Donare il sangue: non è solo un atto generoso, fa anche bene

Ci sono situazioni in cui l’unica speranza di salvarsi non dipende da un farmaco. Ma da qualcosa di ancora più prezioso e che infatti non ha prezzo: il sangue.

Non è raro in natura (ognuno di noi ne possiede 4-5 litri) ma è prezioso. La sua disponibilità è infatti legata esclusivamente a una donazione volontaria. Chiunque, a patto che goda di buona salute può donare sangue.

È un gesto di buona volontà, semplice e non richiede particolare impegno. Eppure oggi in Italia i donatori di sangue sono sempre meno, e talvolta le banche del sangue si trovano a fronteggiare situazioni di estrema emergenza.

Chiunque goda di buona salute può fare una donazione. Prima, però, è sottoposto a un’attenta visita medica per verificare le sue condizioni e quindi la sua idoneità.

Nel nostro Paese quasi ogni città ha un centro dove effettuare in sicurezza questo nobile gesto: eppure i donatori sono in calo e le banche del sangue spesso si trovano in situazioni di emergenza.

1. Che cosa è il sangue?

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Prima ancora di venire al mondo, nel nostro corpo il cuore batte e mette in circolo il sangue: una sostanza incredibilmente complessa, alla base della nostra sopravvivenza e che costituisce circa il 5-7 per cento del volume corporeo.

È piuttosto denso ed è composto da una parte “liquida”, costituita dal plasma, e da una definita “cellulare” che rappresenta circa il 45 per cento del totale e racchiude gli elementi più importanti per il suo funzionamento. Stiamo parlando dei globuli rossi, i globuli bianchi e le piastrine.

I primi, noti anche come eritrociti o emazie, trasportano l'ossigeno immesso nell’organismo con la respirazione per mezzo dei polmoni, fino ai tessuti più periferici. Allo stesso tempo, hanno anche il compito di rimuovere l’anidride carbonica, ossia il prodotto di scarto del metabolismo.

Privi di nucleo, e con gli antigeni di gruppo sanguigno sulla loro superficie, sono quindi gli elementi essenziali per il trasporto del gas vitale. Senza di loro i tessuti deperirebbero in pochi minuti.

I globuli bianchi, invece, sono anche conosciuti come leucociti e rappresentano la prima barriera di difesa del corpo umano. Volendo semplificare, entrano in azione quando viene rilevata una sostanza estranea nel nostro corpo. Si attivano producendo anticorpi specifici e sono suddivisi in granulociti, linfociti e monociti.

I primi sono responsabili di distruggere batteri e altri microrganismi invasori. I linfociti, invece, possono essere a loro volta suddivisi in cellule T, cellule B e cellule definite natural killer o NK. Le cellule T, in particolare, sono coinvolte nella distruzione diretta di cellule infette, le B producono anticorpi, mentre le NK intervengono per distruggere cellule anomale come quelle tumorali.

La cosa importante è che molti linfociti hanno una cosiddetta “memoria immunologica” che permette loro di dare una risposta più rapida alle infezioni già incontrate. I monociti, infine, sono le cellule più grandi tra i globuli bianchi e svolgono un ruolo fondamentale nel fagocitare – ossia inglobare e distruggere – batteri, virus, cellule morte e altri detriti cellulari.

Le piastrine, invece, sono cruciali per la coagulazione del sangue. In pratica è grazie alla loro azione se, quando ci si taglia, dopo poco il sangue cessa di uscire dalla ferita e questa si rimargina.

Il plasma, infine, come si è detto in precedenza, rappresenta la componente liquida del sangue e permette la circolazione delle cellule sanguigne in tutto il corpo attraverso vene e capillari. È costituito prevalentemente da acqua, che da sola rappresenta oltre il 90 per cento del totale, a cui si aggiungono proteine, zuccheri, grassi, sali minerali, ormoni, vitamine, anticorpi e fattori della coagulazione.

2. Perché bisogna donare?

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In Italia la vendita del sangue è vietata per legge. Ne consegue che per alimentare i centri trasfusionali presenti nei vari presidi ospedalieri è indispensabile fare affidamento sulla generosità dei donatori. Ma non basta.

In Italia la donazione deve essere anche anonima. Ciò significa che non è possibile destinare il sangue donato a una persona specifica, neppure un parente stretto.

È esclusivamente responsabilità del centro trasfusionale che la sacca giusta arrivi al paziente giusto, dato che nell’assegnazione del sangue devono essere considerati parametri come l’età del paziente e le sue particolari condizioni.

Le donazioni, volontarie e altruistiche, nel nostro Paese sono coordinate dal Centro Nazionale Sangue (CNS) che è l’ente responsabile della pianificazione e del controllo delle attività trasfusionali.

La donazione avviene attraverso i cosiddetti “servizi trasfusionali”, ossia centri attrezzati che si trovano in ospedali e strutture sanitarie, dove i donatori sono preventivamente sottoposti a una serie di controlli per garantire la sicurezza del sangue. Questi controlli comprendono visite, esami del sangue e test per malattie infettive trasmissibili.

Grazie alla donazione gli ospedali hanno un approvvigionamento costante di sangue e di emocomponenti, come piastrine e plasma fresco, da utilizzare a scopo terapeutico. Sangue ed emocomponenti, in particolare, vengono utilizzati durante gli interventi chirurgici in caso di incidenti, nei trapianti e nella cura di malattie gravi (tumori, leucemie e anemie croniche).

Non basta. Il plasma è fondamentale anche per la produzione di particolari medicinali “plasmaderivati”, preziosi “salva-vita” come l’albumina – utilizzata per trattare malattie del fegato e dei reni – le immunoglobuline – che intervengono nel trattamento di problemi immunologici e patologie autoimmunitarie – e i fattori della coagulazione, essenziali per pazienti affetti da emofilia.

Oggi l’Italia è ai primi posti in Europa per la quantità di plasma raccolto nonostante i numeri siano costantemente in calo.

QUASI 3 MILIONI DI DONAZIONI
Nel 2022 le donazioni di sangue sono state 2.982.624, i pazienti trasfusi circa 639mila (657mila è il dato dell’anno precedente). Nel 2022, inoltre, sono stati conferiti alle aziende farmaceutiche 843mila chilogrammi di plasma, 19mila in meno rispetto al 2021.
Nel 2022 si sono contati: 1.660.227 donatori in Italia, in crescita rispetto al 2021, ma in calo rispetto agli anni pre-COVID; 284.015 sono i nuovi donatori (-0,7% rispetto al 2019); 556.009 sono donne, di cui 126.563 nuove donatrici (33% del totale); 485.542 sono i donatori giovani, tra i 18 e i 35 anni (-1,1% rispetto al 2021); il 91% dei donatori è iscrittoad associazioni di volontari.

3. Come si dona il sangue?

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Esistono diverse tipologie di donazione e la più comune è quella di sangue intero. In alternativa si può donare solo il plasma o le piastrine. Nel primo caso si parla di plasmaferesi, nel secondo di piastrinoaferesi.

Le donazioni di sangue sono effettuate prevalentemente la mattina, dopo una leggera colazione.

Si compila un questionario che serve a raccogliere informazioni importanti sullo stato di salute del donatore, eventuali comportamenti a rischio, viaggi recenti e altri fattori che potrebbero influire sulla sicurezza del sangue che sta per donare.

Quindi un medico verifica le risposte del questionario e sottopone il donatore a una visita di controllo. A quel punto può avere inizio la donazione vera e propria che dura circa 15 minuti. Il donatore viene fatto accomodare su una poltrona e ha inizio il prelievo. Il sangue prelevato confluisce in una sacca sterile, mantenuta in costante movimento.

In genere vengono raccolti circa 450 ml di sangue che, prima di poter essere utilizzato, va sottoposto a rigorosi controlli e scomposto nelle sue tre componenti principali, ossia globuli rossi, plasma e piastrine, che verranno utilizzate separatamente.

Dopo la donazione, il donatore riposa alcuni minuti e, prima di lasciare il centro trasfusionale, fa una ricca colazione.

Anche se la donazione di sangue è considerata una pratica assolutamente sicura, può comportare piccoli rischi: leggeri mal di testa o vertigini che si risolvono spontaneamente in pochi minuti.

Occasionalmente può anche insorgere una leggera sensazione di debolezza, che di solito svanisce quando il donatore fa colazione. Solo in casi molto rari, la donazione può provocare complicanze più gravi, come reazioni allergiche, infezioni o trombosi.

QUANTI GRUPPI SANGUIGNI ESISTONO?
Otto. I gruppi sanguigni sono una caratteristica genetica e determinano la compatibilità delle trasfusioni.
Infatti, se viene effettuata una trasfusione con sangue non compatibile, l’organismo del ricevente reagirà producendo anticorpi. Perciò è importante conoscere il proprio gruppo sanguigno, classificato in base alla presenza di proteine chiamate antigeni.

I gruppi sanguigni sono classificati secondo due sistemi: AB0 e Rh. Il sistema AB0 prevede 4 gruppi principali: A, B, AB e 0. Ogni gruppo può essere Rh positivo o negativo.
In totale, quindi, esistono 8 “tipi” di sangue. Il gruppo sanguigno 0 negativo è considerato “donatore universale”, poiché può essere trasfuso a persone con qualsiasi gruppo sanguigno.
Al contrario, il gruppo AB positivo è chiamato il “ricevente universale”, poiché può accettare sangue da donatori con qualsiasi gruppo sanguigno.

4. Come si conserva il sangue?

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Come tutti gli elementi, anche il sangue ha una data di scadenza ed è questo il motivo per cui la programmazione delle banche del sangue è particolarmente complessa, soprattutto per evitare sprechi. Inoltre, la conservazione del sangue è un processo molto delicato e varia a seconda del tipo di componente.

I concentrati di globuli rossi, in particolare, vengono conservati tra i +2 e i +6 gradi centigradi, per un massimo di 40 giorni.

Solo in alcuni casi particolari possono essere conservati anche a una temperatura di -18 gradi per un periodo di tempo molto più lungo.

Le piastrine, invece, sono mantenute a temperatura ambiente per un massimo di 5 giorni, mentre il plasma viene congelato rapidamente e può essere conservato fino a 24 mesi a temperature inferiori a 25 gradi sotto zero.

Dove si può donare sangue in Italia? I centri di raccolta del sangue si trovano praticamente in ogni città. Stando ai numeri del Ministero della Sanità, abbiamo 278 servizi trasfusionali, oltre a circa 1.300 unità di raccolta allestite da associazioni di volontari come AVIS, Croce Rossa, Fidas e Fratres. 

Si può anche donare il sangue in speciali unità mobili, le cosiddette autoemoteche, accreditate e autorizzate dalle autorità regionali. Per trovare il centro più vicino a casa, visitate il sito https://cns.sanita.it/GEOBLOOD/.

La legge che regola tutto il processo trasfusionale, dalla donazione alla distribuzione, è il Decreto del Ministero della Salute del 2 novembre 2015 (Disposizioni relative ai requisiti di qualità e sicurezza del sangue e degli emocomponenti).

La corretta conservazione del sangue, gli accurati controlli a cui vengono sottoposti i donatori prima del prelievo e le analisi successive alla donazione (senza cui la sacca non può essere utilizzata), hanno permesso di rendere oggi il sangue un elemento estremamente sicuro.

In Italia, infatti, le statistiche dicono che da ormai oltre dieci anni non si verificano infezioni trasmesse tramite trasfusione. Insomma: sicura per chi dona ed essenziale per i malati, la donazione è un atto di generosità che tutti dovrebbero compiere. Non ci sono scuse!





5. Chi può donare (e chi no)

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Per donare sangue è necessario essere in buona salute e avere un’età compresa tra i 18 e i 65 anni. Altre caratteristiche fondamentali sono: il peso corporeo che deve essere minimo di 50 Kg, la pressione arteriosa (sistolica inferiore o uguale a 180 mmHg, diastolica inferiore o uguale a 100 mmHg), frequenza cardiaca (compresa tra 50 e 100 battiti al minuto) e livelli di emoglobina (uguali o superiori a 13,5 g/dL nell’uomo, 12,5 g/dL nella donna).

È importante, inoltre, che il medico sia messo a conoscenza di malattie presenti o passate e, soprattutto, se si assumono regolarmente farmaci.

In alcuni casi, in presenza di patologie (presenti, passate o croniche) possono essere richiesti ulteriori accertamenti o, in alternativa, può essere necessario sospendere temporaneamente la donazione.

Principali criteri di esclusione temporanea:
• Sintomi influenzali
• Nuovi tatuaggi o piercing
• Comportamenti sessuali a rischio
• Gravidanza
• Interventi chirurgici
• Cure odontoiatriche

Principali criteri di esclusione permanente:
• Malattie cardiovascolari
• Neoplasie
• Diabete
• Alcolismo e tossicodipendenza.

I lavoratori dipendenti hanno diritto a un permesso di lavoro per l’intera giornata quando effettuano la donazione, senza perdere la retribuzione grazie all’articolo 8 della legge 219/2005. Se gli aspiranti donatori non sono idonei, godono comunque di un permesso retribuito di durata più breve.








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