Stiamo vincendo la lotta contro il cancro? Se lo sono chiesti i cento maggiori esperti di tumori al mondo riuniti a ottobre a Lugano, in Svizzera, nel corso del Forum mondiale dell’oncologia promosso dalla Scuola europea di oncologia (Eso) fondata dall’oncologo Umberto Veronesi.
E la conclusione è stata: il cancro sta aumentando (13 milioni di casi nel mondo oggi che raddoppieranno nel 2030), ma si può ancora vincere la guerra e salvare 1,5 milioni di persone l’anno se si mettono in pratica dieci semplici strategie.
Il decalogo è stato pubblicato il 4 febbraio, Giornata mondiale contro il cancro, su Lancet, la più importante rivista medica internazionale.
Per diffondere questi 10 punti sono stati comprati spazi pubblicitari sui più importanti giornali. Ecco le dieci mosse per vincere il big killer.
1. Tabacco, dieta e programmi di controllo
1. Guerra al tabacco
Eliminando il fumo si salverebbero sei milioni di vite ogni anno. «L’obiettivo è un pianeta libero dal tabacco entro il 2040», suggerisce su Lancet l’oncologo svizzero Franco Cavalli, presidente del comitato scientifico dell’Eso.
Il fumo è la prima causa di morte al mondo, provoca circa il 70 per cento dei cancri al polmone e tumori alle vie respiratorie, al rene, alla vescica, al pancreas e a molti altri organi.
In Italia 50mila fumatori muoiono di tumore ogni anno.
«Negli uomini il cancro al polmone sta diminuendo, ma nelle giovani donne è in aumento. Ed è un dato sconvolgente se si pensa che spesso si potrebbe evitare smettendo di fumare», osserva Stefano Ferretti, segretario nazionale dell’Associazione italiana registri tumori Airtum.
2. Prevenire con la dieta
L’80 per cento dei tumori potrebbe essere prevenuto evitando l’abuso di tabacco e di alcol, ma anche mangiando più frutta e verdura (la dieta incide per il 30 per cento sul cancro) e facendo attività fisica.
L’esercizio fisico almeno due o tre volte la settimana regola i livelli di ormoni riducendo il rischio dei carcinomi mammario e alla prostata.
E intanto, nei laboratori di ricerca si dovranno scoprire nuovi vaccini contro i microbi che provocano il cancro (15-20 per cento dei tumori) sull’esempio del vaccino contro il Papilloma virus che previene il 70 per cento dei tumori al collo dell’utero e che in Italia è stato somministrato al 65 per cento delle undicenni (sono necessarie tre dosi al costo di 160 euro ciascuna).
3. Programmi di controllo
Organizzare programmi di diagnosi precoce per alcuni tumori. In Italia, dalla metà degli anni 90 si eseguono con successo tre screening: per il cancro al seno (rivolto alle donne tra i 50 e i 69 anni, mammografia ogni due anni); per il tumore della cervice uterina (donne tra i 25 e i 64 anni, Pap test ogni due anni); per il tumore al colon-retto dedicato ai 50-70enni che consiste nella ricerca di sangue occulto nelle feci, sintomo di lesioni pre-maligne o maligne.
Lo screening permette di scoprire la lesione allo stadio iniziale, quando può essere facilmente curata. E nel caso del cancro al seno ha dimezzato le morti.
Le donne che possiedono una mutazione nei geni BRAC1 e BRAC2 hanno il 70-80 per cento di probabilità di sviluppare un tumore al seno e dovrebbero sottoporsi a controlli periodici, magari con risonanza magnetica che è più efficace della mammografia nel rilevare la malattia.
Negli Usa si sta pensando di attivare anche lo screening per il cancro al polmone nei forti fumatori (20 sigarette al giorno per 20 anni) con la Tac spirale, capace di scovare un tumore anche di 0,6 millimetri.
Se cominciassimo domani a fare la Tac spirale a basso dosaggio salveremmo 6.500 vite l’anno.
2. Cure più accessibili, l'uso della morfina e il coinvolgimento dei pazienti
4. Cure più accessibili
Il pensiero è rivolto a chi abita nei Paesi poveri, Africa e India, ma anche dove i costi sanitari privati sono troppo alti.
«Gli americani di colore muoiono di più di cancro perché appartengono ai ceti più poveri», dice l’oncologo Alberto Costa, direttore scientifico dell’Eso.
5. Sì alla morfina
Via libera alla morfina per alleviare il dolore nei malati di cancro. L’Italia è agli ultimi posti in Europa per l’uso degli oppioidi, tra cui la morfina.
Nonostante la legge 38/2010 ne abbia facilitato la prescrizione, rimangono ostacoli burocratici (ogni flacone è registrato, i ricettari numerati) e ideologici; è ancora opinione diffusa che il ricorso agli analgesici debba essere riservato “alla fine”, quando il dolore diventa insopportabile.
6. Coinvolgere i pazienti
Il paziente deve poter partecipare alle decisioni sulla salute. Le donne in questo sono particolarmente penalizzate.
Basta pensare che il 95 per cento dei volontari nelle sperimentazioni cliniche è maschio. Ecco perché i dosaggi dei farmaci spesso danneggiano le donne.
La partecipazione riguarda anche l’uso del denaro pubblico: è giusto spendere 30mila euro per prolungare di tre mesi la vita di un paziente quando con lo stesso denaro si potrebbero vaccinare milioni di bambini? Bisognerebbe introdurre dei meccanismi di dibattito pubblico.
3. Farmaci più economici, la fiducia, l'aiuto ai poveri e un piano anti-cancro
7. Farmaci più economici
Un farmaco può arrivare a costare centomila euro l’anno. Un prezzo insostenibile per i sistemi sanitari nazionali. I costi dei farmaci stanno superando i benefici.
È inutile accettare un prodotto che allunga la vita di dieci giorni, come è accaduto. Dovremmo abolire il sistema dei brevetti.
Gli studi clinici potrebbero essere finanziati dai governi che ricompensano le aziende farmaceutiche.
I farmaci hanno contribuito a prolungare l’aspettativa di vita: «Fino a 15 anni fa con un tumore al colon-retto in metastasi si viveva tre-sei mesi: oggi si arriva a 24-30 mesi», osserva Stefano Cascinu, presidente dell’Associazione italiana di oncologia medica.
«Se un tempo con una metastasi al rene si poteva vivere dieci mesi, oggi si arriva a tre anni grazie a nuovi farmaci che “tagliano i viveri” al tumore bloccando la proliferazione dei vasi sanguigni».
8. Far crescere la fiducia
«Ci sono ancora Paesi dove la gente è convinta che non si possa fare nulla contro i tumori», dice Cavalli. «Perdendo fiducia nei sistemi ufficiali, ci si affida a cure incerte com’è accaduto in Italia con il caso Di Bella».
9. Aiutare i poveri
I sistemi nazionali devono essere al servizio del paziente e non dipendenti dagli interessi delle case farmaceutiche.
Bisogna aiutare i più poveri: «Oltre trenta Paesi nel mondo non hanno neanche uno strumento di radioterapia o l’accesso ai farmaci per la chemioterapia», dice Costa.
10. Un piano anti-cancro
Sono pochissimi i Paesi con un piano nazionale per la lotta al cancro. In Italia esiste un programma oncologico nazionale con alcuni obiettivi da raggiungere tra cui la lotta al fumo, la promozione di uno stile di vita attivo e salubre e la riduzione del divario nelle cure tra il Nord e il Sud.
4. Che cos’è il cancro
- Che cos’è il cancro?
Per cancro si intende la formazione di una massa all’interno dell’organismo a partire da una cellula impazzita che si moltiplica in modo incontrollato e può invadere e distruggere altre parti del corpo (metastasi) fino a portare alla morte dell’individuo.
Nel corso della vita, un uomo su due e una donna su tre si vedrà diagnosticare un tumore: una donna su otto si ammalerà alla mammella, un uomo su 9 e una donna su 36 svilupperà un cancro al polmone; un uomo su 7 quello alla prostata e un uomo su 10 e una donna su 17 un tumore del colon-retto.
Sono i dati del rapporto I numeri del Cancro (Aiom e Airtum).
I tumori nel mondo sono in aumento perché viviamo più a lungo, perché i poveri non hanno accesso alle cure e perché conduciamo uno stile di vita sbagliato.
- NEL MONDO:
Oggi: 13 milioni di tumori, 7,6 milioni di morti
2030: 22 milioni di casi stimati, 13 milioni di morti stimati.
- I 5 PIÙ FREQUENTI
Maschi:
1° prostata (20%)
2° polmone (15%)
3° colon-retto (14%)
4° vescica (10%)
5° stomaco (5%)
Femmine:
1° mammella (29%)
2° colon-retto (14%)
3° polmone (6%)
4° utero (5%)
5° tiroide (5%)
- I 5 PIÙ MORTALI
Maschi:
1° polmone (27%)
2° colon-retto (11%)
3° prostata (8%)
4° fegato (7%)
5° stomaco (7%)
Femmine:
1° mammella (16%)
2° colon-retto (12%)
3° polmone (11%)
4° pancreas (7%)
5° stomaco (6%)
5. Smog, tredici nuovi biofarmaci in arrivo
- È vero che lo smog fa venire i tumori?
Lo smog è responsabile per non più del 4 per cento di tutti i tumori ed è irrilevante rispetto al fumo di sigaretta, secondo l’Oms.
Tuttavia il più grande studio epidemiologico italiano condotto sugli abitanti di Roma dal dipartimento di Epidemiologia della regione Lazio ha concluso che a ogni aumento di 10 μg/m3 (microgrammi per metro cubo) di biossido di azoto il rischio di mortalità cresce del 3 per cento per il tumore al polmone.
L’inquinamento industriale mette i ricercatori d’accordo. Intorno ai grandi poli industriali la mortalità è più alta del 15 per cento rispetto al resto del Paese.
Lo ha stabilito un ampio studio coordinato da Cnr e Istituto superiore di Sanità su 44 aree ad alto rischio abitate da circa sei milioni di italiani.
- In arrivo 13 nuovi biofarmaci
Tredici nuovi biofarmaci (per 15 tipi di tumore in fase di metastasi) sono arrivati da poco in Itali: tutti contrastano la proliferazione incontrollata del tumore, ma non lo spengono, e qualcuno costerà fino a 60mila euro per anno di trattamento.
Non curano la malattia, ma offrono sopravvivenze più lunghe. I biofarmaci bloccano una molecola che favorisce la proliferazione incontrollata delle cellule tumorali.
E in genere agiscono su un tipo di tumore. Non c’è un cancro uguale all’altro. Prendiamo per esempio l’Herceptin®, un anticorpo inibitore del gene Her2 coinvolto nel 20 per cento dei tumori alla mammella: somministrato alle donne che producono molta proteina Her2, riduce del 50 per cento le recidive; nelle altre donne è poco efficace.
Allo stesso modo, il Crizotinib è efficace nel 5-10 per cento dei malati di cancro avanzato al polmone che hanno una mutazione nel gene Alk, mentre non funziona negli pazienti privi di questa mutazione.
- Radio e chemio prima di operare
Oggi la chemioterapia a base di farmaci antitumorali e la radioterapia (radiazioni ad alta energia) vengono impiegate anche prima dell’intervento e persino quando il paziente è sotto i ferri per ridurre la massa tumorale e rendere pertanto la chirurgia meno devastante.
Non si amputa più una gamba malata, il tumore viene prima ridotto con la chemioterapia e poi tagliato e infine la parte mancante viene rimpiazzata con una protesi.
Con la radioterapia durante l’intervento il chirurgo irradia i tessuti che circondavano il tumore appena estratto per “bonificare” il terreno da possibili cellule maligne: Il raggio uccide le cellule tumorali che l’occhio non vede. Un enorme filone di ricerca riguarda proprio le tecnologie capaci di segnalare al chirurgo durante l’operazione la presenza di cellule maligne in modo da non lasciarne traccia.