Il Giappone è uno Stato insulare dell'Asia orientale, un arcipelago costituito da 5 grandi isole – Honshu, Kyushu, Shikoku, Hokkaido, Okinawa e da 6800 isole più piccole.
Ha soltanto tre grandi pianure che hanno giocato un importante ruolo nella storia del paese e sono stati importanti centri agricoli, economici, politici e culturali: la piana del Kanto (Tokyo 35 milioni di abitanti), la piana di Kinki o Yamato (Kyoto e Osaka) e la piana di Nobi (Nagoya).
E’ un paese ricco di contraddizioni, molto pulito ed in cui non esiste microcriminalità.
E' una monarchia costituzionale ereditaria (la costituzione è del 3 novembre 1946), la funzione dei poteri statali è conferita alle due camere della Dieta (Camera dei Deputati con 480 membri e durata di 4 anni, Camera dei Consiglieri di 252 membri e durata di 6 anni rinnovabile per meta dopo tre anni).
L'imperatore è privo di poteri sostanziali ed è semplicemente simbolo dello stato e dell'unità del popolo. L'analfabetismo in Giappone è pressoché inesistente.
Una espansione economica iniziata negli anni 1950 e praticamente ininterrotta ha permesso al Giappone di divenire la seconda potenza mondiale dopo gli Stati Uniti con un prodotto lordo pro capite di 38.160 $ annui.
Ma vediamo 5 tra le date più importanti del Giappone, quelle che hanno segnato la storia di questo antico ma così moderno Paese del Sol levante.
Nome ufficiale: 日本国, Nippon-koku, Nihon-koku
Nome completo: Stato del Giappone, Impero del Giappone
Forma di governo: Monarchia costituzionale ereditaria
Capitale: Tokyo (13.010.000 abitanti)
Superficie: 372.824 km²
Popolazione: 127.535.920 abitanti
Densità: 337 ab./km²
Lingua: giapponese
Religione: Shintoismo 76%, Buddhismo 16%, altri 8%
Moneta: Yen giapponese
1. La rivoluzione imperiale trasforma il Giappone (645 d.C.)
Nel 645 il principe Naka-no-Oe, dopo aver sconfitto il potente clan Soga, assunse il nome di imperatore Kotoku (nella foto) e avviò una riforma del sistema di governo giapponese.
Il suo scopo era quello di consolidare il proprio potere e ampliare il controllo sul paese. Promosse riforme agrarie basate sul pensiero di Confucio e sulla Cina dei Tang, che portarono a una gestione più centralizzata e a una maggior influenza della corte imperiale.
Kotoku adottò anche il sistema cinese di nominare le ere secondo i regni degli imperatori, e scelse il nome Taika, "grande cambiamento", per la prima parte del suo regno.
Prima dell'era Taika, il Giappone era dominato da varie famiglie guerriere e la corte imperiale era sotto il controllo del clan Soga, che manteneva una salda presa sul potere attraverso intrighi e omicidi strategici.
Una volta sgombrata la corte dai Soga, Kotoku poté procedere alla realizzazione di un vero governo imperiale centralizzato.
I 4 articoli fondamentali della riforma Taika introdussero una rivoluzione nel governo. Abolirono la proprietà privata sulla terra e sulle persone, decretandole di appartenenza pubblica, ossia imperiale.
Inoltre, in tutto il Giappone furono create nuove strutture amministrative e militari che rispondevano direttamente all'imperatore; venne promosso un censimento al fine di garantire un'equa distribuzione delle terre e si definì un sistema fiscale più bilanciato.
Le leggi furono codificate e gli uffici governativi riempiti di funzionari per lo più addestrati in Cina. Un'ampia ed efficiente rete stradale servì ad aumentare il controllo centralizzato.
In effetti, la riforma Taika istituì un sistema feudale, nel quale i potenti locali conservavano diritti ereditari a condizione che rimanessero fedeli all'imperatore.
2. Kyoto nuova capitale (794 d.C.)
Nell'VIII secolo la capitale giapponese di Nara era dominata dai suoi molti monasteri buddhisti.
Per sottrarsi al controllo dei monaci, l'imperatore Kanmu (nella foto) decise di trasferirsi in una nuova capitale, e il suo supervisore alle costruzioni, Fujiwara no Tanetsugu, designò Nagaoka quale nuovo sito.
I lavori iniziarono nel 784, ma furono funestati da intrighi e rivalità di corte che culminarono nell'assassinio di Tanetsugu. Kanmu giudicò il luogo infausto e sospese la costruzione, per riprenderla in un altro sito nel 794.
La nuova sede venne chiamata Heian-kyo ("capitale della pace e della tranquillità", l'odierna Kyoto) e rimase nella capitale per oltre un millenio, fino al 1868, quando l'imperatore Meiji trasferì la corte imperiale a Tokyo.
Pur se più grande di Nara, Heian venne realizzata sulla base di una planimetria quasi identica, modellata ancora sulla capitale cinese di Chang'an. Il materiale più utilizzato fu il legno, anche per realizzare i palazzi e i tempi maggiori: per questo la città fu spesso devastata da frequenti incendi.
Nonostante avesse proibito ai monaci di Nara di trasferirvisi, Kanmu concesse la fondazione di nuovi monasteri, e Heian divenne presto un grande centro religioso.
Questo fu l'inizio dell'era Heian (794-1185), durante la quale si svilupparono le arti e una raffinata cultura di corte, ma gli imperatori si allontanarono progressivamente dalla conduzione effettiva del paese.
Il governo era in realtà nelle mani della famiglia aristocratica dei Fujiwara, che rafforzò la propria influenza attraverso opportune alleanze matrimoniali e accumulò vaste proprietà esentasse a spese dell'erario imperiale.
Quando Minamoto Yoritomo fondò il primo shogunato (governo militare) a Kamakura nel 1185, gli imperatori erano ormai figure simboliche e prove di potere.
3. Myoan Eisai introduce il buddhismo Zen (1191)
Quella che consideriamo una filosofia prettamente giapponese - alla base di forma culturali come la cerimonia del tè, la disposizione dei fiori e le arti marziali - giunse dalla Cina nel 1191 insieme al monaco giapponese Myoan Eisai, che aveva trascorso 4 anni nel continente per studiare la forma Lin-Chi del buddhismo Ch'an sul monte T'ien T'ai, prima di tornare in patria.
Egli introdusse una forma rigorosa di buddhismo nota in Giappone come Zen.
A Kyoto, Eisai piantò anche dei semi di tè portati dalla Cina, giudicando la bevanda benefica sia per la meditazione che per la salute. Ne scrisse nel Kissa Yojoki (Bere tè per restare sani), in cui elogiava le sue qualità corroboranti e salutari.
Myoan Eisai si considerò sempre un monaco della setta Tendai, ma i suoi insegnamenti posero le basi per la scuola detta Rinzai. Fu il primo monaco giapponese riconosciuto come maestro Zen e rinsaldò le relazioni tra i monasteri cinesi e giapponesi.
L'imperatore lo sostenne e gli conferì il titolo di Grande Maestro, che lui declinò.
La pratica Rinzai si concentra sul raggiungimento dei satori ("illuminazione improvvisa") per mezzo di sollecitazioni inattese sia fisiche, come un colpo o un grido, che intellettuali nella forma dei koan ("domande paradossali").
Includendo tra i principi del Rinzai anche la difesa dello stato e la partecipazione alle cerimonie pubbliche, Eisai attrasse numerosi samurai che incorporarono i suoi insegnamenti nella pratica delle arti marziali.
Uno dei suoi discepoli, Dogen, andato anch'egli in Cina per studiare, ritornò in Giappone nel 1227 e fondò una scuola Zen alternativa, la Soto, che enfatizzava la meditazione seduta come mezzo per raggiungere ed esprimere l'illuminazione.
La scuola Soto guadagnò un maggior seguito popolare ed è oggi la forma di Zen più diffusa in Giappone.
4. Giappone unito (1603)
Nel 1603 Tokugawa leyasu (nella foto) fu proclamato shogun dall'imperatore Go-yozei: era così sancita la nascita dello shogunato che avrebbe governato il Giappone fino al 1868.
Era parlato che poneva termine a una lunga attesa. Signore di un piccolo clan dell'Honshu orientale, leyasu si era messo in evidenza come valido alleato di Oda Nobunaga, l'uomo che aveva iniziato l'unificazione del Giappone.
Dopo la morte di Nobunaga nel 1582, si era dapprima opposto al suo successore Toyotomi Hideyoshi, per poi tornare ad allearsi con lui nel 1584.
Nel 1590 leyasu contribuì alla distruzione del clan Hojo, l'ultima signoria feudale indipendente del Giappone, da parte di Hideyoshi.
Questi assegnò a leyasu i territori orientali degli Hojo, in luogo delle sue più centrali ma ridotte terre di famiglia.
Insediatosi nella città costiera di Edo, la futura Tokyo, Leyasu si guadagnò il sostegno della popolazione grazie alle sue riforme economiche, e mantenne un ampio grado di autonomia per il relativo isolamento di Edo da Kyoto.
Prima di morire nel 1598, Hideyoshi pose Leyasu nel consiglio di reggenti di suoi figlio Hideyori, ancora bambino. Nel 1599 leyasu occupò il castello di Osaka, residenza di Hideyori, dividendo i reggenti e provocando una guerra civile.
Nella battaglia di Sekigahara, il 21 ottobre 1600, leyasu sconfisse definitivamente i suoi avversari e rimase il padrone indiscusso del Giappone. L'assegnazione del titolo di shogun, rimasto vacante per 40 anni, fu la legittimazione finale del potere che deteneva da tempo.
Il castello di leyasu a Edo divenne la capitale amministrativa del Giappone. Nel 1605 l'anziano samurai abdicò formalmente in favore del figlio Tokugawa Hidetada, pur continuando ad esercitare il potere come "shogun in ritiro" fino alla sua morte, nel 1616.
La ribellione di Hideyori, ultima sfida all'unità del Giappone, venne soffocata nel 1615.
5. La Restaurazione Meiji avvia la modernizzazione del Giappone (3 gennaio 1868)
Dopo l'apertura del Giappone al resto del mondo imposta nel 1853 dall'ammiraglio americano Perry, seguì in decennio di conflitti politici tra i fautori della modernizzazione del paese e i tradizionalisti.
Negli anni Cinquanta dell'Ottocento, il Giappone era ancora una società feudale retta dal governo militare degli shogun Tokugawa di Edo (Tokyo), mentre la figura dell'imperatore era puramente simbolica.
L'incapacità di opporsi agli Stati Uniti cominciò a minare l'autorità dello Shogunato. Le casse dello Stato sborsarono ingenti somme per rafforzare la difesa delle coste e l'apertura del Giappone al commercio con l'estero impose alla popolazione ulteriori privazioni, che sfociarono in una serie di ribellioni in tutto il paese.
Per la prima volta in 200 anni, nel 1863 lo shogun Lemochi fu costretto a chiedere aiuto all'imperatore. Verso la fine del 1867 la resistenza dell'ultimo shogun venne fiaccata e i samurai ribelli, armati di fucili occidentali, rovesciarono il governo militare e restituirono il potere al giovane imperatore Meiji (nella foto), il cui regno sarebbe durato fino al 1912.
La monarchia assoluta fu ufficialmente restaurata con il proclama del 3 gennaio 1868. Efficacemente sintetizzata dallo slogan coniato dal politico Sakuma Shozan, "etica orientale, tecnologia occidentale", la restaurazione fu seguita da una serie di profonde riforme.
Furono abolite le giurisdizioni feudali e i privilegi dei samurai e nel giro di un ventennio vennero adottati un moderno sistema scolastico, la leva militare, la costituzione scritta, l'abbigliamento all'occidentale, l'elettricità, le ferrovie, l'imposta sul reddito, il servizio postale e il governo parlamentare.
L'occidentalizzazione fu introdotta dall'alto, da un governo pur sempre autocratico e militarista che faceva leva sull'antica religione scintoista per il culto della divinità dell'imperatore.