Tutti le conosciamo. Tutti le usiamo. Tutti, a causa loro, rischiamo di perdere il controllo della nostra vita.
Stiamo parlando delle tecnologie che quotidianamente adoperiamo, dal telefonino al pc passando per il tablet e la smart tv, che ci stanno trasformando – o ci hanno già trasformati – in un nuovo tipo di essere umano, l’Homo digitalis: una rivoluzione che si è sviluppata nell’arco di pochi decenni, ma che ha saputo stravolgere, nel bene e nel male, le nostre esistenze.
È quanto sostiene un numero crescente di voci autorevoli, concordi nell’affermare la necessità di porre un limite alla rivoluzione digitale nel nome di un parziale recupero di quanto quotidianamente affidiamo al virtuale.
Tra queste, una delle ultime in ordine di tempo è quella di Cal Newport, docente di Computer Science alla Georgetown University di Washington D.C. e attento studioso degli effetti della tecnologia sulle nostre vite.
Lo studioso ha scritto un saggio, recentemente approdato in Italia, intitolato Minimalismo digitale (Roi Edizioni), definito come «una vera e propria filosofia che ha l’obiettivo di ripensare in maniera più consapevole il nostro rapporto con la tecnologia».
Nell’approccio di Newport non si mette in discussione l’utilità delle moderne tecnologie:
«Gli smartphone, la connessione wireless e le piattaforme digitali sono innovazioni importantissime. Pochi studiosi seri ritengono che sarebbe meglio ritornare a un’era pre-tecnologica.
A preoccupare è la perdita del controllo, condizione che si verifica ogni giorno in molti modi diversi, come quando ci distraiamo, curiosando nel telefono, mentre stiamo facendo il bagnetto al bambino o perdiamo la capacità di apprezzare un bel momento, spinti dall’urgenza frenetica di postarlo sui social per condividerlo con un’audience virtuale».
Una perdita di controllo che, in casi più gravi, può portare a una vera e propria dipendenza.
1. Occorrono limiti
Non si tratta quindi di abolire la tecnologia, ma di regolamentarne l’uso, spiega Newport: dicendolo con uno slogan, “meno può essere meglio”.
«Il minimalismo digitale è una filosofia d’uso della tecnologia secondo la quale l’utente dedica il proprio tempo online a un ridotto numero di attività accuratamente selezionate e ottimizzate per sostenere obiettivi e valori importanti, trascurando tutto il resto», spiega lo studioso che fornisce alcuni consigli per mettere in pratica questo approccio e trasformare così «le innovazioni tecnologiche da una fonte di distrazione a uno strumento che facilita la vita e la migliora».
Trenta giorni di pausa! Il primo passo è il più difficile, ma è necessario: «Ritagliatevi un periodo di 30 giorni in cui vi prenderete una pausa dalle tecnologie che non sono fondamentali per la vostra vita».
Il difficile è stabilire quali siano quelle indispensabili e quelle no: «Considero una tecnologia superflua a meno che privarmene temporaneamente danneggi o disturbi in modo rilevante la quotidianità della mia vita professionale o personale», specifica Newport.
Quindi si potrebbe iniziare filtrando i messaggi di Whatsapp, opzione che la maggior parte degli smartphone permette, assegnando una luce o una suoneria particolare ai diversi contatti: in questo modo non prenderemo in considerazione i messaggi superflui ma presteremo attenzione unicamente a quelli realmente importanti (partner e figli).
Oppure, aggiunge Newport, si potrebbero interrompere i contatti superficiali con gli amici che vivono in altri Paesi.
Ciò potrebbe aiutarci a chiarire quali di queste amicizie contino davvero aiutandoci a selezionare i rapporti e rafforzando solo i più meritevoli.
2. Riprendiamoci il tempo
La seconda fase prevede che, durante i trenta giorni di pausa, vengano sperimentate e riscoperte attività e comportamenti appaganti e ricchi di significato come leggere buoni libri o fare passeggiate senza essere continuamente distratti da notifiche o chiamate.
Newport riporta i casi di persone che hanno approfittato di questa riconquistata libertà per dedicarsi ad alcuni hobby, come la pittura, la coltivazione dell’orto o altre attività pratiche.
«Cominciate con qualche progetto facile che vi permetta di seguire istruzioni passo passo più o meno direttamente. Una volta che vi riesce bene, dedicatevi a compiti più complessi», consiglia l’esperto che si spinge a fare una lista di possibili attività alternative all’eccesso di digitalizzazione: installare una nuova lampada a soffitto; imparare le basi di una
nuova tecnica su uno strumento che già suonate; capire come calibrare con precisione il braccio del giradischi o costruire una testiera del letto personalizzata, con legno di alta qualità. Ma anche, molto più semplicemente, dedicare più tempo alla famiglia e agli amici.
La terza e ultima fase è quella della reintroduzione nella propria giornata delle tecnologie “che superano gli elevati standard minimalisti”, spiega Cal Newport, che puntualizza:
«Per capire quale sia la tecnologia alla quale non possiamo né dobbiamo rinunciare, occorre tenere a mente tre punti fondamentali: primo, la tecnologia che scegliamo di utilizzare deve essere di sostegno a qualcosa cui attribuiamo un valore profondo; secondo, dobbiamo conoscere il modo migliore per utilizzare la tecnologia a sostegno di questo valore (se non è così va sostituita con qualcosa di meglio); terzo, la tecnologia deve rivestire un ruolo nella nostra vita limitato da un protocollo operativo che specifichi quando e come utilizzarla».
Newport riporta l’esempio di coloro che sono ossessionati dalle notizie e trascorrono buona parte del tempo a consultare diversi siti alla ricerca dell’ultima news.
In questo caso, spiega Newport, non è necessario cancellare la ricerca dell’informazione, ma sarà sufficiente scegliere un sito affidabile e consultarlo una volta al giorno senza trascorrere ore a saltare da un sito all’altro.
3. Lasciamo il cellulare a casa e l’utilità delle lettere
Lasciamo il cellulare a casa!!! «Il minimalismo digitale non respinge le innovazioni dell’epoca di Internet, ma non accetta il modo in cui così tante persone in questo momento utilizzano i servizi disponibili», puntualizza Carl Newport.
Condizione necessaria e sufficiente per dare inizio alla rivoluzione interiore che ci permetterà di abbracciare il minimalismo digitale, è ritagliarsi dei momenti di solitudine.
Tutto sarà più facile e ci apparirà più chiaro se impareremo a restare, per intervalli di tempo ragionevoli, soli con i nostri pensieri.
Per riuscirci una soluzione molto semplice è quella di provare a trascorrere un po’ di tempo senza telefono quasi tutti i giorni. «Nei momenti in cui vi asterrete dall’utilizzo del telefono, potrete fare tante cose: da un breve giro di commissioni al mattino a un’intera serata fuori con gli amici, a seconda di come vi sentite», dice Newport.
L’ultimo consiglio di Cal Newport suona decisamente originale, ma sembra promettere bene:
«Trovate il tempo di scrivere a voi stessi delle lettere tutte le volte che vi trovate ad affrontare circostanze difficili o incerte. L’atto di scrivere vi trasporterà in uno stato di solitudine produttiva, strappandovi al fascino dei gingilli digitali e ai contenuti che creano dipendenza e offrendovi invece una modalità strutturata per capire e mettere a frutto tutto ciò che di importante accade nella vostra vita presente.
È una pratica semplice, facile da mettere in pratica, ma anche incredibilmente efficace». Provare per credere.
4. Quanto tempo passano gli italiani su Internet?
Gli italiani passano 6 ore e 4 minuti al giorno su Internet.
Lo studio Digital 2019 dell’agenzia creativa Wearesocial.com ha misurato il tempo che le persone passano su Internet ogni giorno: in media, 6 ore e 42 minuti, di cui 2 ore e 15 minuti attraverso dispositivi mobili.
In cima a questa classifica svettano i filippini, con oltre 10 ore online al giorno, seguiti dai brasiliani (9 ore e 29 minuti), thailandesi (9 ore 11 miuti) e colombiani (9 ore).
In fondo alla classifica tedeschi, francesi, olandesi, svizzeri, belgi, austriaci con una media inferiore a 5 ore, e i giapponesi (3 ore e 45 minuti). Gli italiani sono nella media con 6 ore e 4 minuti.
Il 57% delle persone controlla il telefono a pochi minuti dal risveglio.
Un recente studio dell’ente britannico Yougov riporta che più di 6 ragazzi su 10, tra i 18 e i 29 anni, vanno a letto in compagnia dello smartphone e oltre la metà degli utenti di telefonia mobile (53 per cento) tende a manifestare stati d’ansia quando rimane a corto di batteria, di credito o senza copertura di rete.
Secondo un’altra indagine, condotta dalla società di consulenza Deloitte su quasi 50 mila persone tra i 18 e i 75 anni in 31 Paesi, il 57 per cento delle persone controlla il telefono entro 22 minuti dal risveglio, il 59 lo fa più di 200 volte al giorno, l’80 si addormenta col cellulare in mano e l’83 legge le mail durante la notte.
Una ricerca dell’Università di Granada (Spagna) indica la fascia tra i 18 e i 25 anni quella maggiormente a rischio dipendenza, soprattutto tra i giovani con bassa autostima e problemi nelle relazioni sociali che sentono il bisogno di essere costantemente connessi e in contatto con gli altri attraverso lo smartphone.
5. I 3 principi base del minimalismo digitale
I 3 principi base del minimalismo digitale:
1. La confusione costa cara
I minimalisti digitali ritengono che affollare eccessivamente il tempo con la tecnologia e ingombrare la mente con troppi messaggi, mail, notifiche, post sia controproducente e vanifichi i vantaggi che ogni singolo elemento tecnologico fornisce.
2. Ottimizzare è importante
I minimalisti digitali ritengono che occorra selezionare i tipi di tecnologia da adottare in base all’effettiva capacità di promuovere e sostenere dei valori ritenuti tali dal singolo utente.
3. Scegliere è appagante
I minimalisti digitali ritengono che sia molto soddisfacente scegliere come utilizzare le nuove tecnologie perché aumenta il senso del proprio autocontrollo e di conseguenza sale anche l’autostima.
Il 22 febbraio 2018, Consulcesi, gruppo specializzato nella formazione medica, ha presentato al Ministero della salute la proposta di istituire una giornata all’anno senza connessione.
Un’occasione, fanno sapere i promotori, per riflettere sull’abuso delle nuove tecnologie e promuovere un uso consapevole del web.
Hanno appoggiato la proposta anche gli attori del film Sconnessi (tra cui Fabrizio Bentivoglio, Carolina Crescentini, Ricky Memphis) diretto da Christian Marazziti, una commedia del 2018 incentrata sulle vicissitudini di una famiglia riunita in uno chalet di montagna senza smartphone.
Dopo il panico iniziale, i protagonisti hanno l’occasione di conoscersi meglio e di affrontare anche le loro insicurezze.