Oggi sappiamo che le patologie cardiovascolari non sono dovute a una causa unica ed esclusiva, ma alla combinazione di più fattori di rischio correlati.
Presi singolarmente essi non costituiscono un grosso pericolo, ma se sono associati fra loro possono concorrere a creare un terreno favorevole all’aterosclerosi che è la lesione alla base della maggior parte delle malattie cardiovascolari.
I fattori di rischio cardiovascolare si distinguono in due grandi gruppi:
■ non modificabili, come per esempio il sesso e l’età. È noto, infatti, che il rischio cardiovascolare aumenta con l’avanzare dell’età. Inoltre esso dipende dal sesso: per esempio, fino ai 50 anni il rischio di infarto e ictus è più alto nei maschi che nelle femmine, ma dopo i 50 anni, ossia con l’inizio della menopausa, si alza significativamente anche nella donna. Il “gentil sesso”, inoltre, è più colpito da disturbi di tipo venoso come varici, flebiti e tromboflebiti.
■ Modificabili: il fumo di sigaretta, la pressione alta, l’aumento dei grassi e degli zuccheri nel sangue, il sovrappeso, la sedentarietà e lo stress.
È su questi fattori che vanno con centrati gli interventi preventivi e curativi, anche nell’ambito della medicina naturale. Vediamoli ora nel dettaglio.
1. IL FUMO DI SIGARETTA
Tutti gli studi scientifici dimostrano in modo inequivocabile che il fumo di sigaretta agisce sfavorevolmente sulla salute del cuore e dei vasi.
Si imputa proprio al fumo l'aumento del rischio cardiovascolare nelle donne negli ultimi 40 anni, come diretta conseguenza del maggiore consumo di sigarette da parte del sesso femminile rispetto al passato.
L'effetto negativo del fumo, inoltre, è potenziato quando i grassi nel sangue sono elevati. In alcune popolazioni del Giappone, infatti, che hanno bassi livelli di colesterolo nel sangue, l'incidenza di infarto è bassa nonostante un elevato consumo di sigarette.
"Ho detto basta al fumo". In quanto tempo riduco i rischi?
Smettendo di fumare, i benefici iniziano a farsi subito sentire. Vediamo quali sono in base al tempo che passa dall'ultima sigaretta.
■ Dopo soli 20 minuti la pressione torna normale.
■ Dopo 8 ore i valori nel sangue di monossido di carbonio si dimezzano.
■ A distanza di 72 ore i bronchi si rilassano e migliora il livello energetico complessivo.
■ In 2 settimane si implementa l'irrorazione sanguigna.
■ In un anno si dimezza la possibilità di avere un infarto e dopo 5 anni quest'eventualità torna a essere uguale a quella di una persona che non ha mai fumato.
■ Dopo 15 anni la probabilità di avere un attacco cardiaco diventa equivalente a quella di un non fumatore.
Per superare le crisi da assenza di nicotina prendi 3 granuli di Nux vomica alla 5 CH 3 volte al dì: calmano il nervosismo.
2. L’ALIMENTAZIONE SBILANCIATA
L'alimentazione incide significativamente sul rischio cardiovascolare.
Occorre perciò evitare gli errori alimentari più comuni tra cui:
■ eccessivo consumo di grassi. In particolare, tra i grassi sono soprattutto le LDL (lipoproteine a bassa densità) le principali imputate nella genesi delle alterazioni aterosclerotiche. Esse aumentano soprattutto con il consumo di acidi grassi "saturi" (per esempio, carni grasse);
■ troppi zuccheri raffinati favoriscono la tendenza all'iperglicemia (aumento del livello di glucosio nel sangue);
■ eccedere con l'alcol. Entro certi limiti l'alcol protegge i vasi sanguigni.
Sembra che 10-30 g di etanolo al giorno (1-3 bicchieri di vino o 1-3 bottiglie di birra) per gli uomini e 10-20 g per le donne siano da considerarsi sicuri. Oltre questi livelli l'alcol aumenta il rischio d'ipertensione e ictus emorragico;
■ surplus di cloruro di sodio (sale da cucina). Favorisce l'aterosclerosi perché fa aumentare la pressione.
Attento a come combini i cibi! Con alimentazione sbilanciata ci riferiamo a tutta una serie di errori che si basano non solo sulla scelta dei cibi che portiamo in tavola (troppo conditi e ipercalorici), sulle quantità spesso eccessive, ma anche su come li combiniamo.
La regola d'oro è quella di non mescolare proteine di tipo diverso: se mangiamo la carne mai abbinarci anche i legumi. Fai più spuntini ai giorno! Bevi 3 centrifugati di frutta e verdura fresca di stagione al giorno. Così non ti siedi a tavola con troppa fame.
3. IL SOVRAPPESO
C'è una stretta correlazione tra sovrappeso e rischio di malattia cardiovascolare.
In particolare, il rischio cresce in modo proporzionale all'alimento dell'indice di massa corporea (IMC o Body Mnss Index, BM1) che viene calcolato dividendo il proprio peso (in Kg) per il quadrato dell'altezza (espressa in metri).
Una persona normopeso ha un BM1 compreso tra 18,5 e 24,9.
Al di sopra di 25 si entra nella categoria del sovrappeso che si traduce in un pericolo maggiore d'incorrere in manifestazioni patologiche come ipertensione, colesterolo alto e diabete.
Come in una lunga catena, queste condizioni cliniche sono a loro volta i fattori di rischio maggiori delle malattie cardiovascolari più importanti. Ma che pericoli corri se non scendi di peso?
L'aumento della massa corporea si traduce nell'"obbligo" per il muscolo cardiaco a svolgere un lavoro maggiore rispetto a quello che farebbe per un soggetto normopeso.
Ciò può provocare affanno cardiaco, che si traduce facilmente nel rischio d'ipertensione, nell'aumento del "colesterolo cattivo", dei trigliceridi e della glicemia nel sangue.
Spesso, inoltre, obesità e sovrappeso si associano alla sedentarietà e quindi a basse prestazioni cardiovascolari. Il rischio cresce, inoltre, se l'adipe si accumula a livello addominale.
4. LA SEDENTARIETÀ
A determinare il sovrappeso oltre all'alimentazione sbilanciata è lo stile di vita sedentario. Ma di che cosa è frutto la sedentarietà?
Molti risponderanno della pigrizia, che è sicuramente un fattore determinante, ma non è il solo.
A renderci sedentari gioca un ruolo determinante il tipo di lavoro che facciamo che ci "costringe" ore e ore seduti davanti al computer. Correggi la pigrizia e l’inattività con semplici esercizi quotidiani.
Basta una piccola variazione dello stile di vita con l'adozione di un'attività fisica moderata, anche in età avanzata, per avere un effetto positivo sulla salute e sulla riduzione del rischio cardiovascolare.
L'attività fisica può essere svolta con regolarità anche da chi conduce una vita piena di impegni. È sufficiente, infatti, cambiare delle piccole abitudini.
Per esempio se per andare al lavoro usi i mezzi pubblici esci di casa 5 minuti in anticipo e scendi alla fermata prima. Camminare anche solo 10 minuti mette in moto la circolazione e fa lavorare bene il cuore migliorandone le prestazioni.
Se invece sei in un'età che ti permette di avere più tempo a disposizione, prevedi almeno mezz'ora di passeggiata al giorno. In generale, comunque, il livello di esercizio fisico va personalizzato in base all’età e alle condizioni cardiovascolari basali.
In un soggetto adulto sano si raccomanda di praticare esercizio aerobico (il nuoto, la bicicletta ecc.) per 20-30 minuti 4-5 volte a settimana.
Le attività aerobiche: camminare, nuotare, andare in bicicletta per circa mezz'ora 4-5 volte a settimana sono pratiche che fortificano il muscolo cardiaco.
5. LO STRESS
La medicina riconosce allo stress un ruolo importante nella genesi delle patologie cardiovascolari, in particolare per l 'ipertensione e la cardiopatia coronarica.
Le emozioni, infatti, possono modificare il battito cardiaco, la pressione e quindi le prestazioni del cuore.
Il nostro organismo fatica ad adattarsi ai fattori stressanti, che possono essere oggettivi o soggettivi; esterni (condizioni di lavoro insoddisfacenti, troppe responsabilità), o interni (per esempio pensieri ossessivi).
In fase acuta la risposta allo stress può essere positiva, ma se si protrae nel tempo può esaurire le energie psicofisiche ripercuotendosi sull'attività cardiocircolatoria.
Nello stress sono implicati diversi neurotrasmettitori e ormoni. In quello acuto sono soprattutto l'adrenalina e la noradrenalina prodotte dalla midollare del surrene a modificare le prestazioni cardiache.
In quello cronico, invece, le modificazioni sono legate soprattutto al cortisolo, un ormone prodotto dalla corticale del surrene, che favorisce, per esempio, l'aumento della pressione sanguigna.
Lo stress è spesso associato a stati d'animo di frustrazione, tristezza e depressione che contribuiscono ad alterare la funzionalità della "pompa cardiaca".
Dato che non sempre è possibile eliminare i fattori stressogeni, il modo migliore è cercare di adattarcisi con strategie di rilassamento.
La melissa è sedativa. Gli estratti di questa pianta da usare per una tisana serale favoriscono il rilassamento.