Tutti conoscono i criceti, probabilmente per averli avuti in casa, o averli visti in qualche negozio di animali, più tristemente ancora come premi nei luna park o sull’immancabile ruota per l’attività “fisica”.
Eppure, questi piccoli animali domestici hanno antenati selvatici ancora esistenti, anche in Europa!
Si tratta dei criceti comuni (Cricetus cricetus), roditori parenti di topi, ghiri e scoiattoli.
1. TAGLIA EXTRALARGE E CARTA D'IDENTITÀ
Chiunque abbia visto un criceto in gabbia sa che le sue dimensioni sono ridotte, spesso infatti può stare nel pugno chiuso di una mano, ma il cugino selvatico è ben più grande: il corpo, infatti, può raggiungere i 35 centimetri di lunghezza, a cui se ne aggiungono pochi altri di coda: taglie notevoli per la categoria!
La colorazione del pelo è molto bella, tricolore: il dorso è rossastro, i fianchi, le guance e le zampe sono bianchi, mentre il ventre è nero.
Una livrea accattivante e contrastata, seppur non si sappia ancora se questo abbia una funzione oppure no.
La parte inferiore scura, comunque, è stata sufficiente a valergli il nome inglese di black-bellied hamster, cioè criceto pancianera.
Il criceto comune non fa parte della fauna italiana, ma è presente in gran parte della Russia e dell'Europa Orientale, con una distribuzione pressoché omogenea, mentre man mano che ci si sposta verso ovest, l'areale comincia a frammentarsi, con popolazioni isolate e sparute fino al Belgio e in Alsazia.
- CARTA D'IDENTITÀ
Nome comune: criceto europeo o criceto comune
Nome scientifico: Cricetus cricetus
Dimensioni: corpo lungo massimo 35 cm, coda 3-4 cm
Dove vive: gran parte dei Paesi dell'Europa Orientale, a ovest fino al Belgio, con distribuzione più frammentata
Segni particolari: pelliccia tricolore
Habitat: zone prative ben conservate, talvolta anche parchi e giardini
Cosa mangia: semi ed erbe spontanee, più raramente invertebrati.
2. A SUO AGIO NEL CAMPO... SANTO
Osservare i criceti in natura non è affatto semplice: veloci, iperattivi e anche un po' schivi, si muovono in ambienti erbosi, come praterie e coltivi, dove spesso la vegetazione è folta e alta.
Non hanno la tendenza ad arrampicarsi, ma si muovono soprattutto al suolo, perché scavano estese gallerie con diversi ingressi e camere, ben nascosti agli occhi di eventuali predatori.
Eppure, esiste almeno un luogo dove l'incontro può essere più facile, ed è... un cimitero! A Vienna, infatti, nel cimitero monumentale, i criceti hanno conquistato il manto erboso e zampettano tra tombe e lapidi.
Qui, con un po' di pazienza, è più facile vederli correre allo scoperto, anche perché talvolta si avventurano a mangiare i fiori lasciati per le persone scomparse.
Si tratta di una situazione probabilmente unica, tanto da essere diventata la meta di molti appassionati di natura, di mammiferi e di fotografia, anche per via del contesto inusuale che permette di realizzare immagini curiose, a testimonianza di un rapporto tra uomo e fauna selvatica decisamente interessante.
Seppur sembrino dunque "di bocca buona" in quanto ad habitat, i criceti in realtà sono parecchio esigenti, e necessitano di ambienti ben conservati, anche coltivati magari, ma con pratiche agricole poco impattanti.
In questi luoghi passano li tempo alla ricerca di cibo, costituito da semi e frutti spontanei, seppur ci possano essere integrazioni di origine animale (principalmente invertebrati).
3. LE GUANCE COME BORSE
Una capacità grandiosa dei criceti, che li ha resi famosi in tutto il mondo, è quella di saper accumulare le scorte nelle proprie guance.
Queste strutture, infatti, sono dilatabili e permettono agli animali di riempirle di semi di ogni tipo, con due vantaggi sostanziali: il primo è quello di non dover per forza mangiare subito tutto ciò che trovano, e di conseguenza poter creare un piccolo " capitale" futuro, e il secondo è quello di non dover andare di continuo avanti e indietro dalla tana per depositare i singoli semi.
Così facendo, dunque, i criceti possono passare diverso tempo in attività, ricercando le essenze preferite, e ridurre i rientri alle dispense per lasciare ciò che avanza e accumularlo.
Esistono foto divertenti, premiate anche al famoso Comedy Wildlife Photography Awards (che mostra una selezione di immagini di animali in pose buffe), di criceti che corrono velocissimi con le guance stracolme di leccornie; sono fotografie realizzate frontalmente, che si possono scattare con un po' di pazienza individuando i percorsi più frequentati e appostandosi sdraiati con un teleobiettivo.
4. D'INVERNO MI IBERNO
Non sempre, però, i criceti sono così mobili: durante i mesi invernali, infatti, vanno incontro a una fase di ibernazione, soprattutto con temperature inferiori agli 8 °C.
Non si tratta di un vero letargo, come quello delle marmotte o del ghiro: i criceti, infatti, si svegliano regolarmente, ogni cinque giorni, per consumare parte delle provviste accumulate durante la bella stagione.
Alcuni studi hanno dimostrato che le camere invernali, collocate anche a due metri di profondità (contrariamente a quelle estive, più superficiali), possono contenere chili e chili di granaglie e altri spuntini per criceti "sonnambuli".
In questi casi, dunque, i roditori non devono né andare alla ricerca di cibo quando fa molto freddo o c'è neve, né comunque uscire allo scoperto ed esporsi ai predatori, tra i quali rientrano volpi e diversi rapaci.
Anche se potrebbero sembrare creature insignificanti a prima vista, questi animali svolgono un ruolo cruciale nell'ecosistema.
Contribuiscono alla dispersione dei semi, contribuendo alla crescita di piante e al mantenimento dell'equilibrio ecologico.
Inoltre, servono come prede per una varietà di predatori, contribuendo così a regolare le popolazioni di animali in un ecosistema.
5. RITMI ACCELERATI
Col ritorno della primavera ricominciano le attività, e in particolare gli accoppiamenti: in natura ogni femmina partorisce al massimo un paio di volte all'anno, ma, come spesso accade in molte specie, in cattività ci possono essere anche più riproduzioni.
I piccoli nascono nudi e ciechi, e il tasso di sopravvivenza è basso, perché anche la femmina stessa può (come capita anche nei ratti e nei gatti) eliminare direttamente alcuni neonati, per motivi legati al loro stato di salute.
Dopo alcune settimane, in cui la pelliccia si sviluppa completamente e gli occhi si aprono, i giovani diventano autonomi e si avventurano alla ricerca di un proprio territorio; tutto è molto veloce, anche perché l'aspettativa di vita non è elevata, e come in diversi altri roditori non supera i due anni di età massima.
A questa limitazione naturale intrinseca e ai predatori si aggiungono poi i fattori di origine antropica. Il criceto selvatico è stato a lungo cacciato (e in alcuni Stati lo è ancora) principalmente per due motivi: il primo legato alla produzione di pellicce, il secondo invece collegato all'idea di pest, cioè di specie nociva per le coltivazioni.
I criceti infatti, grazie ai robusti denti, possono in effetti arrecare danni agli agricoltori, specialmente quando presenti in grandi densità. Ciò però non dovrebbe giustificare uccisioni indiscriminate, quanto piuttosto lo studio di strategie di prevenzione che possano in qualche modo assicurare una coesistenza più semplice per entrambi gli attori coinvolti.
Il criceto europeo, un tempo abbondante, è infatti oggi sempre più raro, tanto da essere indicato nella categoria "a rischio critico di estinzione" della Lista Rossa della lucn (Unione internazionale per la conservazione della natura) per via del drammatico crollo delle sue popolazioni, soprattutto per la perdita di habitat o la sua alterazione, legata a pesticidi, cementificazione e inquinamento luminoso (che lo rende più visibile ai predatori, probabilmente).
In Francia si cerca di correre ai ripari tramite programmi di conservazione ex situ, cioè in cattività: i criceti vengono allevati e poi liberati in campi "a perdere", che non vengono alterati dal lavoro dei contadini. In questo modo si spera in un ritorno in forma delle popolazioni del roditore più elegante e colorato delle praterie.