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Dal Barocco al Neoclassico: 5 stili unici ed inconfondibili

La parola "stile" in pittura, scultura e architettura, come in altri aspetti della creatività umana, sta ad indicare l'insieme degli elementi e delle forme caratteristiche che contraddistinguono un'autore, una scuola, un'epoca.

Ma "stile" è venuto ben presto anche a significare un modo di porsi nella società, di manifestare la propria personalità e appartenenza a un determinato gruppo sociale, geografico o culturale, tanto attraverso il comportamento quanto l'abbigliamento e gli oggetti di cui ci si circonda.

Le forme di uno stile possono essere più o meno originali, rinnovatrici di una certa tradizione o corrente, o totalmente rivoluzionarie, ma pur sempre manifestazioni caratterizzate, rispetto all'effimero fenomeno di moda, da unicità, diffusione, permanenza e stabilità nel tempo.

Ma se tale definizione risulta quanto mai chiara in pittura (ad esempio  al raffronto fra un'opera di Leonardo da Vinci e di Picasso), un qualsiasi oggetto artigianale o industriale può manifestare con altrettanta evidenza caratteristiche tali da meritare l'appellativo di essere "in stile" o di aver creato uno "stile".

Oggi cercheremo di fornire (senza avere la pretesa di esaurire ogni singolo argomento) delle prima e semplici chiavi di lettura per la comprensione di 5 "stili storici europei" (dal XVII al XIX secolo) e cioè del Barocco, del Rococò, del Primo Neoclassico, dello stile Impero e del Regency. Vediamoli insieme.

1. Il Barocco

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Definire tutto il XVII secolo come il secolo del Barocco è una generalizzazione non rispondente a verità. L’etimologia del termine Barocco, nato sul finire del XVII secolo, è ancora incerta; Se indubbiamente ‘baroco’ indica un tipo di sillogismo aristotelico, spesso menzionato nell’ambito della filosofia scolastica a partire dal XIII secolo, è vero altresì che la parola portoghese barroco, poi passata nel francese baroque, indica una perla non perfettamente sferica e screziata, e quindi si è soliti connotare, peraltro negativamente, quegli aspetti più ridondanti e fantasiosamente elaborati. Sembra che ‘barocco’ vada inteso come fusione dei due significati.

Nell’accezione di ‘irregolare, bizzarro’ è stato senza dubbio usato in Francia all’inizio del XVII secolo gli aspetti culturali e le diverse manifestazioni artistiche che, a partire dal XVII fino a buona parte del XVIII secolo, presero il posto delle forme classiche, ribaltando del tutto la statica concezione dell’architettura rinascimentale. Due sono i termini che possono efficacemente definire in sintesi questo nuovo gusto artistico: stupore – dinamismo, ossia la spinta al movimento, a rompere gli equilibri e le simmetrie.

Lo stile “Barocco”, per la sua irrefrenabile volontà di liberazione dai preconcetti intellettuali e formali del passato, assume un significato psicologico che va ben oltre gli specifici aspetti dell’architettura del XVII e XVIII secolo, tanto da potersi ritenere, a buon diritto, una vera e propria espressione creativa. Un discrimine temporale che ha le sue ragioni nel mutato clima politico e culturale della Roma di Urbano VIII Barberini (1623 - 1644), culla del Barocco italiano ed europeo, città in cui le aspirazioni di grandezza della chiesa cattolica trovano espressione nell'estro inventivo e rivoluzionario di Bernini, Borromini e Pietro da Cortona.

Rispetto alla produzione cinque-primosecentesca, la mobilia barocca conserva ancora una forte strutturalità ed equilibrio di masse, ma le linee si ammorbidiscono in un andamento più mosso e sinuoso, specialmente nelle gambe, braccioli e spalliere delle sedie in cui il lavoro ad intaglio, spesso dorato, si consuma in virtuosistiche fioriture di cespi d'acanto, in motivi a "conchiglia", "espagnolette" (testine femminili) e figure mitologiche. Il gusto per la materia preziosa continua ad esprimersi nell'uso delle impiallacciature di legni pregiati, del "commesso marmoreo", dell'"incrostazione", portata ai massimi livelli dall'ebanista di Luigi XIV, Handré Charles Boulle, la cui maniera ad intarsi in bronzo, ottone e rame su tartaruga, venne imitata in tutta Europa.

L’esaltazione dello sfarzo, della grandiosità e della ricchezza costituiscono l’altra faccia del potere “assoluto” delle monarchie europee che manifestano con l’arte barocca il senso del prestigio affermazione del potere economico e politico. I nobili del barocco avevano uno stile di vita sfarzoso e tendente all'esagerazione e all'eleganza. Famosi sono banchetti importanti dove i nobili spendevano i loro averi per organizzare cene al limite della ricchezza.Le forme architettoniche, frutto di complessi calcoli matematici, presentano una quantità di linee spezzate e ondulate, c’è la tendenza a strutture monumentali cariche di decorazioni e ornamenti.

Nella pittura il dinamismo è ottenuto non solo col movimento delle figure e dei panneggi, ma anche nei forti giochi di luci e ombre (accentuazione del chiaroscuro - Caravaggio). il Barocco fa appello all’emotività e spesso si avvale della drammaticità illustrativa; si abbandona la realtà per un mondo di fantasia. Nascono espressioni più mosse, tormentate ed inquiete e prevale la ricerca del meraviglioso, la tendenza a sbalordire e meravigliare. 

2. Il Rococò

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Il Rococò è uno stile fiorito in Francia negli ultimi anni di Luigi XIV ed affermatosi con Luigi XV (1715 - 1770), che propone forme bizzarre e stravaganti, e mantiene il gusto barocco per gli effetti scenografici. Fu l‟arte della società mondana, frivola e capricciosa delle corti. Grazia lineare d'arabeschi fioriti in tenere tinte pastello, scintillio d'ori, specchi e cristalli, profusione di stucchi, scene galanti ed intimi interni domestici sono i tratti distintivi del "rocaille" , (rocce artificiali a forma di conchiglia poste sul fondo di laghetti, che creavano degli effetti luminosi nell'acqua), poi trasformato spregiativamente in Rococò.

Considerato spesso come un'aggraziata quanto vuota involuzione del Barocco, il Rococò è anche lo stile del piacere di vivere, che per la prima volta, dopo secoli di eurocentrismo, si apre anche a culture orientali, assimilandone sia gli aspetti più fantasiosamente decorativi (le cosiddette "chinoiseries"), che alcune innovative soluzioni tecniche, quali la lavorazione della porcellana. Rispetto al Barocco, pur preservandone il gusto per la linea mossa e la materia varia e preziosa, il Rococò è uno stile all'insegna di una ridondante leggerezza e bizzarria, intese come rifiuto dell'ideale classicista di simmetria ed equilibrio.

Uno stile, si direbbe, tipicamente femminile anche per la forte influenza operata nelle scelte di gusto della corte francese dalle favorite del re, Madame de Pompadour prima de la du Barry dopo. In architettura la semplicità degli esterni dei palazzi contrasta con la decorazione ricca degli interni, come avviene negli splendidi palazzi reali, costruiti lontano dalle città e immersi in parchi immensi. Uno di questi è la Reggia di Caserta, realizzata dall‟architetto Luigi Vanvitelli intorno al 1750, insieme alla Palazzina di Caccia di Stupinigi, ad opera di Filippo Juvarra, nel periodo che va dal 1729 al 1731.

In pittura si rappresenta la vita sociale mondana e raffinata; nei dipinti dominano il colore e la luce, le forme sono poco definite e sfumate. Tra i pittori più rappresentativi del rococò francese è da notare Antoine Watteau  (1684–1721) e, in Italia, Canaletto (1697– 1768), famoso per le sue vedute di Venezia ricchissime di particolari e Giambattista Tiepolo, famoso per i suoi affreschi realizzati con ricchezza di luce e colori. La scultura si esegue per decorare i parchi, i giardini e le fontane con soggetti mitologici con statue molto tortuose. Sotto il profilo storico l'Italia gioca un ruolo marginale, ma in campo artistico è ancora importante.

Degna di nota è la produzione di mobili laccati veneziani (fra le più alte testimonianze del Rococò europeo), dalle forme imitanti i modelli francesi, ma vivacizzate da decorazioni a fiori e ghirlande, o da brani di genere  e di paesaggio tratti dall'ambiente lagunare. Completamente diversa, invece, la produzione napoletana, cateterizzata da preziosi intarsi a motivi vegetali, incrostazioni in tartaruga, avorio e madreperla e cineserie baluginanti d'oro.

3. Il primo Neoclassico

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Nella seconda metà del '700 si manifesta a Roma una nuova tendenza di arredamento con un ritorno rigoroso al classicismo in anticipo su altri Paesi. Un ben più timido ritorno al passato era proposto in Francia dallo stile Luigi XVI che in quegli anni cominciava ad essere sperimentato. Il Luigi XVI è l'ultima fase dello stile cortigiano che dà origine ai germi della nuova arte. Se il Rococò è lo stile per eccellenza dei decenni centrali del XVIII secolo, già intorno agli anni 1750 - 1760, tuttavia, cominciano a manifestarsi i primi sintomi di reazione allo sfarzo cortigiano di Luigi XV e la tendenza verso le forme più sobrie e di netta ispirazione archeologica che identificano il primo stile Neoclassico, che abbraccia il periodo dalla salita al trono di Luigi XVI (1774) alla caduta dell'Impero napoleonico (1815).

In quegli anni gli ornamenti cominciano a cedere il posto al nuovo gusto, scompaiono progressivamente curve e volute e si afferma l'uso della linea retta. La culla del neoclassicismo è Napoli, o meglio, il fulcro della divulgazione neoclassica; il forte interesse per l'antico di questi anni è alimentato principalmente dalla "resurrezione" delle città di Ercolano e Pompei in seguito agli scavi archeologici effettuati intorno al 1740. I tesori emersi furono esposti nella capitale borbonica, dove accorsero centinaia di persone da tutto il vecchio continente e non solo.

Altri centri del neoclassicismo in Italia, furono Firenze con i famosi piani in marmo intarsiati dell’Opificio delle pietre dure, Parma, governata dai Borboni, Genova, dove si distinse Emanuele Andrea Tagliafichi nonchè Torino con Ignazio Ravelli e Giuseppe Maria Bonzanigo. Ma soprattutto Milano, con Giacomo Maggiolini. Nel giro di pochi anni, arredi, soprammobili, vasellame, orologi e gioielli perdono le grazie incipriate e artificiose del Rococò per ridisegnarsi sui modelli dell'antichità diffusi in tutta Europa da trattati e raccolte riccamente corredate d'incisioni. Ai motivi ornamentali floreali ora si sostituiscono meandri, anfore, sfingi e festoni, o le fantasiose grottesche del III° o IV° stile pompeiano, mentre il repertorio iconografico attinge tanto alla mitologia classica quanto ai simboli ed emblemi della Rivoluzione francese.

Le essenze principalmente usate sono il mogano, i legni esotici, i legni satinati, l'ebano, il noce ed in Austria e in Veneto anche il ciliegio ed il frassino. La struttura della mobilia si alleggerisce e assottiglia in virtù del ritorno a linee rette e i motivi decorativi sono costituiti da greche, ghirlande, festoni, foglie d’acanto, palmette, ovoli, cerchi, fiocchi, nodi, anfore, vasi, cornucopie, rosette, margherite e colombe. I maggiori esponenti in arte del primo Neoclassico furono due importanti teorici, rispettivamente sostenitori dell'arte romana e greca, Giovan Battista Piranesi e lo storico dell’arte Johann Joachim Winckelmann. Entrambi privilegiano l'imitazione dell'arte alla sterile copia. Nelle vedute romane di Piranesi si nota maggiormente lo spirito della Roma antica.

In Italia il lombardo Maggiolini rilancia con straordinario successo la  tarsia figurata con paesaggi, scene figurate, fiocchi e festoni. Il settore in cui il Neoclassico esprime più compiutamente la sua passione per l'antico è la scultura. Le maggiori testimonianze artistiche dell’antichità sono infatti sculture. E nella scultura neoclassica si avverte il legame più diretto ed immediato con l’idea di bellezza classica. I caratteri della scultura neoclassica sono la perfezione di esecuzione, la estrema levigatezza del modellato, la composizione molto equilibrata e simmetrica, senza scatti dinamici. Oltre alla scultura altri 2 settori in cui  il Neoclassico esprime la sua passione per l'antico sono certamente la produzione di vasellame e suppellettili in ceramica, argento e bronzo, per i quali i reperti di scavo offrivano una maggiore disponibilità di modelli originali per riferimento (anfore, vetri colorati, cammei ecc.).

4. Regency (1795 - 1825)

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Il Regency è uno stile architettonico che si collega principalmente alle costruzioni inglesi, quando il principe Giorgio del Galles venne nominato principe reggente per conto del padre Giorgio III del Regno Unito. Più precisamente con il termine Regency si definisce la produzione fra il regno di Giorgio III e della regina Vittoria (1795 - 1825). Il termine di Regency è applicato anche al design degli interni di quello stesso periodo. Nonostante la sua relativa brevità, quella della Reggenza fu un'epoca di cambiamenti in ogni aspetto della vita sociale inglese. Precursore di questo stile fu John Nash che disegnò in questo stile Regent's Park e Regent Street a Londra.

Nella sua fase iniziale il Regency si riallaccia al neoclassicismo di Adam per poi accentuare la ripresa archeologica e degenerare, negli anni successivi, in un pesante e spesso disorganico eclettismo in cui stilemi neogreci, neogotici, neoetruschi, neoegizi e cineserie si associano alla moda della filettatura in ottone e dell'intarsio alla Boulle (famoso ebanista francese il quale elaborò mobili esaltandoli con l’applicazione di bronzi dorati e finemente cesellati e rivestendoli di intarsi nei quali i legni vengono sostituiti da materiali diversi, principalmente ottone e tartaruga, ma anche rame, peltro e argento).

Un altro celebre rappresentante di questo stile è Thomas Sheraton, autore del "The Cabinet Dictionary" pubblicato nel 1802 (ampio campionario di circa 200 mobili direttamente copiati o ricreati da prototipi classici). L’ispirazione dello stile Regency era sempre di gusto neoclassico, ma gli oggetti venivano riprodotti in maniera estremamente realistica e fedele agli originali, riproducendone spesso anche la venatura delle parti marmoree consunte dal tempo, segno anche che i modelli a cui ci si ispirava erano e vasi di terracotta ed i fregi marmorei più che gli oggetti dell’argenteria classica. La produzione di ceramica e in porcellana subisce un'involuzione dettata dall'avanzare della pratica decorativa sempre più diffusa della decalcomania (tecnica considerata l'antenata degli adesivi).

Fonte d'ispirazione ancora l'antichità classica sia nelle forme che nei motivi decorativi con meandri, foglie di quercia e d'alloro. In questo periodo emergono anche le porcellane della Reale Fabbrica di Berlino dove la decorazione in oro all'antica copre l'intero corpo ceramico incastonando ritratti, nature morte e paesaggi imitanti la contemporanea pittura ad olio. L'uso dell'oro è una costante anche dell'arte vetraria che assume forme massicce decorate con bordature e medaglioni dorati o incisi.

Anche la moda ne fu influenzata e l''aspetto più rilevante in quest'ambito fu l'abbandono degli eccessi che avevano caratterizzato il periodo precedente ed il ritorno ad una semplicità estrema, ricondotta al mondo classico (tipico della moda femminile del periodo era l'abito con il taglio cosiddetto "stile impero", con una vita molto alta, appena sotto il seno, che scende con una gonna lunga e dritta). Questo cambiamento veniva suggerito da una forte spinta ideologica, motivata dagli sconvolgimenti sociali avvenuti in Europa dalla fine del Settecento. Nel periodo successivo alla Rivoluzione Francese, infatti, nessuno voleva sembrare un membro dell'aristocrazia e le persone smisero di usare gli abiti come una forma di espressione del proprio status sociale.



5. Stile Impero (1804- 1815)

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Un celebre quadro di Jacques-Louis David celebra l'incoronazione di Napoleone Bonaparte Imperatore avvenuta con grande lusso e sfarzo nella cattedrale di Notre-Dame di Parigi nel 1804. Di qui al 1815, anno del definitivo esilio a Sant'Elena del Bonaparte, in tutta Europa si afferma uno stile unitario che, nato in Francia come espressione del fasto e della potenza dell'Impero napoleonico, si diffonde in più o meno ricche e elaborate manifestazioni al seguito degli eserciti e dei governi imperiali. Tutte le arti alle quali il Condottiero rivolse le sue più attente cure divennero, nelle sue mani, strumenti di quella politica che egli adottava con intendimenti di personale glorificazione e del suo imperioso desiderio di esternare nel tempo le proprie imprese e la sua grandezza.

Lo stile Impero, collocabile all'interno di un gusto schiettamente neoclassico, trova la sua ispirazione non più solo nella classicità arcaica greco-etrusca e nella Roma repubblicana, ma, con preciso intento ideologico, soprattutto nella Roma imperiale. L'architettura dell'Impero,  è caratterizzata dall'adozione dell'ordine classico in dimensioni giganteggianti (la Camera dei Deputati, la colonna di place Vendôme, la Borsa di Parigi ecc.) Protagonisti indiscussi della civiltà dell'arredo napoleonico furono due architetti, Charles Percier e Pierre Fontane (Malmaison, Arco di Trionfo del Carrousel, apertura della Rue de Rivoli), che seppero mirabilmente combinare le esigenze di fasto e grandiosità, espressi con elementi simbolici e allegorici, con la ricerca di grazia, intimità e leggerezza ben ravvisabile in ogni interno riconducibile alla loro attività, interventi che abbracciarono ogni minuto particolare delle arti decorative, dal mobile al bronzo, dalla porcellana agli argenti.

Tra i motivi firmati dai due architetti troviamo la N incorniciate entro serti di alloro, le api, le aquile e i cigni araldici. Il mobile di stile impero si presenta solido, maestoso e obbedisce sempre ad un rigoroso senso della misura. E' robusto, resistente ma non opprimente, proporzionato e mai volgare con carattere sempre aristocratico, vantando proporzioni sempre  armoniose e sapientemente equilibrate. La metrica spaziale è sempre lineare e presenta veste lignaria di norma in radica o massello di mogano, con superfici di norma spoglie da altre essenze lignee.

In Italia si distingue la produzione di Lucca dove Jean-Baptiste Youf, l'ebanista parigino chiamato da Elisa Baciocchi, sorella di Napoleone e duchessa della città, alla direzione della sua fabbrica di mobili, semplifica lo stile Impero in arredi severi ravvivati da un equilibrato uso delle decorazioni in bronzo. Ma sia Firenze, dove spicca la figura di Giovanni Socci, che Napoli, conoscono una discreta fioritura Impero in legno laccato, dipinto bianco o in colori pastello, rifinito a intagli dorati.






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