Il Bardigiano: un cavallo forte, sicuro e versatile, un vero orgoglio per il nostro Paese

È a Bardi, una cittadina in provincia di Parma, che inizia la storia di questo cavallo nobile, frugale, resistente e… molto più agile di quello che si possa pensare.

Il cavallo Bardigiano, baio per eccellenza, per quanto riguarda le razze equine, è un vanto per il nostro Paese.

1. Non chiamatelo pony

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Il Bardigiano è piuttosto piccolo di statura, la sua altezza, infatti, si aggira tra i 137 e i 149 centimetri al garrese ma, pur avendo l’altezza di un pony, va definito a tutti gli effetti cavallo. E che cavallo!

Si tratta infatti di un equide sicuro, forte e rustico, abbastanza rustico da affrontare le intemperie, ma equilibrato e docile nei confronti dell’essere umano.

Questo cavallo, insomma, rispecchia le caratteristiche della sua terra di origine: dura e grezza quanto accogliente e ricca. Ecco, il Bardigiano racchiude in sé tutte le caratteristiche dell’Appennino Emiliano, terra a cui è legato in modo indissolubile.

Il suo essere rustico, tanto da venire allevato allo stato semi-brado, ovvero al pascolo per otto mesi all’anno, insieme alle sue caratteristiche morfologiche, lo rendono il cavallo da montagna per eccellenza. Si è adeguato alla terra natia tanto da assomigliarle.

La testa, oltre ad essere un interessante esempio morfo-funzionale ed etnico, in questo cavallo assume particolare valore estetico e di gusto in quanto, dall’espressione dei suoi caratteri, gli allevatori sono capaci di estrapolare informazioni sulle sue principali doti caratteriali: docilità, temperamento e attitudine.

Ma non è tutto, il colore del Bardigiano, tipicamente baio in ogni sua sfumatura, ricorda i colori dell’alta collina da cui proviene in cui vi è predominanza di castagni, cedri e agrifogli.

Questo cavallino dolce e resistente, insomma, raggruppa in sé il valore di un adattamento secolare all’ambiente di alta collina e di montagna.

2. Un po’ di storia

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La culla di questa razza è la valle di Ceno (Bardi-Parma) e si ipotizza che le sue origini siano celtiche. Alcune caratteristiche del Bardigiano, infatti, richiamano il Pony delle Asturie e dell’Exmoor.

Tuttavia questa teoria non è confermata ed esistono ipotesi che fanno risalire le origini della razza all’epoca romana.

In quel periodo dalla Gallia belgica venivano importati animali che sarebbero stati destinati alla cavalleria e al trasporto di materiali e proprio tra questi ci sarebbe stato qualche antenato del nostro Bardigiano.

Altre fonti sostengono invece che il baio di Bardi sia arrivato sull’Appennino più tardi, intorno al V secolo, dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, al seguito dei guerrieri franchi, che lo importarono attraverso la Liguria. Qualsiasi sia l’ipotesi corretta, abbiamo oggi un esemplare unico per la sinergia di forza e leggerezza.

Sono passati i secoli, ma non è passato il baio dell’Appennino e, facendo un salto temporale notevole, arriviamo sino agli anni Cinquanta del secolo scorso quando questi equini di origine italiana, hanno rischiato di estinguersi. A salvarli da un destino crudele è stato solamente l’incrocio con stalloni Avelignesi e Franches-Montagnes.

Non si può dire che si sia trattato di un incrocio virtuoso però. L’introduzione di queste razze, infatti, ha ‘sporcato’ il Bardigiano, rischiando di fargli perdere le caratteristiche che lo rendono unico.

Per fortuna gli allevatori, tramite un atto di ribellione, hanno deciso di riprendere le redini della loro razza facendo coprire clandestinamente le loro fattrici da stalloni autoctoni. Grazie a questo ‘moto clandestino’ abbiamo l’onore di ammirare ancora oggi questi meravigliosi animali.

Nel 1977, infine, nacque il Libro Genealogico del Cavallo Bardigiano, grazie agli sforzi dalla Comunità Montana dell’Appennino Parmense e dell’Associazione Provinciale Allevatori che si occupano del programma di selezione.

3. Bardigiani in mostra. Testa e cuore

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La storia di questi cavalli è talmente legata alla storia dell’Appennino che, da ormai mezzo secolo ogni anno, si tiene una manifestazione unica, riservata proprio a questa razza e ai suoi sostenitori: la Mostra del Cavallo Bardigiano.

Si tratta di una vera e propria festa dedicata a questi equini e si ripete il primo fine settimana di agosto di ogni anno a partire dal 1974 sulle rive del fiume Ceno.

Protagonisti indiscussi sono i circa 200 splendidi esemplari di cavalli di razza Bardigiana che si esibiscono in svariate performance che variano dalla monta classica a quella western, passando per la monta da lavoro e gli attacchi, al fine di aggiudicarsi l’ambito titolo di Campione Nazionale.

L’evento, organizzato dall’Associazione Regionale Allevatori dell’Emilia-Romagna Libro Genealogico Cavallo Bardigiano in collaborazione con il Comune e con l’Associazione Provinciale Allevatori di Parma, mira a tutelare la biodiversità e a promuovere in generale tutte le specie zootecniche autoctone quale importante patrimonio per il territorio.

Proprio per sottolineare il legame tra questa razza e la sua terra, all’interno della manifestazione non mancano degustazioni enogastronomiche con i prodotti tipici emiliani che tutto il mondo ci invidia.

Il corpo robusto e il cuore grande di questo cavallino dalle dimensioni ridotte lo hanno reso ormai da tempo un ottimo compagno di lavoro e di vita per gli appassionati.

Si integra facilmente nell’ambiente in cui vive, è perfettamente abituato all’allevamento brado ed è in grado di affrontare difficoltà ed imprevisti senza scomporsi, irritarsi o spaventarsi; l’attitudine al lavoro e la resistenza alla fatica sono doti innate.

Tutte queste caratteristiche lo rendono idoneo al lavoro attaccato, ma anche alla sella, in particolare al turismo equestre e l’equitazione di campagna. Insomma un versatile Italiano vero.

4. Conosciamolo meglio

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- Carta d’identità
• Testa: piccola con profilo preferibilmente camuso e fronte larga
• Occhi: grandi, vivaci ed espressivi
• Orecchie: corte e dritte
• Collo: proporzionato e ben attaccato, tendenzialmente arcuato
• Spalla: muscolosa di media inclinazione e lunghezza
• Criniera: folta e abbondante come il ciuffo
• Garrese: mediamente pronunciato e asciutto

• Petto: aperto, alto e ben muscolato
• Linea dorso-lombare: di media lunghezza e ben sostenuta
• Groppa: larga e mediamente inclinata
• Coda: attaccata alta e folta
• Arti: asciutti, avambraccio forte e muscoloso, tendini ben distaccati, pastoia relativamente corta, robusta e di media inclinazione
• Zoccoli: ben conformati con unghia solida e resistente
• Appiombi: regolari

- Le caratteristiche
• Tipo: mesomorfo
• Altezza al garrese: 137-149 cm
• Carattere: docile, con discreto grado di nevrilità
• Mantello: da baio a morello con preferenza per il baio oscuro
• Peso: dai 400 kg per le femmine ai 500 kg per i maschi
• Costituzione: robusta
• Andature: regolari ed energiche
• Curiosità: rustico e versatile, viene allevato allo stato brado per otto mesi all’anno.





5. Appuntamento a Fieracavalli

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L’orgoglio italiano non può mancare all’evento dell’anno dedicato proprio ai cavalli. A Fieracavalli Verona, infatti, dal 9 al 12 novembre, presso il padiglione 10, potremo ammirare questi meravigliosi bai.

L’ANAREAI, associazione che si dedica a questa e altre razze italiane, sarà in fiera a presentare questi cavallini.

Ogni giorno i Bardigiani metteranno in mostra tutte le loro versatili attitudini esibendosi attaccati, in posta ungherese, ma anche in caroselli e passi a due. Un’occasione imperdibile per vedere da vicino questi rustici, ma contemporaneamente eleganti, cavalli del nostro Appennino.

Per saperne di più possiamo consultare la sezione dedicata alle razze italiane del sito di Fieracavalli all’indirizzo https://fieracavalli.it/it/razze-italiane/

Il 26 aprile 2020 è stata costituita ANAREAI, un’associazione che accoglie 26 razze italiane tra equine ed asinine tra cui il Bardigiano. Lo scopo di questa associazione è quello di promuovere e mantenere non solo le 26 razze autoctone ma di valorizzarne la biodiversità promuovendo il loro legame al territorio di appartenenza.

Più in generale possiamo parlare di diffusione della “cultura della biodiversità” non soltanto tra gli allevatori, ma anche tra gli appassionati. L’obiettivo è quello di promuovere queste realtà, ma anche tutto il territorio, il tessuto sociale, il turismo e le tradizioni culturali che sono legati ad esse.

A chi rivolgersi? Per maggiori informazioni consultiamo il sito: https://www.anareai.it/








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