Fredda e calcolatrice, Eva Duarte nel 1945 sposò il futuro dittatore argentino Juan Domingo Perón.
È una donna che ancora oggi scatena emozioni e reazioni contrastanti.
Eva Duarte Perón è morta nel 1952, sono passati 68 anni, ed è ancora “presente”: ha ispirato la musica, il teatro e il cinema.
Don’t cry for me Argentina è il titolo di una celeberrima canzone tratta dal musical Evita (1975) e gli ultimi anni è uscita l’ennesima biografia (Santa Evita di Tomás Eloy Martínez).
Seppe presentarsi come la protettrice dei poveri, facendo innamorare di sé milioni di persone. Ma nuove scoperte gettano, però, un’ombra su Evita: perché accolse molti nazisti in fuga?
Chi è stata davvero Evita? Scopriamolo insieme.
1. La fatica di emergere
Eva Duarte non è una bimba baciata dalla fortuna, anzi.
Nasce nel 1919 a Los Toldos, un villaggio sperduto della Pampa argentina, ed è una figlia illegittima, una “bastada”, come la chiamano i compaesani.
Sua mamma è un’umile cuoca, Juana Ibarguren, suo papà è un piccolo proprietario terriero, Juan Duarte, regolarmente sposato e con figli legittimi. L’infanzia di Eva è un concentrato di miseria, emarginazione sociale e sacrifici: da ragazzina deve rassegnarsi a prestare servizio come domestica.
È una vita grama e, appena può, scappa: nel 1934, a soli 15 anni, lascia la madre e i quattro fratelli e se ne va a cercare fortuna nella capitale.
A Buenos Aires cerca di imporsi come attrice ma l’attendono tempi durissimi: Eva non ha protettori, né importanti conoscenze; non è bella, non è sexy e, quel che è peggio, non ha talento e nemmeno presenza scenica.
È piccola (non raggiunge 1,55 m), ossuta (all’epoca, impazzano le donne morbide) e scura di capelli, neri come gli occhi che, vivaci e penetranti, spiccano su un volto dai lineamenti duri e dalla pelle bianca.
Come se non bastasse, si veste e parla da provinciale, ha un carattere aspro e nessuna buona scuola alle spalle (è piuttosto ignorante): per la buona società è una nullità e come tale è trattata.
Ha, però, alcune speciali frecce al proprio arco: è intelligentissima, fredda e furba, ha una forza di volontà titanica ed è animata da un profondo, infuocato desiderio di rivincita sociale.
Cerca di migliorarsi (inizia a ossigenarsi i capelli e a curare il proprio aspetto in modo quasi maniacale), si trova degli amanti utili alla carriera e non si arrende di fronte alle difficoltà. Amori? Nessuno, a parte quello per sé stessa.
In tutta la propria breve vita, Eva non proverà mai alcun interesse né per il sesso, né per l’amore romantico. Nel 1939, comincia a lavorare come attrice radiofonica, specializzandosi in melodrammi e feuilletons.
Nel 1942, è assunta presso Radio Belgrano come speaker in un programma dedicato alle Grandi donne della storia. La voce di Eva emoziona, la ragazza ha successo e nel giro di un anno arriva a guadagnare uno stipendio rispettabile.
Nel 1943 l’Argentina è scossa da un colpo di stato militare; Eva segue le vicende politiche con attenzione, nel proprio lavoro sta ben attenta a non inimicarsi chi conta nel mondo politico e con accortezza si costruisce una rete di conoscenze potenti.
Il 22 gennaio 1944 Eva incontra Juan Domingo Perón, un aitante colonnello dell’esercito dalla carriera politica in ascesa (è ministro del lavoro). Lei ha 25 anni, lui 49 ed è attrazione a prima vista. Non fisica, però.
Non si tratta affatto di amore, passione o turbamento dei sensi; l’attrazione è tutta di testa: lei è attratta dal politico, non dall’uomo, e intuisce chiaramente il potere che potrebbe raggiungere grazie alla sua carriera; lui è attratto dall’intelligenza e dalla forza di volontà di una donna fuori dal comune.
E non si sbagliano. Insieme, nel giro di poco tempo, arrivano alle vette del potere: nel 1945 si sposano, nel 1946 Perón diventa il 29° presidente dell’Argentina ed è rieletto alla carica nel 1952.
Eva, la piccola “bastarda” della pampa, diventa first lady. Non le basta: l’ex attricetta di provincia, la parvenue disdegnata dalla buona società portegna, il potere non lo vuole vivere di riflesso ma in prima, primissima pesona.
Eva inizia a presentarsi come la protettrice degli umili, dei poveri, dei descamisados, i “senza camicia” (diseredati che non posseggono camicia, giacca e cravatta), dedicandosi con assiduità alle opere assistenziali.
Nella foto sotto, Eva Duarte de Perón, più conosciuta come Evita, saluta la folla affacciata dal balcone di Casa Rosada, a Buenos Aires, sede degli uffici presidenziali. Al suo fianco il marito Juan, eletto presidente dell’Argentina nel 1946 e con secondo mandato nel 1952.
2. Le luci della ribalta e il culto dopo la morte
Nel 1948 crea la Fondazione di Aiuto Sociale Eva Maria Duarte de Perón, attraverso cui in pochi anni fa costruire ospedali, scuole per infermiere, ospizi, case popolari, collegi, centri socio-educativi, mense, colonie estive per i figli degli operai e asili nido nelle carceri per i figli delle recluse.
Distribuisce denaro e pacchi dono ai poveri e garantisce aumenti di stipendio, pensioni di anzianità e migliori condizioni di lavoro agli operai.
Non contenta, s’impegna senza sosta per il miglioramento delle condizioni di vita dei bambini, di quelli illegittimi in particolare, e per la promozione dell’emancipazione femminile.
Suoi cavalli di battaglia diventano la difesa della dignità femminile e l’estensione dei diritti politici alle donne: grazie a lei, viene approvata nel 1947 la legge 13010 che accorda alle donne argentine il diritto di voto.
Evita si presenta come “l’ambasciatrice del popolo presso Perón”, diventa oggetto di un culto della personalità e si trasforma in una sorta di “santa” laica. Ma, quasi di colpo, tutto questo ha fine.
Tra la primavera e l’estate del 1952, il corpo di Evita viene consumato da un cancro all’utero: la donna pesa meno di 40 kg, ma non molla.
Il 4 giugno, imbottita di morfina, con un trucco pesantissimo per nascondere il pallore mortale e un’armatura di ferro nascosta sotto gli abiti, Evita fa la sua ultima apparizione in pubblico. Il 26 luglio muore ad appena 33 anni, “come Gesù” ripete il suo popolo in lacrime. Il paese sembra inebetito.
Il ministro delle Poste fa emettere dei francobolli con l’effigie di Evita ma punisce col carcere quei dipendenti che osano apporre il timbro sul volto della señora; alcune organizzazioni sindacali chiedono al Vaticano l’immediata santificazione di Evita (senza ottenere risposta) e ai bambini dell’Argentina viene insegnata la preghiera della sera: Ave Evita, madre nostra che sei nei cieli...
3. Perché nazisti come Mengele sono fuggiti in Argentina?
Si sa da tempo che, dal 1945 al 1955, Perón accolse moltissimi nazisti in fuga, offrendo loro visto, passaporto e altre forme di protezione.
Quello che è emerso recentemente, grazie all’apertura degli archivi dell’ufficio immigrazione, decisa nel 2003 da Néstor Kirchner, è la capillare estensione della rete di complicità che permise di accogliere molti gerarchi nazisti, tra cui Adolf Eichmann, il burocrate organizzatore dello sterminio degli ebrei, Josef Mengele, il “dottor morte” del lager di Auschwitz, Erich Priebke, il boia delle Fosse Ardeatine, Klaus Barbie, il boia di Lione, e probabilmente Martin Bormann, il potente segretario di Hitler, alcuni fascisti italiani, come Bruno Caneva e Carlo Scorza, e numerosi ustascia croati.
Perón avrebbe creato una rete di salvataggio per i nazisti, con varie complicità in Italia, Svizzera, e in alcuni settori della Chiesa cattolica e del Vaticano.
Juan Domingo ed Evita avrebbero agito sia per ragioni ideologiche (ammiravano Hitler e Mussolini ed erano anticomunisti), sia per incamerare il tesoro “sporco” dei nazisti.
4. Il mistero del tesoro nazista. È finito nelle mani di Evita?
Dove sono finiti il denaro dei nazisti e l’oro degli ebrei?
Molti sospettano nelle mani di Juan Domingo ed Evita Perón.
Tra il giugno e l’agosto del 1947, Evita effettuò un viaggio in Europa con l’intento di realizzare sia alcuni obiettivi diplomatici manifesti, sia alcune operazioni top secret.
A giudizio di alcuni storici contemporanei, a Madrid Evita incontrò alcuni ex ufficiali nazisti e alcuni alti prelati del Vaticano per meglio organizzare le ratlines, le “vie dei topi” attraverso le quali far fuggire verso l’Argentina SS, gerarchi e collaborazionisti ricercati dagli Alleati.
In Svizzera, invece, Evita avrebbe aperto conti segreti in cui far confluire le immense ricchezze che i nazisti avrebbero sottratto agli ebrei e che il marito avrebbe incassato in cambio di passaporti e visti “in bianco”.
Della missione segreta di Evita in Svizzera accenna Simon Wisenthal, il “cacciatore di nazisti”, alla fine degli anni 90; ne parlano oggi diversi storici.
Nel 2005 una giornalista tedesca, Gaby Weber, ha pubblicato una dettagliata inchiesta in cui prova che i Perón avrebbero “lavato” molto denaro nazista, facendolo transitare per la Banca Centrale argentina e le banche svizzere.
«È impossibile calcolare l’esatto ammontare del denaro ripulito dai Perón in Argentina», ha sottolineato Weber, «ma deve trattarsi di una cifra molto superiore al miliardo di dollari».
5. Tre anni dopo la morte di Evita, un colpo di stato rovescia Perón il quale, dopo 18 anni di esilio, è rieletto presidente
1816: L’Argentina dichiara la propria indipendenza dalla Spagna.
1943: Colpo di stato da parte del GOU (Grupo de Oficiales Unidos) composto da militari simpatizzanti di Mussolini e Hitler, guidati prima da Arturo Rawson Corvalan e poi da Pedro Ramírez. Il colonnello Juan Domingo Perón diventa segretario personale del ministro della Guerra, e poi, via via, direttore del dipartimento del Lavoro, ministro della Guerra e vicepresidente.
1946: Perón vince le elezioni e diventa presidente della Repubblica.
1952: Perón trionfa alle elezioni e inizia così il suo secondo mandato come presidente. Il 26 luglio Evita muore.
1955: Un colpo di stato militare rovescia Perón che va in esilio in Spagna.
1973: A giugno Perón rientra in patria dopo 18 anni di esilio e viene rieletto presidente della Repubblica per la terza volta.
1974: Perón muore a 79 anni; gli succede la terza moglie Isabelita Martínez, sino ad allora vicepresidente.
1976: Un colpo di stato militare, guidato dal generale Jorge Videla, spodesta Isabelita Perón. Viene decretata la legge marziale. Migliaia di oppositori al regime sono illegalmente imprigionati e giustiziati. Il bilancio sarà tremendo: 2.300 omicidi politici, più di diecimila arresti politici e 30mila desaparecidos (persone scomparse).
1981: Il generale Videla viene deposto per mano di Roberto Viola cui succede il generale Galtieri. L’Argentina resta una dittatura militare.
1982: Scoppia la guerra delle Falkland/Malvine: l’Argentina invade le isole, la Gran Bretagna si difende e vince. Il generale Galtieri si dimette.
1983: Torna la democrazia: il nuovo presidente democraticamente eletto è Raúl Alfonsín che apre un’inchiesta sulle atrocità commesse dalla dittatura militare.
1989-1999: Primo e secondo mandato del presidente Carlos Saúl Menem.
1999-2002: Le scelte economiche liberiste del governo Menem portano il paese alla bancarotta.
È eletto presidente Fernando De la Rúa che però è costretto presto alle dimissioni. Si succedono le presidenze di Puerta, Rodríguez Saa, Camaño y Duhalde.
2003: Assume la presidenza del Paese il progressista moderato Néstor Carlos Kirchner. Il paese si riprende dalla crisi.
2007: Cristina Fernández de Kirchner, moglie di Néstor, viene eletta presidente della Repubblica.
2010: A soli 60 anni, per un infarto, muore Néstor Kirchner.
2011-2013: Cristina Fernández de Kirchner viene eletta presidente per la seconda volta, carica che ha ricoperto fino al 2015.
2015-2019: Mauricio Macri viene eletto presidente.
2019-2020: Alberto Fernández viene eletto presidente, carica che ricopre tuttora.