Secondo lo standard di questa razza l'origine del Dalmata resta ancora oscura e si basa solo su supposizioni. Da raffigurazioni, scoperte nelle tombe degli antichi Faraoni e assomiglianti a pitture che risalgono al periodo dal 16° al 18° secolo, si può supporre che l’esistenza del Dalmata si possa far risalire a qualche migliaio di anni. Cronache ecclesiastiche del 14° secolo e dell’anno 1719 fanno pensare in modo chiaro che la razza ebbe origine nella regione Mediterranea e specialmente nelle vicinanze della costa dalmata.
Si possono trovare le prime illustrazioni della razza in pitture di artisti italiani del 16° secolo e in un affresco a Zaostrog (Dalmazia) che può essere datato circa all’anno 1710. Un’opera di Thomas Bewick, pubblicata nel 1792, contiene una descrizione e il disegno di un Dalmata, che Bewick cita come “il Dalmata o il Cane da carrozza”. Il primo standard per il Dalmata fu redatto da un Inglese, di nome Vero Shaw, nell’anno 1882; nel 1890 questo standard fu trasferito nello standard ufficiale della razza.
I Dalmata sono dei cani molto vigili, intelligenti, sensibili, attivi e fiduciosi con tanta di energia e di ottime capacità quando si tratta di disciplina e obbedienza. Sono anche divertenti, hanno senso dell'umorismo, ma possono diventare esasperanti, soprattutto in età giovane. Se cercate un cane calmo, sempre obbediente, probabilmente non avrete una vita facile con il dalmata. Essi sono cani molto attivi che hanno bisogno di molte attenzioni, di compagnia e di un terreno recintato dove correre. I Dalmata sono anche cani di protezione, e questo contribuisce a renderli dei cani da guardia efficace. Ma scopriamoli insieme.
FCI Standard N°153 / 14.4.1999
DALMATA
ORIGINE : Dalmazia, Repubblica Croata
DATA DI PUBBLICAZIONE DELLO STANDARD ORIGINALE VIGENTE: 14.04.1999
UTILIZZAZIONE: Cane da compagnia, di famiglia, adatto ad essere addestrato per diversi scopi.
CLASSIFICAZIONE F.C.I. Gruppo 6 Segugi e razze affini
Sezione 3 Razze affini
Senza prova di lavoro
1. Origine
Come per molte razze, l'origine del Dalmata è oggetto, e da molto tempo, di numerose controversie. Non bisogna, infatti, fidarsi del nome: il Dalmata non è affatto originario della Dalmazia, la regione che si estende lungo la costa prospiciente il Mar Adriatico, rimasta sotto dominio veneziano dal 1409 al periodo napoleonico, poi appartenuta all'Impero austro-ungarico dal 1814 al 1920, quando passò alla ex Yugoslavia.
Alcuni autori, volendo dare al Dalmata il prestigio dell'antichità, sostengono che era già conosciuto da Greci e Cretesi. Dodici secoli prima di Cristo un affresco ornava le pareti del palazzo di Tirinto (vicino a Micene); vi era rappresentata una scena di caccia, in cui 3 cani maculati inseguivano un cinghiale e sembravano animati dagli stessi movimenti dei nostri Dalmati d'oggi. L'Egitto dei faraoni fornisce un'analoga testimonianza a Tebe, dove gli affreschi di una tomba mostravano un cane cosparso di macchie che cammina dietro un carro tirato da cavalli: si sarebbe tentati di scorgervi sopra una specie di certificato di nascita del Dalmata.
Ma come sempre quando si tratta di interpretare degli elementi archeologici, è d'obbligo la prudenza. In quel periodo, infatti, l'arte egiziana rappresentava spesso degli animali maculati, ma questi non erano necessariamente dei cani. E quando si trattava proprio di questi animali, non avevano davvero l'aspetto bracoide del Dalmata. La presenza di macchie corrispondeva, dunque, alla realtà o era soltanto frutto della fantasia dell'artista? Conviene accordare maggior credito alle tele che, a partire dal XVI secolo, sembrano ugualmente raffigurare dei Dalmati? E' molto difficile, perché i tipi di questi cani, le regioni raffigurate e le epoche sono diversi.
Nel Museo di Munster, in Germania, un quadro di Terborch (1617-1681) raffigura un Dalmata molto maculato, con un orecchio tutto nero, in compagnia di alcuni nobiluomini. All'Aia, una tela della stessa epoca, rappresenta un Dalmata, o per lo meno un cane dal mantello bianco macchiato di nero, che accompagna i principi di Nassau a cavallo. Questa iconografia testimonia il favore di cui godevano allora i Dalmati presso l'alta società, un favore evidente a Roma, dove nel XVI e XVII secolo i pontefici spesso ne possedevano parecchi, al punto che il Dalmata divenne per un certo periodo il simbolo stesso del papato.
Questa condizione elevata giustificherebbe da sola l'incessante curiosità che suscitarono i Dalmati nei pionieri della cinologia. Nel 1651 un italiano descrisse un cane con il mantello macchiato, che chiamò Bracco del Bengala, una razza oggi sconosciuta. Questa denominazione indurrà in seguito alcuni cinologi a collocare le origini del Dalmata in Asia. Più di un secolo dopo, Buffon, nella sua opera "Table de l'ordre del chiens (Tavola dell'ordine dei cani)", mette in elenco un Piccolo Danese e un Bracco del Bengala, al quale dedica la tavola XXXV dell'opera; egli vede, però, in questo cane il prodotto "dell'unione di una cagna e di una tigre maschio"! Quanto a Carlo Linneo, la cui opera come è noto, doveva fare testo in materia, il naturalista svedese menziona chiaramente il Dalmata.
2. Storia
Fu, tuttavia, nel XIX secolo che le ipotesi relative alle origini del Dalmata si moltiplicarono, mentre la razza si sviluppò rapidamente, a motivo del suo crescente successo. Nel 1867 Eugène Gayot affermò che il Dalmata era nato in Francia, senza però fornire argomenti a sostegno di questa tesi. La stessa mancanza di prove si riscontra in altri naturalist, alcuni dei quali assicurano che la vera culla della razza è stata la Turchia, altri sostengono che sia stata l'Italia e altri ancora le Indie.
E la Dalmazia? Secondo alcuni cinologi, i soli legami del Dalmata con quella porzione della Penisola Balcanica sarebbero dovuti a un eventuale antenato, il Pointer d'Istria. Infatti, per definire le origini del Dalmata, attualmente si accetta, il più delle volte, l'ipotesi di un incrocio tra il Bracco del Bengala e il Pointer, con un indubbio apporto di sangue Terrier. In tal senso gli allevatori inglesi avrebbero evidentemente avuto un ruolo essenziale, poiché è logico supporre che i Bracchi del Bengala siano importati dalle colonie britanniche. Quanto al Pointer, esso è indubbiamente di nazionalità inglese. Si comprende così perché un buon numero di specialisti non esiti ad affermare che il Dalmata è senz'altro inglese.
Un aspetto originale caratterizza in particolare la storia del Dalmata dal XVII al XIX secolo: si tratta dei legami privilegiati che questo cane ha stabilito con i cavalli. Verso il 1670, alcuni Dalmati erano soliti accompagnare le diligenze postali sulle strade di Francia per proteggerle dai briganti. Questi cani, senza stancarsi, percorrevano notevoli distanze procedendo sia in mezzo ai cavalli sia, arditamente, sotto uno degli assali della vettura. Quando si faceva tappa, mentre la stazione di posta accoglieva i viaggiatori sfiniti e affamati, i Dalmati, installati all'interno della vettura, vegliavano sui bagagli (l'ereditarietà non è una parola senza senso: oggi non si potrebbe immaginare un guardiano più attento contro i saccheggiatori di automobili).
La sorprendente attitudine del Dalmata a muoversi tra le gambe dei cavalli, procedendo esattamente al loro stesso ritmo e senza rischiare di prendersi brutti calci, suscitò l'entusiasmo degli Inglesi: verso il 1770 il direttore delle poste, imitando il collega francese, designò ufficialmente il Dalmata come accompagnatore e protettore delle diligenze che percorrevano le strade del paese. Il Dalmata venne subito soprannominato "coach dog". Molti ricchi viaggiatori, sedotti da un compagno così prezioso, gli si affezionarono. Il Dalmata fu, così, vittima del suo successo: per molti fortunati proprietari di attacchi esso divenne, più che un guardiano, un elemento decorativo (al punto di
fargli indossare un collare di bronzo chiuso con un lucchetto!).
Nel XVIII secolo, ma soprattutto a partire dal XIX secolo, in Gran Bretagna, poi in Francia e negli Stati Uniti, divenne raffinato viaggiare in compagnia di una coppia i questi cani dal mantello così elegantemente chiazzato. Una forma di snobismo consisteva pure nell'assortire il mantello dei cavalli a quello dei cani. In passato aiutanti dei cocchieri, i Dalmati divennero quindi i favoriti delle signore del Secondo Impero che andavano a passeggio in carrozza (i cani erano anche utilizzati per sorvegliare i cavalli in assenza dei padroni).
Attualmente il progresso dei mezzi di locomozione ha relegato il Dalmata al rango di animale da compagnia. Ieri era guardiano di cavalli e talvolta cane da caccia, mentre oggi non è più considerato un cane da lavoro (ed è in particolare per questa ragione che viene classificato tra i cani da compagnia). Ma i caratteri atavici non scompaiono così facilmente: anche senza essere addestrato, un Dalmata ricerca ancora spontaneamente la compagnia dei cavalli; quando li incontra, li segue e adotta istintivamente la loro andatura, visibilmente affascinato. Due esperti americani, Keeler e Trimble, hanno d'altronde dimostrato nel 1940 che questo comportamento eccezionale era una caratteristica della razza.
3. Comportamento
Classificato fra i cani da compagnia, il Dalmata possiede ciò malgrado, una morfologia e un carattere che lo distinguono nettamente dalle altre razze del nono gruppo. Il Dalmata, nonostante viene descritto come un cane testardo e indipendente, esso presenta numerosi vantaggi per gli amanti dei cani da compagnia. Innanzitutto si adatta molto bene alla vita in appartamento. E' anzi sconsigliabile farlo dormire all'esterno, poiché il suo pelo assai corto, non può proteggerlo dal freddo intenso e il suo manto così bianco richiede un'accurata pulizia. Il pelo è comunque molto facile da curare: è sufficiente spazzolarlo regolarmente. Infine, è un cane molto amichevole; questa affermazione sorprenderà, forse, quelli che conoscono poco questa razza: il Dalmata gode, in effetti, di una fama fin troppo diffusa di cane nervoso, non sempre socievole.
Per essere giusti, bisogna distinguere il comportamento proprio dell'animale, legato alla sua natura, dagli influssi dell'educazione ricevuta (i cui difetti non sono certo imputabili al cane). Il proprietario di un Dalmata deve sapere ciò che la storia e l'eredità di questo cane implicano: anche se l'epoca delle diligenze e dei viaggi a cavallo è tramontata, il Dalmata conserva comunque la sua capacità di correre per ore, senza mostrare il minimo segno di fatica. Un grande dispendio di energia fisica rientra nella sua costituzione; è dunque indispensabile tenerne conto quando si vive con uno di questi animali che sarà, ovviamente, il compagno ideale di lunghe passeggiare e gite in campagna.
Gli appassionati della bicicletta e gli adepti del jogging saranno certamente stupefatti nel constatare che questo elegante atleta è in grado di correre al loro fianco per 10 o 15 km, e che alla fine non sembra particolarmente esaurito, anzi, a dire il vero, parrebbe non averne ancora abbastanza. E' certo necessario soddisfare il bisogno di correre caratteristico del Dalmata, ma il metodo utilizzato da alcune persone, poco inclini allo sforzo fisico, è molto criticabile: dopo aver portato il cane su una strada tranquilla lo obbligano a correre dietro l'automobile che avanza lentamente. Questa pratica è molto pericolosa per la salute dell'animale e in particolare per il suo cuore. Questo cane manifesta in alcune occasioni un comportamento sconcertante. Possiamo dire che il Dalmata è davvero un cane testardo.
E', per esempio, il cane che faticosamente si riesce a ricondurre in casa se ha deciso di stare fuori- un modo questo di esprimere il suo amore per l'indipendenza. Questo animale spontaneo è d'altronde molto affettuoso: ha bisogno di sentire la presenza e l'amicizia dei suoi padroni. Probabilmente sarebbe esagerato affermare che si tratta di un cane di lusso, se non altro perché il suo mantello non richiede maggiori attenzioni rispetto a quello di altri cani dello stesso gruppo. Il Dalmata non ha bisogno di comfort al di sopra della media. Anche se una volta gli si attribuiva un certo snobismo, oggigiorno il Dalmata si è "democratizzato" e, non costando più di un'altra razza, non vi è alcuna ragione di ritenere che possedere un Dalmata sia un "lusso", nella misura in cui, applicato a un cane, il termine "lussuoso" è generalmente sinonimo di eccessiva affettazione.
Questo cane viene, peraltro, accusato di essere troppo spesso caratteriale. Il Dalmata, dotato di un grande spirito di adattamento, si presta a diversi impieghi. Un addestratore professionista afferma: "Questo cane è attento, facile e rapido. Si può ottenere da lui una certa obbedienza in meno di un'ora!". Gli uomini del circo lo sapevano bene in passato e molti utilizzavano esemplari di questa razza per i loro giochi di prestigio. Tale uso, certo deplorevole perché degradante, dimostra comunque che questo cane è in grado di piegarsi alle esigenze di un addestramento particolarmente fastidioso. Il Dalmata può, se necessario, essere un eccellente cane da guardia. Senza essere un cerbero che aggredisce sistematicamente il primo venuto, darà prova di discernimento, segnalando con la sua potente voce l'arrivo di uno sconosciuto e mostrando ovviamente i denti non appena percepisce un pericolo.
In tal caso, chiunque può constatare che, pur essendo molto elegante, questo cane ha una statura sufficiente a spaventare qualsiasi malintenzionato. Con i bambini il Dalmata è la dolcezza in persona. Ecco uno dei contrasti che questo cane presenta quotidianamente: vivace, sempre pronto a saltare in presenza di persone adulte, si dimostra calmo e attento con i più piccoli. I bambini inglesi lo hanno affettuosamente soprannominato Plum Pudding, perché il suo mantello evoca l'uva passa del loro dolce nazionale. Il Dalmata si adatta senza difficoltà ai giochi con i bambini di casa e con quelli del vicinato, al punto di non dare mai segni di irritazione, anche se un bambino che non conosce lo stuzzica un po' troppo.
Si allontanerà eventualmente per trovare un po' di pace, ma non morderà mai; tutt'al più abbaierà per comunicare che non è molto a suo agio. Spetterà dunque ai genitori educare i loro bambini a rispettare questo cane arlecchino e a non confonderlo con un giocattolo. Si può utilizzare il Dalmata per la caccia? Lo si faceva in altri tempi, è accertato, ma attualmente i pareri sulle sue qualità venatorie restano discordi. Secondo alcuni esperti, se è stato addestrato in modo appropriato, stana e riporta bene la selvaggina, anche se molti cacciatori ritengono che il Dalmata manca di fiuto. A dir la verità non si può certo fargliene un rimprovero, perché non è classificato come cane da caccia.
4. 101 famosissimi Dalmata dal mantello eccezionale
Il moderno Dalmata deve buona parte del suo successo a Walt Disney. Girando nel 1959 "La carica dei 101", il disegnatore di cartoni animati permise a milioni e milioni di spettatori di scoprire questa razza. I cani erano rappresentati con precisione e talento creativo, anche perché Walt Disney e i suoi collaboratori avevano osservato e filmato dei Dalmati in un allevamento della regione parigina prima di realizzare i disegni. E' stato osservato a quell'epoca che Walt Disney aveva scelto le "star" del suo film con grande cognizione di causa, perché i Dalmati hanno cucciolate molto numerose: da 6 o 8 piccoli in media.
Si è detto spesso, a proposito del mantello, che il Dalmata è un piccolo Alano Tedesco della varietà arlecchino e per sottolineare questa affinità si è anche parlato di Grande Danese e di Piccolo Danese. Se per quanto concerne il mantello la somiglianza è effettivamente impressionante, questa sensazione non resiste però a un esame più approfondito. Dal punto di vista genetico, i mantelli di queste 2 razze sono, in effetti, completamente diversi: quello dell'Alano Tedesco è dovuto al gene M (merle) e le macchie sparse presentano una disposizione irregolare; le macchie del mantello del Dalmata, al contrario, debbono la loro esistenza al gene T (ticking), che produce un pelo maculato.
Si riscontra spesso questo gene nei cani da caccia, come il Pointer; si converrà, d'altronde, che il Dalmata presenta maggiori punti in comune con il Pointer che con l'Alano Tedesco. Infine, per quanto riguarda il pelo e il colore bianco del mantello, gli specialisti hanno sottolineato da tempo che il Dalmata è molto vicino al Bull Terrier. Alcuni hanno tratto la conclusione che il Bull sia stato utilizzato alla fine del XIX secolo per affinare il manto del Dalmata. Ma indubbiamente è avvenuto esattamente il contrario, poiché James Hinks, allevatore inglese e creatore del moderno Bull Terrier, ha verosimilmente dato un'apporto Dalmata ai vecchi "Bull and Terrier" per ottenere in loro un bianco il più puro possibile.
Da notare che i piccoli Dalmati nascono bianchi e le tipiche macchie compaiono a partire dalla 2 settimana. Bisogna fare attenzione a questo aspetto, perché i cuccioli che mostrano delle macchie nere fin dalla nascita hanno elevate probabilità di non risultare, in seguito, conformi allo standard. Inoltre, i cuccioli con le orecchie nere o con una mascherina nera rischiano, per motivi genetici, di conservarle, il che non è ammesso.
5. Standard del Dalmata
ASPETTO GENERALE
È un cane ben equilibrato, a macchie ben distinte, forte, muscolose e attivo. Simmetrico nei profili, senza grossolanità e pesantezza, e come l’antico “cane da carrozza”, capace di grande resistenza e buona velocità.
PROPORZIONI IMPORTANTI.
• Lunghezza del corpo:altezza al garrese = circa 10 : 9
• Lunghezza del cranio: lunghezza del muso = 1 : 1
COMPORTAMENTO – CARATTERE
Estroverso e amichevole, non timido o esitante, senza mai nervosismo e aggressività
TESTA: piuttosto lunga
REGIONE DEL CRANIO
Cranio piatto, abbastanza ampio fra gli orecchi, con tempie ben definite. Sutura metopica leggera. Nessuna piega. Stop moderatamente pronunciato
REGIONE DEL MUSO
Tartufo sempre nero nei cani a macchie nere, sempre marrone nei cani a macchie fegato. Muso lungo, potente e mai appuntito. Canna nasale rettilinea e parallela alla linea superiore del cranio. Labbra pulite, aderenti piuttosto fermamente alla mascella, non pendule. Richiesta una completa pigmentazione. Mascelle/Denti mascelle forti con un perfetta e regolare chiusura a forbice, cioè con i denti superiori che si sovrappongono, a stretto contatto, agli inferiori e sono impiantati perpendicolarmente alle mascelle. Desiderabile una dentatura completa di 42 denti secondo la formula dentaria. I denti sono regolarmente proporzionati e bianchi. Occhi posizionati piuttosto distanziati, di media grandezza, rotondi, luminosi e brillanti con un’espressione intelligente e vivace. Marrone scuro nei soggetti a macchie nere, e marrone chiaro fino al color ambra nei soggetti a macchie fegato. Rime palpebrali completamente nere nei soggetti a macchie nere, e con rime palpebrali fegato scuro nei soggetti a macchie fegato. Palpebre aderenti al globo oculare. Orecchi inseriti piuttosto alti, di media grandezza, piuttosto ampi alla base. Portati aderenti alla testa, si restringono gradatamente fino a una punta arrotondata. Di tessitura fine con macchie ben distribuite, preferibilmente tonde.
COLLO: abbastanza lungo, graziosamente arcuato, più sottile verso la testa, senza giogaia
CORPO
Garrese ben definito. Dorso Potente, orizzontale Rene pulito, muscoloso, leggermente arcuato. Groppa molto poco avvallata Torace non troppo ampio, ma profondo e capace. Lo sterno deve raggiungere i gomiti. Punta dello sterno ben visibile di profilo. Costole ben proporzionate, lunghe, ben cerchiate, mai piatte, a botte o malformate. Linea inferiore ventre distintamente retratto verso la regione lombare
CODA: che raggiunge approssimativamente il garretto. Forte alla base, si assottiglia verso la punta. Non è mai grossolana. Inserita né troppo alta né troppo bassa. A riposo è portata pendente con una leggera curva verso l’alto del suo ultimo terzo. In movimento è portata leggermente al di sopra della linea dorsale, ma mai gaiamente o arrotolata. Preferibilmente con macchie
ARTI
ANTERIORI: perfettamente diritti, con robuste ossa, rotonde, fino ai piedi
Spalla moderatamente obliqua, pulita e muscolosa;
Gomiti aderenti al corpo, non girati in fuori, né in dentro;
Carpo forte, leggermente scattante.
POSTERIORI: arrotondati, muscolosi, puliti. Visti da dietro gli arti sono verticali e paralleli
Ginocchio ben angolato
Gamba robusta
Garretto forte, ben angolato
PIEDI: rotondi, compatti con dita ben arcuate (da gatto). Cuscinetti rotondi, duri ed elastici. Unghie nere o bianche nella varietà bianco/nera, e marroni o bianche nei bianco/fegato.
ANDATURA: grande scioltezza di movimento. Movimento sciolto, potente, ritmico con buon allungo e spinta del posteriore; visti da dietro gli arti si muovono in parallelo, i posteriori sulla pista degli anteriori. Un passo corto e l’anteriore aperto non sono corretti.
MANTELLO
PELO corto, duro, fitto, liscio e lucente
COLORE colore di base bianco assoluto. Varietà a macchie nere con macchie nere, varietà a macchie fegato con macchie fegato. Le macchie non si mischiano ma sono rotonde, ben delineate e il meglio distribuite possibile. La loro misura è di 2 – 3 cm di diametro. Le macchie sulla testa, coda e arti, più piccole di quelle del corpo
TAGLIA E PESO
La cosa più importante è l’armonia dell’insieme
Altezza al garrese: Maschi . 56 - 61 cm
Femmine 54 - 59 cm
Peso: Maschi circa 27-32 Kg
Femmine circa 24-29 Kg
DIFETTI: qualsiasi deviazione da quanto sopra deve essere considerato difetto e la severità con cui verrà penalizzato deve essere proporzionata alla sua gravità.
- Tonalità bronzo (macchie nere che temporaneamente scolorano)
DIFETTI ELIMINATORI
- Netto enognatismo – prognatismo
- Entropion, ectropion, occhio gazzuolo, occhi di colore diverso
- Occhi blu
- Sordità
- Macchia limitata attorno agli occhi (monocolo) o altrove, (benché accettabile per la riproduzione.
- Tricolore (macchie nere e fegato nello stesso cane)
- Limone (macchie limone o arancio)
- Comportamento molto timido o aggressivo
N.B. i maschi devono avere due testicoli apparentemente normali completamente discesi nello scroto.
RACCOMANDAZIONI : allo scopo di ridurre la sordità nei Dalmati (20 – 30%)
I Dalmati bilateralmente sordi e con gli occhi blu devono essere scartati dall’allevamento; sarebbe meglio scartare anche quelli sordi da un orecchio solo
Cani con una macchia limitata attorno all’occhio (monocolo) o altrove, dovrebbero essere accettati per la riproduzione
Si preferiscono cani con lo scroto pigmentato
Note
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