I Greci erano uno dei tanti popoli stanziati sulle sponde del Mediterraneo. Abitavano la penisola ellenica, una piccola area periferica nel grande mare, non particolarmente ricca. Eppure, in pochi secoli, riuscirono a dar vita a una splendida civiltà la cui eredità è ancora oggi viva intorno a noi.
I Greci infatti recarono al mondo occidentale alcune straordinarie novità. Ne ricordiamo cinque, in particolare:
- la partecipazione politica dei cittadini alla vita dello Stato (la democrazia). Tutto l'Occidente affonda le sue radici nel mondo ellenico (greco);
- la filosofia, cioè l’arte di ragionare alla ricerca delle cause. i Greci sono stati i primi a impegnarsi nel tipo di indagine critica e razionale;
- una letteratura, cioè una serie di testi scritti da grandi autori e incentrati sui temi universali della vita umana (l’amore, il destino, la paura della fine ecc.);
- lo stile “classico”, fatto di equilibrio, misura, senso delle proporzioni, sia in scultura sia in architettura;
- l’invenzione del teatro, lo spazio su cui rappresentare le vicende del mito antico o le grandi questioni civili, ecc.
Queste cose, tutte ben vive nella cultura europea, sono il dono che ci proviene dalla Grecia antica (l’Ellade, come la chiamavano i suoi abitanti) e dal suo piccolo grande popolo.
Oggi parleremo di 5 date di fondamentale importanza sia per la civiltà greca ma anche per l'intera umanità, in mancanza delle quali, nessuno sarebbe in grado di immaginare l'aspetto (culturale, politico, storico ecc.) del mondo odierno. Vediamole insieme.
1. Luglio 776 a.C. - Inizio dei primi giochi olimpici documentati
Secondo un mito greco, fu Zeus ad inventare i giochi olimpici per festeggiare la sua vittoria sul padre Crono. E' certo che i giochi si tenevano regolarmente ben prima dell'edizione documentata del 776 a.C.; secondo lo storico Pausania (II sec. d.C.), fu il re Ifito (gr. ῎Ιϕιτος) nel IX secolo a.C. a "organizzare i giochi a Olimpia e rinnovare la festività olimpica e la tregua, dopo un'interruzione di durata incerta. A quel tempo la Grecia era funestata da lotte interne e malattie, e Ifito chiese al figlio di Delfi (Apollo) di liberarli da tali sventure.
La Pizia [l'oracolo] ordinò che lo stesso Ifito e gli Elidi dovessero ripristinare i giochi olimpici". Le Olimpiadi si tennero ogni 4 anni dal 776 a.C. al 394 d.C., quando vennero abolite dall'Imperatore Teodosio, che le giudicava un residuo anacronistico dell'era pagana. Nella cultura ellenica i giochi erano così importanti che venivano utilizzati per il computo degli anni. Tenute a Olimpia, nel Peloponneso, in uno stadio dalla capacità di oltre 40.000 posti, le Olimpiadi erano prima di tutto una festa religiosa in onore di Zeus, durante la quale veniva dichiarato un armistizio per consentire la partecipazione di atleti provenienti da tutte le città di lingua greca.
In principio si disputava un'unica gara, lo Stadion, che consisteva in una corsa di 200 metri, ossia un giro completo di pista. Il primo vincitore (nel 776 a.C.) fu un ragazzo del luogo, un cuoco di nome Coroibo. La sua ricompensa fu, molto probabilmente, un semplice ramo di melo, mentre i campioni delle edizioni successive, avrebbero ricevuto corone d'olivo e ingenti premi in denaro. Da notare che le donne non potevano prendere parte alle gare, e non potevano assistere neanche come spettatrici.
2. 507 a.C. - Nasce la democrazia
Fu Clistene (in greco Κλεισθένης, 565 a.C. – 492 a.C.) colui che diede forma alla più antica e influente democrazia del mondo. Questo politico ateniese trascorse gran parte della propria vita a lottare per i diritti della sua illustre
famiglia contro altre fazioni di nobili ad Atene, scontando anche diversi decenni di esilio forzato. Da ultimo, riuscì a raggiungere il potere schierandosi con la gente comune e applicando lo spirito delle riforme di Solone (legislatore, giurista e poeta ateniese), che avevano cercato di trovare un equilibrio tra i vari interessi delle diverse comunità cittadine.
Clistene abolì, dunque, la forma tradizionale di organizzazione politica fondata su famiglia e clan sostituendola con 10 "tribù" territoriali, basate sul raggruppamento di villaggi, o "demi", e istituì un consiglio legislativo (la Βoulè, η Βουλή) formato da 500 membri eletti a sorteggio fra l'intera cittadinanza, con quote di rappresentanza per ciascun "demo (δῆμος)". Esistevano regole severe riguardo all'eleggibilità e alla durata del mandato nel consiglio; anche i tribunali e i comandi militari vennero organizzati allo stesso modo.
Con la sua riforma Clistene assicurò un ampliamento reale della partecipazione politica e rese complicato per le oligarchie assumere il controllo dello stato e governare nei propri interessi. Gli anni delle tirannie erano finiti. Benché questa riorganizzazione venga spesso considerata come inizio della democrazia diretta in cui ogni cittadino partecipa in uguale maniera, lo stesso Clistene non chiamò il suo sistema "democrazia", ossia "governo del popolo", ma piuttosto "isonomia", cioè "uguaglianza di diritti per tutti". Questa riforma segnò l'inizio dell'epoca d'oro di Atene, durante la quale crebbe la democrazie e fiorì la cultura.
3. 399 a.C. - Socrate viene condannato al suicidio
Nel 399 a.C. Atene cercava un capro espiatorio. Dal punto di vista politico le fortune della città erano a un minimo storico dopo l'umiliante sconfitta subita 5 anni prima per mano dell'eterna rivale Sparta. In città c'era un uomo che ben si prestava alle critiche e alla riprovazione degli Ateniesi: il filosofo Socrate. Aveva la fama di persona scomoda: amava porre domande difficili e irritanti; si faceva beffe dei potenti; trascorreva il suo tempo a dibattere con un gruppo di fedeli studenti; era noto per le sue simpatie verso alcuni capi ateniesi caduti in disgrazia.
Socrate venne, dunque, condotto in tribunale con l'accusa di non credere agli dei e di corrompere la gioventù ateniese. Secondo il suo allievo Platone, che stilò un resoconto del processo, Socrate si sarebbe potuto salvare pagando una semplice multa; il filosofo rifiutò di difendersi dalle accuse che gli venivano mosse, sostenendo di non aver fatto niente di male. Venne giudicato colpevole e condannato alla morte per assunzione di cicuta, un'erba tossica che paralizza il sistema nervoso.
Resta famosa la sua frase pronunciata davanti ai giudici subito dopo la condanna : "È giunto ormai il tempo di andare, o giudici, io per morire, voi per continuare a vivere. Chi di noi vada verso una sorte migliore, è oscuro a tutti, tranne che al Dio". Socrate bevve il veleno in un sorso, continuando a discutere con gli amici raccolti intorno a lui di questioni filosofiche come l'immortalità dell'anima. La morte sopraggiunse in fretta.
Socrate si interessava ai valori che muovono le azioni degli uomini ed è stato uno dei massimi pensatori della storia: insieme a Platone ed Aristotele ha costruito le fondamenta della filosofia occidentale. Non ha lasciato alcuno scritto:quasi tutto ciò che sappiamo del suo pensiero proviene dai "Dialoghi" di Platone.
4. 387 a.C. - Platone pone le fondamenta della filosofia occidentale
Il luogo in cui Platone ha sistematizzato la sua filosofia, si trovava a poco più di 1 km a nord-ovest dell'Acropoli di Atene, in un bosco di olivi utilizzato per lo svolgimento di feste religiose e di gare di atletica, chiamato Accademia (in onore di Academo, un eroe leggendario che si diceva fosse li sepolto). La scuola si chiamò, dunque, "Accademia". Secondo gli storici, la zona era già sfruttata per l'insegnamento decenni prima di Platone. Non è ancora chiaro se il filosofo avesse istituito un'organizzazione formale, ma di certo possedeva qui una casa e un piccolo giardino dove si ritiene abbia insegnato per circa 40 anni, fino alla sua morte avvenuta nel 348 a.C.
Il metodo di Platone aveva le sue radici nella scienza e nella dialettica, e il filosofo seguiva solo studenti giudicati "ebbri di apprendere ciò che si trova nella propria anima". Stando ai suoi stessi scritti, sembra che Platone insegnasse camminando e leggendo brani tratti dai suoi dialoghi, presiedendo riti religiosi e lauti banchetti in cui i partecipanti potevano "onorare gli dei e la reciproca compagnia, e ristorarsi con discussioni colte". Aristotele, fra gli altri, frequentò regolarmente l'Accademia per 20 anni.
L'Accademia prosperò poi per centinaia di anni come sede della scuola di pensiero definita neo-platonica. Nel 86 a.C. il bosco di olivi venne abbattuto da un corpo d'invasione romano, ma la scuola rimase al suo posto. Non si sa con certezza quando abbia chiuso: alcune fonti indicano come data il 526 d.C., quando l'Imperatore Giustiniano emanò un decreto per chiudere tutte le scuole "pagane", tra cui anche (forse) l'Accademia di Platone.
5. 10 giugno 323 a.C. - Morte di Alessandro Magno
Quando giunse a Babilonia nel 323 a.C., Alessandro non aveva ancora placato la propria ambizione, e si dispose subito a preparare una spedizione navale in Arabia. Il 29 maggio, dopo un lungo banchetto con il suo amico Medio, si sentì male. Benché febbricitante, continuò a rimanere attivo, facendosi trasportare all'occorrenza steso sul suo letto per dare ordini all'esercito. Il 9 giugno i veterani macedoni sfilarono per l'ultima volta davanti al loro re; il giorno seguente, dopo circa 2 settimane di febbre, Alessandro morì. Aveva solo 32 anni.
Si scatenarono subito gli immancabili sospetti di avvelenamento, che perdurano tuttora. Secondo gli storici, l'ipotesi più probabile è che Alessandro sia morto per cause naturali; diverse fonti hanno pensato a un attacco di malaria, forse accelerato dagli stessi rimedi prescritti dai suoi dottori. In punto di morte Alessandro consegnò il suo anello al generale Perdicca, il quale gli chiese a chi intendesse lasciare la successione dato che sua moglie non aveva ancora partorito un erede. "Al più forte", fu la sua risposta.
Il giorno dopo la sua morte, i generali discussero sul da farsi ma, non trovando accordo, la guerra divenne presto inevitabile. Ne conseguì un confronto lungo 55 anni, passato alla storia come "l'epoca dei Diadochi" (dei successori). Alla fine l'impero venne diviso tra le dinastie degli Antigonidi, a cui toccò Macedonia e Grecia, dei Seleucidi, che presero Mesopotamia e Persia, e dei Tolomei, che si installarono in Egitto. Il corpo imbalsamato di Alessandro venne riposto in un sontuoso sarcofago e trasportato dai tolomei in Egitto, ad Alessandria, la grande città che il grande condottiero aveva fondato sulla foce del Nilo. Lì rimase per tutta l'epoca romana, poi se ne sono perse le tracce e non è stato più ritrovato.