città, ponti e pareti rocciose, s'insedia la taccola (Coloeus monedula), in gruppi con organizzazione gerarchica.
    Da noi sono presenti anche il gracchio alpino (Pyrrhocorax graculus], a nord, e il gracchio corallino (Pyrrhocorax pyrrhocorax), visibile sugli Appennini Centrale, Meridionale e monti delle isole.
    La gazza [Pica pica], molto diffusa, non è propriamente gregaria, ma è incline a vivere vicino alle case.
    Infine, il corvo comune (Corvus frugilegus), presente dalla pianura Padana al Nordovest, e il corvo imperiale (Corvus corax], il più raro in Italia, con circa 4 mila coppie nidificanti su Alpi, Appennino Meridionale, Sardegna e Gargano.
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