Le metropolitane sono intasate dai lavoratori che rientrano a casa, le strade piene di taxi gialli e auto, gli ascensori dei grattacieli stipati di gente… quando all’improvviso la corrente elettrica se ne va.
Sono le cinque e un quarto di pomeriggio del 9 novembre del 1965.
La prima città a spegnersi è Boston, poi anche New York resta senza luce e via via tutte le altre centinaia di centri urbani che punteggiano otto stati americani del Nord Est e lo stato canadese dell’Ontario.
In appena 12 minuti, a causa di una serie di guasti cominciati nella centrale idroelettrica Sir Adam Beck, in Canada, la rete elettrica collassa, lasciando al buio per 13 ore 30 milioni di persone e dando inizio al primo e meglio documentato blackout della storia.
Nel mondo moderno e industrializzato l’elettricità è un bene che diamo per scontato.
Ma i sistemi elettrici sono tra le infrastrutture più complesse mai realizzate dal genere umano, e il viaggio che fa la corrente prima di arrivare agli utenti è davvero lungo: dalle centrali che la producono ai cavi che la trasmettono e la distribuiscono.
E anche se la filiera del sistema elettrico, soprattutto da una trentina di anni a questa parte, è sempre più sicura e robusta, gli eventi che possono determinare un blackout sono comunque probabili.
Se un guasto colpisce un solo componente viene individuato e risolto in breve tempo, nella maggior parte dei casi.
Ma se le avarie sono multiple, si può avere un effetto a cascata che può portare a un blackout. Come testimonia una lunga lista di interruzioni di corrente avvenute negli ultimi 50 anni.
Errori umani, cedimenti strutturali, fulmini, tempeste e persino animali. A mandare in tilt il sistema elettrico possono essere i motivi più vari. E se accade…
Ecco i più grandi blackout: scopriamo insieme le cause che possono mandare in tilt la nostra rete elettrica
1. Il più grande
Le reti elettriche obsolete, una mancata organizzazione tra i diversi impianti di produzione interconnessi tra loro e l’uso smodato dei condizionatori sono tra le cause che hanno provocato il più grande blackout mai avvenuto finora.
Il 31 luglio del 2012, circa 620 milioni di persone, quasi il 10% della popolazione mondiale, sono rimaste senza corrente nel Nord dell’India.
Esteso dal confine orientale con la Birmania a quello occidentale con il Pakistan, e protratto per diversi giorni, il mega-blackout ha bloccato treni, fermato metropolitane, creato ingorghi stradali e, oltre ai più scontati disagi domestici, ha intrappolato in una miniera nello stato del Bengala 200 minatori, messi successivamente in salvo.
Nei Paesi in via di sviluppo, dove la tecnologia non ha ancora apportato migliorie al sistema elettrico, i blackout sono più frequenti. Ma questi incidenti possono avvenire anche nelle realtà tecnologicamente più avanzate.
Le cause vanno da errori di installazione a incidenti in occasione di lavori su impianti, dai difetti di progettazione o realizzazione dei componenti all’invecchiamento.
Eppure, a volte non dipendono dal sistema elettrico: anche gli agenti atmosferici e i fenomeni naturali possono originare i blackout.
2. Criminali nell'ombra
Uno dei più rilevanti, quello avvenuto in Brasile l’11 marzo del 1999, è stato infatti causato da un fulmine, che colpì la sottostazione elettrica di Bauru, nello stato di San Paolo, generando una reazione a catena che paralizzò la rete elettrica e interruppe il servizio per 97 milioni persone, in diversi stati del Sud del Paese.
Anche su New York, la sera del 13 luglio del 1977, si abbatté una serie di lampi che, colpendo in sequenza diverse strutture, mandò in tilt il sistema elettrico.
La Grande Mela era prostrata da una forte crisi economica, la disoccupazione affliggeva migliaia di abitanti, le gang la facevano da padrone in diversi quartieri, un’ondata di caldo snervava i newyorchesi.
Questi ingredienti resero la città terreno fertile per la criminalità: durante le 24 ore in cui rimase senza luce, ci furono centinaia di atti di vandalismo.
Furono saccheggiati almeno 1.600 negozi, vennero rubate decine di auto e appiccati centinaia di roghi.
Gli agenti arrestarono quasi 4.000 persone, tanto che nelle stazioni di polizia non c’erano più celle disponibili; più di 500 poliziotti rimasero feriti da colpi di arma da fuoco. Sorprendentemente, non si registrarono morti.
La minaccia tuttavia può arrivare anche dal sottosuolo. È ciò che è accaduto durante il forte sisma che ha colpito l’isola di Hokkaidō, Giappone, il 5 settembre dell’anno scorso.
Il terremoto, di magnitudo 6.7, ha causato ingenti frane e l’allagamento intorno alla centrale elettrica a carbone Tomato-Atsuma.
La rilevazione da parte del sistema di sicurezza di tubi danneggiati e incendi ha fatto sì che l’impianto si scollegasse automaticamente dalla rete, per precauzione.
Ma questo ha provocato un’instabilità del sistema, che ha lasciato al buio quasi tre milioni di persone.
3. Topi, scoiattoli e scimmiette
Tra le cause esogene che possono mettere a rischio l’efficienza di un’infrastruttura elettrica ci sono anche gli animali.
Possono provocare cortocircuiti all’interno delle stazioni o lungo il percorso delle linee elettriche.
Una minaccia è rappresentata, per esempio, dal guano degli uccelli, che può causare cortocircuiti sulle linee aeree.
E poi topi, serpenti, procioni, volpi, pipistrelli, piccioni: negli Stati Uniti si stima che il 10-20% dei blackout sia causato dalla fauna selvatica, soprattutto scoiattoli che, secondo i dati dell’American Public Power Association, solo nel 2016 hanno provocato quasi 3.500 interruzioni di corrente.
Quello che invece ha spento tutto il Kenya per quasi quattro ore, nel giugno del 2016, è stato causato da un cercopiteco verde (Chlorocebus pygerythrus).
Dopo essersi arrampicato sul tetto della centrale idroelettrica di Gitaru, nel centro del Paese africano, l’animale è caduto sul trasformatore, provocando una perdita di 180 megawatt di potenza elettrica che ha lasciato senza luce più di 40 milioni di persone.
Nonostante lo shock, nel vero senso della parola, la scimmietta è sopravvissuta ed è stata affidata alle cure del Kenya Wildlife Service.
È andata meno bene a un procione che, entrato in una sottostazione di Seattle, ha spento 40.000 utenze ed è rimasto folgorato.
4. L'Italia e il clima
- La penisola in tilt
Anche il nostro Paese ha visto tutte le sue luci spegnersi, ma stavolta gli animali non c’entrano.
Tutto ha avuto inizio alle 3.01 del mattino del 28 settembre 2003, quando in Svizzera si è avuto un guasto a una linea importante che collega la rete elvetica a quella del nostro Paese.
Nonostante gli interventi degli operatori, e a causa di una catena di eventi, alle 3.27 si verificò il blackout di più ampie proporzioni che l’Italia abbia mai vissuto.
Tutto il territorio piombò nel buio, tranne la Sardegna e Capri, che hanno reti autonome; treni fermi, aeroporti in tilt, migliaia di chiamate al 118, ascensori bloccati.
La prima Notte Bianca organizzata a Roma fu interrotta, due anziane morirono cadendo dalle scale, un’altra signora per l’incendio divampato da una candela e una giovane donna fu investita in corrispondenza di un semaforo spento.
Dopo circa 20 ore, prima al Nord poi al Sud, tutta la penisola tornò a brillare.
- Clima 2.0
Anche se le tecnologie per diminuire le probabilità di blackout stanno migliorando, le cause che li provocano invece aumentano.
E nel mirino ci sono anche i cambiamenti climatici. Uragani, tempeste di neve, ondate di caldo, alluvioni sono tra i nemici peggiori delle infrastrutture elettriche. E questi eventi stanno diventando sempre più violenti.
Ne è un esempio la nevicata di Cortina del Natale del 2013, che ha generato un grave blackout e l’assenza di corrente per 60.000 utenze.
La neve umida caduta abbondantemente ha infatti formato pesanti manicotti di ghiaccio intorno ai cavi, provocando molte rotture. Non solo.
La più devastante sequenza di tornado (in tutto 360) mai registrata negli Stati Uniti è avvenuta dal 25 al 28 aprile del 2011 e ha distrutto, piegato o divelto più di 300 tralicci di 40 metri, lasciando senza luce centinaia di città e cittadine in Alabama e in Mississippi.
L’uragano Maria (foto sotto), tra i più catastrofici mai registrati nell’Atlantico, ha distrutto nel 2017 la rete elettrica di Porto Rico: ci sono voluti 11 mesi per ripristinare il servizio in tutta l’isola caraibica, tanto che questo blackout è il più lungo mai registrato.
Secondo gli studi, la relazione fra cambiamenti climatici e blackout è molto stretta: l’aumento degli eventi estremi ha infatti fatto salire anche il numero delle interruzioni di corrente elettrica.
5. Cyber minaccia e lo scenario peggiore
- Cyber minaccia
I blackout, con tutto il loro carico di disagi e costi, sono anche diventati un’arma politica ed economica.
E per determinarli non è necessaria una bomba: basta un malware, un programma informatico progettato appositamente per danneggiare.
Il primo sabotaggio di questo tipo è avvenuto il 23 dicembre del 2015 in Ucraina e ha compromesso i sistemi di comunicazione di tre compagnie di distribuzione del Paese, lasciando al buio 230.000 persone.
Nello stesso periodo dell’anno successivo, le infrastrutture ucraine sono state attaccate nuovamente; il malware usato dagli hacker, in seguito battezzato Industroyer, ha manomesso la rete elettrica che rifornisce Kiev, oscurando la capitale per più di un’ora.
- Scenario peggiore
Tuttavia, la possibilità che il mondo venga avvolto da un blackout planetario va esclusa. Non esiste un’unica rete elettrica mondiale interconnessa.
Per cui non è pensabile un collasso di queste dimensioni. Anche negli Stati Uniti non potrebbe accadere, visto che hanno tre aree elettriche autonome.
In Europa invece, dove tutti i sistemi elettrici sono interconnessi, i disturbi si possono propagare da una zona all’altra della rete e, anche se molto remoto, il rischio di un blackout esteso a gran parte dell’Europa è reale.
Il 4 novembre 2006 è avvenuto un disservizio in Germania che ha portato a un passo dal blackout totale della rete europea continentale.
Fu quello un importante campanello di allarme, per incrementare ulteriormente i sistemi di sicurezza e protezione.