Nonostante il periodo storico inquietante e i cupi scenari che si profilano all’orizzonte del mondo, i corsi universitari di psicologia positiva sono sempre più frequentati.
Per esempio, nella prestigiosa università di Yale (USA), l’insegnamento online fondato dalla psicologa Laurie Santos dal titolo La scienza del benessere (The Science of Well Being) conta oggi 3,8 milioni di iscritti ed è il corso più seguito nei 319 anni di storia dell’ateneo.
Il relativo podcast, Laboratorio della felicità (Happiness Lab) conta 65 milioni di download. Nell’altrettanto prestigiosa università di Harvard (USA) il corso Leadership and Happiness esaurisce regolarmente i 180 posti disponibili, ma offre lezioni virtuali agli esclusi.
Alla Stanford University un corso di intelligenza emotiva, incentrato sulla psicologia positiva, viene seguito dal 95 per cento degli studenti di Economia e Finanza, anche se è solo opzionale.
L’obiettivo di tutti questi corsi è quello di migliorare la vita individuale. Come ha sottolineato Bruce Hood, docente di Psicologia cognitiva all’università di Bristol (UK):
«Teniamo da due anni un corso di psicologia positiva modellato su quello realizzato a Yale, in presenza e online, e i nostri studenti sono tenuti a registrare il loro livello di benessere mentale in vari momenti dell’anno. Questo ci ha dato modo di valutarli durante i mesi di lockdown. Il corso è stato per loro di enorme aiuto per far fronte a un periodo così complesso».
Conoscersi, perdonarsi, fissare degli obiettivi possibili, praticare la gentilezza, ridere di se stessi: sono tutti i segreti studiati dalla scienza per essere felici.
Adesso, nella vita che viviamo, nel posto in cui ci troviamo.
1. Se ne occupa la scienza ma bisogna focalizzarsi sui traguardi
A occuparsi da quasi un secolo, 75 anni per essere più precisi, di che cosa ci permetta di condurre un’esistenza felice è proprio l’università statunitense di Harvard.
Si chiama Grant Study lo studio iniziato nel 1938 e tutt’ora in corso all’interno del progetto Study of Adult Development della facoltà di Medicina.
Lo studio, il cui obiettivo originario era quello di identificare gli elementi in grado di predire un invecchiamento in buona salute, ha permesso agli scienziati di raccogliere un’enorme mole di dati che ha evidenziato che cosa renda, oltre che durature, felici le nostre esistenze: prima di tutto, le relazioni.
Sono proprio i rapporti interpersonali, più del denaro o della fama, a renderci felici. Solidi legami affettivi proteggono, infatti, le persone dalle difficoltà della vita, contrastano il declino cognitivo e fisico e costituiscono i più validi elementi fondanti per una vita lunga e serena.
Molto più importanti rispetto alla classe sociale, al quoziente intellettivo e, persino, al patrimonio genetico, le relazioni sarebbero dunque fonte di gioia.
Questa scoperta, concordano molti studi che si sono susseguiti nel corso dei decenni fino ai giorni nostri, si è rivelata valida per tutta la popolazione nordamericana, indipendentemente dal livello socio-culturale: si va dagli studenti di Harvard alle categorie socialmente ed economicamente più disagiate.
Ciò significa che coltivare vere amicizie e stabilire relazioni salde e sincere è fondamentale, a patto che ognuno di noi stia, prima di tutto, bene con se stesso.
È questa infatti la conditio sine qua non per stabilire rapporti profondi e duraturi con gli altri e non stabilire dannosi legami di dipendenza. Questo vale sia per le amicizie sia per le coppie.
Per essere felici è fondamentale anche darsi degli obiettivi, a patto che siano raggiungibili. Porsi traguardi al di là delle proprie effettive possibilità genera infatti ansia e frustrazione, ossia l’antitesi della felicità.
Ciò non significa che non si debba essere ambiziosi, ma che non bisogna esagerare con richieste eccessive agli altri e a se stessi. Fissare piccoli traguardi quindi è un modo per essere più appagati, per non sentirci inadeguati e per avere la percezione che stiamo andando nella direzione giusta verso serenità e appagamento.
Un esempio? Il dimagrimento: se perdere 4 chili ci sembra impossibile, perdere 200 grammi a settimana fa tutto un altro effetto.
2. Piccoli piaceri quotidiani e un po’ di autoironia
Focalizzare l’attenzione su piccoli piaceri quotidiani può essere utile. Come ha dichiarato in più occasioni Paul Dolan, professore della London School of Economics e consulente del governo britannico, basterebbero stratagemmi semplici da attuare, come ascoltare il proprio brano musicale preferito.
Anche trascorrere del tempo all’aria aperta può giovare, soprattutto se in mezzo alla natura. Il verde, infatti, permette di recuperare energie dallo stress e dall’affaticamento generato dall’eccessiva stimolazione di tutti i nostri sensi.
Nei quartieri in cui la natura è maggiormente presente si riducono infatti le emozioni negative come rabbia, frustrazione, aggressività, ansia e tristezza; a vantaggio di quelle positive.
Frances Kuo, studiosa dell’università dell’Illinois (USA) delle relazioni fra la qualità del paesaggio e la salute, ha evidenziato come il verde migliori anche i rapporti di vicinato: le persone tendono a essere più aperte e socievoli.
«Anche aiutare qualcuno può portarci felicità. Il volontariato è infatti prima di tutto un atto egoistico che dà piacere e felicità a chi lo mette in atto» sostiene la studiosa.
L’invito a sorridere di se stessi è un altro modo per imparare a coltivare la felicità. Lo spunto arriva anche dalla scienza e, in particolare, da uno studio dell’università di Granada, in Spagna, pubblicato nel 2018 sulla rivista Personality and Individual Differences.
L’analisi dei dati ha portato i ricercatori, guidati da Jorge Torres Marín, a evidenziare che «ridere di noi stessi non solo aiuta a sopprimere la rabbia, ma ha un impatto significativo sul proprio benessere psicologico».
Lo studio ha analizzato un totale di 1.068 adulti di età compresa tra 18 e 65 anni, che hanno preso parte a diversi test, alcuni dei quali mirati a rilevare il tipo di umorismo e a metterlo in relazione con benessere, personalità e gestione della rabbia.
Per i ricercatori, chi riesce a ridere di sé non soffre di bassa autostima né è incline alla depressione. Anzi, si tratta in genere di persone serene e felici.
3. Conoscersi e perdonarsi... ce lo insegnano gli stoici
Questi sono tasselli fondamentali se non i veri e propri presupposti per tendere alla felicità.
Ma se non ci conosciamo e non sappiamo che cosa ci piace e ci dà gioia, fatichiamo a muoverci nella direzione corretta.
Così se non rispettiamo i nostri limiti e non accettiamo le nostre debolezze, le nostre aspettative saranno sempre eccessive e fuori misura. Non avere consapevolezza di ciò che siamo crea ansia e confusione e la mancanza di accettazione genera inevitabilmente frustrazione.
L’elaborazione del lutto, che significa non solo fare i conti con la scomparsa delle persone care, ma anche affrontare delusioni e la fine di legami affettivi importanti, è un altro nodo fondamentale alla base della nostra serenità.
In questa ottica è fondamentale il perdono che ci riconcilia con gli altri, ma prima di tutto con noi stessi. La filosofia ispiratrice di pressoché tutti i corsi di Scienza della felicità è lo stoicismo, una corrente filosofica e spirituale d’impronta razionale fondata nell’antica Grecia intorno al 300 a.C.
«Visto che non possiamo cambiare i nostri geni e il nostro destino, possiamo cambiare il modo in cui rispondiamo a ciò che accade», osserva uno psicologo di Bristol, Bruce Hood. Questa visione è notoriamente condivisa anche da pratiche e antiche filosofie orientali che ispirano corsi di yoga e mindfulness.
Jiddu Krishnamurti, maestro spirituale definito dal Dalai Lama come uno dei più grandi pensatori della nostra epoca e seguito da scienziati di tutto il mondo e scrittori come il britannico Aldous Huxley (1894-1963), ha più volte condiviso questo approccio di accettazione che presuppone la conoscenza profonda di sé.
4. La gentilezza rende felici
Infine, non sottovalutiamo il potere della gentilezza. Basta qualche atto di gentilezza quotidiano per renderci più felici.
È ciò che è emerso da un esperimento sociale condotto dall’Iowa State University, i cui risultati sono stati pubblicati nel 2019 sul Journal of Happiness Studies.
A un gruppo di studenti universitari è stato chiesto di camminare per dieci minuti all’interno di un edificio, mettendo in pratica precise direttive. La prima consisteva nel pensare all’interconnessione tra le persone presenti nella stanza.
La seconda che ognuno desiderasse per lui/lei la felicità. Un terzo ordine, dato a un gruppo a parte di controllo, prevedeva invece un confronto, ossia il domandarsi: “In cosa io sono migliore di lui/lei?”.
I risultati sono stati evidenti: chi aveva praticato gentilezza e amore si sentiva più appagato e felice. Al contrario, i membri del gruppo di controllo avevano sperimentato sentimenti di frustrazione e rabbia.
Curiosità: Meditare fa bene al Dna e... genera felicità
Immaculata De Vivo, epidemiologa della Harvard Medical School (USA) ha dimostrato che meditare regolarmente preserva la lunghezza dei telomeri. Sono quelle piccole porzioni di DNA che rappresentano l’estremità protettiva dei cromosomi e che influiscono sulla durata della vita delle cellule.
Chi medita ha i telomeri più lunghi rispetto a chi non lo fa perché la meditazione riduce lo stress, il quale, con infiammazioni croniche silenti, provoca l’accorciamento prematuro dei telomeri.
5. Gli alimenti alleati del buonumore
Anche una buona ed equilibrata alimentazione contribuisce a generare in noi benessere e a sollevarci l’umore. In particolare, ecco una lista di alimenti con qualità “insospettabili”:
• Latte e yogurt: costituiscono un’ottima fonte di calcio e contribuiscono ad attenuare insonnia e nervosismo.
• Mandorle: sono ricche di magnesio, in grado di proteggere il nostro corpo da stanchezza fisica e mentale.
• Uova: rappresentano un vero e proprio toccasana per il nostro umore. Ricche di vitamina D, vitamina E, zinco e Omega 3, influiscono positivamente sul funzionamento del nostro organismo.
• Pasta: è una buona fonte di energia e in particolare di carboidrati e di triptofano, precursore della serotonina, l’ormone che regola il nostro umore. Diversi studi hanno dimostrato che un piatto di pasta rende felici a aiuta a dormire bene.
• Banane: sono ricche di potassio e di magnesio, sostanze che donano energia e benessere; inoltre, contengono cromo, che aiuta a regolare la serotonina e a risollevare l’umore.
• Salmone e tonno: ricchi di Omega 3, acidi grassi essenziali che agiscono sulle serotonina e sono preziosi per il funzionamento del nostro cervello; inoltre, anche nelle conserve in scatola, sono molto ricchi di vitamina D, un vero e proprio antidepressivo naturale che va a regolare gli sbalzi d’umore.
• Carne di pollo: ricca di proteine, contiene pochissimi grassi e aiuta, grazie alle vitamine in essa contenute come la vitamina B6, a contrastare malumore e stanchezza.
• Cioccolato: ricco di triptofano, è un ottimo antidepressivo e un vero e proprio alleato del buonumore; aiuta a ridurre lo stress.