Tra i 5 sensi, l’udito è particolarmente importante perché ci tiene in contatto con il mondo, scongiurando l’isolamento sociale e, nel caso degli anziani, rallentando il declino cognitivo.
Con un’attenta prevenzione e l’impiego di protesi e impianti tecnologicamente avanzati si può far fronte a qualsiasi problema.
Assieme a vista, olfatto, gusto e tatto, l’udito è uno dei cinque sensi che ci mettono in relazione con il mondo. Per questo è importante che funzioni bene.
Tuttavia, secondo i dati dell’OMS, oltre il 5 per cento della popolazione mondiale (400 milioni di persone) convive con una perdita uditiva – chiamata scientificamente ipoacusia – e sono 34 milioni i bambini che ne sono affetti.
Le stime prevedono che, entro il 2050, circa una persona su quattro sperimenterà una forma di diminuzione dell’udito. Forse anche perché, almeno in alcune aree del mondo, tra cui l’Europa, l’età media della popolazione si sta sempre più alzando e, con l’avanzare dell’età, le perdite di udito sono in parte fisiologiche.
In Italia, secondo dati del Censis, sono circa 7 milioni le persone con problemi di udito.
1. Le cause nei bambini. Attenti al rumore
Oltre il 50% delle sordità infantili è di origine genetica: se uno o entrambi i genitori sono sordi, esiste il rischio elevato che lo sia anche il bambino.
La seconda causa di sordità nei bambini è l’infezione congenita da citomegalovirus (CMV), trasmessa al feto dalla madre in gravidanza.
Anche malattie infettive come rosolia o sifilide nella donna in gravidanza oppure l’uso di farmaci ototossici, cioè tossici per l’orecchio, durante la gestazione sono rischiosi per la salute dell’udito del nascituro.
Esistono poi altre cause legate alla sofferenza neonatale, come la carenza di ossigeno o un parto prematuro che costringe il neonato al ricovero in terapia intensiva.
Durante l’infanzia, l’ipoacusia può essere una conseguenza di malattie infettive come meningite, morbillo, parotite epidemica o di infezioni croniche o acute dell’orecchio medio (otiti).
Farmaci o incidenti... A qualsiasi età l’udito può essere danneggiato come effetto dell’uso di medicinali ototossici, fra cui alcuni antibiotici, chemioterapici o antimalarici, che possono ledere la coclea (componente fondamentale dell’organo dell’udito nell’orecchio interno). Anche i traumi cranici possono favorire l’insorgenza di problemi uditivi.
Attenti al rumore! L’esposizione a rumori, specie se cronica, è un’importante causa di deficit dell’udito. Nel caso degli adulti è più frequente sul lavoro ed è infatti considerata una rilevante malattia professionale.
Ma anche rumori improvvisi, come per esempio uno scoppio, o il volume alto della musica nei locali chiusi o amplificata ai concerti oppure ascoltata con gli auricolari sono dannosi per l’udito.
2. Quando è fisiologico. Le conseguenze
La perdita di udito negli anziani (presbiacusia), invece, è in buona parte legata all’invecchiamento dell’organo, anche se poi si somma ad altri fattori individuali.
Negli ultimi anni la presbiacusia è stata molto oggetto di indagine scientifica perché numerosi studi, come riferisce un report dell’OMS, l’hanno correlata al deterioramento cognitivo dell’anziano: è un fattore di rischio, modificabile, per le demenze senili.
Vi sono alcune evidenze del fatto che una terapia con protesi acustiche o con l’impianto cocleare possa rallentare la progressione del deterioramento cognitivo e in qualche caso anche migliorare il quadro clinico.
I disturbi dell’udito e in particolare la sordità sono malattie molto invalidanti. Nei bambini influiscono direttamente sul linguaggio, che ritarda a svilupparsi, e sulle capacità cognitive con conseguenze sull’apprendimento, sulle relazioni sociali eccetera, mentre tra gli adulti condizionano anche l’attività lavorativa e negli anziani favoriscono il progredire delle demenze.
In tutti i casi ne consegue spesso un forte isolamento sociale, amplificato tra le persone di basso reddito con maggiori difficoltà di accesso alle cure.
Oggi, grazie ai programmi di screening audiologico neonatale obbligatorio, le diagnosi di ipoacusia possono essere molto precoci (entro i due mesi di vita) e si possono così prevenire le conseguenze sul linguaggio e sul piano dell’apprendimento e quelle psicologiche e sociali.
3. Stop al sordomutismo e quegli strani ronzii
Negli ultimi anni le protesi acustiche, sempre più piccole e, nei casi di sordità grave-profonda, gli impianti cocleari hanno migliorato la qualità di vita di chi è affetto da sordità.
Oggi potremmo considerare sconfitto il sordomutismo, se non per quei rarissimi casi in cui l’impianto cocleare non è praticabile, come per esempio se manca il nervo acustico.
Ma in cosa consiste un impianto cocleare? È un dispositivo in parte impiantato dietro l’orecchio del paziente e in parte indossato esternamente. È formato all’esterno da un microfono che capta il suono, lo trasforma in un segnale elettrico, il quale viene inviato, tramite un’antenna, alla parte interna impiantata.
Il segnale è poi inviato a un cavetto di elettrodi posizionato nella coclea che vanno a stimolare il nervo acustico e da qui gli impulsi arrivano alla corteccia temporale, dove si forma la percezione del suono. L’impianto può essere effettuato a partire dagli 8-9 mesi di vita, ma anche negli adulti o negli anziani.
Si chiamano acufeni (dal greco akoùo, udire, e fàinomai, manifestarsi) e sono dei fastidiosi ronzii alle orecchie percepiti anche in assenza di fonti sonore esterne.
Ne soffre circa una persona su sette. Le cause più comuni sono delle disfunzioni delle cellule cigliate dell’organo uditivo o, in rari casi, delle disfunzioni del nervo acustico.
Spesso sono temporanei e si risolvono in poco tempo o comunque tendono ad attenuarsi, a volte sono ricorrenti o permanenti e provocano notevole disagio.
Si possono adottare dei comportamenti che riducono il fastidio, come evitare i rumori forti, dormire con due cuscini sotto alla testa, ascoltare musica in sottofondo per distogliere l’attenzione dal ronzio percepito.
4. Con quali test si misura la capacità di udire
La frequenza di un suono è il numero delle vibrazioni sonore (onde) che si propagano nell’aria in un secondo e si misura in hertz (Hz). Più bassa o più alta è la frequenza, più basso o alto è rispettivamente il suono.
L’orecchio umano può udire i suoni nell’intervallo dai 20 Hz ai 20 kHz (chilo hertz). Il limite superiore tende ad abbassarsi con l’avanzare degli anni.
Il livello di intensità di un suono, e quindi anche del rumore, si misura invece in decibel (dB): la soglia uditiva “normale” è fissata a 0 dB, ma tra 0 e 20 dB difficilmente si riescono a udire suoni.
L’udito si misura con i test audiometrici, che individuano la soglia in decibel alla quale il paziente è in grado di percepire un suono. Ci sono due tipi di test: l’audiometria tonale e quella vocale.
- Audiometria tonale: il paziente indossa delle cuffie attraverso cui ascolta suoni che gli vengono inviati, a un orecchio per volta, a diverse frequenze e a diversi livelli di intensità e deve segnalare se li percepisce o meno. Il risultato è un audiogramma,cioè un grafico che riporta sull’asse delle ascisse (x) le frequenze e su quello delle ordinate (y) l’intensità.
- Audiometria vocale: il paziente indossa delle cuffie attraverso cui ascolta parole che deve ripetere all’esaminatore, il quale trascrive quante parole vengono comprese correttamente. Contribuisce a diagnosticare alcune patologie dell’orecchio interno, che provocano una sordità lieve nell’audiometria tonale, ma con scarsa percezione delle parole.
5. Come funziona l’udito: dall’onda sonora al cervello
L’apparato uditivo è formato da una sezione periferica e da una sezione centrale.
- La sezione periferica si divide in:
· Orecchio esterno, formato dal padiglione e dal condotto uditivo esterno che captano le onde sonore e le convogliano verso il timpano.
· Orecchio medio, capta le vibrazioni trasmesse dal timpano e le invia all’orecchio interno attraverso tre ossicini: martello, incudine e staffa.
· Orecchio interno, chiamato anche labirinto per la sua forma complessa, amplifica l’informazione uditiva e la traduce in messaggio nervoso. Nella sua parte anteriore c’è la coclea (o chiocciola), che contribuisce al senso dell’udito, e in quella posteriore ci sono il vestibolo e i dotti semicircolari, coinvolti nel senso dell’equilibrio.
- La sezione centrale si divide in:
· Nervo acustico, trasmette al cervello il suono sotto forma di impulso nervoso e lo fa arrivare alla corteccia temporale.
· Corteccia temporale, decodifica l’impulso nervoso e ce lo fa percepire come un suono.
Curiosità: Ci sono 4 livelli di sordità
Leggera: se si è in grado di sentire e ripetere parole con un tono di voce normale alla distanza di un metro.
Moderata: se si è in grado di sentire e ripetere parole con un tono di voce elevato alla distanza di un metro.
Severa: se si è in grado di sentire alcune parole quando vengono urlate nell’orecchio.
Profonda: quando non si è in grado di percepire niente.