Difendersi dall’aria condizionata: le regole per non ammalarsi

C’è chi la ama e chi la odia. Chi non potrebbe farne a meno e chi non l’accende neanche sotto tortura.

Eppure, è proprio il Ministero della Salute a sottolineare l’utilità dell’aria condizionata in estate che, se usata correttamente, contribuisce a tenere lontani gli effetti nocivi dell’afa.

Non è necessario resistere stoicamente alle temperature torride estive, perché se un colpo d’aria fredda può avere conseguenze spiacevoli, tra raffreddori, dolori muscolari e blocchi digestivi, anche il troppo caldo fa ammalare.

I climatizzatori consentono al corpo di mantenere l’equilibrio termico. I problemi alla salute dipendono da un utilizzo sbagliato: temperatura impostata troppo bassa o cattiva manutenzione dell’impianto.

Succede che, quando si verifica un divario termico troppo accentuato tra fuori e dentro, l’aria fredda, inspirata dopo quella calda, irrita le mucose delle vie respiratorie e compromette il sistema naturale di difesa locale.

Così virus e batteri presenti nell’ambiente trovano la via d’accesso libera, scatenando raffreddori, faringiti, bronchiti. Un’aria troppo fredda o un’inadeguata pulizia dei filtri del condizionatore possono arrivare a causare problemi anche molto seri, fino alla polmonite.

Ma un brusco passaggio termico può causare anche forti mal di testa, torcicollo, mal di schiena. Gli occhi si seccano, si irritano e si arrossano, perché gli apparecchi non ben impostati riducono l’umidità ambientale, favorendo l’evaporazione del film lacrimale.

Ecco, allora, come difendersi dall’aria condizionata: tutti i problemi provocati dagli sbalzi di temperatura e le regole per non ammalarsi.

1. MAL DI GOLA

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Il segreto è evitare gli sbalzi. Non sono il caldo o il freddo intensi in sé a farci ammalare, ma gli improvvisi cambiamenti meteorologici che indeboliscono le nostre difese.

Ecco perché può bastare uno sbuffo d’aria troppo fredda in una calda giornata estiva per cominciare a sentir pizzicare la gola.

Non è un caso che, un tempo tipiche dell’inverno, oggi le faringiti siano molto frequenti anche nelle altre stagioni.

Complici, tra gli altri fattori, anche le temperature ballerine degli ultimi anni che favoriscono la proliferazione dei microrganismi e mettono a dura prova le nostre naturali capacità termoregolatrici.

Tutto parte dall’ipotalamo, centralina del cervello che ha, tra gli altri compiti, anche quello di regolare la temperatura corporea, cercando di mantenerla sempre sui 37 gradi, anche quando il meteo fa le bizze.

In presenza di bruschi sbalzi termici l’organismo fatica ad adattarsi prontamente alle nuove condizioni climatiche, mentre virus e batteri approfittano di questo momento di suscettibilità per attaccare le vie respiratorie.

Oltre a utilizzare correttamente l’impianto d’aria condizionata, il consiglio più importante è di bere molto, perché l’idratazione ammorbidisce la mucosa e riduce i fastidi.

È utile poi ricorrere a farmaci di automedicazione contro il dolore, come il paracetamolo o, e c’è anche infiammazione, gli antinfiammatori non steroidei, come ibuprofene, flurbiprofene o acido acetilsalicilico, anche in associazione a vitamina C.

Si può trovare sollievo pure dall’utilizzo di antisettici del cavo orale sotto forma di spray, collutori, sciroppi o caramelle, a base di disinfettanti come cetilpiridinio cloruro, iodio o benzidamina cloridrato o estratti naturali come propoli, altea, erisimo, rosa canina, oli essenziali di timo, eucalipto, menta, dall’azione balsamica e rinfrescante.

Se dopo tre giorni di cura il dolore non si placa è necessario un consulto medico perché può essere subentrata un’infezione batterica che richiede l’assunzione di antibiotici.

2. TOSSE E RAFFREDDORE

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Le cavità del naso sono tra le parti del corpo che si raffreddano di più e prima delle altre. I rinovirus, i virus del raffreddore, si riproducono al meglio intorno ai 33 gradi.

Quando passiamo rapidamente dal caldo al freddo si verifica una rapida evaporazione del sudore che può ridurre di colpo la temperatura corporea (e quella del naso in particolare).

I bambini sono i più esposti, specie se allergici, visto che le infezioni da rinovirus rappresentano la causa più frequente di riacutizzazioni.

Anche le donne, notoriamente più freddolose degli uomini, stando a uno studio del Maastricht University Medical Centre olandese, sarebbero maggiormente vittime di disturbi legati alle basse temperature, per un differente metabolismo ma soprattutto per questioni ormonali che influiscono sulla vasocostrizione periferica, che coinvolge anche l’albero vascolare della mucosa nasale.

Per quanto riguarda la tosse, se è secca e stizzosa, cioè non accompagnata dalla formazione di catarro, è spesso proprio l’espressione di un meccanismo difensivo dell’organismo che mira a eliminare eventuali molecole irritanti presenti nelle vie respiratorie.

Il disturbo può essere legato a una cattiva manutenzione degli impianti, che rilasciano nell’aria sostanze irritanti, oppure all’aria troppo secca. Il problema si associa spesso a infiammazione delle prime vie respiratorie (laringe o trachea) o dei bronchi.

Per idratare bene le mucose di naso e gola, riducendo raffreddore e tosse, sono utili le bevande calde come tè non zuccherato, tisane, latte con miele e brodo, che favoriscono una riduzione dell’irritazione delle prime vie respiratorie. Importante soprattutto mantenere un’elevata umidità ambientale.

Per alleviare i fastidi si può ricorrere a spray decongestionanti nasali e farmaci ad azione sedativa e antinfiammatoria delle prime vie aeree se la tosse è secca, espettoranti e mucolitici se diventa grassa. Se il problema persiste oltre cinque giorni è bene rivolgersi al medico.

3. OCCHIO SECCO

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Occhi arrossati, prurito, scarsa lacrimazione o, al contrario, occhi che gocciolano di continuo.

Con i climatizzatori “sparati” al massimo si riduce l’umidità ambientale con effetti diretti sulla componente lipidica delle lacrime, riducendone l’azione e favorendo l’evaporazione del liquido lacrimale.

Se a questo si aggiunge la “stanchezza” visiva, indotta da stimoli esterni come il lavoro prolungato di fronte a un terminale video (ma anche lo sguardo fisso per ore sui minuscoli display dei telefonini), ecco che si crea il “cocktail” ideale per questi disturbi, che spesso sfociano in una vera sindrome detta proprio dell’occhio secco.

Vengono in aiuto in questi casi i colliri in gel che permettono la disinfezione e la lubrificazione degli occhi a base di acido ialuronico e altre sostanze come zinco solfato, benzalconio, carbomer, carmellosa, paraffina liquida, acetilcisteina.

È utile, per qualche giorno, evitare di indossare le lenti a contatto e di truccarsi. Possono dare sollievo gli impacchi a base di acqua tiepida e malva, bicar- bonato o acqua borica. E poi un po’ di semplice ginnastica oculare.

L’ammiccamento, cioè l’apertura e la chiusura delle palpebre che normalmente facciamo senza nemmeno rendercene conto, è fondamentale per “lubrificare” con il liquido lacrimale la struttura interna dell’occhio.

Tuttavia, mediamente quando si lavora al computer gli ammiccamenti si riducono a un terzo rispetto al normale. Seguite la regola del 20-20-20, suggerita dalla Società di oftalmologia americana: ogni 20 minuti di uso, fare una pausa di 20 secondi e focalizzare lo sguardo su un punto a 20 piedi (circa sei metri) di distanza.

4. TORCICOLLO, DOLORI E PROBLEMI DIGESTIVI

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-TORCICOLLO E DOLORI
Da non trascurare, anche il rischio di una contrattura dei muscoli del collo o della schiena.
Stare per ore seduti davanti al pc, con lo schiaffo dell’aria condizionata sul collo o sulla schiena, può causare contratture. Secondo una ricerca pubblicata sulla rivista Plos One e condotta all’Università di Jyväskylä in Finlandia, è sufficiente però un semplice accorgimento, cioè muoversi per 20 minuti durante la giornata lavorativa, per scongiurare questo rischio.
Basta alzarsi, fare qualche passo o un paio di esercizi di stretching. Per il collo, possiamo imitare le famose mosse di Totò: spostare lateralmente, anteriormente e all’indietro il collo, con movimenti lenti e rilassati e senza forzare, per pochi minuti.
Per alleviare il dolore e l’infiammazione vanno bene i medicinali a base di antinfiammatori non steroidei per uso topico (gel, creme, pomate o cerotti) o da prendere per bocca, in compresse o bustine (sempre a stomaco pieno).
Alcuni sono disponibili come medicinali di automedicazione (acido acetilsalicilico, ibuprofene, naprossene, ketoprofene, dexketoprofene, dexibuprofene, diclofenac e, solo topici, flurbiprofene, piroxicam, aceclofenac, acido flufenamico in associazione, etofenamato, metil salicilato, nimesulide).
Utili anche il paracetamolo e le pomate a base di capsaicina, d-canfora, dietilamina in associazione e derivati dell’acido salicilico per la loro azione analgesica, svolta anche dai preparati a base di arnica.
Quelli per uso locale, come le creme, possono causare reazioni cutanee se ci si espone al sole per cui si raccomanda di proteggere con i vestiti le zone trattate sia durante l’applicazione del farmaco che nelle due settimane successive.
Per aiutare il rilassamento dei muscoli e diminuire il dolore da contrattura è utile l’uso di farmaci ad azione rilassante (come quelli a base di tiocolchicoside). In molti casi scaldare l’area dolente con una borsa d’acqua calda può dare sollievo.

 

- PROBLEMI DIGESTIVI
Tra gli effetti del freddo brusco e intenso ci può essere un rallentamento della digestione, specie se in pausa pranzo si esagera un po’, con cibi molto calorici. Ed ecco comparire crampi, bruciore, nausea, talvolta anche sudorazione fredda, difficoltà a concentrarsi.
Oltre a rallentare il normale processo digestivo, specie nelle persone che soffrono di bruciore e acidità di stomaco, il freddo può provocare fastidi, specie in caso di forti sbalzi termici.
I rischi per l’apparato gastrointestinale aumentano se circolano virus che possono attaccare le vie digerenti, provocando bruciore di stomaco e diarrea.
Sono disponibili per queste eventualità diversi medicinali contenenti sostanze che hanno la capacità di “tamponare” l’eccessiva acidità dello stomaco o di ridurre la produzione di acido.
Utili gli antiemetici contro nausea e vomito, gli antidiarroici per limitare le scariche, i fermenti lattici per ripristinare la normale flora batterica intestinale.
Per sentirsi meglio, può aiutare anche una tisana calda a base di camomilla, melissa, tiglio, liquirizia o finocchio».





5. IL DECALOGO DELLA CLIMATIZZAZIONE SANA

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1. SCELTA DELL’APPARECCHIO.
Rivolgetevi a personale qualificato. Dalla classe A alla C, il consumo energetico s’impenna. L’indice EER dà un’indicazione sull’efficienza: più è alto, minori sono i consumi.

2. UTILIZZO.
Fate un uso parsimonioso del climatizzatore, anche per salvaguardare i consumi e l’ambiente. Per sapere se è meglio spegnere l’impianto quando uscite, o mantenerlo acceso su una temperatura intermedia, fatevi consigliare da esperti perché dipende dalla capacità termica dell’ambiente.

3. TEMPERATURA.
Per legge, in estate la temperatura interna non deve scendere sotto i 24 °C, sia negli ambienti lavorativi che domestici.
Quella ideale è intorno ai 25-27 °C. La raccomandazione è di mantenere la temperatura tra fuori e dentro il più possibile equilibrata: sono consentiti al massimo sette gradi in meno.
La temperatura va alzata di qualche grado durante la notte, perché il dispendio energetico si riduce e il corpo produce meno calore.

4. SUPERVISIONE DI ESPERTI.
Il cosiddetto comfort termico, cioè la sensazione di benessere ambientale, è un parametro individuale che dipende da svariati fattori, tra cui il metabolismo, cioè il dispendio energetico che cambia se siamo in piedi, seduti o sdraiati o se ci muoviamo, e l’isolamento termico procurato dal vestiario.
È importante assicurarsi che l’impianto sia impostato da personale competente, evitando le regolazioni fai-da-te.

5. MANUTENZIONE.
È importante perché aumenta l’efficienza del macchinario e riduce i costi di funzionamento. I filtri trattengono polvere, acari, batteri e altre sostanze provenienti dall’ambiente e li rilasciano attraverso le canalizzazioni di distribuzione dell’aria, diffondendosi in stanze, uffici, abitacoli dell’auto.
È bene pulire i filtri ogni due settimane, far controllare da un tecnico ogni due o tre anni il fluido refrigerante e il compressore dell’impianto. Se i filtri non sono integri vanno sostituiti.

6. DIREZIONE DELL’ARIA.
Il flusso dev’essere omogeneo e non diretto verso un punto specifico. Basta regolare le alette dell’apparecchio verso l’alto. La presa d’aria esterna dev’essere in posizione idonea a garantire il miglior rinnovo possibile ed evitare ricircoli di aria viziata.
Tutti i presenti nella stanza devono stare a una distanza di almeno 15 cm dai terminali, altrimenti si percepirà una velocità dell’aria superiore a quella di comfort. Un errore frequente, specie in luoghi di lavoro, è tappare i bocchettoni dell’aria fredda per ovviare alla sensazione di aria sul collo.
Così facendo però l’aria si indirizza altrove. Meglio coprirsi le spalle con un foulard o una sciarpa leggera.

7. FINESTRE.
Tenetele chiuse quando i condizionatori sono in uso, così come la porta della stanza da raffreddare, per evitare che gli split lavorino a massimo regime per compensare la differenza di temperatura.
Schermate finestre e vetrate esposte a sud e sud-ovest con tende scure, di tessuto resistente al passaggio della luce solare, persiane regolabili e tapparelle.
Durante il giorno tenete le tapparelle abbassate e di sera arieggiate gli ambienti per far entrare aria fresca e disperdere il calore accumulato. Aprite le finestre nelle ore meno calde della giornata per consentire il rinnovo dell’aria.

8. VESTIARIO A CIPOLLA.
Vestitevi a strati per poter ricoprire o scoprire ogni volta che passate da un ambiente caldo e uno climatizzato e viceversa. Preferite le magliette a maniche corte alle canotte scollate, così collo e spalle restano più protetti dal colpo d’aria diretta.
Maglioncino o felpa sempre a portata di mano, per essere pronti a ripararsi dallo schiaffo dell’aria gelida sul collo in metropolitana, nei negozi e in ufficio.

9. DEUMIDIFICATORE.
Mantenete un livello di umidità relativo tra il 40 e il 60%, senza scendere mai sotto il 35%.
Nelle aree caratterizzate da un alto tasso di umidità, senza valori molto elevati di temperatura, può essere sufficiente l’uso del deumidificatore in alternativa al condizionatore, per migliorare le condizioni di comfort ambientale e ridurre il consumo energetico.

10. VENTILATORE.
Dona sollievo perché fa evaporare il calore in eccesso che non viene smaltito dalla pelle. Si limita però ad accelerare il movimento dell’aria, non abbassa la temperatura ambientale.
Posizionatelo a una certa distanza e non indirizzatelo direttamente verso il corpo, specialmente se siete a letto. Gli apparecchi devono riportare la marcatura CE e possibilmente la certificazione IMQ.
Se possibile, preferite quelli a soffitto, che forniscono un flusso d’aria più uniforme rispetto a quelli da terra ed evitatelo quando la colonnina di mercurio supera i 32 °C: stimola la sudorazione e aumenta il rischio di disidratazione.








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