Ci sono cavalli che siamo abituati a vedere un po’ ovunque, che hanno raggiunto, per così dire, una diffusione più o meno a tappeto come ad esempio le razze sportive da sella.
Altre invece sono legate a un territorio in modo così straordinariamente esclusivo da esserne diventate addirittura il simbolo.
Questo non vuol dire che questi cavalli non possano esistere fuori contesto, ma semplicemente che pensarli significa automaticamentee pensarli nel loro luogo d’origine dove tutt’ora vivono e prosperano.
Il nome del cavallo della Camargue viene fuori in modo prepotente, in questo senso. Toglierlo dal paesaggio di questa regione del sud della Francia significherebbe privare questi luoghi di una loro caratteristica distintiva se non di una ragion d’essere.
Sì perché questi cavalli ‘bianchi’, forti, tozzi, negli acquitrini che caratterizzano la Camargue, ci vivono da sempre e c’è da giurare che la popolazione locale farà di tutto perché per sempre ci rimangano.
1. Un paesaggio unico
Siamo al sud della Francia, la Provenza dietro le spalle e il mare Mediterraneo davanti.
La Camargue è il luogo dove il fiume Rodano, le cui sorgenti sono in Svizzera, dopo aver tagliato la Francia longitudinalmente, si getta nel mare. Prima di farlo si divide in due bracci, il Grand Rhone e il Petit Rhone: la zona in mezzo ai due bracci è la Camargue.
Lo sbocco al mare è a delta: ramificato, largo, piatto. Il fiume si muove lentamente e questo incontro di acque dà vita a una regione paludosa, fatta di acquitrini salmastri, canne che tagliano il panorama, paesaggi spesso battuti dal vento, che hanno un che di lunare e molto di selvaggio.
Un luogo non facile dove vivere, ma che non smette di affascinare. La prova è che ogni anno migliaia di turisti vengono a scoprire questi magici luoghi. La regione, non è difficile immaginarlo, è zona protetta: il Parco Regionale della Camargue è immenso ed è motivo d’orgoglio e voce fondamentale dell’economia.
Il Camargue, secondo la cultura locale, ha origini addirittura divine. La leggenda vuole che un giorno Nettuno, il dio del mare, stesse passando con il suo carro trainato da nove cavalli bianchi davanti al delta del Rodano quando sentì le urla di un uomo inseguito da un toro. Per scampare a morte certa il pover'uomo si gettò in acqua e Nettuno decise di aiutarlo.
Staccò allora dalla sua carrozza il cavallo di testa, il migliore del suo tiro, e lo mandò in aiuto del malcapitato con queste parole: “Ecco il mio miglior cavallo. Se saprai fartelo amico, lui sarà per te un insostituibile alleato contro il toro nero. Ricordati però che viene dall'immensità del mare e che è stato condotto da un dio. Qualunque cosa tu faccia, quando a lui sembrerà opportuno, dovrai lasciarlo libero da ogni impedimento perché venga a respirare a piene narici le sue origini marine e divine”.
2. Protagonista principale
Uno dei maggiori motivi di attrazione di questa regione è proprio il cavallo che ne prende il nome e che qui vive, in libertà, praticamente da sempre.
Sulle sue origini ci sono diverse ipotesi: c’è chi dice sia arrivato dal nord Europa ai tempi delle Invasioni Barbariche, chi invece che sia sbarcato in Spagna al seguito dei Mori, chi ancora che sia autoctono di questi luoghi.
Poco importa: il bianco cavallino in Camargue ci vive ormai da secoli e secoli e da sempre è allevato brado. La selezione dunque è affidata alla Natura la cui logica è molto semplice: sopravvivono solo i più forti, anzi, quelli che meglio si adattano.
Stiamo parlando di una regione dal clima piuttosto inospitale: battuta da venti gelidi d’inverno e dove d’estate, oltre al sole che brucia, i cavalli hanno a che fare con nugoli d’insetti, fra cui le più feroci zanzare d’Europa, il tutto con i piedi perennemente a mollo.
Va da sé che chi diventa adulto è virtualmente indistruttibile. Se anche sono allevati liberi questi cavalli non sono ‘di nessuno’ e il marchio sulla coscia a sinistra ne indica la proprietà.
Semplicemente gli allevatori sono consapevoli che non c’è selezione più stringente di quella di Madre Natura.
La libertà qui non è un lusso solo di riproduttori e di puledri. Molti cavalli in età ‘attiva’ passano grande parte dell’anno al pascolo.
Nei periodi in cui c’è meno lavoro, infatti, vengono spesso rimessi in libertà e ripresi quando ricomincia la stagione con benefici enormi per la salute psicofisica.
3. Nella botte piccola...
In questo sport i Camargue fanno sempre la loro figura dando prova di una grandissima cavalcabilità. Agilissimi, veloci, capaci di ‘girare su una moneta’, hanno dalla loro le dimensioni contenute che rendono agevole qualunque manovra.
Questi cavalli, probabilmente a causa di secoli di pascolo povero, sono, infatti, di stazza ridotta e molti di loro sono sotto a quei famosi 148 centimetri al garrese che definiscono un pony, ma guai a chiamarli così davanti ai locali: di piccolo questi cavalli hanno solo la taglia.
L’ego, invece, è piuttosto sviluppato. Crescere liberi è impagabile, ma ha anche le sue difficoltà e i suoi imprevisti con cui imparare a confrontarsi e imparare a ‘ridimensionare’ senza formalizzarsi troppo.
Il risultato è che i cavallini camarguesi non hanno paura letteralmente di nulla e si confrontano con grande serenità con qualunque situazione. Questo si traduce innanzitutto in estrema affidabilità, ma anche in grande ecletticità.
Proponete qualcosa al Camargue e state certi che ci si metterà d’impegno, di qualunque cosa si tratti: dressage, salto, lavoro in maneggio, tiro leggero e chi più ne ha più ne metta.
Certo, non sarà mai un cavallo da Olimpiadi, per quelle ci vuole un fisico diverso; per contro, non c’è nulla che lo spaventi o lo freni.
Questa sua serenità d’animo lo rende anche molto paziente e fa di lui un cavallino davvero per tutti, adulti (ovviamente non troppo pesanti) e bambini, principianti ed esperti.
Dove può insegnare insegna, dove deve rimediare agli errori di chi gli sta in sella lo fa, quando c’è da divertirsi non si tira mai indietro: insomma, averlo intorno, e sotto la sella, è un piacere e dà molta sicurezza.
Non stupisce che il Camargue sia presente nelle scuole di equitazione di tutta la Francia.
4. Cavalli, tori e il settore del turismo
Facciamo un passo indietro: prima ancora di diventare meta di turismo la Camargue era, ed è tutt’ora, un po’ come la nostra Maremma, terra di allevatori di bovini.
I cavalli sono quindi indispensabili per gestire le mandrie, proprio come lo sono da noi. In questa regione, per di più, si allevano tori, i Raço de Bioùche, i quali, come si può immaginare, non sempre sono amichevoli.
I cavalli locali però non ne hanno affatto paura e questo è dovuto al fatto che insieme ai bovini ci crescono: entrambe le specie, infatti, vengono allevate in libertà e condividono gli stessi spazi.
Questo, in termini pratici, significa che i cavalli della Camargue sanno esattamente come gestire la vicinanza dei tori. Secoli di convivenza hanno permesso loro di sviluppare un cow-sense sopraffino che li rende compagni inarrivabili per i mandriani della zona.
La sua principale occupazione in termini di numeri, tuttavia, è oggi quella di portare i turisti, che arrivano dai quattro angoli del globo per scoprire la regione. C’è da scommettere che di questi gitanti solo una piccolissima parte siano cavalieri provetti, ma il Camargue non si formalizza: li accompagna, in molti casi li sopporta, e li porta a casa contenti.
Se è vero che questo cavallino fa un po’ di tutto si può dire però che il suo campo di elezione sia proprio il turismo equestre: piede sicuro e a prova di qualunque terreno, resistenza altissima alle intemperie, grande cavalcabilità e carattere collaborativo.
Tra l’altro, vista la misura contenuta il Camargue può accontentare membri della famiglia di diverse età, esperienza... e peso. Per di più si tratta di cavalli estremamente sani – la selezione naturale conta – longevi e frugali che, rispetto a razze ben più delicate e fragili, non hanno bisogno di attenzioni particolari, al di là della normale cura che si deve a ogni cavallo.
Non stupisce che la maggior parte dei soggetti che vengono venduti ogni anno abbia un futuro nel settore, attività che, per di più, comporta molti meno rischi di quella tradizionale di guardiano di tori! Le doti dei cavalli da mandriani sono celebrate in uno sport che ha sempre più seguaci in tutto il mondo, la monta da lavoro.
I binomi, appartenenti alle più diverse culture equestri ma che hanno in comune la gestione di mandrie di bovini, ripropongono, dentro i confini di un campo gara, quello che tutti i giorni fanno in aperta campagna: dallo sbrancamento dei vitelli, alle prove di abilità sugli ostacoli naturali, alla precisione delle manovre in sella... a dimostrazione dell’altissimo livello di addestramento dei loro cavalli.
Da un punto di vista culturale è uno spettacolo davvero impagabile: Butteri, Gardians, Vaqueros, Cowboy... ognuno porta in campo la sua cultura, i suoi cavalli, la sua equitazione.
5. Carta d'identità e le caratteristiche
• Carta d'identità:
- Testa: piuttosto grande con profilo rettilineo e fronte larga
- Occhi: grandi ed espressivi
- Orecchie: attaccate più lateralmente rispetto ad altre razze, piccole e larghe alla base
- Collo: di media lunghezza, armonioso, ben inserito nelle spalle
- Spalla: potente, muscolosa, ben inclinata
- Criniera: abbondante, a volte doppia
- Garrese: mediamente pronunciato
- Petto: profondo
- Linea dorso-lombare: mediamente corta e rettilinea
- Reni: piuttosto corte, dritte e ampie Groppa: larga e obliqua
- Coda: attaccata bassa e folta
- Arti: corti, forti, ben conformati
- Avambracci: lunghi e muscolosi
- Stinchi: robusti e di buon diametro, tendini asciutti e staccati
- Garretti e ginocchi: larghi, con articolazioni forti e ben angolati
- Zoccoli: ben conformati, solidi, con superficie di appoggio ben sviluppata
- Appiombi: corretti
• Le caratteristiche:
- Tipo: mesomorfo
- Altezza al garrese: 135-150 cm
- Impressione generale: compatto ed estremamente robusto
- Mantello: i Camague sono quasi tutti grigi ma alla nascita sono scuri e si schiariscono con il tempo. Eccezionalmente ci sono soggetti dal mantello baio o baio scuro.
- Curiosità: i piedi dei Camargue sono dotati di ampia superficie di appoggio che permette loro di muoversi agevolmente sui pesanti terreni paludosi. Sono inoltre solidissimi, nonostante siano praticamente sempre ammollo e di rado avranno bisogno di ferri.