L’elefante, il leone, il rinoceronte, la giraffa e la zebra: gli animali simbolo dell’Africa sono da anni oggetto del protezionismo mondiale che cerca di tutelarli creando per loro parchi e riserve.
Ma non basta: bracconaggio e attività illegali attentano ancora gravemente alla sopravvivenza di queste specie e il conflitto con l’uomo, in termini di competizione per le risorse e gli spazi, è lontano dall’essere risolto.
1. L’elefante africano
L’elefante africano è una maestosa creatura che incanta con la sua presenza imponente.
La specie, composta da due sottospecie, l’elefante della foresta (Loxodonta cyclotis) e l’elefante della savana (Loxodonta africana), occupa un ruolo cruciale negli ecosistemi africani.
L’elefante africano è il più grande animale terrestre esistente: un maschio adulto può sfiorare i 4 metri di altezza e può arrivare a pesare sino a 6.000 chilogrammi, quanto un piccolo aereo leggero.
Gli esemplari più anziani si distinguono anche per le lunghe zanne, che sono in realtà denti superiori allungati, utilizzati per scavare o nei combattimenti tra maschi.
Ogni individuo ha una personalità unica, una memoria eccezionale e un straordinario legame sociale con i familiari. Questi animali vivono infatti in branchi guidati da una femmina anziana chiamata “matriarca”, che guida le decisioni del gruppo.
Nel branco crescono i piccoli, allattati dalla mamma o dalle zie per i primi due anni di età. Raggiungono la pubertà non prima dei 12 anni e solo dopo, se maschi, abbandonano la famiglia per cercare nuovi amori in altri branchi.
Nonostante la loro importanza ecologica, gli elefanti africani sono costantemente minacciati dal bracconaggio per il commercio di avorio, materiale pregiato di cui sono fatte le zanne che un tempo era usato per fabbricare monili religiosi, tasti di pianoforte o palle da biliardo.
Oggi l’avorio continua a essere ricercato e al mercato nero un chilogrammo di questo materiale può arrivare a costare 800-1.000 euro. La caccia di frodo ha portato a un drammatico declino delle popolazioni di elefanti in molte regioni dell’Africa al punto che secondo le stime del WWF ogni giorno sono uccisi 70 esemplari e negli ultimi 20 anni, dagli inizi del 2000, sono stati massacrati oltre il 60 per cento degli elefanti africani.
Le organizzazioni per la tutela e conservazione della fauna selvatica, assieme ai governi e alle comunità locali, continuano a svolgere un ruolo cruciale nella protezione degli elefanti africani.
Attraverso la sorveglianza delle aree protette, l’educazione ambientale e la lotta contro il bracconaggio, si spera di preservare questa specie magnifica per le generazioni future.
2. Il leone
Il leone, re incontrastato della savana e simbolo di forza, incarna l’essenza dell’Africa. Tuttavia, la specie sta affrontando sfide significative che mettono a rischio la sua stessa esistenza.
Secondo gli ultimi studi, infatti, si stima che la popolazione di leoni sia diminuita del 40 per cento negli ultimi vent’anni.
Attualmente, si crede che in tutto il continente africano siano rimasti meno di 20.000 esemplari.
Questo drastico calo è attribuibile a molteplici fattori, tra cui la perdita dell’habitat naturale, la caccia illegale, la diminuzione delle prede disponibili e i conflitti con le comunità umane, come dimostra quanto è avvenuto anche lo scorso maggio, quando una decina di leoni sono stati uccisi da pastori kenyoti dopo che avevano sconfinato dalla riserva di Amboseli e assalito gli animali nelle fattorie.
È importante sottolineare che l’azione dei pastori è stata motivata dalla necessità di proteggere la sicurezza delle loro terre e delle persone che vi abitano.
D’altra parte, gli esperti ritengono che siano state la diminuzione delle prede all’interno del parco nazionale di Nairobi e la forte siccità a spingere i leoni a cercare nuove fonti di cibo oltre i confini del loro habitat naturale.
I leoni sono gli unici felini che vivono in branco.
Formano unità familiari che possono includere fino a tre maschi e una dozzina di femmine insieme ai loro piccoli. Tutte le leonesse del branco sono imparentate tra loro e i piccoli restano con il gruppo durante la crescita.
I maschi giovani invece possono anche andarsene dal branco di origine e costituirne uno proprio, assumendo il controllo di un gruppo. Solo i maschi esibiscono la criniera, l’imponente frangia di lunghi peli che ne circonda la testa.
3. La giraffa
Della giraffa, iconica creatura della savana, sono state identificate di recente 4 specie, grazie a sofisticate analisi del DNA: la giraffa del Nord, la giraffa del Sud, la giraffa di Reticolato e la giraffa di Masai.
Distinguerle a occhio nudo è difficilissimo perché le differenze riguardano dettagli poco evidenti come i disegni del mantello.
Ognuna delle 4 specie ha adattamenti unici alle regioni in cui vive ma condivide con le altre tratti come il collo straordinariamente flessibile e lungo (fino a 2 metri), utile per raggiungere le foglie più alte delle acacie.
Nella savana, dove la competizione per il cibo è massima, l’incredibile altezza della giraffa (che può sfiorare i 6 metri) le conferisce un vantaggio.
Possiede anche una particolare lingua prensile, lunga fino a 50 centimetri con la quale afferra e strappa le foglie più tenere dalle cime degli alberi (mangia sino a 34 chilogrammi al giorno di vegetali). È ricoperta da numerose papille che la proteggono dalle spine dell’acacia. Ha un insolito colore blu scuro, che si pensa possa servire per proteggerla dalle scottature solari.
Le lunghe zampe le consentono di coprire grandi distanze con rapidità. Sono lunghe e agili, alte sino a 1,8 m, quanto un uomo adulto. Quelle posteriori sono molto potenti e usate per difendersi dalle aggressioni dei leoni. Gli zoccoli sono armi forti: misurano 30 cm di diametro, quanto un piatto.
Il suo cuore è molto grande (60 cm per 114 g)eha una forza di contrazione notevole che lo fa battere sino a 170 volte al minuto (il nostro batte 60-100 volte al minuto). Ciò sostiene una pressione sanguigna di 280/180 mm Hg, il doppio della nostra. I polmoni della giraffa hanno capienza eccezionale: sino a 55 litri di aria.
È dotata di una vista eccezionale e di un udito acuto che le sono utili per rilevare potenziali minacce nei vasti territori che abita. Per riconoscere l’estro delle femmine i maschi ne annusano l’urina dove si trovano ormoni che indicano il loro stato di fertilità e la disposizione all’accoppiamento.
Durante l’anno una giraffa può avere diversi accoppiamenti. Il periodo di gestazione dura circa 15 mesi dopo il quale le femmine danno alla luce un solo piccolo. Quando cade a terra dopo il parto, deve essere in grado di alzarsi prontamente dal terreno e di reggersi subito sulle esili zampe.
Anche la giraffa è una specie fragile e minacciata. La distruzione dell’habitat, la caccia illegale e le malattie hanno portato a un suo significativo declino negli ultimi decenni.
Si stima che la loro popolazione sia diminuita di oltre il 40 per cento negli ultimi 30 anni. Pertanto la conservazione della specie e dei suoi habitat è diventata una priorità urgente.
4. Il rinoceronte nero
Il rinoceronte nero, è una creatura imponente che una volta popolava ampiamente le regioni dell'Africa e dell'Asia.
Tuttavia, oggi è diventato uno dei simboli più drammatici dell'estinzione in atto, a causa della caccia illegale e della perdita dell'habitat.
Nel primo Novecento i rinoceronti in Africa erano il 90 per cento in più di quelli oggi viventi.
Attualmente sopravvivono solo 5mila esemplari di rinoceronte nero (ma nell’Africa occidentale è estinto) e 16mila di rinoceronte bianco del Sud che è stato tutelato con parchi e riserve. Quello bianco del Nord si è estinto nel 2018.
Il ritmo della caccia (vengono abbattuti 3 rinoceronti al giorno stando alle stime del WWF) è insostenibile e poiché negli ultimi 40 anni è scomparso oltre il 95 per cento di questi maestosi animali in natura, si ritiene che la specie sia destinata a estinguersi in pochi decenni.
Il principale motivo per cui il rinoceronte viene cacciato ed è vittima di crudeli amputazioni è il suo corno, un trofeo che nel 2013, per esempio, valeva al mercato nero 95mila dollari al chilo, più dell’oro e della cocaina.
A tutt’oggi gli asiatici lo usano sia nella medicina orientale sia nell’artigianato di lusso. Il corno è fatto di cheratina, la stessa sostanza di cui sono fatti anche i peli, i capelli e le unghie, dunque non si capisce come mai abbia un valore così elevato.
Il rinoceronte nero rappresenta un simbolo importante della lotta contro l'estinzione delle specie. La sua storia è un monito riguardo agli impatti negativi della caccia illegale e della distruzione dell'habitat.
La protezione e la conservazione di questa specie sono cruciali per preservare l'equilibrio degli ecosistemi e per garantire che le generazioni future possano ammirare la bellezza e l'importanza ecologica di questi maestosi animali.
5. La zebra
Gli scienziati si sono interrogati a lungo sull’origine del mantello striato delle zebre, ma solo dopo aver osservato quello degli embrioni hanno scoperto che è nero a strisce bianche e non viceversa.
Le striature bianche, infatti, si formano solo nell’ultima fase di sviluppo embrionale per definirsi dopo la nascita e durante la crescita del puledro.
Le strisce bianche rappresentano un efficacissimo mezzo per tenere alla larga i tafani e altri insetti succhiatori di sangue, capaci di provocare ferite e di trasmettere malattie.
I tafani, infatti, sono attratti più dai cavalli neri rispetto a quelli bianchi. Un manto a strisce come quello della zebra ha un potere repellente addirittura maggiore perché riflette la luce in modo da allontanare gli insetti.
Purtroppo, le zebre stanno affrontando molte minacce che mettono a rischio la loro sopravvivenza.
La perdita dell'habitat è una delle principali sfide: la crescita dell'urbanizzazione, dell'agricoltura e dell'allevamento del bestiame sta riducendo sempre di più le aree selvagge a disposizione delle zebre.
La frammentazione dell'habitat può isolare le popolazioni di zebre, rendendo difficile il loro movimento e la ricerca di cibo.
La caccia illegale e il bracconaggio sono un altro grave problema. Anche se non sono preda diretta per il commercio di trofei come alcuni altri animali, le zebre possono comunque essere colpite accidentalmente o uccise per motivi vari.
Il numero attuale delle zebre in Africa è diminuito. La zebra di pianura (Equus quagga) è considerata “prossima alla minaccia” nella lista rossa dell’IUCN, mentre quella di montagna (Equus zebra) e quella imperiale (Equus grevyi) sono ritenute rispettivamente “vulnerabile” e “in pericolo” per l’impatto dell’uomo sul loro habitat.