Il 7 maggio 1915 il transatlantico britannico Lusitania, che era salpato da New York per Liverpool, fu silurato da un U-Boot tedesco.
Il battage giornalistico che ne seguì subito dopo e la dolorosa perdita di 1.960 vittime (di cui 128 americani) portò poco tempo dopo all’entrata in guerra degli USA al fianco dell’Intesa franco-inglese contro gli Imperi Centrali.
Ma andiamo ora a verificare compiutamente i fatti.
IL LUSITANIA IN CIFRE:
DATA DEL VARO: 6 GIUGNO 1906
AFFONDAMENTO: 7 MAGGIO 1915
STAZZA LORDA: 31.550
EQUIPAGGIO: 850
VELOCITA’: 27 NODI
PASSEGGERI MAX.: 2.165 (PRIMA CLASSE: 563, SECONDA CLASSE: 464, TERZA CLASSE: 1.138)
LUNGHEZZA: 239,87 METRI
LARGHEZZA: 26,67 METRI
DISLOCAMENTO: 44.767 TONNELLATE
SCIALUPPE: 22 STANDARD, 26 PIEGHEVOLI
1. I fatti
Varato nel 1906, il Lusitania della compagnia britannica Cunard era uno dei più grandi e veloci transatlantici mai costruiti.
Nel 1907, durante il suo viaggio inaugurale, stabilì un record di velocità attraversando l’oceano in appena sei giorni.
Poteva viaggiare a una velocità di 27 nodi e ospitare circa 2.200 persone tra passeggeri e membri dell’equipaggio.
Ma non furono questi i dettagli che resero famoso il transatlantico, bensì il suo drammatico affondamento, nel corso della Prima guerra mondiale.
Partito da New York il 1° maggio 1915 e diretto a Liverpool, il Lusitania aveva a bordo 1.960 persone (1.264 passeggeri e 693 membri dell’equipaggio).
Quando fu affondato dal sommergibile tedesco U-20 si trovava a circa 15 miglia nautiche a sud della costa meridionale dell’Irlanda. Quel tratto di mare era stato dichiarato “zona di guerra” dal governo tedesco, che aveva attuato un blocco navale attorno all’Inghilterra.
La decisione, ratificata il 22 aprile 1915, era stata pubblicata su numerosi giornali americani : “Ai viaggiatori che intendono intraprendere la traversata atlantica si ricorda che tra la Germania e la Gran Bretagna esiste uno stato di guerra. Si ricorda che la zona di guerra comprende le acque adiacenti alla Gran Bretagna e che, in conformità di un preavviso formale da parte del governo tedesco, le imbarcazioni battenti bandiera della Gran Bretagna o di uno qualsiasi dei suoi alleati sono passibili di distruzione una volta entrate in quelle stesse acque”.
Malgrado gli avvertimenti e nonostante il capitano del Lusitania, il comandante William Thomas Turner, fosse stato avvisato della presenza di sottomarini nemici sulla sua rotta, il 7 maggio il transatlantico navigava a un’andatura piuttosto ridotta (18 nodi) quando venne colpito a dritta da un unico siluro, lanciato dal sommergibile comandato dal capitano Walther Schwieger.
In pochi attimi la nave colò a picco, causando 1.201 vittime.
2. I misteri
L’affondamento fece un enorme scalpore e segnò una svolta nell’ambito del conflitto.
Ma ancora oggi resta uno dei naufragi più discussi al mondo, a causa dei molti misteri legati a questo dramma.
La minaccia rappresentata dai sommergibili era ben reale già nella Prima guerra mondiale. E il Lusitania, come si usava in quei mesi, avrebbe dovuto essere protetto da un incrociatore britannico, il Juno.
Quest’ultimo era però stato ritirato due giorni prima dalla rotta del transatlantico, su ordine dell’ammiraglio Fisher e di Winston Churchill, allora primo lord dell’ammiragliato.
Per alcuni, questa decisione confermerebbe la volontà del governo britannico di favorire l’affondamento del transatlantico, per indurre gli Stati Uniti a entrare nel conflitto: la nave trasportava infatti parecchi passeggeri americani.
Ma l’assenza dell’incrociatore non fu l’unico mistero. Quasi tutti i testimoni parlarono di un secondo scoppio, molto potente, avvenuto dopo quello dell’unico siluro lanciato.
Nel suo rapporto, il comandante del sommergibile tedesco scrisse: “Lo scoppio del siluro deve essere stato seguito da un secondo (caldaia, carbone, polvere da sparo?). Le sovrastrutture sovrastanti sono squarciate, scoppia un incendio e la nave comincia a capovolgersi verso dritta appruandosi nel contempo”.
Malgrado la chiusura preventiva dei compartimenti stagni, la nave affondò molto velocemente: meno di 18 minuti.
3. Le ipotesi
Che cosa provocò un affondamento così repentino? Già per la stampa tedesca dell’epoca era chiaro: il transatlantico trasportava munizioni di contrabbando destinate all’Inghilterra.
Circostanza negata con insistenza dal governo britannico fino al 1972.
Soltanto allora venne ufficialmente riconosciuto che la nave trasportava munizioni o elementi di munizioni a destinazione dell’Inghilterra, anche se ci sono ancora divergenze tra gli studiosi sulla loro precisa natura (munizioni per armi leggere ed elementi di granate per alcuni, esplosivi e polvere da sparo per altri).
Ma anche se la nave trasportava munizioni, le testimonianze raccolte concordano sul fatto che il siluro colpì il transatlantico tra la prima e la seconda ciminiera, quindi a 30- 50 metri dalla parte della stiva dove erano immagazzinate le munizioni.
Per questa ragione si ipotizzò un’altra causa, forse un’esplosione di grisou, cioè un’esplosione della polvere del carbone usato per alimentare le caldaie.
Questa ipotesi è stata avanzata nel 1993 da Robert Ballard (già noto per la scoperta del relitto del Titanic nel 1985), ma venne presto smentita: il carbone era immagazzinato contro le paratie della nave, dove l’acciaio, generando umidità e condensa, rendeva poco probabile lo scoppio.
La probabile ragione dell’affondamento improvviso della nave fu uno scoppio delle caldaie causato dal contatto con l’acqua di mare che provocò la proiezione di grandi quantità di acqua bollente, carbone e detriti vari attraverso le ciminiere, scoppio confermato dal ritrovamento di numerosi cadaveri con segni di bruciature caratteristiche di questo tipo di esplosione.
4. Le conseguenze
Come abbiamo visto, per i “complottisti” questo affondamento fu un atto pressoché provocato dalle autorità britanniche per spingere gli Stati Uniti a entrare in guerra.
La presenza di molti passeggeri americani tra le vittime (123 su un totale di 1.201) sembrò in effetti portare a un rapido intervento statunitense, al punto che l’ambasciatore americano a Berlino cominciò immediatamente i preparativi per chiudere l’ambasciata.
Ma il presidente Woodrow Wilson, all’epoca ancora favorevole al mantenimento dello stato di neutralità, prese tempo e diede ordine di accertarsi se il Lusitania trasportasse o meno materiale esplosivo.
L’inchiesta fu presieduta da Lord Mersey, alto commissario del Regno Unito per i naufragi. Il comandante Turner venne prosciolto dall’accusa di aver contrabbandato armi o munizioni, e l’affondamento fu attribuito a due siluri.
Il che fece crescere ancora di più la rabbia dell’opinione pubblica americana per quell’attacco considerato vile.
Nel gennaio del 1917 la decisione tedesca di estendere gli assalti con sottomarini a tutte le navi in transito nell’Atlantico pose fine alla neutralità degli Stati Uniti, che dichiararono guerra alla Germania il 6 aprile dello stesso anno.
5. Il precedente del Léon Gambetta
Nella notte tra il 26 e il 27 aprile 1915, pochi giorni prima del siluramento del Lusitania, un’altra nave, l’incrociatore Léon Gambetta, fu affondata al largo di Santa Maria di Leuca (Puglia).
Si contarono 681 vittime tra marinai e ufficiali, mentre i sopravvissuti furono appena 137, alcuni giunti con una scialuppa nella cittadina pugliese e altri raccolti da navi italiane salpate da Brindisi e Taranto.
Ma che ci faceva quella nave da guerra a ridosso della costa dell’Italia, in aprile ancora Paese neutrale?
L’intenzione era mostrare tutta la potenza della marina francese all’Italia e dimostrare di poter mettere in atto il blocco navale contro l’Impero austro-ungarico, dissuadendo il nostro Paese dallo schierarsi con l’Austria-Ungheria.
L’incrociatore era stato affondato da due siluri lanciati dal sottomarino U-5, comandato dal tenente di vascello Georg von Trapp.
Celebrato come un eroe in patria, von Trapp godette di una seconda e inattesa fama postuma, grazie al film Tutti insieme appassionatamente (1965), ispirato alla storia della sua famiglia.
Del Gambetta furono recuperati 58 cadaveri sepolti in seguito nel cimitero di Castrignano (Lecce).
La maggior parte di loro riposa ancora in questo luogo. I sopravvissuti furono internati per un breve periodo a Siracusa, in Sicilia, e tornarono in patria dopo il 23 maggio 1915, all’entrata in guerra dell’Italia al fianco degli alleati francesi.
Nella foto sotto, l’affondamento dell’incrociatore Gambetta su La Domenica del Corriere del 9-16 maggio 1915.