Se non si è dei veri appassionati, il mondo subacqueo è un’attività da specialisti. Vi siete mai chiesti il perché?
Noi attribuiamo agli animali caratteristiche umane: il cane è fedele, il gatto indipendente, l’orso dormiglione, la formica previdente, il serpente infido ecc.
I pesci, invece, sono poco umanizzabili e catturano meno la nostra immaginazione. C’è però anche un altro motivo: il mondo sommerso dei pesci è meno accessibile e ci muoviamo al suo interno con difficoltà.
Per molti, mettere maschera e boccaglio per esplorare non è una cosa spontanea. Ci fa sentire… dei pesci fuor d’acqua! Questi animali sono sul nostro pianeta da più di 450 milioni di anni, ben prima che si diffondessero i dinosauri.
Oggi ne esistono più di 30mila specie e gli studiosi ritengono che migliaia d’altre debbano ancora essere scoperte. Pensate: sulla Terra ci sono più specie di pesci che di anfibi, rettili, uccelli e mammiferi messe insieme, sono il gruppo di vertebrati più numeroso al mondo!
I pesci hanno i classici cinque sensi. Però, siccome vivono in un ambiente diverso dal nostro, li usano in altri modi. In più hanno dei sensi esclusivi: l’acqua, che è molto più densa dell’aria, influenza il modo in cui i pesci percepiscono ciò che li circonda.
Dalla vista al gusto, dall’olfatto al tatto e dall’elettricità… alla voce. Alla scoperta di alcune stupefacenti caratteristiche delle creature marine.
1. IL GUSTO E IL TATTO
- IL GUSTO
La maggior parte dei pesci ha le papille gustative in varie parti della bocca: sulle labbra, sul palato e sulle branchie. Ma non sulla lingua, che pure possiedono.
Alcuni pesci possono sentire i gusti tramite speciali baffi posti attorno alla bocca, chiamati barbigli e utili anche al tatto; altri pesci sono senza scaglie e hanno le papille gustative su tutto il corpo.
Per esempio i pesci gatto: mentre noi essere umani abbiamo circa 7mila papille gustative loro ne hanno più di 27mila; se ai pesci gatto piacesse il gelato se lo gusterebbero non solo con la bocca, ma pure spalmandoselo sulle labbra, sui baffi e, per finire, perfino sull’intera lunghezza del corpo, dalla testa alla coda!
In foto sotto, una triglia gialla (Mulloidichthys martinicus): usa i barbigli sensibili agli odori e ai gusti per trovare cibo.
- IL TATTO
I pesci hanno un senso del tatto molto sviluppato: su tutto il corpo percepiscono i più leggeri cambiamenti di pressione o di temperatura.
Inoltre hanno un “sesto senso” per captare i movimenti nell’acqua: la linea laterale. Si tratta di un “canalino” che corre lungo il corpo del pesce, su entrambi i lati.
All’interno ci sono delle cellule ciliate che avvertono ogni minimo spostamento.
Risultato? I pesci possono accorgersi di qualcosa che si avvicina - per esempio un predatore che li vuole mangiare - sentendo, grazie alla linea laterale, le onde che il predatore genera nell’acqua: una specie di “tocco a distanza”.
Naturalmente il predatore scopre la preda allo stesso modo. La linea laterale serve anche per nuotare in banco, mantenendo le distanze dagli altri.
Se pensate a un banco di sardine - vari milioni di individui che si muovono a velocità vertiginosa senza mai sfiorarsi – potete capire quanto sia utile!
In foto sotto, le aringhe (Clupea harengus) e gli altri Clupeiformi mantengono le distanze nei banchi grazie alla loro linea laterale.
2. L’OLFATTO
I pesci sentono gli odori: l’olfatto serve loro per trovare il cibo, per orientarsi, per sfuggire ai predatori e per cercare un compagno.
A differenza del nostro, il naso dei pesci è separato dalla bocca, infatti non serve per respirare: a quello ci pensano le branchie.
Il naso dei pesci ha due fori (o narici), uno d’entrata e uno d’uscita: gli odori disciolti nell’acqua entrano nella tasca olfattiva, fittamente innervata e sensibilissima, e i relativi segnali vengono mandati al cervello per essere riconosciuti.
I salmoni e le anguille usano l’olfatto in modo straordinario mentre migrano, percorrendo enormi distanze, per tornare a deporre le uova nel luogo in cui sono nati.
I salmoni (foto sotto) partono in mare aperto e risalgono i fiumi: i loro piccoli nascono in acque dolci.
Le anguille (foto sotto) fanno invece il percorso opposto, andando a riprodursi in mare aperto.
Per navigare con esattezza, entrambe le specie usano varie forme di orientamento tra cui l’olfatto: l’odore di ogni fiume è inconfondibile, per loro, e riconoscono la strada di casa usando la memoria olfattiva.
Anche la paura, per i pesci, ha un odore particolare: quello che proviene dagli animali feriti provoca una risposta di fuga immediata da parte dei compagni.
Per gli squali (foto piccola in alto a sinistra), invece, l’odore del sangue ha un’attrattiva incredibile: pare che il loro olfatto sia così fino da percepire una goccia di amminoacidi (i mattoncini che compongono le proteine) proveniente dalle loro prede anche se disciolta in miliardi di gocce d’acqua.
Come a dire, una goccia di sangue in una piscina.
3. L’UDITO E LA VOCE
L’orecchio del pesce non ha il padiglione auricolare, quindi diversamente da quello degli esseri umani, non si vede.
I pesci sentono i suoni generati nell’acqua (in questo mezzo si propagano a una velocità quattro volte maggiore che nell’aria) e spesso, se sono abbastanza forti, sentono anche i rumori che vengono dal di fuori.
In alcune specie, per esempio nel pesce gatto (foto sotto), l’udito è molto sviluppato: l’orecchio interno è collegato alla vescica natatoria tramite degli ossicini che amplificano le onde sonore.
I pesci privi di queste connessioni (per esempio, la trota o il branzino) possono rilevare suoni soltanto tra i 20 e i 1.000 Hertz, mentre il pesce gatto può udire suoni fino a circa 13.000 Hertz (l’udito dell’uomo va da 20 a 20.000 Hertz).
Conosci il detto “essere muto come un pesce”? Non è del tutto esatto. Anche se non hanno corde vocali, circa 500 specie di pesci emettono suoni, digrignando i denti (è il caso di alcuni ciclidi), o sfregando le pinne sulle scaglie.
I pesci gatto emettono due suoni insieme, come gli uccelli, mentre le cernie li generano usando la vescica natatoria, la sacca interna d’aria che consente all’animale di non andare a fondo.
4. LA VISTA
A differenza di molti mammiferi, per i pesci la vista non è essenziale e il senso del tatto e dell’odorato sono spesso più importanti poiché servono a cercare cibo e a fuggire dai pericoli.
I pesci hanno gli occhi ai lati del capo: rispetto ai nostri , frontali, questo implica che vedono meglio ciò che li circonda ma giudicano meno bene le distanze perché hanno una visione tridimensionale meno accurata della nostra.
In compenso vedono a destra e a sinistra in contemporanea.
Gli squali martello (foto sotto) hanno uno straordinario adattamento: grazie ai loro occhi distanziati non solo vedono lateralmente, ma anche sopra e sotto, con un’ampiezza che noi umani ci possiamo solo sognare.
I pesci dormono con gli occhi aperti, perché di solito non hanno le palpebre. E la ragione è semplice: in acqua non è necessario inumidire l’occhio sbattendole; lo stesso vale per le ciglia, che servono a proteggere l’occhio dalla polvere e dal sudore o a schermare dal sole, tutte cose che in acqua non sono un problema.
In questo ambiente, all’aumentare della profondità, la luce diminuisce e i colori scompaiono (prima i rossi, da ultime le tonalità del violetto).In genere, tuttavia, i pesci vedono a colori.
La prova ce l’ha data il pesce rosso (foto sotto), la cui visione è stata ampiamente studiata: oltre a possedere una retina dotata di coni (sono i sensori del colore), questo animale distingue i colori.
In un acquario sono state messe due finestrelle che potevano cambiare colore, e al pesce è stato insegnato ad associare il rosso con una ricompensa in cibo.
Variando la posizione e le tonalità di colore è stato verificatochel’animale riconoscevail colore rosso. Alcuni pesci abissali sono invece ciechi, con occhi che non vedono o privi del tutto.
Per esempio, una varietà di tetra messicano (Astyanax mexicanus, foto sotto) che vive nelle grotte, si orienta con i recettori del sistema sensoriale detto “linea laterale”.
Alla nascita, hanno gli occhi ma crescendo degenerano e vengono ricoperti dalla pelle.
5. L’ELETTRICITÀ
Alcuni pesci sono in grado di percepire i campi elettrici, altri generano vere scosse elettriche (ma solo poche specie).
Molti tipi di squali e di razze usano i campi elettrici per orientarsi o per trovare le prede.
Sul muso degli squali, per esempio, ci sono dei forellini chiamati “ampolle del Lorenzini” che servono proprio a questo, a sentire i campi elettrici.
I pesci che producono corrente, invece, vivono per lo più nelle acque dolci dell'Africa o del Sudamerica (tranne le torpedini, che sono marine, foto sotto).
L’elettricità è prodotta da un muscolo modificato che si trova nella loro coda: contraendosi genera una scarica, che può essere usata sia per stordire la preda (o ucciderla), sia come arma di difesa.
In alcuni casi questa corrente elettrica è utile per comunicare fra animali della stessa specie.
Esistono anche pesci gatto e anguille elettrici (che però non sono vere anguille ma dei gimnoti, o pesci coltello, foto sotto). Se una scarica di questi pesci possa uccidere un uomo è ancora fonte di dibattito.
Mentre rimane, a tutt’oggi, un mistero scientifico come questi animali riescano a non fulminarsi da soli.