Ci risiamo. Devo aprire una scatoletta ed eccomi a tu per tu con l’apriscatole: da che parte dovrò agganciarlo? Mistero.
Sono mancino e in un mondo fatto per destri la mia vita è un po’ diversa: usare le forbici è difficile e non so come prendere un coltello per il pesce.
Del resto, non stupisce che gran parte degli utensili sia pensata per i destrimani: i mancini sono il 10 per cento della popolazione.
È così dalla notte dei tempi, visto che sono state trovate pietre scheggiate dalla mano sinistra di uomini del Paleolitico e Ötzi, l’uomo vissuto 5mila anni fa ritrovato nei ghiacci dell’Alto Adige, aveva nella faretra frecce preparate da artigiani mancini.
Una persona su dieci preferisce la sinistra e, comunque, non è una percentuale così bassa. E visto che il mancinismo rende la vita scomoda ed è osteggiato in tutte le culture, gli scienziati si sono chiesti come mai, in tanti millenni di evoluzione, non sia scomparso.
Se fosse davvero svantaggioso, la percentuale sarebbe più piccola, dicono gli scienziati. Ecco perché c’è chi usa l’“altra” mano (o l'”altro piede”).
1. Effetto sorpresa
La risposta più ovvia è che deve dare qualche vantaggio.
Il primo e il più importante è forse l’effetto sorpresa nella lotta, soprattutto con armi, che si è fatto sentire fin dalla preistoria.
Un destrimane si confronta per lo più con altri come lui e resta spiazzato dai colpi che arrivano da posizioni e con direzioni inconsuete, sferrati dai pochi mancini che incontra. E' che spesso vincono.
Oggi si vede negli sport in cui c'è un confronto diretto con l'avversario o l’uso di uno strumento: nel tennis, nella scherma, ma anche nel baseball o nel pugilato il numero di campioni mancini è più alto rispetto a quanto ci si potrebbe aspettare in base alla diffusione del mancinismo; nella ginnastica o nel nuoto invece non ci sono differenze.
Inoltre, alcuni neurofisiologi hanno ipotizzato parecchie altre “qualità” che sarebbero tipiche dei mancini, per esempio una maggiore creatività: artisti, scienziati, inventori, imprenditori prediligono la sinistra più di quanto non facciano persone con professioni che richiedono meno fantasia e idee.
L’ipotesi è che dipenda dall’organizzazione del cervello mancino, che potrebbe dare un accesso privilegiato ad aree cerebrali di elaborazione non convenzionali.
Negli anni ’80 per esempio si è scoperto che il corpo calloso, l’“autostrada” di fibre nervose che collega i due emisferi, è più ampio nei mancini e ciò, oltre a rendere più creativi, potrebbe regalare una memoria migliore e una lingua più sciolta. Non tutti gli studiosi sono però d’accordo.
2. Materia grigia globale
Le aree del linguaggio peraltro cambiano parecchio fra destrimani e mancini.
I primi “parlano” quasi solo con l’emisfero sinistro, tipicamente deputato al linguaggio, nei secondi si attiva anche quello destro (e il controllo della parola è distribuito al 70 per cento a sinistra, il resto a destra).
La connessione a emozioni e ricordi in entrambi gli emisferi è quindi più immediata e così i mancini diventano spesso ottimi oratori, con un vocabolario più ampio e complesso: non sarà un caso, allora, se preferisce la sinistra Barack Obama ed era mancino Fidel Castro (che detiene il record per il discorso politico più lungo, sette ore e un quarto filate).
Il segreto insomma è un utilizzo diverso, più globale, del cervello: in quello mancino le funzioni sono meno rigidamente ripartite fra i due emisferi e questo potrebbe portare a una migliore coordinazione fra i movimenti delle mani.
Tant’è che pittori e musicisti sono più spesso mancini, come hanno osservato diversi studi. Non dipende però dall'addestramento musicale, che allena a usare bene entrambe le mani per suonare un pianoforte o uno strumento ad arco.
Può darsi derivi da un’asimmetria nella zona del planum temporale, un’area piatta sul lobo temporale del cervello coinvolta nelle attività musicali e più sviluppata nei mancini.
Invece non è affatto vero che l’emisfero destro sia più creativo e artistico (e che quindi, “controllando" la mano sinistra, renderebbe i mancini più bravi con pennelli e note).
Peraltro, alcuni studi smentiscono l’idea che il mancino possa essere poco razionale: chi usa la sinistra sarebbe più avvantaggiato anche in matematica, sebbene ricerche recenti sollevino qualche dubbio sottolineando che la relazione fra bravura coi numeri e mano utilizzata sia in realtà influenzata soprattutto da sesso, età e tipo di prova, e non dipenda quindi solo dall’essere o meno mancini.
3. Anche più ricchi?
Di certo queste “doti”, unite al fatto che una trentina di anni fa si osservò una proporzione di mancini più alta fra i bambini con un quoziente intellettivo superiore a 131 (plus-dotati quindi, visto che la media viaggia attorno ai 100), hanno contribuito a creare il mito del “mancino più intelligente e più brillante”.
E c’è chi ha osservato come i talenti di chi usa la sinistra abbiano portato parecchi a salire l’ascensore sociale e ad avere stipendi in media dal 4 al 15 per cento più alti dei destrimani (senza contare Bill Gates, miliardario mancino fuori scala).
Tutti questi vantaggi assieme avrebbero contribuito a tramandare da una generazione all’altra i “geni da mancino”, che però non sono ancora stati identificati.
Di sicuro si sa che questa caratteristica è ereditaria, almeno in parte: la probabilità di usare la sinistra è intorno al 9 per cento se mamma e papà sono entrambi destri ma sale al 30-40 se entrambi sono mancini.
Tuttavia esistono anche gemelli omozigoti che non utilizzano la stessa mano, quindi anche altri elementi incidono nella “scelta”.
Che in realtà è precocissima: uno studio di Valentina Parma dell’Area Neuroscienze alla Sissa di Trieste ha dimostrato che già a diciotto settimane, in utero, il feto è più veloce nei movimenti di precisione con quella che diventerà poi la mano “d’elezione”.
«Ma forse la lateralità è ancora più precoce: geni espressi a livello del midollo spinale indicano asimmetrie tra destra e sinistra addirittura a 8 settimane di vita intrauterina», osserva Parma.
«Conta però anche l’apprendimento, perché un mondo pensato per i destri facilita la preferenza per quella mano, per esempio per i gesti di precisione».
Secondo altri studi, inoltre, essere mancini può dipendere dall’essere stati esposti a livelli di testosterone più alti in utero oppure dall’aver subito stress di varia natura, nella pancia della mamma o al momento della nascita.
4. Deviazione utile
Se non siamo diventati tutti mancini nonostante il premio di un cervello più interconnesso, dipende forse dalla maggior frequenza di problemi come depressione, schizofrenia, autismo connessi al mancinismo.
«Non c’è un rapporto di causa-effetto ma una correlazione esiste, anche se non sappiamo perché: il cervello mancino è una “deviazione dalla norma” che a volte prende connotati positivi, altre meno», dice Parma.
«Individuare i mancini prima della nascita potrebbe quindi essere utile per stare più attenti: da solo il mancinismo non ha significati particolari, ma insieme ad altri segni per esempio potrebbe dare indicazioni sulla suscettibilità ad autismo e schizofrenia, che richiedono una diagnosi precoce per poter essere affrontati bene».
Non è l’unico “lato oscuro” dei mancini che sono anche più spesso preda della voglia di provare sostanze illecite come l’ecstasy o l’eroina.
Sono anche un po’ più bassi della media e raggiungono un po’ più tardi la maturità sessuale, fatto che potrebbe compromettere le chance di riprodursi.
5. Ma forse ... lo eravamo tutti in preistoria e correggere il cervello non si può
- Ma forse ... lo eravamo tutti in preistoria
E dire che ai tempi dell'Homo habilis, un milione e mezzo di anni fa, potremmo essere stati tutti mancini.
Lo sostiene uno studio sugli utensili di pietra ritrovati a Koobi Fora, nella Rift Valley africana (nella foto a sinistra): sembrano quasi tutti realizzati da mani sinistre, la preferenza destrimane sarebbe quindi emersa intorno a un milione di anni fa.
E riguarderebbe solo noi perché fra i cugini primati, come bonobo e scimpanzé, destri e mancini sono metà e metà.
Del resto, gli esperti non sono d’accordo su che cosa significhi essere mancini.
«Accanto ai pochi che fanno proprio tutto con l’una o l'altra mano c’è un vasto mondo di ambidestri che sceglie a seconda del compito», racconta Valentina Parma, neuroscienziata alla Sissa di Trieste.
- Correggere il cervello non si può
I mancini sono diventati “visibili” nell’Ottocento, con la rivoluzione industriale, l’uso dei macchinari e la diffusione dell’educazione scolastica.
Erano più goffi in fabbrica e facevano pastrocchi con l’inchiostro: da qui l’ondata di correzioni, che ha “coperto” il vero numero di mancini fin quando si è smesso con le punizioni, dopo la metà del '900.
Il cervello dei mancini corretti continua però a funzionare “da mancino”: così il controllo della mano destra tende a essere bilaterale, da entrambi gli emisferi, in più nel cervello si accendono aree per sopprimere i movimenti della mano sinistra che si attivano spontaneamente», spiega uno studio dell’Università di Cagliari.
«La correzione può avere conseguenze, come un aumento della balbuzie e della goffaggine motoria, forse conseguenza di istruzioni “anomale” trasmesse dal cervello. Ma non è sempre così, a volte tutto fila liscio».