Gatto Savannah: splendidamente selvaggio

Nel calore della savana africana, una figura sfuggente avanza silenziosa e con il corpo abbassato per non farsi notare.

Sta puntando un grosso uccello e sa che, se riuscirà ad avvicinarsi abbastanza, potrà afferrarlo anche al volo, perché sa balzare molto in alto persino da fermo, con un po’ di rincorsa poi…

Ci siamo: il felino emerge di colpo tra l’erba alta e si lancia in avanti con gli artigli sguainati: la faraona crestata spiega le ali ma è troppo tardi, perché il cacciatore che l’ha puntata è molto, molto veloce…

Questa scena ha per protagonista il serval, detto anche gattopardo africano. Un predatore lungo circa 90 centimetri per una sessantina in altezza e con peso non superiore ai 18 chili, vagamente simile a un ghepardo, più piccolo ma molto più efficiente a caccia.

Rappresenta la “componente selvaggia” del Savannah, cui ha donato parte delle sue doti atletiche, un magnifico mantello e anche orecchie particolarmente sviluppate e sensibili, anche se non tanto quanto le sue, che gli consentono da sempre di sopravvivere nel durissimo ambiente dove si è sviluppato.

Infatti, è l’udito la sua arma vincente numero uno. Ma come si sono incontrati il predatore africano e il gatto domestico? Per caso, come stiamo per scoprire.

1. UN CUCCIOLO INATTESO. Quattro generazioni per diventare domestici

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Tutto cominciò nel 1986 negli Stati Uniti, quando un’allevatrice di gatti di nome Judee Frank, che custodiva un maschio di serval (foto sotto) di proprietà di un’altra persona, si accorse che la sua gatta siamese aveva partorito un singolo cucciolo... e lei non si era neppure accorta che fosse incinta!

Il padre era il serval, di nome Ernie. Da qui e attraverso altri incroci ebbe poi inizio la selezione, resa più complessa dal fatto che i maschi, fino alla quinta generazione, sono sterili e, di conseguenza, solo le femmine possono essere utilizzate per l’accoppiamento.

Il riconoscimento della razza è recente, dal 2001.

A seconda della vicinanza all’accoppiamento originario con il serval (foto sotto), il Savannah è classificato con la lettera F (filial number) e un numero che indica la generazione.

Gli esemplari nati dall’accoppiamento tra un serval e un gatto domestico sono classificati F1 e sono quelli più somiglianti per dimensioni e caratteristiche al felino selvaggio (50% di sangue serval); F2 sono gli esemplari di seconda generazione (25%); F3 quelli di terza generazione (12,5%) e così via.

Dopo la quarta generazione (F4), il Savannah può essere considerato domestico a tutti gli effetti. Tutto questo spiega la rarità della razza e il costo elevato dei cuccioli.

Quanto costa un Savannah? Si sa che i gatti di razza possono essere molto costosi, ma qui abbiamo un vero campione di incassi: il prezzo può arrivare infatti fino a 20.000 euro. Tutto dipende dalla generazione, la famosa F. Più ci si allontana dal servalo, meno gli esemplari saranno costosi:
Savannah F1 (50%servalo) – da 12.000 a 20.000 euro;
Savannah F2 (30% servalo) – da 4.000 a 9.000 euro;
Savannah F3 (19% servalo) – da 1.500 a 4.000 euro;
Savannah F4 (15% servalo) – da 1.000 a 2.500 euro;
Savannah F5 (11% servalo) – da 1.000 a 2.500 euro.

2. PREDATORE... AFFETTUOSO. Servono spazi adeguati alle sue notevoli capacità atletiche

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Grande e forte, molto atletico (arriva a due metri in altezza saltando da fermo...), il Savannah domestico è però anche molto affettuoso e devoto al suo umano prediletto.

Cacciatore notevole dalla taglia superiore alla maggior parte dei gatti domestici, va inserito in un ambiente ampio dove possa sfogare la sua notevole energia e utilizzare la possente muscolatura.

L’ideale sarebbe avere un giardino messo in sicurezza con un albero su cui il Savannah possa arrampicarsi e qualche siepe dove il nostro cacciatore possa acquattarsi e osservare le possibili prede.

E se ci sono difficilmente gli sfuggiranno, atletico e determinato com’è. Inoltre sarà nostro dovere evitare che il giardino diventi rifugio di ricci e altri piccoli mammiferi che, altrimenti, avrebbero vita breve.

Per quanto riguarda gli uccelli, dovremo fare il possibile per tenerli lontani, ovviamente. Se non abbiamo giardino o balconi, la cosa importante in casa è sfruttare la terza dimensione, la verticalità, che tutti i gatti adorano.

Prevediamo la presenza di alti tiragraffi, di mensole e passerelle da cui il Savannah possa osservare l’ambiente circostante e muoversi lontano dal suolo come se fosse nelle macchie di alberi che punteggiano la savana africana.

3. UN SELVAGGIO IN FAMIGLIA. Sorprende per la buona socialità e la voglia di giocare

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Abbiamo già spiegato che il Savannah è di indole affettuosa ma non è tutto: spesso è davvero socievole, anche con gli amici in visita, se coglie in loro l’atteggiamento giusto.

Quale? Ovvio, quello fatto di ammirazione per la sua bellezza e di rispetto per il suo territorio... è un felino!

Se introdotti nella sua vita quando è giovane, anche altri animali possono diventare parte della sua famiglia ed essere amati senza riserve, inclusi i cani.

Molto importante, invece, evitare di adottare quelle creature che sono fatte apposta per innescare il forte istinto di caccia lasciatogli in eredità dal serval, vale a dire piccoli roditori e uccelli: per quanto domestico, è difficile che possa resistere e questo vale anche per buona parte degli altri gatti, in realtà.

Sul fronte del gioco, ecco un altro aspetto che sorprende in positivo nel Savannah: adora divertirsi con noi, anche per via della sua non comune intelligenza volta alla risoluzione dei problemi. Quindi, giochi che esigono l’uso del cervello, come piccoli rompicapo e simili, potranno farlo molto felice e appagato.

In Italia la detenzione di gatti Savannah delle prime quattro generazioni è illegale, perché sono considerati dalla legge come animali selvatici. Solo a partire dalla quinta generazione è consentito allevare un Savannah come un gatto domestico a tutti gli effetti.

Non c'è dubbio: il Savannah ha un aspetto unico ed è davvero speciale. Molte persone cedono al fascino di questo splendido felino per poi rendersi conto che allevare un micione così vivace ed esotico è troppo per loro.

A soffrirne di più, naturalmente, sono proprio i nostri amici di zampa. Per garantire il benessere di questi mici di origine selvatica, è preferibile non sceglierli come pet.

4. ROBUSTO E LONGEVO. Il mantello non è molto esigente

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In genere il Savannah gode di buona salute e può vivere a lungo, anche vent’anni.

Tra le patologie di cui potrebbe soffrire rientra la cardiomiopatia ipertrofica ma, come per tutti i gatti di razza, la cosa migliore da fare è rivolgersi ad allevatori seri, di comprovata esperienza, che sottopongono i riproduttori a tutti i controlli necessari: questo ci darà maggiori garanzie che il cucciolo che acquistiamo sia sano.

Attenzione, invece, al rischio di occlusioni intestinali: vista la taglia grande e i muscoli potenti, con il Savannah conviene usare giocattoli di dimensioni adeguate e resistenti così che il nostro micio non possa romperli e ingoiarne piccole parti.

Per quanto riguarda la gestione quotidiana, il mantello del Savannah è corto e soffice, ed è sufficiente spazzolarlo una volta alla settimana per tenerlo in ordine.

Prevediamo spazzolate più frequenti se il nostro amico può accedere all’esterno, ricordandoci di sottoporlo a regolari trattamenti contro pulci, zecche e altri parassiti.

Controlliamo regolarmente anche le zampe, per verificare che non siano penetrati corpi estranei nei cuscinetti plantari, le orecchie, gli occhi e i denti, così che siano sempre puliti e in salute.

Grazie alla parentela con il serval, il Savannah vanta le orecchie più grandi tra i gatti in relazione alle dimensioni della testa. Nella parte posteriore delle orecchie del gattopardo africano si possono osservare gli ocelli, macchie di colore bianco circondate da zone di pelo più scure: presenti anche in altre specie animali, per esempio le farfalle, gli ocelli hanno la funzione di spaventare e confondere i predatori.

Sono presenti, pur se meno marcati, anche in alcuni esemplari di Savannah.

Attenzione: per allevare un gatto Savannah in modo adeguato alla specie è necessario uno spazio all’aperto recintato con molte opportunità di esercizio fisico.





5. È FATTO COSÌ

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Già il nome evoca qualcosa di misterioso e affascinante, di selvaggio ed esotico. Ma non è solo questo a ricordarci quanto sia profondo il legame tra il Savannah e i grandi felini: il mantello maculato, il fisico muscoloso, i salti altissimi ci fanno venire in mente leopardi, giaguari e, soprattutto, il gattopardo africano, il serval, da cui il nostro protagonista discende.

Gli sforzi per eliminare dal suo comportamento l’eredità del serval non hanno del tutto cancellato l’indole predatoria molto forte, per ovvi motivi, del co-progenitore africano. Questo rende il Savannah davvero speciale nel panorama delle razze feline e anche un partner non adatto a tutti, vista la spiccata personalità e lo spirito fiero e indomito. Un po’ di esperienza gattofila serve.

- CORPO
Grande, rettangolare, lungo e muscoloso; in genere, questo gatto sembra più grande di quello che è il suo peso effettivo.

- COLORI
Marrone-arancio maculato di nero.

- PELO
Corto su tutto il corpo, può allungarsi leggermente ai lati del ventre.

- CODA
Di media lunghezza e spessore, con punta nera e leggermente smussata.

- ORECCHIE
Grandi, larghe alla base, si arrotondano in punta.

- OCCHI
Di forma ovale e allungata, con marcature scure dai lati fino ai baffi. Colore verde, marrone, oro o ambra.

-  TESTA
Triangolare, leggermente piccola in proporzione al corpo.

- COLLO
Da corto a medio, ben muscoloso.

- ZAMPE
Lunghe, asciutte e muscolose.
Rarità a parte, taglia, indole e doti atletiche fanno del Savannah un amico davvero speciale che merita una famiglia all’altezza

- CARATTERE
Impulsivo, socievole, attivo, impegnativo, curioso.








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