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Guglielmo Tell: il padre simbolico della Svizzera

Non si sa se esistette davvero o se fu solo una figura leggendaria.

Secondo le fonti, nacque in un villaggio di un cantone alpino e osò sfidare gli Asburgo per restituire la libertà al popolo.

Ma il suo esempio contagiò anche i cantoni vicini, che si unirono alla rivolta.

Eroe a metà strada tra fantasia e realtà, forse mutuato dai miti scandinavi oppure sintesi di episodi storici mitizzati nei secoli, Guglielmo Tell è parte integrante del patrimonio collettivo degli svizzeri, dai quali viene considerato il simbolico padre della patria.

A 710 anni dalla fondazione dello stato elvetico, in Svizzera si continua a celebrarne le gesta. 

Ma chi era veramente Guglielmo Tell? Scopriamolo insieme.

 

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1. C’era una volta un balestriere

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A dominare la Svizzera nel corso del Medioevo era la casa imperiale asburgica.

Non faceva eccezione il cantone alpino Uri, dove, secondo la tradizione, avrebbe vissuto Guglielmo Tell, un abile balestriere originario del villaggio di Bürglen.

Narra la leggenda che un giorno di 710 anni fa, Guglielmo, in gita con il figlio nel capoluogo cantonale Altdorf, fosse passato dalla piazza principale e si fosse rifiutato di ossequiare il simbolo dell’autorità austriaca: un cappello issato su un palo.

L’allora governatore cantonale dell’impero asburgico, il balivo Heinrich Gessler (nella foto in alto a sinistra), aveva previsto la confisca dei beni o la pena di morte per chi non si fosse inchinato davanti al cappello in segno di riverenza.

Così Tell sarebbe stato arrestato e sottoposto a una prova in stile roulette russa: gli sarebbe stato ordinato di centrare, con la sua balestra, una mela posta sulla testa di suo figlio.

Se fosse riuscito, entrambi avrebbero avuto salva la vita, mentre in caso contrario sarebbero stati uccisi. Gugliemo Tell avrebbe tirato e centrato la mela al primo tentativo, ma non si sarebbe fermato lì.

Per sicurezza si dice infatti che avesse nascosto una seconda freccia nella sua faretra: Gessler se ne sarebbe accorto e perciò avrebbe deciso di imprigionarlo nel suo castello di Küssnach.

Ma durante il viaggio in barca sul Lago dei Quattro Cantoni alla volta del castello, sarebbe sopraggiunta una tempesta e Tell si sarebbe offerto di passare al timone per governare il vascello che in effetti sarebbe arrivato sano e salvo a riva.

Tell sarebbe sbarcato, ma anziché aiutare gli altri a fare lo stesso, avrebbe dato un calcio alla barca, spingendola al largo. Tre giorni dopo avrebbe ucciso il balivo Gessler.

Da quel momento, la sua fama si sarebbe diffusa e nei dintorni e di lì a poco la popolazione dei cantoni Uri, Schwyz e Unterwalden (Uri, Svitto e Untervaldo) avrebbe deciso di sottoscrivere un accordo e di formare il primo nucleo di confederazione.

Era il 1308. Il 15 novembre 1315 Guglielmo Tell avrebbe partecipato anche alla battaglia di Morgarten a fianco degli altri due cantoni confederati, conclusasi con la vittoria sugli Asburgo.

Sarebbe morto annegato nel 1354, tentando di salvare un bambino in pericolo nel fiume Schächen.

 

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2. Antiche notizie

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Sono poche le fonti storiche a garanzia dell’autenticità dell’eroe elvetico.

Da secoli gli studiosi stanno scandagliando documenti, cronache o qualsiasi prova possa testimoniare il suo passaggio sulla terra, ma senza risposte certe.

Le prime tracce di Gugliemo Tell si trovano nei racconti sulla fondazione della Confederazione, che apparvero in Svizzera nel XV secolo ed erano basate su tradizioni locali nonché su saghe e leggende di origine nordica.

Non si tratta dunque di reali prove storiche, ma nonostante ciò hanno contribuito a tramandare il mito, che si è consolidato di secolo in secolo.

Il primo nucleo dei miti di fondazione compare intorno al 1420 nella Berner Chronik di Konrad Justinger, in cui si parla della resistenza al regime asburgico da parte dei cantoni montani senza però fare esplicito riferimento a Tell né al patto di alleanza.

Poi ci sono altre raccolte di favole e leggende incentrate sulla storia di Tell, come quelle che narrano la distruzione delle rocche di Zwing-Uri, Schwanau, Landenberg e Rotzberg, che citano anche il patto di alleanza sul Grütli, luogo segreto in cui si svolsero gli incontri dei primi confederati nel periodo della congiura contro i balivi.

Infine c’è la canzone della confederazione, Tellenlied, composta nel 1477, che racconta le gesta di Tell aggiungendo che il perfido Gessler lo avrebbe fatto annegare nel lago di Uri.

Nella foto sotto, (e sempre secondo la leggenda), Tell avrebbe spinto al largo la barca dove viaggiavano le autorità asburgiche, causandone la morte nel lago in tempesta.

 

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3. Tracce storiche

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La prima vera e propria fonte storica è considerata quella del Libro bianco di Sarnen, la più antica cronaca della nascita della confederazione, che contiene riferimenti a Guglielmo Tell e al Grütli.

Venne redatta nel 1470 dal cancelliere del cantone Obwald, Hans Schriber, e deve il suo nome alla rilegatura in pergamena bianca.

La storia di Tell venne poi evocata nelle Cronache Lucernesi di Melchior Russ nel 1482 (nelle quali si sostiene che l’eroe avesse ucciso il balivo), e in quella di Petermann Etterlin del 1507, che raccoglie per la prima volta su carta stampata tutti i racconti, arricchendoli di illustrazioni.

Qui, sempre per la prima volta, viene illustrata anche la scena del tiro con la balestra alla mela.

Parla di Tell anche la Cronaca della Svizzera scritta fra il 1508 e il 1516 dallo zurighese Heinrich Brennwald.

Ma è il Chronicon Helveticum del 1550 l’opera magna della storia svizzera redatta dallo storico Aegidius Tschudi, nella quale furono inseriti i miti di fondazione in un quadro cronologico coerente ad avvalorare maggiormente l’esistenza di Guglielmo Tell.

Tschudi collocò le sue imprese eroiche tra 1301 e 1307, facendo riferimento a una serie di vicende in cui a vario titolo sarebbe stato protagonista: in particolare il giuramento del Grütli fra i tre confederati, datato all’8 novembre 1307, e l’assalto alle rocche al Capodanno 1308.

A proposito della morte di Tell, lo storico sostiene la tesi dell’annegamento causato dal tentativo di salvataggio di un bambino caduto nel fiume Schächen.

Quest’episodio è raffigurato in un affresco del 1582 che si trova nella cappella di Bürglen, il villaggio d’origine dell’eroe.

 

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4. Un mito del Nord ed eroe romantico

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  • Un mito del Nord
    L’ipotesi che si tratti di pura invenzione e che la storia di Tell si sia ispirata a un mito nordico rimane comunque molto accreditata.
    D’altra parte le similitudini con alcune leggende del Nord Europa lo confermano.
    Già nel X secolo, infatti, nelle Gesta Danorum scritte da un monaco danese, si celebravano le imprese eroiche di Toko (o Palnatoke), ricordato proprio per la prova della mela imposta dal crudele re Harald, una vicenda che presenta molte analogie con la storia di Guglielmo Tell.
    Abile cacciatore con doti strabilianti da arciere, Toko sarebbe stato costretto da re Harald a colpire una mela posta sulla testa del figlio e anche lui avrebbe nascosto una seconda freccia per uccidere il sovrano in caso di errore.
    Come Tell sarebbe stato arrestato, salvo poi scappare e uccidere finalmente il tiranno. Anche in Norvegia esistono leggende molto simili, ambientate nell’XI secolo.
    In una il protagonista è Eindridi, costretto da re Olaf II a colpire una tavola di argilla posta sulla testa del proprio figlio.
    Nell’altra, il cacciatore norvegese Hemingr è indotto, sempre da re Olaf, a centrare una nocciola sulla testa del figlio.
    Anche in questo caso Hemingr avrebbe colpito il
    bersaglio e ucciso il sovrano.

 

  • Eroe romantico
    Anche grazie ai miti di fondazione della confederazione, nel Paese elvetico l’interesse per Guglielmo Tell è sempre stato grande.
    Più volte la sua storia è stata portata in scena, per esempio in drammi teatrali che alimentarono il mito, o sfruttata in letteratura e nell’opera.
    La figura di Tell è stata rispolverata soprattutto nel Romanticismo come simbolo della lotta per la libertà.
    In questa veste divenne protagonista del dramma teatrale di Friedrich von Schiller Wilhelm Tell del 1804.
    Nel 1828 Gioachino Rossini ne mutuò una versione operistica, basandosi prevalentemente sulla cronaca di Aegidius Tschudi.
    Ambientata a Altdorf, cantone d’Uri, fu rappresentata per la prima volta nel 1829 all’Opéra di Parigi.
    Era un melodramma tragico in 4 atti su libretto di Étienne de Jouy e Hippolyte-Louis-Florent Bis e fu l’ultima opera del compositore che poi si dedicò alla musica sacra e da camera.
    In conclusione, che sia esistito o meno, Tell si è imposto con forza nell’immaginario collettivo come emblema della lotta per l’indipendenza e così ha attraversato secoli di storia europea.
    Probabilmente per questo è rimasto saldamente il simbolo di un Paese neutrale nel cuore del Vecchio Continente.

 

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5. I luoghi di Guglielmo Tell e la Confederazione svizzera

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  • I luoghi di Guglielmo Tell
    Nonostante il mistero che avvolge il personaggio, in Svizzera sono numerosi i luoghi che evocano Gugliemo Tell, soprattutto nel Canton Uri.
    Per esempio, nel villaggio di Bürglen, dove presumibilmente viveva l’eroe, c’è una cappella affrescata che illustra episodi della sua vita.
    Sempre a Bürglen ha sede un museo a lui dedicato (nella foto a sinistra).
    Nella piazza di Altdorf, invece, dove si presume sia avvenuto il tiro alla mela, sorge una statua realizzata dallo scultore Richard Kissling del 1895, dove Tell viene raffigurato in camicia con cappuccio e munito di barba.
    Non lontano da qui si può andare alla scoperta dei resti del castello del Balivo Gessler, il Gesslerburg, mentre nel vicino villaggio di Immensee sorge una cappella per commemorare il luogo in cui Tell lo uccise.
    Ancora una cappella dedicata a Guglielmo Tell si trova sulle rive del Lago dei Quattro Cantoni, tra Flüelen e Sisikon, nel punto in cui si racconta che l’eroe avesse abbandonato la barca asburgica, in balia della tempesta.

 

  • La Confederazione svizzera ha 710 anni
    La Svizzera è una confederazione di 26 cantoni, ognuno con un proprio parlamento e un proprio governo.
    Fu fondata nel 1308 con l’alleanza tra 3 cantoni, quello di Uri, Svitto e Untervaldo, che per primi vollero ottenere autonomia dall’impero asburgico.
    Trasformata in una confederazione di 8 cantoni nel 1353, passò a 13 nel 1499, quando fu firmato il Trattato di Basilea che ne sancì l’inizio ufficiale.
    Verso la fine del XVIII secolo, segnato dalle lotte per la riforma protestante, il Paese elvetico fu invaso dai rivoluzionari francesi, che instaurarono la Repubblica elvetica su ispirazione di quella francese.
    Ma nel 1803 a Parigi venne firmato l’Atto di mediazione, in base al quale la Repubblica elvetica tornava a essere una Confederazione di cantoni (all’epoca erano 19).
    Fu nel 1815, nel corso del congresso di Vienna, che venne riconosciuta alla Svizzera una “neutralità perpetua”.
    Anche il Vallese, Ginevra e Neuchâtel entrarono allora nella Confederazione, mentre con la Costituzione del 1848 la Svizzera diventò uno stato federale con 22 cantoni.
    Nel 1850 fu creata la moneta nazionale: il franco svizzero. Gli ultimi quattro Cantoni si annessero più tardi. La nuova Costituzione è datata 1999.

 

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