Se potessimo tornare indietro nella vita, rifaremmo ogni cosa allo stesso modo o ne cambieremmo qualcuna?
Sembra che i rimpianti più ricorrenti siano cinque e che abbiano tutti a che vedere con la sfera emotiva. Come possiamo evitarli? Che differenza c’è con il rimorso?
Il rimpianto nasce quando ci rendiamo conto che avremmo dovuto fare qualcosa che non abbiamo fatto o che ci è mancato il coraggio di fare ed è ormai troppo tardi per porvi rimedio; è dunque il doloroso rammarico per un sogno non realizzato.
Il rimorso nasce, invece, quando ci pentiamo o ci sentiamo in colpa per qualcosa che abbiamo fatto in passato che non avremmo dovuto o voluto fare. Entrambi condividono il fatto di essere legati a errori che pensiamo di avere commesso.
Grazie a un colpo di bacchetta magica tornate indietro nel tempo di vent’anni: rifareste tutto quello che avete fatto? Magari non rifareste alcuni gravi errori e fareste, invece, alcune cose che rimpiangete di non aver fatto a tempo debito.
Chi non è più giovanissimo ha probabilmente qualche piccolo rimpianto. I rimpianti fanno parte della vita, è quasi impossibile non averne, così come è impossibile non fare errori e realizzare nella vita tutto quello che si desidera.
Ognuno deve sempre fare i conti con la realtà: occasioni mancate, errori, piccoli rimpianti e piccoli rimorsi sono quindi ordinaria amministrazione.
Altro conto è nutrire grandi rimpianti o accorgersi troppo tardi di non aver soddisfatto alcuni dei propri bisogni fondamentali: questi rimpianti, così intensi e dolorosi, aprono la porta alla depressione.
Per fortuna c’è un modo per evitare di ritrovarsi troppo tardi a rimpiangere amaramente di non aver realizzato alcuni dei propri sogni o di non aver dato voce a certe parti di sé. Basta imparare dall’esperienza degli altri.
Qualche anno fa è uscito un libro che in poco tempo ha scalato le classifiche americane e australiane: “The top five regrets of the dying” (I 5 rimpianti più grandi di chi sta per morire), che è stato tradotto in 27 lingue, italiano incluso (da noi è uscito con un titolo un po’ diverso: Vorrei averlo fatto).
Lo ha scritto un’australiana, Bronnie Ware, che ha lavorato per molti anni nel campo delle cure palliative e dell’assistenza ai malati terminali. Dialogando con loro, si è accorta che moltissimi condividevano gli stessi rimpianti e credevano di aver commesso gli identici errori nella vita.
Nel libro, Bronnie ci presenta i cinque più comuni rimpianti come lezioni preziosissime: le parole e le riflessioni delle persone vicine alla morte ci possono aiutare a capire meglio alcuni aspetti della vita e a fare scelte più consapevoli nel corso della nostra esistenza.
Vediamo quali sono i 5 peggiori rimpianti.
1. "A modo nostro"
Il primo rimpianto è: “Vorrei aver avuto il coraggio di vivere la mia vita, una vita fedele ai miei principi o alle mie inclinazioni profonde, e invece ho vissuto la vita che gli altri si aspettavano da me”.
Molti si rendono conto troppo tardi di aver vissuto secondo le aspettative sociali o altrui, rinunciando a seguire il proprio cuore, il proprio istinto e i propri bisogni, intrappolati da paura o pressioni esterne.
«Per molte persone», scrive Bronnie Ware, «il fallimento maggiore è stato quello di diventare il semplice prodotto del proprio ambiente». È un rimpianto davvero comune.
Ognuno viene alla luce in un particolare contesto socio-economico, all’interno di una società e di una cultura.
Nella vita non si può agire seguendo solo istinto o piacere, ma si deve sviluppare un’ottica razionale e fare i conti con ciò che ci circonda: famiglia, istituzioni, educazione.
Tutti dobbiamo trovare un equilibrio tra i nostri bisogni e le richieste che ci giungono dall’esterno e se da un lato non possiamo fare solo ciò che vogliamo, dall’altro non possiamo nemmeno soddisfare tutte le richieste del nostro ambiente.
A volte dobbiamo adattarci, altre restare fedeli a noi stessi e se l’ambiente ci ostacola, dobbiamo avere il coraggio di cambiarlo o di andarcene.
2. "Meno lavoro, più affetti" e "Gli amici vengono prima"
Il secondo rimpianto più comune è: “Vorrei non aver lavorato cosi tanto".
È tipico degli uomini: parecchi si accorgono troppo tardi di aver investito eccessive energie sul lavoro per il prestigio sociale o i soldi che ne derivavano, trascurando affetti e famiglia.
«Non ci si deve sentire in colpa se si ama il proprio lavoro», scrive Ware, «ma alcuni si accorgono di aver dedicato poco tempo a ciò che li sosteneva psicologicamente (gli affetti) e troppo a ciò che valeva di meno».
La vita non può essere fatta di solo lavoro.
La sua qualità è determinata da un mix di affettività e benessere materiale.
Il lavoro non deve essere un fine, ma un mezzo che facilita affermazione personale e rapporti sociali, pur non potendo soddisfare tutte le nostre necessità.
Ridimensioniamolo e non trascuriamo di coltivare le relazioni di affetto e amore.
Il terzo rimpianto è: “Vorrei essere rimasto in contatto con i miei amici: avrei dovuto coltivarli molto più di quanto non abbia fatto”.
Le relazioni sociali e affettive sono la nostra panacea.
Molti studi dimostrano che vive meglio e più a lungo chi gode di una buona rete sociale.
Perciò, non solo non dovremmo trascurare gli amici di lungo corso, ma dovremmo anche aprirci all’idea di costruire nuove relazioni.
3. "Le parole per dirlo" e "Il diritto-dovere della felicità"
Il quarto rimpianto rivelato dal libro è: “Vorrei aver avuto il coraggio di esprimere liberamente i miei sentimenti”.
Molte persone, osserva Bronnie Ware, hanno paura di mostrarli, soprattutto se profondi.
Come mai abbiamo così timore di aprirci ed essere sinceri? A volte l’ipocrisia è comoda, mentre onestà e sincerità possono creare dolore, reazioni negative e problemi.
La nostra è una società del “non sentimento”: ognuno di noi tende a portare una maschera ed è così che ci ammaliamo.
Dobbiamo dare espressione a emozioni e sentimenti, positivi o negativi che siano. Reprimerli o nasconderli trasforma il corpo in un teatro di sofferenza.
Vale dunque la pena trovare il coraggio, almeno qualche volta, di essere sinceri, anche se può costarci caro.
L’ultimo rimpianto ha a che fare con la felicità: “Vorrei aver permesso a me stesso di essere più felice”.
Scrive Bronnie Ware: «La felicità è una scelta da fare tutti i giorni. Ci sono momenti in cui è impossibile perché la vita è difficile. Però, invece di rimuginare su quanto è andato storto e sulla fatica che abbiamo fatto, dovremmo cercare di trovare la gioia in ogni giornata e apprezzare il presente».
La vita non ci deve niente e nemmeno gli altri. Siamo noi a dovere qualcosa a noi stessi. Siamo noi a dover riconoscere di avere diritto alla felicità.
Dobbiamo perciò avere il coraggio di fare scelte che ci rendano felici, senza avere paura. Assumiamoci la responsabilità della nostra vita e anche della nostra felicità.
Non è facile, ma è l’unica strada che abbiamo.
4. Anche i VIP hanno qualcosa da rimpiangere
- Non volle fare Pretty Woman
Alcuni attori rimpiangono di aver accettato ruoli in film non all’altezza delle aspettative: George Clooney, per esempio, rimpiange di aver impersonato Batman in Batman & Robin nel 1997.
Altri rimpiangono invece di aver rifiutato un film che poi si è rivelato un grande successo: John Travolta si morde ancora le dita per aver rifiutato il ruolo di Forrest Gump, dato poi a Tom Hanks.
La campionessa dei rimpianti è però l’attrice Molly Ringwald, che rimpiange amaramente di aver rifiutato due ruoli da sogno: nel 1989 rifiutò sia la parte di Vivian in Pretty Woman, andata poi a Julia Roberts, sia quella di Molly in Ghost, andata poi a Demi Moore. - Quella maledetta testata
L’immagine del calciatore Zinédine Zidane resta legata a quella testata che sporcò per sempre il suo eccezionale talento calcistico e chiuse la sua carriera. 9 luglio 2006, Italia e Francia giocano la finale dei Mondiali.
Al 107° minuto, Zidane ha un diverbio con il nostro Marco Materazzi e gli assesta un violento colpo di testa al petto (foto).
Nel 2010, in un’intervista, il capitano della squadra francese ha rivelato che non avrebbe rifatto quell’errore, ma ha anche sottolineato che preferirebbe morire piuttosto che chiedere scusa al giocatore italiano. - Papà part-time
L’attuale presidente degli Stati Uniti ha scritto un breve testo intitolato Voglio essere il padre che non ho mai avuto in occasione della festa del papà.
Barack Obama, che ha sofferto l’assenza del proprio padre, ha sempre desiderato essere per Sasha e Malia, le sue due figlie, un genitore affettuoso e presente.
«Quando erano più piccole, il lavoro mi ha tenuto lontano da casa più di quanto avrei voluto e dovuto. Il compito di crescerle è ricaduto quasi interamente su mia moglie.
Durante la campagna per le presidenziali, non c’è stato un solo giorno in cui non abbia desiderato passare più tempo con la mia famiglia».
5. Aforismi famosi sui rimpianti
- "Tra vent’anni sarai più dispiaciuto per le cose che non hai fatto che per quelle che hai fatto”.
Mark Twain - "Avremmo voluto, avremmo dovuto, avremmo potuto. Le parole più dolorose del linguaggio”.
Jonathan Coe - "Noi tutti dovremmo cominciare a vivere prima di diventare troppo vecchi. La paura è stupida. È così che nascono i rimpianti”
Marilyn Monroe - "Non rimpiango nulla, afferma l'arroganza; non rimpiangerò nulla, afferma l’inesperienza”
Marie Von Ebner Eschenbach - "La malinconia è fatta di ricordi; la tristezza di rimpianti; l'angoscia di rimorsi”
Roberto Gervaso - "Il mio unico rimpianto nella vita è di non essere stato un altro”
Woody Allen - "Uno dei più grandi rimpianti nella vita è stato essere ciò che gli altri vorrebbero che tu fossi, anziché essere te stesso".
Shannon L. Alder - "Il rimpianto è un enorme spreco d’energia. Non vi si può costruire nulla sopra. Serve soltanto a sguazzarvi dentro".
Katherine Mansfield - "Se segui qualcosa che ti scombussola ti conviene andare sino in fondo. Se fai finta di niente, non saprai mai che cosa ti sarebbe potuto succedere, e per molti versi questo è peggio che scoprire di esserti sbagliato sin dall’inizio. Perché dopo uno sbaglio puoi continuare a vivere, ma se non altro non hai il rimpianto di non sapere come sarebbe potuto andare".
Nicholas Sparks - "Il rimpianto che gli uomini provano per il cattivo uso del tempo già vissuto non sempre li induce a fare un uso migliore di quello che ancora rimane loro da vivere".
Jean de La Bruyère - "La gente fa sempre così. Rimpiange il passato come se il passato equivalesse al concetto del bene e odia il presente come se il presente equivalesse al concetto del male: volutamente ignorando che nel passato facevan lo stesso".
Oriana Fallaci - "Un uomo non è vecchio finché i rimpianti non sostituiscono i sogni".
John Barrymore - "I rimpianti non servono a niente: abbandonarvisi vuol dire perdere il tempo presente per un passato che non ci appartiene più".
Abel Dufresne - "Rimpiangere il tempo sprecato è ulteriore tempo sprecato".
Mason Cooley - "Il rimpianto è il vano pascolo di uno spirito disoccupato. Bisogna sopra tutto evitare il rimpianto occupando sempre lo spirito con nuove sensazioni e con nuove immaginazioni".
Gabriele D’Annunzio - "Una vita mancata è un rimpianto; una vita inutile è un rimorso".
Henri Frédéric Amiel