Van Gogh avrebbe dipinto il suo famoso autoritratto se non avesse conosciuto Gauguin?
Senza la moglie, Tolstoj avrebbe dato alle stampe Guerra e pace?
Ecco i sodalizi artistici più creativi della Storia.
1. Vincent Van Gogh e Paul Gauguin (1880-1888)
"Pittore olandese si mutila un orecchio e lo consegna a una prostituta".
Quando questa notizia apparve su un quotidiano nel 1888 il colpo di grazia al sodalizio tra Vincent Van Gogh (1853-1890) e Paul Gauguin (1848-1903) era già stato inferto.
L'artista olandese, dopo aver minacciato l'amico con il rasoio, si era reciso lui stesso l'orecchio ed era stato ricoverato all'ospedale psichiatrico di Saint-Rémy, mentre Gauguin, scampato all'agguato, si era rifugiato a Parigi.
Ma anche se da quella notte non si videro mai più i due continuarono a scriversi fino al 1890, anno in cui il tormentato pittore "dei girasoli" si suicidò. Ma facciamo un passo indietro.
La tragedia si consumò nel cosiddetto Atelier del Sud, la famosa "casa gialla" alla periferia di Arles, in Provenza, che il gallerista Théo Van Gogh aveva affittato per il fratello, con l'idea di farne un rifugio per pittori in difficoltà.
Venne invitato a stabilirsi lì anche Gauguin, che di difficoltà, soprattutto economiche (con moglie e cinque figli a carico), ne aveva parecchie.
Qui, il legame tra i due maestri del Post-impressionismo, che si ammiravano reciprocamente, si rafforzò, nonostante le differenze di carattere: Gauguin amava vagabondare, mentre Van Gogh era concentrato solo su se stesso.
Ma da quella strana amicizia emerse una contaminazione fruttuosa. I due avevano una visione simile della pittura: rivendicavano l'autonomia dell'arte rispetto alla realtà (erano gli anni in cui si affermava la fotografia) e ritenevano che l'artista dovesse dipingere dando una sua interpretazione di quello che vedeva.
Nonostante l'idillio artistico, la convivenza tra i due non fu facile a causa dell'infermità mentale di Van Gogh.
Dopo 63 giorni insieme scoppiò una lite furibonda: Gauguin uscì sbattendo la porta, Van Gogh lo rincorse con un rasoio, ma invece di colpirlo, si mutilò l'orecchio sinistro, lo portò a una prostituta e tornò a casa, rischiando di morire dissanguato.
Senza quest'amicizia esplosiva, però, oggi non avremmo l'Autoritratto con l'orecchio bendato e pipa di Vincent Van Gogh (dipinto guardandosi allo specchio solo un mese dopo il drammatico episodio) e l'Autoritratto con Cristo giallo di Paul Gauguin del 1890.
Nella foto sotto, l'autoritratto di Gauguin e quello di Van Gogh (a sinistra) furono eseguiti dopo l'episodio della mutilazione del lobo.
2. Lev Tolstoj e Sofija Andreevna Bers(1862-1910)
“Con Dio me la vedo io. È di mia moglie che ho paura", ammise Lev Tolstoj (1828-1910) parlando del suo difficile rapporto con la bella Sofija Andreevna Bers (detta Sonja), sposata nel 1862 (lei diciassettenne), dopo una settimana di fidanzamento.
Tolstoj di anni ne aveva 35 anni, ma dopo una vita dedita ad alcol, gioco d'azzardo e donne, credeva di essere troppo malandato per metter su famiglia.
Quindi la giovane Sofija, che gli fece conoscere le gioie della paternità e lo aiutò a scrivere i suoi due grandi capolavori, Guerra e pace e Anna Karenina, fu un dono del cielo. Eppure il "padre della letteratura russa" con la sua di famiglia si rivelò un tiranno, con Sonja ma anche con i figli.
Dopo il matrimonio iniziò a scrivere Guerra e pace. Il contributo della moglie fu fondamentale: mentre sfornava un figlio dietro l'altro (13 per la precisione, di cui cinque morti in tenera età), Sofija trascrisse il romanzo sette volte.
Ma quella che a noi oggi sembra un'unione prolifica sotto tutti i punti di vista, in realtà si rivelò un inferno per Sofija che nei suoi diari si chiedeva: "Perché mi sento così infelice?".
Le cose peggiorarono quando Tolstoj ebbe la sua conversione religiosa (che Sofija chiamava "la malattia"): rinunciò ad alcol, fumo, sesso, per iniziare a nutrirsi solo di minestrone, zuppa d'avena e pane.
Inoltre voleva privarsi delle sue proprietà, inclusi i diritti sui libri e l'eredità (che gli spettava dalla nobile famiglia d'origine), ma moglie e figli cercarono di opporsi per non finire sul lastrico.
Quando nel 1901 fu scomunicato dalla Chiesa ortodossa per il suo anarchismo cristiano, iniziò a dare via i suoi soldi in maniera sconsiderata.
Ma la goccia che fece traboccare il vaso fu la scelta di cedere i suoi averi al giovane segretario Vladimir Chertkòv, di cui era secondo alcuni segretamente innamorato, per creare le prime comunità ispirate al "tolstoismo" (il pensiero evangelico e pacifista dello scrittore).
In vecchiaia divenne sempre più misogino: chiese il divorzio alla moglie, ma lei tentò il suicidio. Lui lasciò ugualmente la casa "per vivere i suoi ultimi giorni solo e in silenzio".
Ma quegli ultimi giorni li passò al freddo di una stazione ferroviaria, dove morì di febbre nel 1910.
3. Agatha Christie e Max Mallowan (1930-1976)
"Un archeologo è il miglior marito possibile per una donna, perché più lei invecchia più lui se ne interessa".
Questa frase da sempre attribuita erroneamente ad Agatha Christie (1890-1976), calza a pennello all'affiatata coppia che si incontrò per la prima volta nel 1930 tra i resti dell'antica città di Ur, in Mesopotamia.
Il giovane archeologo Max Mallowan (1909-1978) stava lavorando agli scavi del sito archeologico, mentre la già affermata regina del giallo stava compiendo un lungo e faticoso viaggio in treno verso Baghdad, che le ispirò uno dei suoi romanzi più famosi, Assassinio sull'OrientExpress (1934).
La Christie (cognome del primo marito) nel 1930 sposò in seconde nozze l'archeologo, ma nonostante i ripetuti tradimenti del marito, i due vissero in simbiosi per più di 45 anni.
Lei si recò più volte in Iraq e in Siria perseguire l'appassionante lavoro del marito, si dice che i manufatti assiri in avorio (oggi al British Museum di Londra) scoperti da Mallowan tra il 1949 e il 1963 nel sito di Nimrud, in Iraq, furono tirati a lucido proprio dalla Christie che assisteva il marito durante gli scavi armata di cotone e latte detergente.
L'interesse della Christie per l'archeologia era più profondo del semplice sostegno al lavoro del marito e il lungo soggiorno a Nimrud, dove Mallowan fece le sue scoperte più importanti, ha prodotto il romanzo Murder in Mesopotamia (Non c'è più scampo, in italiano), in cui molti personaggi possono essere ricondotti a persone conosciute durante gli scavi (tra cui la vittima dell'omicidio, personaggio ispirato alla moglie dell'archeologo Leonard Woolley).
La cifra dei suoi gialli, una produzione di 93 romanzi, tradotti in 103 lingue (più di Shakespeare) è nei riferimenti storici, nei fatti di cronaca e nelle ambientazioni "esotiche", curate nei minimi dettagli, ispirate a luoghi che la scrittrice, infaticabile viaggiatrice, aveva davvero conosciuto con il marito.
Come l'amato Pera Palas di Istanbul, sfarzosa perla dell'Art Nouveau, costruito, tra il 1881 e il 1891, dalla Compagnie Internationale des Wagons-Lits, per i passeggeri che arrivavano nella capitale turca dopo il lungo viaggio a bordo dell'OrientExpress.
L'autrice alloggiava sempre nella suite 411, che ancora oggi è un piccolo museo a lei dedicato.
4. Ludwig II di Baviera e Richard Wagner (1864-1876)
Il compositore tedesco Richard Wagner (1813-1883) fino a 51 anni lavorò a fatica inseguito dai creditori.
La sua carriera decollò solo nel 1864, quando sul trono di Baviera salì, ad appena 18 anni, Ludwig II (1845-1886), suo fervido ammiratore.
Come primo atto da sovrano Ludwig fece recapitare al musicista, nascosto a causa dei suoi debiti a Stoccarda, un messaggio in cui diceva che desiderava tenerlo "al suo fianco sottraendolo a ogni ingiuria del destino".
Quando prontamente Wagner lo raggiunse a Monaco, il re saldò le sue pendenze e per incoraggiarne la creatività gli garantì un generoso stipendio, sborsò 24mila fiorini in cambio dei diritti su L'anello del Nibelungo (opera allora incompiuta), gli regalò una sfarzosa villa dove comporre in santa pace e progettò la costruzione di un nuovo teatro appositamente per ospitare le opere dell'esigente compositore.
Nacque così una torbida amicizia che permise a Wagner di soddisfare ogni suo capriccio, finché il loro rapporto non divenne un affare di Stato.
Quando, il 5 dicembre 1865, il primo ministro e l'intero governo minacciarono di dimettersi se Wagner fosse rimasto in Baviera, Ludwig scrisse al compositore: "Con la morte nel cuore; sono costretto a chiedervi di lasciare Monaco".
Sotto la protezione del sovrano, che continuò fino al 1876, Wagner mise in scena Tristano e Isotta, completò Parsifal e L'anello del Nibelungo.
Tra le tante lettere del re a Wagner, una in particolare si rivelò profetica: "Dopo la nostra morte, il nostro lavoro continuerà a vivere [...] e i cuori batteranno con una passione dovuta alla venerazione per la nostra arte che è divina ed eterna".
5. Robert Schumann - Clara Wieck e George Gordon Byron - Mary Shelley
- Robert Schumann e Clara Wieck (1840-1856)
Clara Wieck (1819-1896) è conosciuta dal grande pubblico soltanto come moglie del compositore Robert Schumann (1810-1856), ma in realtà tenne il suo primo concerto a soli dieci anni e fu una delle poche pianiste donna dell'Ottocento, acclamata in tutta Europa.
Clara le note le aveva nel sangue: figlia di un musicista (proprietario anche di una fabbrica di pianoforti) e di una pianista, conobbe Schumann, allievo del padre, quando aveva nove anni (e lui 17).
Il padre, invidioso del talento del compositore e convinto che non avrebbe saputo badare alla promettente figlia, si oppose alla relazione.
I due riuscirono a sposarsi solo nel 1840, ma con il passare degli anni il loro rapporto fu tormentato dall'instabilità psichica di Schumann, che, affetto probabilmente da disturbo bipolare, alternava momenti di geniale creatività a pensieri ossessivi.
La coppia ebbe otto figli che Clara crebbe mentre conciliava la sua carriera artistica (aveva iniziato a comporre, specialmente Lieder, brani per voce e pianoforte su testi poetici) con il genio musicale del marito, ancora incompreso all'epoca.
Con gli anni la malattia di Schumann peggiorò finché non riuscì più a comporre. La crisi del musicista culminò nel 1854 in un tentato suicidio, in seguito al quale venne internato nel manicomio di Endenich, a Bonn. Due anni dopo, a soli 46 anni, il compositore morì.
A quel punto Clara dedicò il resto della sua vita a un lavoro fondamentale per la storia della musica: il sistematico riordino, la revisione e la conservazione dell'immensa e caotica opera del marito. Un lavoro senza il quale oggi non conosceremmo gran parte del lavoro di Schumann.
- George Gordon Byron e Mary Shelley (1816-1824)
Oggi diremmo che il poeta George Gordon Byron (1788-1824) fu un inconsapevole talent scout del genio visionario di Mary Shelley (1797-1851.
I due erano cognati e in realtà non erano legati da una stretta amicizia, infatti Byron era un inseparabile amico del marito, Percy Shelley, di cui Mary fu sempre l'ombra.
Tutto cominciò l'estate del 1816, a villa Diodati, sul lago di Ginevra. Qui si erano dati appuntamento lord Byron, il suo medico John Polidori (il primo a scrivere un racconto sulla figura del vampiro), il poeta Percy Shelley con la futura moglie Mary Godwin (poi nota come Shelley).
A organizzare il tutto era stata la sorellastra di Mary, Claire Clairmont, amante di Byron da cui aspettava una bambina. Nella villa regnava un'atmosfera di sinistra desolazione a causa del maltempo che quell'anno si protrasse in Europa per tutta l'estate.
Una sera di pioggia incessante, gli ospiti, costretti in casa, iniziarono a raccontarsi davanti al camino storie di fantasmi. Così per movimentare un po' la serata, lord Byron decise di indire un concorso letterario: categoria racconti del terrore, in sintonia con il tetro clima.
Quell'insolita gara fece la fortuna di Mary Shelley, che diede vita al suo romanzo d'esordio Frankenstein: ovvero il moderno Prometeo, un capolavoro visionario, scritto in forma di racconto breve a soli 19 anni e pubblicato anonimo nel 1818.
Oggi è considerato uno dei primi romanzi di fantascienza.