Nell’Inghilterra di fine Ottocento e primi del XX secolo, l’ovattata e conformista società vittoriana considerava le donne angeli del focolare o poco più.
Nelle famiglie della borghesia le fanciulle erano educate, sin dalla più tenera età, a leggere, scrivere e far di conto, ma soprattutto a essere ottime mogli e buone madri: cortesi, eleganti, capaci di intrattenere con grazia riservata parenti e ospiti, ma anche di compiacere – sempre con discrezione – i mariti, senza mai dimenticare quale fosse il proprio posto.
Scopo di ogni ragazza era accasarsi con il miglior partito possibile, evitando in tal modo l’ingresso nel mondo del lavoro che pure, nei roboanti anni della rivoluzione industriale, sembrava non conoscere limiti.
In quell’Inghilterra percorsa da sbuffanti treni a vapore in cui gli industriali si arricchivano a dismisura sfruttando gli operai, e la grassa borghesia faceva fortuna nel commercio e nella finanza, nessuno aveva mai sentito parlare una donna in pubblico se non quando recitava a teatro o cantava all’opera.
Emmeline Pankhurst, nata Goulden, entrò in quei salotti come una tempesta e con le sue suffragette (il termine si deve al giornalista Charles Hands, che lo usò al posto di “suffragiste” in senso dispregiativo, ma le attiviste lo adottarono subito con orgoglio) riuscì a conquistare le signore in crinoline, mandando in frantumi la loro plurisecolare subordinazione sociale.
Lottando, e finendo più volte in carcere, ottenne per sé e le altre il diritto di voto, dando il via a una battaglia per i diritti femminili che sarebbe proseguita, tra conquiste e sconfitte, per quasi un secolo. Ecco la vita, le passioni e i chiaroscuri di Emmeline Pankhurst!
1. Tali genitori... tale figlia!
Emmeline nacque nel 1858 da Sophia Jane Craine, figlia di un minatore dell'isola di Man, e Robert Goulden, un modesto commerciante di Manchester.
Nella piccola abitazione di Moss Side, un sobborgo della città, la politica era di casa da generazioni.
La madre di Robert aveva militato nel movimento che, a seguito della depressione economica successiva alle guerre napoleoniche, era sorto per ottenere l'abolizione dei dazi sull'importazione di derrate agricole, colpevoli di aver portato carestia e disoccupazione.
Il padre aveva partecipato, il 16 agosto 1819, alla grande protesta di St. Peter's Field, per richiedere la riforma elettorale, scampando per un pelo alla violenta carica condotta dalla cavalleria a sciabole sguainate contro i manifestanti che fece un vero e proprio massacro: 15 morti e centinaia di feriti.
Nonostante quella dei Goulden fosse una famiglia numerosa (la coppia aveva 10 figli) non rinunciava mai ad accogliere in casa dissidenti politici da ogni dove, impegnandosi anche a raccogliere, in prima persona, fondi per sostenere gli schiavi appena liberati negli Stati Confederati a seguito della fine della guerra civile che aveva insanguinato l'America.
Emmeline trascorse dunque la sua gioventù tra la lettura del romanzo La capanna dello zio Tom di Harriet Beecher Stowe, la Bibbia degli abolizionisti, e lo studio della grande Storia della Rivoluzione francese del filosofo scozzese Thomas Carlyle, che dei fatti del 1789 aveva dato un'interpretazione eroica.
L'opera, avrebbe scritto Emmeline, “rimase per tutta la mia vita una fonte d'ispirazione”, e la spinse addirittura a spostare indietro di un giorno la data della sua nascita in modo da farla coincidere significativamente con il 14 luglio, anniversario della presa della Bastiglia.
Ancor più decisiva per la ragazza fu però la conoscenza, all'età di 14 anni, di Lydia Becker, redattrice del Women's Suffrage Journal.
La frequentazione della Becker accese l'attenzione della giovane Emmeline sul problema dell'emancipazione femminile, e con il tempo si fece coinvolgere nella National Society for Women's Suffrage (NSWS) fondata dalla stessa Becker nel 1867, un'organizzazione che aveva come obiettivo il suffragio femminile.
Sotto, Emmeline nel 1870 circa.
2. Moglie devota e grande attivista
Raggiunti i vent'anni, Emmeline incontrò per la prima volta Richard Pankhurst un avvocato di 24 anni più anziano di lei, che militava del Partito Liberale, anch'egli convinto assertore dei diritti delle donne, e se ne innamorò.
Coerente con le sue idee “progressiste” – ma in pieno disaccordo con la propria famiglia, da questo punto di vista invece rigidamente tradizionalista – Emmeline gli propose inizialmente una convivenza, ma poiché egli stesso le fece notare che così sarebbe stata tagliata fuori da ogni possibilità di vita sociale e politica, cedette e lo sposò.
La coppia si trasferì a Londra e nella propria casa prese a ricevere regolarmente le visite di importanti personalità politiche e culturali tra cui William Lloyd Garrison, grande esponente dell'abolizionismo americano, il deputato indiano Dadabhai Naoroji, i socialisti Herbert Burrows e Annie Besant e l'anarchica francese Louise Michel.
L'attività di Emmeline era però tutto sommato di poco conto, impegnata com'era ad accudire la casa e i figli: dei cinque nati dalla coppia, i due maschi sarebbero morti giovani, mentre le tre femmine – Adela, Christabel e Sylvia – avrebbero seguito le orme della madre aderendo a loro volta al movimento suffragista.
La svolta per Emmeline avvenne a partire dalla metà degli anni Ottanta, quando anche lei iniziò a occuparsi con sempre maggiore intensità e partecipazione alle attività della NSWS, affiancando l'impegno politico alla gestione del negozio di tessili che aveva aperto con il marito. Il movimento suffragista, del resto, sembrava proprio aver bisogno di energie nuove.
Nel 1888 la NSWS si era scissa dopo che la maggioranza dei membri aveva deciso di accettare il dialogo con le organizzazioni affiliate ai partiti politici, fino a quel momento invece fermamente respinte.
Emmeline aderì, contrariamente alla fondatrice, al gruppo fautore dei “nuovi ordinamenti” e, dopo un ulteriore momento di difficoltà legato alla definizione di chi, tra le donne, avesse diritto al voto (se solo le nubili o anche le sposate), la Pankhurst ospitò nella sua casa di Russel Square la riunione fondante della Women's Franchise League (WFL, 25 luglio 1889) che oltre al diritto di voto per tutte le donne, mise tra i suoi obiettivi anche la parità dei diritti nei settori del divorzio e dell'eredità.
Una frangia più oltranzista però strizzò sin da subito l'occhio al sindacalismo e cercò alleanze con le organizzazioni socialiste esistenti nel Paese, guadagnandosi la fama di essere l'ala di "estrema sinistra" del movimento. Il risultato fu che esso, meno di un anno dopo, di fatto si disintegrò. Sotto, la Pankhurst con il figlio Henry nel 1890.
3. Finalmente le donne al voto
Tornati a Manchester in seguito al fallimento del loro negozio, i Pankhurst ripresero faticosamente l'attività politica, lui impegnandosi in una serie di campagne parlamentari (destinate tutte a fallire) e lei aderendo alla Women's Liberal Federation (WLF), in cui riuscì finalmente e per la prima volta a ritagliarsi un proprio ruolo e a sganciarsi progressivamente dall'ombra del marito.
Ben presto però Emmeline trovò troppo morbida la linea di intervento adottata dal WFL, dunque lo lasciò per entrare – seppur con qualche difficoltà, essendo appunto una donna – nell'Independent Labour Party (ILP) fondato nel frattempo dal socialista scozzese Keir Hardie, attratta dall'idea di impegnarsi in prima persona nella distribuzione di cibo alle persone disoccupate e in stato di povertà.
Le attività del movimento procedevano a rilento per via di un ordine emesso dal tribunale, che ne vietava le riunioni. Le difficoltà di quegli anni furono difficili da sopportare per i Pankhurst e, alla lunga, fecero ammalare Richard: l'uomo si spense nel 1897 per le conseguenze di un'ulcera gastrica che ne aveva minato irrimediabilmente la salute.
Emmeline si ritrovò improvvisamente sola a dover gestire la responsabilità del movimento e dei figli e anche i numerosi debiti contratti. Per queste ragioni poco dopo la donna di dimise e accettò un impiego altrove come segretaria, con il compito di registrare le nascite e le morti nel quartiere suburbano di Chorlton.
Sotto, un'assemblea di suffragette appartenenti al movimento Women's Social and Political Union a Caxton Hall, Manchester, nel 1908 circa.
Questa esperienza si sarebbe rivelata molto preziosa perché le permise di approfondire la conoscenza delle condizioni, rese spesso terribili dalla miseria, delle donne che abitavano la regione. Le riflessioni che ne seguirono la indussero a riprendere l'attivismo, nella convinzione che solo il diritto di voto avrebbe potuto porre fine alle sperequazioni e alle sofferenze.
Del resto, nonostante l'impegno profuso dai movimenti in quegli anni, la concessione del suffragio femminile era ancora una chimera lontana: al di là delle promesse dei parlamentari, e di una serie di provvedimenti (i Suffrage Bills introdotti rispettivamente nel 1870, nel 1886 e nel 1897) che avevano concesso alle donne di esprimersi soltanto a livello locale, la questione era lungi dall'essere risolta e probabilmente – o almeno, Emmeline ne era convinta – non lo sarebbe mai stata continuando semplicemente a trattare in maniera pacifica e senza una qualche forma di militanza più forte e incisiva.
Nella foto sotto, Emmeline Pankhurst fa un comizio in Trafalgar Square, Londra, nel 1908.
4. La tensione sale alle stelle
Dopo aver rotto definitivamente con l'ILP, da lei ritenuto sempre meno affidabile nella battaglia per il suffragio, il 10 ottobre 1903 la Pankhurst fondò la Women's Social and Political Union (WSPU), aperta soltanto alle donne e concentrata esclusivamente a ottenere il diritto di voto tramite “azioni dimostrative, non parole”.
Dopo una prima fase di attività non violente, consistenti ancora in discorsi pubblici e raccolte di firme di petizione, la WSPU iniziò così a organizzare manifestazioni e a convocare una serie di “Parlamenti femminili” in coincidenza con le sessioni ufficiali del governo, in modo da fare pressione.
A ciò si aggiunsero accorate proteste, la prima delle quali fu inscenata il 12 maggio 1905 quando l'ennesimo disegno di legge per il suffragio femminile fu lasciato cadere per ostruzionismo: Emmeline si presentò, alla guida dei membri della WSPU e di un folto gruppo di manifestanti, per protestare fuori dal Parlamento. Il fatto ebbe molta risonanza, permettendo alla Pankhurst di catturare l'attenzione pubblica.
Le azioni dimostrative e provocatorie continuarono nei mesi e negli anni seguenti e per questo Emmeline e altre militanti finirono spesso in prigione. Emmeline venne arrestata per la prima volta (in tutto, sarebbero state sette) nel febbraio 1908, quando cercò di fare irruzione nel Parlamento per presentare una risoluzione di protesta al Primo Ministro Herbert Henry Asquith: fu accusata di aver ostacolato i lavori di un pubblico ufficio e condannata a sei settimane di carcere, che in seguito, nelle sue memorie, avrebbe definito una vera e propria “tortura civile”.
Sotto, una riunione della Women's Social and Political Union nel 1907. Emmeline è la seconda da destra.
Il conflitto con il Partito Liberale, che a parole diceva di sostenere il suffragio femminile mentre nei fatti non si mobilitava abbastanza per far approvare al governo le leggi necessarie, divenne sempre più aspro e la tensione salì alle stelle.
Il 21 giugno 1908 mezzo milione di attiviste si riunirono a Hyde Park per chiedere il voto per le donne e di fronte all'indifferenza del Primo Ministro risposero con un discorso in Parliament Square, prontamente interrotto dalla polizia; alcune donne allora si diressero verso la sede dello stesso Asquith, al 10 di Downing Street, e scagliarono raffiche di pietre contro le finestre finendo tutte in prigione.
L'escalation fu inarrestabile e aumentò di intensità, quando le suffragette iniziarono uno sciopero della fame: a farlo fu per prima, nel 1909, l'attivista Marion Dunlop contro le pessime condizioni del carcere in cui era stata rinchiusa, seguita poi dalle altre che erano state imprigionate per aver rotto le finestre.
Lo sciopero della fame divenne sempre più frequente tra le militanti dopo l'arresto al punto che la polizia carceraria reagì obbligando le detenute, legate a una sedia, a subire l'alimentazione forzata attraverso tubi introdotti, molto dolorosamente, nel naso e nella bocca tenuta aperta da ganci d'acciaio. Tali metodi disumani suscitarono la vibrante protesta dei medici che denunciarono il rischio di provocare alle donne ulcere e danni invalidanti e persino letali.
Nonostante le azioni delle “suffragette” e i metodi di repressione a cui furono sottoposte avessero una pesante influenza sull'opinione pubblica, non riuscirono a sbloccare la situazione a livello parlamentare: il disegno di legge sul diritto di voto, nonostante le reiterate promesse, continuava a non passare.
Qua sotto, distintivo con il ritratto di Emmeline Pankhurst (1909 circa) venduto dalla WSPU per raccogliere fondi per la sua causa.
Segnata dalle difficoltà personali (il figlio Harry si ammalò e morì nel 1910, ma lei subito dopo il funerale si presentò ugualmente al comizio che aveva già programmato, suscitando l'ammirazione degli avversari) Emmeline non intendeva però darsi per vinta e anzi alzò ulteriormente il livello della protesta.
Affiancata dalle tre figlie – e soprattutto da Christabel, che ne divenne il braccio destro – il 18 novembre organizzò e condusse personalmente una marcia di 300 donne fino a Parliament Square, che fu respinta dalla polizia diretta dall'allora segretario di stato Winston Churchill: in quel frangente gli agenti non esitarono a picchiare le donne (e il giorno passò alla storia come il “Venerdì Nero”) e a trascinarle via con la forza.
Nella primavera del 1912 Emmeline, con altre suffragette, percorse la città infrangendo vetrine e finestre. La polizia perquisì gli uffici della WSPU e incarcerò le donne ad Holloway per aver commesso associazione a delinquere e istigazione al danno. In prigione Emmeline attuò il suo primo sciopero della fame, subito imitata dalle altre detenute, mentre Christabel cercava di riorganizzare la WSPU da Parigi, dove era riuscita nel frattempo a fuggire.
Dopo il suo rilascio, Emmeline divenneun bersaglio fisso da parte della polizia durante i cortei e le manifestazioni: per questo la WSPU istituì una squadra di donne esperte in arti marziali per proteggerla.
Anche le violente azioni di protesta delle suffragette non si fermarono: sempre nel 1912 alcune di esse aggredirono il Primo Ministro Asquith mentre si trovava a una serata di gala a Dublino, tentando di causare un'esplosione con polvere da sparo e benzina al suo passaggio, e poi gettarono una piccozza contro la sua vettura.
Anche questo non sortì gli effetti desiderati, ma provocò la fuoriuscita dalla WSPU di alcuni sostenitori e membri influenti che disapprovavano i metodi violenti e la distruzione di proprietà.
Le defezioni aprirono una crisi nel movimento ma anche in seno alla stessa famiglia Pankhurst: tra coloro che abbandonarono ci fu infatti la figlia Adela, mentre Sylvia, che con il tempo si era progressivamente avvicinata a posizioni socialiste, fu espulsa da Emmeline e Christabel dopo una burrascosa riunione tenutasi a Parigi.
Sotto, la Pankhurst viene arrestata davanti a Buckingham Palace nel 1914.
5. Un sogno avverato e un improvviso cambio di rotta
Intanto all'orizzonte andavano addensandosi sempre più minacciose le nubi dell'imminente guerra. Il Primo conflitto mondiale scoppiò nell'agosto 1914 e fece balzare in cima alla lista delle priorità governative, in Inghilterra come altrove, le esigenze belliche scalzando quelle sociali.
Il problema del diritto di voto alle donne passò quindi in secondo piano, e le stesse Emmeline e Christabel, indubbiamente le voci più influenti del WSPU, si prodigarono per convincere le altre militanti a interrompere le attività di protesta per fornire il pieno supporto al governo britannico contro il pericolo percepito come più imminente, ossia l'impero tedesco: “Quando giungerà il momento”, spiegò Emmeline, “riprenderemo quella lotta, ma per ora dobbiamo fare tutto il possibile per combattere e vincere contro un nemico comune".
Dopo aver ottenuto una tregua con Londra, le suffragette ancora in carcere furono quindi liberate. Nei mesi seguenti Emmeline e Christabel esortarono le donne inglesi a tener alto l'onore e il benessere della nazione seguendo l'esempio delle alleate francesi, che eseguivano i lavori manuali al posto dei loro uomini impegnati contestualmente al fronte.
Il cambio di priorità e di atteggiamento nei confronti del governo, naturalmente, non fu indolore: accusando la leadership di aver abbandonato il proposito per cui il movimento era nato, due gruppi di attiviste si separarono, ma ciò non scalfì nel complesso la solidità della WSPU né il timone del comando, che rimase in mano a Emmeline la quale anzi profuse le stesse prorompenti energie nel sostenere il Regno Unito durante lo sforzo militare.
La Pankhurst si impegnò anche nel sostentamento dei cosiddetti "bambini di guerra", nati cioè da madri nubili i cui compagni stavano combattendo in guerra, e ne adottò lei stessa quattro. Qua sotto, Emmeline Pankhurst (a sinistra) con le sue figlie Christabel (al centro) e Sylvia (a destra) ritratte davanti alla Waterloo Station, a Londra, nel 1911.
A conflitto ancora in corso, e poco prima della Rivoluzione di Ottobre, nel giugno del 1917 Emmeline si recò in visita in Russia dove vide con i suoi occhi la lotta di classe che stava drammaticamente spaccando il Paese.
Nonostante ai tempi della sua militanza nell'ILP non avesse disdegnato posizioni vicine al socialismo, respinse con forza tale impostazione, e più tardi dichiarò al New York Times che il comunismo rappresentava la “più grande frode dei tempi moderni”, mentre il governo bolscevico avrebbe potuto “distruggere l'intera civiltà occidentale”.
Tornando in patria, però, Emmeline ebbe una lieta notizia: il Representation of the People's Act 1918 stava per concedere il voto alle donne. Anche se erano presenti varie restrizioni – tra cui un'età superiore ai 30 anni – il sogno di portare le donne alle urne, dopo tante battaglie, stava finalmente per trasformarsi in realtà.
Non era però finita l'epoca delle lotte. Al centro della disputa c'era ora chi intendeva mantenere le organizzazioni politiche delle donne separate da quelle maschili, contro chi invece voleva unirle, dato che ormai il presupposto dello scontro (ossia la disuguaglianza di genere nel voto) era stato superato.
Emmeline e Christabel si assestarono, ancora una volta, su posizioni intransigenti e ricostituirono la WSPU come “Partito delle donne”. Loro convinzione era che gli obiettivi da raggiungere fossero ancora molti: dalla parità legale nel contratto matrimoniale all'uguale retribuzione e alle pari opportunità nel lavoro.
Per disinnescare qualsiasi tentazione bolscevica, si impegnarono nella richiesta di giornate di lavoro più corte in modo da prevenire eventuali scioperi da parte del sindacato ed evitare l'eccessivo avvicinamento delle donne operaie ai movimenti di sinistra.
Nella foto sotto, le suffragette Annie Kenney e Christabel Pankhurst (a destra) nel 1908 sostengono un manifesto per il diritto al voto per le donne.
Dopo l'approvazione del disegno di legge che consentì, finalmente, anche alle donne di concorrere per la Camera dei Comuni, a Emmeline fu chiesto a gran voce di candidarsi. Lei preferì non accettare. Spinse invece Christabel a farlo, sostenendola con vigore per tutta la campagna elettorale.
La sconfitta finale della figlia, superata per soli 775 voti dal candidato del Partito Laburista, rappresentò quindi per Emmeline la delusione più amara della sua vita e decretò anche la fine del Partito delle donne.
Da quel momento in poi la Pankhurst, con una virata che sorprese i contemporanei e imbarazza ancor oggi gli storici che non sono riusciti a spiegarla in maniera del tutto convincente, cambiò completamente posizione: da rivoluzionaria si trasformò in conservatrice accanita, aderendo nel 1926 al Partito Conservatore britannico e finendo per essere candidata al Parlamento.
Due anni dopo, stremata da una vita di battaglie e già in precarie condizioni di salute a causa delle molte prigionie e delle conseguenze dei maldestri e violenti tentativi di alimentazione forzata, apprese che la figlia Sylvia aveva partorito al di fuori del matrimonio e ne rimase sconvolta.
Il 14 giugno 1928, all'età di 69 anni, Emmeline morì; il giorno del suo funerale una folla immensa la accompagnò fino al cimitero di Brompton, nel Borgo Reale di Kensington e Chelsea. Il Daily Mail, che seguì l'evento, descrisse la processione come quella di “un generale morto in mezzo al suo esercito in lutto”, mentre il New York Herald Tribune la definiva “l'agitatore politico e sociale più notevole dell'inizio del XX secolo e la più grande protagonista, in assoluto, del movimento per il diritto del voto alle donne”.
All'inaugurazione del monumento a lei dedicato, soltanto due anni dopo (un tempo da record), l'ex primo ministro britannico Stanley Baldwin commentò quasi commosso: “Io dico senza paura di essere contraddetto che, qualunque sia la prospettiva da cui la si guardi, la signora Pankhurst ha ottenuto per se stessa una memoria nel tempio della fama che durerà per sempre”.