Il Deerhound, o Levriero Scozzese a pelo ruvido, ha origini molto antiche e un lungo e glorioso passato di nobile cacciatore.
Veniva infatti utilizzato, nelle terre alte di Scozia, nella caccia ai cervidi e in particolare al daino, un tempo assai abbondante nei boschi scozzesi e chiamato in inglese deer (da cui deriva appunto il nome del Levriero Scozzese).
La sua costruzione suggerisce la eccezionale combinazione di velocità, potenza e resistenza necessarie per atterrare un cervo, ma il suo normale comportamento è caratterizzato dalla dolcezza e dalla dignità.
Dolce e amichevole, è obbediente e facile da educare, poiché non chiede che di essere gradito. Docile, dotato di buon carattere, non è mai diffidente, aggressivo o pauroso. Si comporta con una tranquilla dignità.
Il Deerhound non è aggressivo con gli altri cani, non ha la tendenza a scappare; obbedisce facilmente e, per quanto poco il padrone lo sorvegli, impara senza difficoltà l’educazione di base che ogni cane dovrebbe avere.
Molto calmo in casa, ama il comfort e la siesta; ha comunque bisogno di spazio e non è opportuno confinarlo in un appartamento di città.
Questo “signore” della razza canina, dalla personalità avvincente, richiede al proprio padrone qualche sacrificio, tenuto conto della sua taglia, ma saprà ricompensarlo con la sua immensa gentilezza, un’educazione che non viene mai meno e lo spettacolo raro e sorprendente delle sue sfrenate corse.
Scopriamolo insieme!
1. Origine e storia
Il Deerhound, o Levriero Scozzese a pelo ruvido, ha origini molto antiche e un lungo e glorioso passato di nobile cacciatore.
Veniva infatti utilizzato, nelle terre alte di Scozia, nella caccia ai cervidi e in particolare al daino, un tempo assai abbondante nei boschi scozzesi e chiamato in inglese deer (da cui deriva appunto il nome del Levriero Scozzese).
Grazie alla sua velocità e al suo temperamento rude quanto il suo pelo (lo si chiama a volte anche Rough Greyhound), il Deerhound faceva faville nelle selvagge distese delle Highlands.
Il suo albero genealogico è impressionante, le sue radici si spingono infatti fin prima dell’era cristiana: i suoi avi erano degli enormi cani irsuti che accompagnavano le popolazioni celtiche giunte a ondate successive in Scozia e in Irlanda tra il V e il II secolo avanti Cristo.
Vi sono numerose testimonianze circa la sua presenza nelle Highlands nel corso dei secoli. Gli Scoti, avventurieri e pirati irlandesi, miravano a estromettere dalle Highlands i Pitti (cosiddetti per l’usanza che avevano di dipingersi il volto allo scopo di assumere un aspetto selvaggio).
Questi ultimi dovevano essere dei validi guerrieri, visto che furono tra le poche popolazioni in grado di tenere a freno le legioni romane. Nel 277 gli Scoti scatenarono contro di loro una sanguinosa battaglia adducendo ufficialmente come motivo il furto di un Levriero da parte degli avversari. Si trattò chiaramente di un pretesto, ma fu comunque considerato un fatto sufficientemente grave per poter giustificare un massacro!
In modo molto meno drammatico l’antenato del Deerhound fu onorato anche dagli artisti: una scultura bronzea risalente al II secolo e raffigurante un robusto Levriero a pelo duro è stata rinvenuta nei pressi di Lydney, nel Gloucestershire. Nel Medioevo questi cani godevano di ottima fama e rappresentavano il ramo maggiore dei Levrieri.
A quei tempi infatti se ne selezionavano vari tipi: gli eleganti levrierini, piccoli cani da compagnia solo occasionalmente impiegati nella caccia alla lepre, i Levrieri veri e propri, cioè quelli specializzati in quel tipo di caccia, e infine grossi e robusti cani utilizzati anche per la caccia al cinghiale e al lupo.
Quanto dovessero essere temibili lo dimostra il fatto che il re Canuto, allo scopo di proteggere i daini, nel 1016 proibì a chi non fosse nobile di avere un Deerhound. Più tardi si rese addirittura necessario esibire il titolo di conte per poterne possedere uno!
Questi cani eccezionali furono quindi improvvisamente ricercatissimi in tutta Europa e considerati un dono inestimabile. In Francia si diceva che fossero originari della Britannia (cioè d’Inghilterra e Irlanda). In seguito, e fino all’inizio del XVIII secolo, si importarono dalla Scozia, dall’Irlanda e, quando in Europa divennero rari, persino dalla Tartaria.
Nelle opere dotte veniva loro dedicata una sezione speciale; così li descrive il naturalista tedesco Gesner nel suo Trattato di storia naturale (1570): «I Levrieri più imponenti sono utilizzati in Inghilterra nella caccia al cervo; essi hanno il corpo ricoperto da uno spesso pelo ruvido».
Il dottor Johannes Caius accordò loro ovviamente un posto d’onore nel suo De canibus britannicis, pubblicato anch’esso nel 1570. Il medico personale della regina Elisabetta I precisa che questi cani erano molto quotati per l’inseguimento della grossa selvaggina.
E appunto per questo motivo che il conte d’Athol li impiegò quando nel 1563 organizzò nei suoi possedimenti una gigantesca battuta in onore della regina Maria Stuarda, rivale di Elisabetta, che aveva una vera passione per la caccia.
Nel corso di questa memorabile festa non meno di trecentosessanta fra daini e cervi furono preda dei Deerhound, oltre a cinque lupi (non è una gran cifra, ma bisogna ricordare che per la maggior parte erano già stati eliminati dai Levrieri Scozzesi nel passato). In ricordo la regina «prese tra i suoi il miglior Levriero per la caccia al daino».
Sfortunatamente la grossa selvaggina finì per diventare sempre più rara; i folti boschi che inizialmente ricoprivano le Highlands erano già piuttosto spogli nel XVIII secolo e le pecore a ‘muso nero’ erano divenute molto più numerose dei daini nelle lande.
Nel 1769 lo storico Pennant notava che il Deerhound era divenuto raro nella Scozia orientale a causa del dissodamento e dell’espropriazione dei terreni coltivati. Si può dunque supporre che i cacciatori scozzesi non si curassero della gestione del patrimonio zootecnico dei grandi cervidi.
Si sa inoltre che le incessanti e sanguinose lotte fra i clan dovevano finire per affondare il sistema politico dopo la battaglia di Culloden Moor (1746). Il Deerhound, legato alla nobiltà, non poteva che soffrirne tutte le conseguenze.
Lo sviluppo in Francia e in Inghilterra della caccia a cavallo provocò infine il declino dell’uso dei grandi Levrieri, che restarono allora confinati in Irlanda e in Scozia (era difficile, fino al XIX secolo, distinguere i Levrieri d’Irlanda e di Scozia).
Tuttavia anche in quei paesi, in cui si restava fedeli alle tradizioni secolari, la diminuzione dei cervi e dei daini (l’alce era stato sterminato già da molto tempo), poi la scomparsa del lupo minacciarono di estinzione i grandi cani.
Questi furono salvati da Duncan McNeill, più conosciuto con il titolo di lord Colonsay. Grazie a un rigoroso allevamento, iniziato verso il 1820 e proseguito per cinquant’anni —il figlio del lord, Archibald McNeil, ne raccolse l’eredità —, la razza fu riportata al la sua integrità, ma in numero inferiore, ovviamente, rispetto all’epoca del suo splendore. Questo periodo della storia del Deerhound è giustamente e rispettosamente noto come ‘il rinascimento di Colonsay’.
Eminenti personalità dell’epoca vittoriana assicurarono ben presto alla razza una certa celebrità, a scapito di un grande incremento numerico. Fra di essi in primissima linea sir Walter Scott, che ricordava spesso il suo cane Maida.
Definendolo staghound, cacciatore di cervi, lo descriveva come un cane dalle caratteristiche sia del Levriero sia del lupo; era di taglia così grande che il romanziere lo faceva mangiare in un piatto a tavola.
Quando Maida morì, Glengarry, il capo del clan MacDonnel, fece dono a Walter Scott di Nymrod, «un nobile cucciolo Wolfhound» che si rivelò gigantesco quanto il suo predecessore.
Il Deerhound ebbe un altro celebre sostenitore nella persona della regina Vittoria, che d’altronde fece conoscere numerose altre razze, data la sua grande passione per la specie canina.
La sovrana, sedotta dal Levriero Scozzese, chiese a sir Edwin Landseer di fargli un ritratto. Il famoso pittore di animali conosceva molto bene questa bella razza, poiché fu più volte invitato dai lord scozzesi ad assistere alla caccia con i Deerhound.
Ci ha dunque lasciato un celebre dipinto, in cui un maestoso Deerhound volge lo sguardo verso il brumoso orizzonte delle Highlands, pronto a lanciarsi sulla preda, sotto lo sguardo malinconico di tre grandi segugi, mentre un piccolo Scottish Terrier bianco non vede nulla, data la sua piccola taglia.
Un altro dipinto, non meno tipico, dovuto sempre al pennello di Landseer, ci mostra un Deerhound che si riposa, nella sala di un’antica dimora scozzese, dalle fatiche di una dura giornata di caccia, nell’atmosfera magica creata da un fuoco che scoppietta nel grande camino.
Forte di tali prestigiosi padrini, il Deerhound ottenne di essere ufficialmente inserito nell’aristocrazia canina: un club dello Scottish Deerhound fu fondato nel 1891 e, nel 1892, fu redatto il primo standard della razza.
Quest’ultimo fu registrato dal Kennel Club nel 1901 e rivisto nel 1970. L’allevamento del Deerhound conobbe, come quello di tutte le grandi razze, momenti bui durante le due guerre mondiali. Ma ogni volta trovò fedeli appassionati, che dedicarono tutte le loro energie per dare alla razza miglior avvenire.
Oggigiorno, pur essendo ancora raro anche nel suo paese d’origine, il Deerhound può contare su molti ammiratori in Australia, Stati Uniti, Scandinavia, Olanda, Belgio, Svizzera e in Francia.
Tutti si dedicano con estrema pazienza e rigore ad allevare esemplari di grande qualità, in numero sufficiente per assicurare la continuità di questa nobile razza.
2. Comportamento
Per gli Scozzesi è un vero punto d’onore conservare le qualità di cacciatore del loro grande Levriero.
Se attualmente non possono più lanciarlo all’inseguimento del daino o del cervo, organizzano comunque regolarmente dei coursing su lepri in suo onore.
Nei loro principi, così come nell’organizzazione, tali prove somigliano molto a quelle, assai celebri, destinate in Inghilterra ai Greyhound (come la famosa Waterloo Cup), ma con una differenza essenziale legata alla natura del terreno su cui si svolgono.
I coursing scozzesi si svolgono in effetti in montagna, e i cani devono possedere una costituzione molto robusta e una notevole resistenza, per muoversi con successo su terreni difficili. Negli Stati Uniti, dove la razza è stata introdotta da molto tempo, il Deerhound caccia il coyote, un animale più adatto alla sua potenza.
Queste attività non rappresentano tuttavia altro che un fenomeno marginale, dato che il Deerhound è divenuto essenzialmente un cane da compagnia e da esposizione. Per far ciò il Levriero Scozzese non ha veramente bisogno di forzare la propria natura.
La passione per la caccia, che poteva sembrare anche ferocia quando doveva cacciare il lupo o i grandi cervidi, non ha in effetti mai impedito al Deerhound di dimostrare un comportamento molto dolce e amichevole nei confronti del genere umano.
E un cane fra i più piacevoli: accucciato ai piedi del proprio padrone, gli lascerà tutto il tempo per leggere le notizie sul giornale, fumare la pipa o assaporare un whisky di buona annata.
Il Deerhound sa apprezzare nel suo giusto valore la dolce e calda intimità di un proprio ‘cantuccio’ familiare, in cui la sua immensa silhouette non è mai fuori posto, poiché esso dà dimostrazione di grazia, delicatezza e discrezione.
Il Deerhound è in effetti un cane discreto, che non abbaia e non morde. Non ha dunque alcuna vocazione alla guardia, anche se la sua impressionante statura può avere, da sola, un effetto di dissuasione.
Accoglie con dignità i visitatori e se appare spesso molto riservato non è certo per freddezza o per snobismo, ma unicamente per timidezza. Come molti animali di grande taglia, sembra desolato e imbarazzato per l’impressione che produce.
Sa comunque commuovere quando è necessario: per comunicare che è tempo di uscire, per reclamare un dolcetto, questo nobile animale non esita a gemere e a piangere.
Per quanto riguarda la sua flemma britannica, ne ha quando gli fa comodo: distante con l’estraneo, il Deerhound è affettuoso ed espansivo con il padrone, assai giocherellone in famiglia e talvolta persino esuberante.
Con i bambini sa essere molto delicato, badando a non urtarli mai: li si può lasciar giocare insieme con completa fiducia, perché il cane non utilizza mai in queste circostanze la sua forza — che è davvero notevole!
Il Deerhound non è aggressivo con gli altri cani e, se questi ultimi hanno un buon carattere, comincerà con loro quel gioco conosciutissimo da tutti i Levrieri: ‘Prova a prendermi!’. Questo vecchio cacciatore rispetta tutti gli altri animali di casa.
Possedere più di un Deerhound, inoltre, non pone alcun problema, perché tali cani non sono gelosi. Ed è un vero spettacolo vedere questi magnifici atleti fare evoluzioni in libertà e con allegria.
Il Deerhound non ha la tendenza a scappare; obbedisce facilmente e, per quanto poco il padrone lo sorvegli, impara senza difficoltà l’educazione di base che ogni cane dovrebbe avere. Molto calmo in casa, ama il comfort e la siesta; ha comunque bisogno di spazio e non è opportuno confinarlo in un appartamento di città.
Certo non tutti possono offrirgli qualche antico e romantico castello scozzese o gli sconfinati orizzonti delle sue Highlands natali.
Ma in fondo non chiede molto e i suoi gusti, assai semplici, possono essere soddisfatti facilmente: un grande giardino, la possibilità di scatenare la sua grandissima energia e di spingersi in folli corse, in salti prodigiosi, gli saranno sufficienti. E vi ricompenserà, non bisogna dimenticarlo, con moltissimo affetto!
Proprio perché figlio delle Highlands, note per il loro clima non certo clemente e dolce, il Deerhound è un cane assai rustico e molto resistente: con la sua robusta ossatura, completata da una muscolatura asciutta ma forte, e il suo spesso e ruvido mantello (che non ha bisogno d’altro che di una spazzolatura alla settimana) non teme né il freddo né la pioggia.
Come per tutti i grandi cani —il maschio può pesare più di 45 chilo grammi —, si dovrà badare che abbia una cuccia ben imbottita per dormire, al fine di poter prevenire le ferite o i calli ai gomiti (igromi).
La cura maggiore che il fortunato padrone di un Deerhound deve prestare al suo cane riguarda la crescita, che è eccessivamente rapida tra i tre e i dodici mesi: è in questo lasso di tempo che si ‘fabbrica’ il suo imponente scheletro.
I consigli di un veterinario ben informato sulla crescita delle razze giganti permetteranno di stabilire una razione di cibo sufficientemente abbondante e di qualità, con apporti minerali e vitaminici ottimali.
Questo ‘signore’ della razza canina, dalla personalità avvincente, richiede al proprio padrone qualche sacrificio, tenuto conto della sua taglia, ma saprà ricompensarlo con la sua immensa gentilezza, un’educazione che non viene mai meno e lo spettacolo raro e sorprendente delle sue sfrenate corse.
3. Lo Standard della razza
FCI Standard N° 164/ 17.06.1998
DEERHOUND (Levriero Inglese)
ORIGINE: Gran Bretagna
DATA DI PUBBLICAZIONE DELLO STANDARD ORIGINALE VIGENTE: 24.06.1987
UTILIZZAZIONE: cane da corsa, da caccia, da compagnia
CLASSIFICAZIONE F.C.I.: Gruppo 10 Levrieri
Sezione 2 Levrieri a pelo duro
Senza prova di lavoro
ASPETTO GENERALE
Assomiglia ad un Greyhound a pelo ruvido, di più grande taglia e di ossatura più forte.
COMPORTAMENTO-CARATTERE
La sua costruzione suggerisce la eccezionale combinazione di velocità, potenza e resistenza necessarie per atterrare un cervo, ma il suo normale comportamento è caratterizzato dalla dolcezza e dalla dignità.
Dolce e amichevole, è obbediente e facile da educare, poiché non chiede che di essere gradito. Docile, dotato di buon carattere, non è mai diffidente, aggressivo o pauroso. Si comporta con una tranquilla dignità.
TESTA: lunga
REGIONE DEL CRANIO
Cranio: è più piatto che arrotondato, con una leggerissimo rialzo sopra gli occhi. E’ più largo a livello degli orecchi e si restringe leggermente verso gli occhi. E’ ricoperto di pelo moderatamente lungo, più morbido che sul resto del corpo Stop: non ha stop
REGIONE DEL MUSO
Tartufo: nero, canna nasale leggermente montonina
Muso: va assottigliandosi più visibilmente verso il tartufo. Nei cani di mantello più chiaro, si preferisce il muso nero.
Labbra: ben aderenti. Buoni baffi di pelo abbastanza serico e un po’ di barba
Mascelle/Denti: mascelle forti e con una perfetta, regolare e completa chiusura a forbice, cioè con i denti superiori che si sovrappongono a quelli inferiori a stretto contatto e sono impiantati perpendicolarmente alle mascelle.
Occhi: scuri, generalmente marrone scuro o nocciola. Gli occhi chiari sono indesiderabili. L’occhio riempie moderatamente l’orbita. Lo sguardo è dolce quando il cane è a riposo, ma, quando è attento, lo sguardo è penetrante e distante. La rima palpebrale è nera.
Orecchi: attaccati alti e ripiegati all’indietro a riposo. In azione, si levano al di sopra della testa senza perdere la loro piega e in certi casi sono semieretti. Gli orecchi grandi e spessi, che pendono piatti contro la testa e gli orecchi dritti sono decisamente indesiderabili. Gli orecchi sono morbidi, lucidi, e, al tatto, assomigliano al pelo del topo. Più gli orecchi sono piccoli, meglio è. Non portano né peli lunghi, né frange. Sono neri o di colore scuro.
COLLO: molto forte e di buona lunghezza talvolta dissimulata dalla criniera. La nuca è molto sporgente all’attacco della testa. Il collo non ha giogaia.
CORPO: il corpo e la struttura sono quelli di un Greyhound di taglia più grande e di ossatura più forte.
Dorso: la linea dorsale diritta non è desiderabile.
Rene: ben arcuato, e la linea della groppa discende fino alla coda.
Groppa: inclinata, larga e potente.
Torace: profondo più che ampio, non troppo stretto e con costole piatte
CODA: lunga, spessa alla radice, va assottigliandosi e arriva quasi a terra. In stazione, cade perfettamente diritta o ricurva. In azione è ricurva, ma non si alza mai al di sopra della linea dorsale. Ben ricoperta di pelo.
Sulla parte superiore, il pelo è spesso e molto duro (“filo di ferro”); sulla parte inferiore il pelo è più lungo e una leggera frangia verso l’estremità della coda non è da penalizzare. La coda che forma un ricciolo o un anello è indesiderabile.
ARTI
ANTERIORI: gli anteriori sono diritti, larghi e piatti.
Spalle: molto oblique, ma non troppo distanziate. La spalla pesante e diritta è indesiderabile
Gomiti e avambraccio: devono essere molto larghi
POSTERIORI: buona lunghezza dall’anca al garretto. Ossatura larga e piatta.
Anche: ben distanziate.
Ginocchi: molto angolati
PIEDI: compatti con buone nocche. Le unghie sono forti
ANDATURA: facile, vivace e sicura,con lunghe falcate.
MANTELLO
PELO: irsuto, ma senza sovrabbondanza di peli. Il pelo lanoso è inaccettabile. Il pelo corretto è spesso, aderente al corpo, irregolare, ruvido o scricchiolante sotto le dita. Sul tronco, il collo e il posteriore, il pelo è ruvido e molto duro (“fil di ferro”), di una lunghezza da 7 a 10 cm. Sulla testa, il petto e il ventre, il pelo è molto più morbido. Leggera frangia all’interno degli arti anteriori e posteriori.
COLORE: grigio blu scuro; i grigi più scuri e più chiari o mantelli bringé e gialli, mantelli rosso-sabbia, o fulvo rosso con parti nere (maschera nera e nero agli orecchi, alle estremità e alla coda).
Il bianco al petto, le dita bianche e una piccola macchia bianca all’estremità della coda sono ammessi, ma meno bianco c’è, meglio è, dato che il Deerhound è un cane monocolore..
Il bianco sulla testa e il collare bianco non sono accettabili.
TAGLIA E PESO
Maschi: minimo desiderabile 76 cm al garrese - Peso: 45,5 kg circa
Femmine: minimo desiderabile 71 cm al garrese - Peso: 36,5 kg circa
DIFETTI: qualsiasi deviazione da quanto sopra deve essere considerato difetto e la severità con cui verrà penalizzato deve essere proporzionata alla sua gravità.
N.B. I maschi devono avere due testicoli apparentemente normali completamente discesi nello scroto.
4. I cani di Walter Scott
Sir Walter Scott (1771-1832), il celebre autore di Quentin Durward, Rob Roy e Ivanboe, amava moltissimo le leggende scozzesi, la poesia, le rovine, la natura... e i cani, compagni nella buona e nella cattiva sorte.
Quelli che lo accompagnarono nella vita furono così numerosi che un biografo (Thornton Cook, Sir Walter's dogs, 1931) non ne potè fare una stima precisa.
Maida (nella foto qui sotto), il suo grande Levriero Scozzese, è di gran lunga il più celebre: lo si trova in molti romanzi di Scott. Lo scrittore considerava il suo cane come il più coraggioso di tutta la Scozia e, per spiegarlo, lasciava intendere che nelle sue vene scorreva sangue del feroce Dogo Spagnolo, uccisore di orsi e di lupi.
Quando il romanziere americano Washington Irving fece visita a sir Walter, venne accolto da una muta di cani, Levrieri di tutti i tipi e di tutti i colori, Setter e Terrier: «Il signore del castello apparve allora», racconta. «Era accompagnato da un grande Staghound grigio che, con la dignità propria della sua posizione, mi accolse con cortesia».
Maida restava infatti imperturbabile, anche quando gli altri cani gli si agitavano attorno abbaiando. A volte si girava e ne afferrava uno per spingerlo un po' più lontano.
Nonostante questa impassibilità, Walter Scott si dichiarava persuaso che, lasciato solo con gli altri animali, il grande cane giocava con loro. Maida posò per numerosi artisti, ma finì per stancarsi del ruolo di modello e quando un pittore cominciava a tirar fuori tavolozze e pennelli, fuggiva nel parco o si nascondeva per ore e ore.
Quando Maida morì, Scott fece erigere all'ingresso della sua dimora, Abbotsford, un monumento (nella foto) che recava questo epitaffio:
«Ai piedi della tua immagine scolpita,
Che perpetua la tua prestanza,
Dormi profondamente, Maida,
Davanti alla porta del tuo padrone».
L'anziano avvocato di Edimburgo conduceva una vita molto lussuosa; un giorno apprese di essere completamente rovinato. Pensò al destino della famiglia, ma anche a quello dei suoi cani.
Annotò sul proprio diario: «l miei cani mi attendono invano ad Abbotsford. È stupido, ma il pensiero di separarmi da loro mi pesa più di tutte le riflessioni che ho riportato su questo diario. Poveri animali, bisogna che trovi loro un buon padrone». Da quel momento il loro pensiero non lo abbandonò più.
Nutriva il medesimo affetto per il suo primo cane, Camp, un bastardino a cui dedicò numerose poesie (alcune scritte persino venti anni dopo la morte del suo fedele compagno), per i suoi Levrieri, Maida, il grande Nym, il nero Hamlet, Percy il prode, Finette, un Setter da salotto, e per i suoi Terrier, Wallace, Cinger, Spice.
Annotò sul diario, al termine della propria vita: «Sento le loro zampe sulle ginocchia e li odo gemere. Mi cercano ovunque».
5. Razze affini
- Il Levriero irlandese (Irish Wolfhound), nella foto accanto, è l'altro eminente rappresentante (probabilmente l'antenato) degli antichi grandi Levrieri a pelo ruvido, specializzati nell'inseguimento della grossa selvaggina.
È considerato uno dei giganti della specie canina, titolo che condivide con l'Alano Tedesco: un bell'esemplare maschio misura, in media, 85 centimetri al garrese e pesa 70 chilogrammi.
Certi esemplari hanno superato sensibilmente queste cifre, raggiungendo anche 95 cm (uno di essi misurava 1,06 m). Come il suo affine, il Wolfhound ha origini molto antiche.
La mitologia celtica lo conosceva, e una leggenda narra che un druido irascibile aveva fatto un incantesimo a una principessa irlandese, trasformandola in un cane; il nipote della sfortunata principessa, Finn MacCumail, riuscì a sciogliere l'incantesimo, ma la fanciulla dovette, come pegno del suo ritorno allo stato umano, dare alla luce due cuccioli, Brón e Scolann, che sono considerati gli antenati della razza Wolfhound.
Quest'ultima subì, d'altronde, le conseguenze della cristianizzazione dell'lrlanda, poiché, nata dagli incantesimi dei druidi pagani, dovette stare accanto al popolo che succedette loro, vale a dire i monaci cristiani.
Si narra che san Patrizio (ca. 390-ca. 460), l'evangelizzatore della verde Erin, fece nel corso dei suoi pellegrinaggi un viaggio nel fondo di una stiva in compagnia di 'cani da lupo irlandesi’. Più tardi si possono seguire le loro tracce nei documenti medievali: in pieno Medioevo, nel 970, la saga di Njall le Brulé racconta le imprese dei Wolfhound contro i lupi e le enormi alci d'Irlanda (2 m al garrese!).
In epoca moderna, il padre gesuita E. Campion doveva scrivere nella sua storia dell'lrlanda: «Gli irlandesi non mancano né di lupi, né di cani per cacciarli, superiori nella statura a dei puledri. La silhouette del Wolfhound è simile a quella del Greyhound; è più grosso di un Mastino e dolce come uno Spaniel».
Nel 1862 il capitano A. Graham si prefisse di ricostituire la razza così come poteva essere nella sua epoca d'oro; non si sa, nonostante esista una certa documentazione, se disponesse di autentici sopravvissuti della razza, i pareri non sono concordi a questo proposito.
Quel che è certo è che incrociò essenzialmente il Deerhound, già salvato da lord Colonsay, con tre diversi grandi cani: l'Alano Tedesco, uno stallone Barzoi di taglia enorme e un misterioso 'cane lupo del Tibet'.
Certo il Wolfhound, per la sua massiccia statura, si discosta assai dal tipo Levriero, e specialmente dal Deerhound; in effetti, quando morì nel 1902, il capitano Graham non era riuscito a portare a termine la sua opera: avrebbe indubbiamente voluto un cane più slanciato.
Il Wolfhound caccia ancora il lupo e il coyote nell'America Settentrionale, ma per lo più è ridotto all'inattività. È un poco più diffuso del Levriero Scozzese. - Per completezza, dobbiamo segnalare, fra i Levrieri a pelo ruvido, una varietà rara di Levriero Spagnolo, che possiede questo genere di mantello, Il Galgo barbudo.
A causa dell'origine celtica di questa razza (Galgo significa Gallese), è possibile che il suo pelo sia un'eredità dei grandi Levrieri cacciatori di grossa selvaggina. Tuttavia, pur possedendo una taglia (da 62 a 70 cm per il maschio) che lo differenzia nettamente dai suoi enormi parenti, il Galgo barbudo è un cacciatore appassionato.
Rustico e di grande tempra, si realizza nello sport venatorio, specialmente nella caccia alla lepre. - Segnaliamo infine che, per poter cacciare i canguri, gli Australiani utilizzarono a partire dal 1855 dei Deerhound incrociandoli con dei Levrieri inglesi (Greyhound), perché si erano meglio adattati al loro clima.
I Levrieri nati da questi incroci, che misuravano circa 70 cm al garrese, avevano un pelo ruvido ma corto ed erano di colori molto vari; attualmente sono, purtroppo, scomparsi.
Debbono la loro celebrità al fatto che, nutriti unicamente di carne di canguro, deperivano molto rapidamente, particolarità che mette in evidenza i disastrosi effetti per la crescita e la salute dei cani di un'alimentazione esclusivamente a base di carne.