I cani e le lingue

Uno studio condotto mediante apparecchiature medicali hi-tech ha rivelato nei cani un’abilità che non sembra appartenere a nessun altro animale e che, se possibile, li rende ancora più affascinanti!

Chiunque viva a stretto contatto con un cane si rende ben presto conto della sua notevole capacità di apprendere non solo molte parole ma anche il loro significato, grazie all’associazione tra il suono e le sue conseguenze pratiche.

Un esempio per tutti: la parola “pappa” o qualsiasi altra utilizzata di frequente per indicare al cane l’arrivo di una delle sue razioni quotidiane lo induce immediatamente a predisporsi a mangiare nel luogo usuale.

Ma la scienza ha scoperto che tale capacità di comprensione non è la sola che i cani possiedono, svelandone un’altra davvero sorprendente che ci conferma una volta di più che questi nostri amici sono davvero creature incredibili e dotate di un’intelligenza sociale molto elevata.

1. Dallo spagnolo all’ungherese. Risonanza magnetica funzionale

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A volte, anzi molto spesso in realtà, le scoperte scientifiche si devono in primo luogo alla curiosità.

Nel caso in questione, tutto è nato dal fatto che una ricercatrice messicana, Laura Cuaya, e la sua Border Collie di nome Kun-kun si sono trasferite dal Messico, paese di origine per entrambe, all’Ungheria, dove Laura avrebbe proseguito le sue ricerche nella specializzazione particolare che possiede: Neuroetologia della comunicazione.

Probabilmente a causa della “deformazione professionale” che induce spesso ogni specialista in qualche campo a interrogarsi sulla vita dalla propria particolare prospettiva.

Laura si è fatta una domanda:“Ma Kun-kun capirà che la gente in Ungheria parla una lingua completamente diversa dallo spagnolo?”. E trasferendo la sua curiosità sul terreno, che le è proprio, della ricerca sul campo, la giovane scienziata messicana ha aperto la strada a una scoperta molto importante.

Per cercare di scoprire se la domanda sulla capacità di Kun-kun avesse un senso, poiché nessuno aveva mai indagato prima su tale potenziale abilità canina, il Dipartimento di Neuroetologia della comunicazione della Eotvòs Lorànd University, a Budapest, ha organizzato un esperimento basato sull’uso delle immagini del cervello ricavate tramite apparecchiature per la risonanza magnetica funzionale.

Si tratta di un metodo che aveva dato eccellenti risultati già con l’eccezionale ricerca del neuroscienziato Gregory Berns, che in tal modo è riuscito a dimostrare come le aree del cervello che si attivano nel cane siano le medesime anche nel nostro a fronte di circostanze appaganti dal punto di vista affettivo e gratificativo.

Il metodo è particolarmente affidabile perché le rilevazioni avvengono con i cani svegli e non sedati (vengono semplicemente abituati a restare tranquilli durante l’esame), quindi con il cervello perfettamente funzionante: le condizioni ideali perché i sensori dell’apparecchiatura possano scansire e registrare l’attività cerebrale.

2. I cani protagonisti. Letture in spagnolo e ungherese

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Per eseguire lo studio, i ricercatori hanno selezionato diciotto cani: sei Border Collie (inclusa Kun-kun), due Australian Shepherd, un Cocker, tre meticci e un Labradoodle (foto sotto), tutti preventivamente addestrati a sostenere l’esame medico.

Sedici di questi cani sono nati e vissuti sempre in Ungheria mentre gli altri due sono cresciuti in ambienti di lingua spagnola.

Per verificare se i cani distinguano o meno i suoni nella lingua cui sono abituati rispetto a quelli emessi con una lingua straniera, i ricercatori hanno deciso di utilizzare un metodo basato sulla lettura di un testo in due lingue diverse.

Allo scopo, sono stati selezionati due lettori del tutto ignoti ai cani, cosi che non potessero essere influenzati dal suono di una voce conosciuta, e di madrelingua rispettivamente ungherese e spagnola.

Entrambi hanno letto ai diciotto cani, durante la risonanza magnetica, frasi tratte dal capitolo 21 del celeberrimo romanzo Il piccolo principe di Saint Exupéry nella versione ungherese e spagnola.

Le frasi, lette sia in modo normale sia saltando le parole, sono state selezionate in modo da escludere parole utilizzate per l’usuale comunicazione con i cani o per il loro addestramento.

3. Differenze percettive. Fattori che influenzano questa dote

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Molto interessante notare che la capacità di riconoscimento della lingua è apparsa maggiormente sviluppata nei soggetti più anziani rispetto a quelli più giovani.

Inoltre, anche la morfologia sembra avere un ruolo: i cani con muso allungato risultano più “bravi" rispetto agli altri.

Due dati che ci permettono di trarre alcune deduzioni di non poco conto. In primo luogo, che il tempo di esposizione ai suoni di una determinata lingua influisce sulla capacità del cane di riconoscerla e distinguerla da un’altra a lui ignota.

In secondo luogo, ma questa è una deduzione personale più speculativa che oggettiva, che i cani “a muso lungo” dell’esperimento abbiano maggiori capacità di percezione delle parole nella lingua a loro nota perché appartenenti a una tipologia selezionata per farlo con alta precisione.

I Border Collie (foto sotto) sono cani da conduzione capaci di lavorare a grande distanza dal pastore anche perché prestano grande attenzione ai suoni (cioè ai comandi) che questi gli invia.

Altre tipologie, come il Cocker Spaniel per esempio, sono state selezionate per essere molto più attente agli effluvi delle prede che ai comandi, tanto da avere orecchi lunghi e ricadenti, perfetti per convogliare gli odori dal terreno al naso e fungere da “paraocchi” ma non per cogliere facilmente i suoni da grande distanza.

4. Riconoscono subito la “loro” lingua. Sorpresa? Non proprio. Ci ascoltano per tutta la vita

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La risonanza magnetica nell’occasione era indirizzata in particolare a due aree del cervello: la corteccia uditiva secondaria e la circonvoluzione precruciale.

Semplificando al massimo, la prima, che anche noi possediamo, è un’area dedicata alla percezione dei suoni, comprese le parole, ma, a differenza dell’area uditiva primaria che la circonda, fa di più: li “interpreta" sulla base delle conoscenze che l’individuo possiede sui suoni, andando a fare confronti con la “banca dati” sonora individuale per decifrarne il significato.

La seconda area, sempre in estrema sintesi, è collegata alle emozioni che un suono suscita.

Ebbene, tutti e diciotto i cani hanno evidenziato, attraverso l’attivazione delle aree cerebrali in questione, di riconoscere benissimo i suoni della lingua a loro nota e di distinguerli perfettamente da quelli della lingua sconosciuta, pur trattandosi di parole del tutto ignote o quasi ai soggetti esaminati.

Una capacità che, a quanto pare, nessun altro animale ha mai dimostrato di possedere. Senza nulla togliere all’entità della scoperta che ho sommariamente descritto, bisogna fare però una riflessione.

Chiunque interagisca a un livello profondo con i cani, cioè vivendo con loro, educandoli e addestrandoli nel rispetto della loro natura (e venendo nel contempo educato e formato a sua volta dai cani stessi), osservandoli con attenzione e, altrettanto importante, amandoli senza riserve, non può rimanere davvero sorpreso da questa scoperta.

Il suono delle nostre parole viene ascoltato e associato agli eventi che ne conseguono, memorizzando il tutto, fin da quando il cucciolo ha l’udito in funzione, cioè dalla terza settimana di vita, fino alla morte. È

un’esigenza che queste creature incredibili devono soddisfare per riuscire a vivere accanto a noi, con noi, da quando hanno abbandonato i panni del lupo per diventare i nostri più grandi amici e alleati sulla Terra.

Lo devono fare loro lo sforzo di capirci, perché noi raramente lo facciamo. Per fortuna ci riescono, ci riescono benissimo.





5. Ma quante parole impara?

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Questa domanda se la sono posta davvero in tanti, dai semplici cinofili agli scienziati più quotati, come Stanley Coren, famoso tra l’altro per il libro, imperdibile, L'intelligenza dei cani (Mondadori).

Secondo le sue ricerche, in media un cane che viene educato e addestrato a livelli normali apprende il significato di oltre 160 parole, mentre soggetti particolarmente portati all’apprendimento arrivano a circa 250 parole.

Ma ci sono stati anche cani addestrati appositamente che hanno appreso il significato di una quantità incredibile di termini: oltre mille!

È il caso della Border Collie di nome Chaser, recentemente scomparsa e divenuta famosa nel mondo degli appassionati e della ricerca scientifica.

La sua storia, fantastica, è raccontata nel libro edito da Garzanti che vedete nella foto qui sotto.








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