Libri di argomento digitale o da «sfogliare» sull’ereader.
Oggi vi consigliamo 5 titoli molto interessanti da leggere:
– Il primo libro è L’Algoritmo Definitivo di Pedro Domingos, una straordinaria introduzione al mondo del machine learning: il nuovo paradigma informatico dei software che apprendono dai dati.
– Il secondo titolo è un classico: La montagna incantata di Thomas Mann.
– Quindi, Purity di Jonathan Franzen, perché dopo le vicende di Wikileaks e della campagna presidenziale Usa viene apprezzato ancora di più», e
– Il GGG di Roald Dahl perché è bello leggere ai bimbi dall’ereader, dove si può condividere con un dito il gesto di girare le pagine.
– Infine, La nuova fabbrica dei sogni di Aldo Grasso e Cecilia Penati. Buona lettura!
1. "L'algoritmo definitivo. La macchina che impara da sola e il futuro del nostro mondo" di Pedro Domingos
La nostra società è immersa negli algoritmi.
Ogni volta che visitiamo un sito web cercando un libro o un film, o che navighiamo tra i negozi online, lasciamo dietro di noi una lunga traccia digitale che descrive le nostre abitudini e le nostre preferenze
Questa traccia è il "materiale grezzo", il database da cui algoritmi sempre più sofisticati traggono le informazioni per proporci il prodotto di cui abbiamo (o crediamo di avere) bisogno.
Gli algoritmi ci osservano, ci imitano e fanno esperimenti su di noi, per raggiungere lo scopo che è considerato il Santo Graal della ricerca informatica: l'Algoritmo Definitivo in grado di estrarre tutte le informazioni dai dati e fare tutto, proprio tutto ciò che vogliamo, persino prima che lo chiediamo.
Questo, dal punto di vista commerciale. Ma c'è anche un lato scientifico della questione, il machine learning, ovvero il campo di studi che si pone come scopo quello "niente meno" di automatizzare le scoperte.
Si tratta in sostanza di trovare un algoritmo in grado di programmare se stesso. Sembra fantascienza, e invece è una disciplina nel pieno del suo fermento. Pedro Domingos è universalmente considerato uno degli scienziati di punta in questo settore.
Sotto la sua guida scopriremo gli algoritmi che si nascondono dietro le nostre ricerche su Google, Amazon e Netflix. Con lui, scopriremo che esistono ben cinque scuole di pensiero differenti.
«Il Sacro Graal dell’informatica è una macchina capace di insegnare a se stessa a partire dall’esperienza, proprio come facciamo noi umani. Il machine learning potrebbe permetterci di fare qualsiasi cosa, dalla cura del cancro alla costruzione di robot umanoidi. Pedro Domingos ci racconta il futuro meraviglioso ed eccitante che ci attende.»
Walter Isaacson, autore di Steve Jobs e Gli innovatori
«L’argomento è attualissimo e Pedro Domingos ha un vero talento nello spiegare anche i concetti più astratti.»
The Economist
Pedro Domingos è universalmente considerato uno degli scienziati di punta in questo settore. Sotto la sua guida scopriremo gli algoritmi che si nascondono dietro le nostre ricerche su Google, Amazon e Netflix.
Con lui, scopriremo che esistono ben cinque scuole di pensiero differenti, che prendono ispirazione da campi tra loro distanti come le neuroscienze, l’evoluzione, la psicologia, la fisica e la statistica, tutti all’origine di strategie diverse per arrivare all’Algoritmo Definitivo.
Passo dopo passo, Domingos mette al loro posto tutti i pezzi del puzzle fino a farci vedere questa intelligenza automatica universale, l’«algoritmo-fine-di-mondo», si potrebbe dire, discutendone il significato e l’impatto che potrà avere in futuro per la scienza, il mercato, la società e la vita di tutti e ciascuno di noi.
La ricerca di questa macchina universale dell’apprendimento è uno degli sviluppi più affascinanti e rivoluzionari del pensiero umano di tutti i tempi e L’Algoritmo Definitivo di Pedro Domingos è la guida fondamentale per capirne a fondo il peso e le implicazioni.
2. "La montagna incantata" di Thomas Mann
La montagna incantata, uno dei romanzi che hanno improntato il secolo letterario, fu concepito inizialmente da Mann come racconto.
Gli era stato ispirato da una breve permanenza nel sanatorio svizzero di Davos, e, nelle sue intenzioni, “non doveva essere altro che un riscontro umoristico alla Morte a Venezia”.
Ma, via via, il racconto crebbe in estensione e complessità, fino a diventare romanzo, nella piena tradizione del Bildungsroman.
Il protagonista, il giovane Hans Castorp, quando arriva a Berghof è il tipico tedesco settentrionale, un solido e rispettabile borghese; ha però le sue curiosità spirituali ed è intellettualmente aperto all’avventura.
A contatto con il microcosmo del sanatorio, vero e proprio panorama di tutte le correnti di pensiero dell’epoca, il suo carattere subisce un’evoluzione e un’incremento: passa attraverso la malattia (Behrens e Krokowski), l’amore (la signora Chauchat), il razionalismo e la gioia di vivere (Settembrini), il pessimismo irrazionale (Naphta), senza che nessuna di queste posizioni lo converta. Ma in mezzo a tante forze contrastanti, Castorp trova il proprio equilibrio.
Nel mondo della «montagna magica» dove il tempo si dissolve e il ritmo narrativo si snoda in sequenze di ore, giorni, mesi e anni resi tutti indistinti dalla routine quotidiana, egli può liberamente crescere.
Paradossalmente (l’umorismo di Mann), dopo essere stato convertito alla vita Castorp tornerà alla pianura per perdersi nell’inutile strage della «grande» guerra.
«Il Graal che egli, anche se non lo trova, intuisce nel suo sogno quasi mortale prima di essere trascinato dalla sua altezza nella catastrofe europea», disse Mann, parlando agli studenti di Princeton nel 1939, alla vigilia di un'altra strage, «è l'idea dell'uomo, la concezione di un'umanità futura, passata attraverso la più profonda conoscenza della malattia e della morte.
Il Graal è un mistero, ma tale è anche l'umanità: poiché l'uomo stesso è un mistero, e ogni umanità è fondata sul rispetto del mistero umano...
Fate il favore di leggere il libro sotto questo angolo visuale: troverete allora che cosa sia il Graal, il sapere, l'iniziazione, quel `supremo' che non solo l'ingenuo protagonista, ma anche il libro stesso va cercando.»
Thomas Mann nacque nel 1875 a Lubecca, nella Germania settentrionale, da un ricco commerciante di grano, senatore della città, e da Julia da Silva Bruhns, di origini brasiliane e di temperamento artistico.
A sedici anni perse il padre; la famiglia liquidò la ditta e si divise: la madre andò a Monaco con due sorelle, Julia e Carla (che moriranno suicide); Heinrich, il fratello maggiore, egli pure scrittore, si trasferì a Roma.
Thomas restò a Monaco fino al 1896, poi raggiunse il fratello in Italia, dove cominciò a lavorare al romanzo I Buddenbrook, pubblicato nel 1901 con successo.
Nel frattempo era ritornato in Germania, dove nel 1905 sposò Katja Pringsheim, da cui ebbe subito una figlia. Pubblicò nel 1912 il romanzo breve Morte a Venezia.
Per curare la moglie, soggiornò con lei nel sanatorio di Davos, in Svizzera, dove concepì la prima idea del futuro romanzo La montagna incantata, pubblicato nel 1924. A causa delle proprie posizioni conservatrici, nel 1916 Mann ruppe ogni rapporto con il fratello Heinrich.
Solo nel 1922 Mann prese posizione a favore della repubblica e della democrazia. Nel 1929 ricevette il premio Nobel per la letteratura.
Tra il 1926 e il 1930 compì viaggi a Parigi, in Egitto e in Palestina; nel 1933 pubblicò il primo volume della tetralogia (ciclo di quattro romanzi) Giuseppe e i suoi fratelli, ispirata dalla Bibbia.
Nel febbraio 1933 partì per alcune conferenze all'estero su Wagner; dopo l'incendio del Reichstag a opera dei nazisti, decise di non ritornare in patria. L'esilio lo condusse in Belgio, Olanda, Francia, Svizzera e nel 1938 negli Stati Uniti.
Insegnò a Princeton, poi in California, da dove lanciò ai compatrioti radiomessaggi anti-hitleriani. Uscito nel 1943 l'ultimo volume di Giuseppe e i suoi fratelli, prese nel 1944 la cittadinanza americana.
Cominciò intanto a lavorare al romanzo Doktor Faustus, pubblicato nel 1947; l'opera adombra la vicenda storica della Germania sotto il giogo del nazismo.
Nel 1952 lo scrittore si stabilì a Kilchberg, presso Zurigo, in Svizzera, dove morì nel 1955.
3. "Purity" di Jonathan Franzen
Troppe responsabilità gravano sulle giovani spalle di Purity Tyler, per tutti Pip
Un debito universitario di centotrentamila dollari che il suo pessimo lavoro da promotrice telefonica non potrà mai ripagare, una madre lunatica, ipocondriaca e del tutto priva di senso pratico, e nessun padre con cui condividere i due carichi.
L'incontro fortuito con una bellissima e indecifrabile attivista tedesca nella casa di Oakland che Pip occupa con altri squatter le offre un'inattesa possibilità di fuggire da tutto questo: uno stage (retribuito!) presso la sede sudamericana del Sunlight Project, l'organizzazione clandestina che divulga via rete notizie riservate sui traffici di mezzo mondo.
Accettando, Purity potrà contribuire alla pulizia del pianeta gettando luce sui misteri dei potenti, e allo stesso tempo, perché no, carpire informazioni sull'identità di suo padre, che la madre si rifiuta da sempre di rivelare, per indurlo a metter mano al portafogli.
E poi potrà conoscere il mitico Andreas Wolf, ispiratore e leader carismatico del Progetto. Wolf è finito sotto i riflettori durante l'attacco a Normannenstraße del 1990, che ha scoperchiato gli altarini della Stasi e di un intero sistema, e da quel momento la sua ascesa verso l'Olimpo dei leaker piú scomodi è stata inarrestabile.
A differenza del collega e rivale Julian Assange, Wolf vorrebbe fare della purezza il suo marchio di fabbrica («Wiki era sporca: c'è gente che è morta a causa di Wiki»); come lui, tuttavia, esprime il rapporto instabile e complicato che lega potere e segreti.
Oscuri e nefasti sono quelli che si nascondono nel passato di Andreas, in una Ddr pre-caduta del Muro; oscura e ambigua è la sua tensione verso la nuova arrivata Pip.
Il contatto con il leader segnerà per lei l'inizio di un viaggio di formazione alla scoperta di suo padre e di sua madre, della stoffa morale di cui sono fatti quelli che ama, del lato oscuro dietro a ogni luce.
L'autore di Le correzioni e Libertà dilata il tempo e lo spazio della sua narrazione - la Germania Est degli anni Ottanta, Philadelphia, Oakland, Denver, la Bolivia di oggi -, espande la galleria dei personaggi e moltiplica i protagonisti, diversifica le insidie con cui si devono misurare - dalla potenziale distruttività del ruolo genitoriale alla schiavitú dell'immagine, dalla corruttibilità delle idee forti alla guerra fra i sessi -, e restituisce una grande opera di inedita ambizione e irresistibile pathos.
Jonathan Franzen (Western Spring, 17/8/1959, vive a New York. Oltre a Le correzioni (Einaudi, «Supercoralli» 2002 e «Super ET» 2005) ha scritto i romanzi La ventisettesima città (già Mondadori, ora negli «ET Scrittori» dell'Einaudi) e Forte movimento («Supercoralli» ed «ET Scrittori» Einaudi).
Pubblica regolarmente racconti e saggi su «The New Yorker» e su «Harper's». Nel 2003 Einaudi ha pubblicato la raccolta di saggi Come stare soli, nel 2006 il memoir Zona disagio («Supercoralli» e «ET Scrittori»), nel 2012 la raccolta Più lontano ancora.
Libertà (Einaudi 2011) è il suo ultimo romanzo.
4. Il GGG (Gl'istrici) di Roald Dahl
Sofia non sta sognando quando vede oltre la finestra la sagoma di un gigante avvolto in un lungo mantello nero.
È l’Ora delle Ombre e una mano enorme la strappa dal letto e la trasporta nel Paese dei Giganti. Come la mangeranno, cruda, bollita o fritta? Per fortuna il Grande Gigante Gentile, il GGG, è vegetariano e mangia solo cetrionzoli; non come i suoi terribili colleghi, l’Inghiotticicciaviva o il Ciuccia-budella, che ogni notte s’ingozzano di popolli, cioè di esseri umani.
Per fermarli, Sofia e il GGG inventano un piano straordinario, in cui sarà coinvolta nientemeno che la Regina d’Inghilterra.
«Dahl possiede il rarissimo dono di far scomparire tutto il mondo che sta intorno al lettore».
Goffredo Fofi
«Maestro della short story, a lungo considerato solo uno scrittore per ragazzi… iperbolico, beffardo, divertente, la sua massima virtù è dinamica, è la velocità. Ci si accorge di come e quanto la sua consistenza sia un meccanismo perfetto, esplosivo al pari di una bomba».
Franco Cordelli, Corriere della Sera
«Roald Dahl parteggia sempre per i bambini e ha creato tanti piccoli personaggi con speciali poteri che si vendicano delle prepotenze degli adulti o li puniscono per le loro cattive azioni».
Donatella Ziliotto
«Il GGG, il gigante che acchiappa i sogni al volo con una rete da farfalle, e poi soffia con una tromba i sogni più belli nelle camere da letto dei bambini: a mio parere una meravigliosa invenzione onirica, alla pari con i grandi personaggi, a metà strada fra il sogno e la veglia, creati dall’immaginazione del romanticismo europeo».
Guido Almansi, Panorama
Roald Dahl (Llandaff (UK), 1916 - Great Missenden (UK), 1990), fu uno scrittore inglese di origine norvegese. Lavorò in Africa e fu pilota della RAF durante la Seconda guerra mondiale.
Si trasferì poi negli Stati Uniti dove scrisse racconti, romanzi e libri per ragazzi di grande successo internazionale.
Adottò il punto di vista dei più giovani in storie percorse da una forte vena di humour nero, spesso animate da scenari macabri e grotteschi: Gli Sporcelli (The Twits, 1980), La fabbrica di cioccolato (Charlie and the Chocolate Factory, 1964), il suo seguito Il grande ascensore di cristallo (Charlie and the Great Glass Elevator, 1973), Il GGG (The BFG, 1982), il grande gigante gentile.
Nella produzione per adulti si segnalano raccolte di racconti dallo spiazzante finale a sorpresa (Storie impreviste, Tales of the Unexpected, 1979; Storie ancora più impreviste, More Tales of the Unexpected, 1980) e i due volumi autobiografici Boy: racconti d’infanzia (Boy: tales of Childhood, 1984 e In solitario. Diario di volo, Going Solo, 1986).
5. "La nuova fabbrica dei sogni" di Aldo Grasso e Cecilia Penati
Da quindici anni Aldo Grasso ci ricorda una verità semplice eppure rivoluzionaria: le serie televisive americane sono i prodotti artistici che più hanno plasmato l’immaginario collettivo contemporaneo, grazie non solo alle nuove tecnologie di diffusione digitale, ma anche e soprattutto a una raffinatezza tecnica e stilistica sempre più nitida.
Che mostrino gli abissi morali in cui può sprofondare un frustrato professore malato di cancro o la dolorosa impossibilità di un pubblicitario newyorkese di sfuggire alle menzogne patinate che confeziona ogni giorno; che raccontino le turbolente vicende sentimentali di una giovane dottoressa alle prime armi, o l’epopea, defl agrata in infinite dimensioni parallele, dei sopravissuti a un disastro aereo, le serie tv hanno saputo dare forma ai desideri e agli incubi che popolano il reale.
E ci hanno reso dipendenti.
Nella Nuova fabbrica dei sogni, Aldo Grasso e Cecilia Penati accolgono la sfida a cartografare la galassia delle serie televisive – dai Soprano a The Wire, da House of Cards a The Walking Dead, dal Trono di spade a Breaking Bad – passando per i personaggi più iconici, i colpi di scena più plateali, e soprattutto per i nuovi demiurghi dell’immaginario, gli showrunner, che accentrano ogni aspetto della produzione artistica: autori blockbuster come Shonda Rhimes e J.J. Abrams e artisti autenticamente radicali come David Simon e David Chase.
Per affermare il loro nuovo ruolo sono saliti sulle spalle di giganti come Alfred Hitchcock, Rod Serling e David Lynch, che con serie come Alfred Hitchcock presenta, Ai confini della realtà e Twin Peaks hanno saputo creare straordinari universi finzionali, riversando la loro forte autorialità in un dispositivo di produzione schiettamente pop.
La nuova fabbrica dei sogni – quella che, grazie a Don Draper e Tyrion Lannister, Dale Cooper e Rusty Cole, ha ormai soppiantato Hollywood – non è solo una guida imprescindibile per chiunque voglia affacciarsi al mondo delle serie tv, ma una ricognizione profonda e attenta, in cui anche gli appassionati di lungo corso scopriranno nuova linfa per le loro «ossessioni seriali».
Aldo Grasso (Sale Langhe, 1948) è professore di Storia della radio e della televisione all'Università Cattolica di Milano ed è editorialista e critico televisivo del «Corriere della Sera». Tra le sue pubblicazioni: Linea aito studio (1989), Le televisioni in Europa (1990), Storia della talevisione italiana (1992, 2000, 2004), Enciclopedia Garzanti della Televisione (1996, 2002, 2006), Che cos'è la televisione (2003), Fare storia con la televisione (2006), La tv del sommerso (2006).
Cecilia Penati è dottore di ricerca in Culture della comunicazione. Dal 2012 è assegnista di ricerca presso la Facoltà di Scienze linguistiche e letterature straniere dell’Università Cattolica di Milano, dove insegna «Linguaggi della radio e della televisione». Presso la stessa università svolge attività di ricerca sui testi e le forme di consumo della televisione al Ce.R.T.A. (Centro di Ricerca sulla Televisione e gli Audiovisivi), e insegna «Analisi del testo televisivo convergente» al Master Almed «Fare Tv. Gestione, Sviluppo, Comunicazione». Ha pubblicato numerosi saggi sulla storia della televisione in volumi collettanei e riviste scientifiche, italiane e internazionali.