In gergo si chiama HEMS, ossia Helicopter Emergency Medical Service.
In pratica si tratta dell’elicottero che vediamo in televisione quando si verifica un brutto incidente o bisogna prestare soccorso in luoghi lontani dalle città o in montagna.
Ecco come funziona questo servizio, la nostra ancora di salvezza quando siamo davvero in pericolo.
1. I piloti
Tutto ha inizio con una richiesta di aiuto. Un brutto incidente, in autostrada o in montagna. Oppure un malore improvviso durante un’escursione.
La priorità è portare il più velocemente possibile l’équipe sanitaria al paziente per trasportarlo dove possa essere assistito al meglio.
Quando l’incidente si verifica lontano da un centro abitato o da una strada sufficientemente ampia per essere percorsa da un’ambulanza o da un’automedica, solo un mezzo che arriva dal cielo può risolvere il problema.
L’elisoccorso, inoltre, può essere attivato anche in caso di tamponamenti a catena in autostrada o nelle cosiddette maxi emergenze, quando cioè le persone coinvolte sono tante ed è necessario contare su numerosi soccorritori.
E perfino in ambito urbano, quando i mezzi tradizionali faticano a intervenire con tempestività. Insomma, l’elicottero viene attivato in tutte le situazioni in cui i mezzi di soccorso tradizionali sono carenti o quando è necessario un trasporto assistito il meno traumatico possibile per il paziente.
Il personale che opera su un elisoccorso è costituito da due componenti distinte. Da una parte c’è il “personale di condotta”, ossia il pilota, un eventuale co-pilota e un tecnico o Technical Crew Member, che ha la responsabilità della sicurezza del mezzo.
Una volta giunto sul luogo dell’incidente, inoltre, è lui che ha il compito di operare al verricello, con cui talvolta vengono calati i soccorritori e che viene usato anche per portare a bordo dell’elicottero la barella con il paziente.
Il compito di questi operatori è puramente tecnico. Sono loro che, in accordo con il pilota e il suo secondo, hanno il compito di stabilire la reale fattibilità di una missione. Anche se, chiaramente, l’ultima parola spetta sempre al comandante che ha la responsabilità dell’intero equipaggio.
Resta da dire che i piloti possono avere background differenti. Alcuni hanno un passato in Marina, altri in Aeronautica. Altri ancora provengono da ambiti civili.
In ogni caso, per assumere il comando di un elicottero di soccorso i piloti devono avere una licenza commerciale e di linea. Al di là delle certificazioni necessarie, però, ciò che più conta è l’esperienza acquisita che si calcola in ore di volo, per tipologia d’impiego.
2. Il personale sanitario e le guide
Al personale tecnico si aggiunge quello sanitario. Scopo dei soccorritori, è bene ricordarlo, non è curare il paziente sul posto quanto piuttosto fare una valutazione complessiva del suo stato e metterlo in condizioni di essere trasportato, in ragionevole sicurezza, verso l’ospedale più vicino.
Perciò il personale medico imbarcato sull’elicottero deve essere abituato a operare in scenari di emergenza. A bordo di ogni elisoccorso si trova un medico specializzato in anestesia e rianimazione e un infermiere di supporto.
Hanno zaini con medicinali e presidi di emergenza, oltre a un monitor con cui controllare l’attività del cuore del paziente e tutto il necessario per intu- barlo, nel caso in cui fosse necessario per aiutare la respirazione.
Per iniziare a operare su un elisoccorso, il personale medico deve superare una rigida selezione. Oltre a possedere tutti i titoli accademici, sia medici sia infermieri devono avere già una buona esperienza sui mezzi di soccorso avanzati e aver seguito corsi di specializzazione.
La preparazione medica, però, in questo caso non è sufficiente. Non sempre, infatti, l’elicottero riesce a portare i sanitari direttamente sul luogo dell’incidente e dunque non è escluso che una volta a terra, medico e infermiere si trovino ad affrontare una parete rocciosa o un tratto boschivo.
A un sanitario che voglia prestare servizio su un elisoccorso è quindi richiesta anche un’ottima preparazione fisica e la capacità di muoversi con sicurezza in montagna.
Superata una selezione pratica e dei test psicoattitudinali, medici e infermieri partecipano a un corso intensivo di cinque giorni che permette loro di acquisire le competenze necessarie a operare sull’elicottero e a farsi calare con il verricello.
Infine, oltre a personale tecnico e medico, a bordo dell’elisoccorso si trova anche un tecnico di elisoccorso del CNSAS, Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, fondamentale per dare supporto al team in caso di intervento in ambiente impervio.
3. Ciascuno al suo posto
A bordo dell’elicottero ogni componente del team ha un posto e un compito ben preciso. Il pilota, il tecnico e il tecnico di elisoccorso siedono sul lato destro del mezzo.
Accanto al pilota, il secondo lo assiste, pronto a sostituirlo in qualunque momento. Tutti i comandi dell’elicottero sono doppi per garantire la massima sicurezza ed efficienza durante gli interventi.
Dietro al secondo pilota siede l’infermiere che durante il volo ha a disposizione tutti gli strumenti necessari per monitorare le condizioni del passeggero/paziente.
Di fronte, invece, siede il medico che, dopo aver fatto una diagnosi, la comunica ai medici dell’ospedale di destinazione e può somministrare farmaci o effettuare manovre per stabilizzare il paziente in attesa dell’arrivo.
Ogni spazio e ogni movimento nell’elisoccorso sono calcolati e precisi. Qualsiasi situazione deve essere affrontata con la necessaria freddezza. Dal lavoro di questo team, infatti, spesso dipende la vita di una persona.
L’introduzione dell’elisoccorso, in Italia, comunque, è piuttosto recente. In Lombardia, per esempio, i primi elicotteri sono stati impiegati solo nel 1986. Ma, in meno di 40 anni, l’attività e le tecniche di intervento si sono evolute molto, grazie anche all’impiego di tecnologie di origine militare.
Il vero salto di qualità, però, è stato fatto dopo il 2013, con l’introduzione dei cosiddetti NVG (Night Vision Goggles), ossia sistemi tecnologici ad amplificazione di luminosità. Grazie a questi sofisticati visori, e a uno specifico addestramento, l’equipaggio ha la possibilità di operare di notte in ambienti poco conosciuti, esattamente come fa di giorno.
Tutti i membri dell’equipaggio sono dotati di speciali caschi da volo, con visiera e cuffie incorporate che consentono il contatto con gli altri membri del team e la centrale operativa. I piloti e il tecnico, in operazioni speciali in notturna, indossano sopra al casco anche dei visori notturni detti NVG che permettono di vedere in assenza di luce.
Questi sistemi, di derivazione militare, sono sensibili al punto che in un ambiente buio sono in grado di rilevare fonti luminose minime a grande distanza, compreso la luce proveniente da un cellulare. I medici soccorritori, invece, oltre a un abbigliamento tecnico, indossano un’imbracatura di sicurezza usata per calarsi dall’elicottero con il verricello.
4. Pronti a tutto
Ma come si svolge un’operazione di soccorso con un elicottero?
Nel momento in cui dalla centrale operativa arriva la chiamata, l’equipaggio dell’elicottero ha pochi minuti per preparare tutto il necessario e correre sulla piazzola.
Il team riceve anche le indicazioni di base, con le coordinate dell’incidente e una descrizione sommaria dell’accaduto. Occorrono solo pochi minuti perché l’elicottero sia pronto al decollo e, con una velocità di crociera di circa 250 km/h, in genere l’obiettivo viene raggiunto in breve tempo.
Durante il tragitto, tutti i membri dell’equipaggio comunicano tra loro e con la centrale operativa attraverso l’interfono e la radio dell’elicottero per ricevere eventuali aggiornamenti sulla situazione.
Una volta giunti sul luogo dell’incidente, poi, se non è possibile atterrare, si compiono alcune manovre per perlustrare l’area. Se l’elicottero ha la possibilità di scendere quasi a terra, pur senza atterrare, in gergo si dice in hovering, i soccorritori scendono direttamente dall’elicottero.
Se invece la situazione non permette all’elicottero di avvicinarsi al suolo in sicurezza, i soccorritori vengono calati con un verricello, grazie a un’imbracatura di sicurezza.
Una volta fatti sbarcare i soccorritori, l’elicottero raggiunge un posto sicuro dove atterrare in attesa che medico e infermiere portino a termine il loro lavoro. Per questo, soccorritori a terra ed equipaggio dell’elicottero si mantengono costantemente in contatto con le radio.
La velocità nell’intervento e la perfetta coordinazione tra tutti i membri del team di soccorso sono vitali. Terminato il loro intervento, i soccorritori comunicano con il pilota e chiedono di essere recuperati.
Anche in questo caso, se l’elicottero potrà avvicinarsi al suolo, i soccorritori potranno caricare il paziente direttamente. Nei casi più estremi, invece, viene calato nuovamente il verricello a cui è agganciata la barella con il paziente.
Si tratta, ovviamente, di un’operazione complessa che richiede un’accurata preparazione. Il paziente, infatti, deve essere assicurato molto bene alla barella, ma soprattutto bisogna evitare che ci siano oggetti che possano staccarsi colpendo uno dei membri dell’équipe a causa, per esempio, del forte vento prodotto dal rotore.
Inutile dire che un solo momento di distrazione in questi casi può rivelarsi fatale. Una volta a bordo, la barella con il paziente viene assicurata nel mezzo dell’abitacolo (all’incirca 7 metri cubi di spazio), in modo che medico e infermiere possano assisterlo durante tutto il viaggio.
A quel punto bastano in genere pochi minuti di volo per portare a termine la missione. All’arrivo all’ospedale di destinazione, il personale medico potrà prendere in carico il paziente con la consapevolezza che più velocemente di così, non era possibile arrivare.
5. Quale numero chiamare in caso di emergenza
Il numero unico emergenze, in Italia, non è ancora del tutto operativo. Ma ci si sta lavorando.
Oggi, chi si trova in Friuli Venezia Giulia, Lazio (prefissi 06 e 0774), Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Sicilia, Toscana, Umbria, Valle d’Aosta e nelle province autonome di Trento e Bolzano in caso di necessità può comporre semplicemente il 112 sul suo telefono.
Grazie a questo servizio, tutte le telefonate di emergenza confluiscono in un’unica Centrale Operativa, dove un gruppo di operatori espressamente formati le smista e le inoltra all’ente competente: Carabinieri, Polizia, Vigili del Fuoco, o al 118 per un’emergenza sanitaria.
Dove non è ancora attivo il numero unico per le emergenze bisogna invece continuare a chiamare i vecchi numeri di emergenza: il 118 o il 115 per i Vigili del Fuoco.
Per i più tecnologici, invece, oggi è anche disponibile un’applicazione da scaricare sul proprio smartphone. Si chiama 112 where are U e fornisce autonomamente all’operatore anche la nostra posizione precisa.
Curiosità - La “Ferrari” dell’elisoccorso: l’AW139
Tra i mezzi utilizzati per l’elisoccorso in Lombardia, l’AW139 è uno dei più efficienti. Prodotto dalla Leonardo (precedentemente Agusta Westland) viene definito un elicottero medio, biturbina e multiruolo che, in alcune configurazioni può arrivare ad avere 15 posti.
La sua velocità di crociera è di circa 140 nodi, pari a circa 260 km/h e con un pieno di carburante ha un raggio di azione di oltre 500 km. La sua operatività è di circa un’ora e 20 minuti.
A bordo trova spazio un’équipe composta da 2 piloti, 1 tecnico, il medico rianimatore, un infermiere e il tecnico CNSAS (Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico). A questi si aggiungono tutti gli equipaggiamenti medici, compresi respiratori, bombole di ossigeno e defibrillatore.
Per favorire l’atterraggio, alle ruote vengono aggiunti degli speciali pattini. AW139 ha anche un verricello che permette ai soccorritori di calarsi da un’altezza di circa 90 metri. Sul suo fianco sinistro, inoltre, è installato un faro ad alta intensità che illumina a giorno il terreno sottostante.