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Distratti al volante, pericolo costante: il vademecum per una guida sicura

Mangiamo, parliamo, ma soprattutto usiamo il cellulare: nell’era dei social e delle app non rinunciamo a stare connessi nemmeno quando stiamo guidando. Peccato che questo tipo di distrazione sia diventata la prima causa di incidenti stradali.

Alzi la mano chi, guidando l’automobile, non ha mai risposto al cellulare (anche se con auricolari o vivavoce regolamentari), non ha mai armeggiato con il navigatore o cambiato la stazione dell’autoradio oppure cercato un oggetto nel cruscotto.

Ma se non prenderemo provvedimenti per limitare le distrazioni al volante, che sono in aumento anche a causa del numero crescente di dispositivi tecnologici a nostra disposizione, avremo una generazione di guidatori con un rischio più alto di fare incidenti.

Ne sono convinti molti esperti, tra i quali un gruppo di ricercatori del Virginia Tech Transportation Institute (Usa), autori di un vasto studio in cui hanno passato in rassegna tutte le attività che costringono il guidatore a togliere gli occhi dalla strada e le relative conseguenze.

1. Gli studi negli Stati Uniti

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Secondo gli scienziati statunitensi, il rischio di fare un incidente raddoppierebbe in alcune situazioni.

Usando il cellulare, leggendo o scrivendo, cercando un oggetto o utilizzando lo schermo touch dei computer di bordo di cui sono dotate oggi molte auto.

I ricercatori hanno usato i dati ottenuti dal secondo Strategic Highway Research Program Naturalistic Driving Study, il più vasto studio condotto sulla guida di automobili che ha coinvolto oltre 3.500 partecipanti in sei diverse zone degli Stati Uniti.

Lo studio contiene i dati di oltre 1.600 incidenti stradali, con una gravità che varia da poco grave (per esempio in caso di gomme bucate) a molto grave.

Analizzando 905 incidenti classificati come molto gravi, è emerso che nel 90 per cento dei casi le cause erano l’affaticamento, gli errori umani o le distrazioni.

Tuttavia si è visto che alcune azioni da sempre considerate pericolose, come per esempio truccarsi, non mantenere le distanze di sicurezza o interagire con un bambino seduto sul sedile posteriore, hanno un’incidenza minore rispetto ai nuovi fattori di disturbo della guida e non sono quasi mai presenti negli incidenti che sono stati analizzati nello studio.

 

2. Gli incidenti in Italia

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  • In Italia incidenti in aumento
    In Italia nell’era dei social e delle app di messaggistica istantanea, pochi, quando sono alla guida, soprattutto tra i giovani, rinunciano a inviare risposte immediate, a controllare in tempo reale le noti che e perfino a scattare qualche selfie da condividere subito in rete.
    Nel 2015 Polizia e Carabinieri hanno evidenziato 1.627 sinistri mortali sul territorio nazionale con un aumento del 2,5 per cento rispetto al 2014.
    Tra le cause principali, al primo posto c’è lo smartphone: secondo i dati della Polizia di Stato, il 20,1 per cento degli incidenti stradali è provocato da distrazioni dovute proprio all’uso dello smartphone.
    Le Forze dell’ordine hanno rilevato ben 48.524 infrazioni commesse nel 2015 per il mancato utilizzo di apparecchi a vivavoce o dotati di auricolare, il 20,9 per cento in più rispetto al 2014.
  • Controllàti da lontano
    Negli Stati Uniti hanno però già sperimentato il textalyzer, un dispositivo capace di monitorare la messaggistica dei conducenti.
    In caso di incidente stradale, la polizia collega questo dispositivo al cellulare del guidatore, facendone una scansione che permette di controllarne le attività (chiamate, sms, email, navigazione ecc.).
    In Canada, invece, la polizia si è dotata di un teleobiettivo per individuare da 1,2 chilometri di distanza chi manda messaggi o usa il cellulare per navigare mentre è al volante.

 

3. Il fattore emotività, alcol, sonno e droghe

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  • L’emotività gioca brutti scherzi
    Dallo studio del Virginia Tech Transportation Institute è emerso anche che guidare mentre siamo arrabbiati, tristi, agitati o mentre stiamo piangendo aumenta di circa 10 volte il rischio di fare un incidente.
    «Quasi come viaggiare al di sopra del limite di velocità, che accresce il rischio di 13 volte», afferma Tom Dingus, il principale autore della ricerca.
    «Esiste una dimensione molto specifica della guida che si chiama driving anger, cioè la rabbia del guidatore», dice Fabio Lucidi, presidente dell’Associazione italiana di psicologia e vicepreside vicario della Facoltà di medicina e psicologia all’università La Sapienza di Roma.
    «Diversi studi, condotti anche dal mio gruppo di ricerca, hanno individuato una tipologia di automobilisti che si arrabbiano molto soltanto quando sono al volante e inveiscono contro gli altri guidatori.
    In altre circostanze invece non sono per nulla persone aggressive, prepotenti né cercano la lite.
    Purtroppo, però, la collera alla guida provoca distrazione, diventando spesso concausa o anche fattore scatenante di incidenti».
  • Alcol, sonno e droghe
    I dati raccolti dalle diverse fonti sembrano dirci che il cellulare al volante uccide più di alcol, sonno e droghe.
    Ma non è proprio così, perché i dati andrebbero sovrapposti. Fare attenzione a un compito specifico, in questo caso alla guida, richiede uno sforzo cognitivo che può essere ostacolato da alcune condizioni purtroppo frequenti in molti guidatori: il consumo di alcol, la carenza di sonno e l’uso di sostanze psicotrope.
    A quel punto tutti i fattori che ostacolano l’attenzione e rendono l’individuo distraibile, come per esempio l’uso del cellulare, in queste condizioni (alcol, sonno e droghe) sono amplificati e determinano delle potenzialità di rischio molto maggiori.

 

4. Le abitudini cambiano con l’età e la prima causa di incidenti

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  • Le abitudini cambiano con l’età
    Un’indagine dell’osservatorio Mobility Monitor di LeasePlan (azienda di noleggio automobili), condotta intervistando quasi 4.000 guidatori in 17 Paesi, Italia compresa, ha analizzato i comportamenti dei guidatori in base alla generazione a cui appartengono: generazione Y (nati tra il 1982 e il 1999), generazione X (nati tra il 1965 e il 1981) e generazione baby-boomers (nati tra il 1946 e il 1964).
    Il 36 per cento di chi ha un’età compresa fra i 35 e i 44 anni invia messaggi di testo mentre è alla guida, mentre tra 52 e 70 anni lo fa solo il 6.
    Scrivono di più le donne: il 37 contro il 19 degli uomini.
    Fumare in auto è più frequente nei giovani di generazione Y (25 per cento) e di generazione X (21), lo è meno nei baby-boomers (8).
    Il numero di violazioni che un giovane deve compiere perché una di esse si trasformi in un incidente è più basso rispetto a quello di un adulto esperto e oltretutto i giovani ne commettono tantissime.
    È ancora più basso per gli anziani: anche una sola violazione può trasformarsi in un incidente, ma in compenso ne commettono pochissime.
  • È lo smartphone la prima causa di incidenti (fonte: Fondazione Ania per la sicurezza stradale)
    Il rischio di incidente per chi usa il cellulare durante la guida è fino a 4 volte superiore rispetto a chi non ne fa uso.
    Scrivere un sms equivale a 10 secondi di distrazione e a percorrere 300 metri senza guardare la strada. Inoltre ci vogliono 39 metri in più per arrestare un veicolo se si guida parlando al cellulare, 8 se si usa l’auricolare o il kit vivavoce. I tempi di reazione di chi guida e contemporaneamente usa un dispositivo elettronico si riducono del 50 per cento.

 





5. Quanti metri percorri “alla cieca” mentre ti distrai al volante?

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L’Automobil Club tedesco (Adac) e quello austriaco (Öamtc) hanno presentato i risultati di uno studio sulle possibili distrazioni al volante.

Secondo la ricerca, per un gesto banale come estrarre gli occhiali dalla custodia servono in media 3 secondi, che nel traffico urbano a una velocità di 40 km orari significano 33 metri di “cecità” al volante: troppi per reagire, per esempio, alla presenza improvvisa di un pedone.

Per cambiare impostazione del navigatore (un’operazione che andrebbe fatta solo quando l’auto è ferma) servono in media 4 secondi, che alla velocità di 80 km orari su una strada extraurbana significano quasi 90 metri di guida cieca.

Per rispondere al cellulare occorrono in media 7 secondi: in autostrada a 130 km orari vogliono dire 253 metri percorsi senza guardare la strada.

Prima di compiere un gesto che ci distrae, di solito stimiamo di avere spazio sufficiente per abbandonare l’attenzione.

Ma questo calcolo può essere sovrastimato se aumentiamo la velocità o se accade qualche imprevisto, come per esempio se ci cade dalle mani la custodia degli occhiali o sbagliamo a digitare sul navigatore.








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