Sembra una comune lucertola, ma osservandolo meglio sotto i riflettori, cioè sotto la lampada di un terrazzo, si dimostra una sorta di piccolo alieno dai super poteri, capace di sfidare la forza di gravità.
Il geco, infatti, è un animale notturno e può arrampicarsi su superfici lisce come il vetro smerigliato e addirittura correre sui soffitti senza cadere, utilizzando speciali forze di attrazione fra molecole che si sviluppano grazie agli speciali cuscinetti che ha evoluto sotto le zampe.
“Sgancia” la coda in caso di pericolo, mangia 200 zanzare in una notte..
I “gechi” sono rettili appartenenti a più specie, presenti in diverse zone del mondo.
Ecco i segreti di questo rettile che puoi incontrare anche sul tuo balcone!
1. Ce ne sono... di tutti i colori
Il “prototipo” iniziale, il Cretaceogekko burmae, visse 100 milioni di anni fa, e da lui si è arrivati, con la selezione naturale, alle centinaia di specie di gechi che oggi vivono con successo dai deserti alle foreste tropicali, spesso in ambienti urbani.
Mancano solo nelle aree fredde, dato che devono trarre dall’esterno il calore di cui hanno bisogno (sono cioè animali eterotermi).
La famiglia dei gechi (Gekkonidae) conta attualmente 1.500 specie e vanta un’ampia gamma di colori: in alcuni può essere cambiato all’occorrenza, per mimetizzarsi o al contrario farsi notare durante il corteggiamento.
Sono inoltre capaci di emettere versi, come squittii e gridolini: la parola geco (da ge’ko, in lingua malesiana), infatti, imita una delle loro vocalizzazioni per socializzare.
Ci sono “versioni” carnivore, insettivore, frugivore (si nutrono di frutta) e persino alcune che si cibano di nettare.
Tra la specie più grandi, vi è il geco tokay (Gekko gecko) che vive nel sud-est asiatico: è lungo 35 cm e si nutre di insetti, uccelli, piccoli mammiferi e rettili.
Il geco tokay (foto sotto), è uno dei più bei sauri del mondo. Il colore della pelle è di diverse sfumature di grigio o grigio-azzurro, con piccole macchie diffuse di un colore che va dal rosso al giallo; i maschi hanno una colorazione più vivace delle femmine.
La specie più piccola, scoperta nel 2001 nella Repubblica Domenicana, è il geco nano (Sphaerodactylus ariasae) che con soli 16 mm è il rettile più piccolo del mondo.
2. Come il velcro
Ma come fanno a stare saldamente attaccati a tutte le superfici?
Le cinque dita dei gechi hanno cuscinetti aderenti composti da setole microscopiche, chiamate setae, che gli permettono di aumentare l’area di contatto e di distribuire il carico del loro peso.
I gechi hanno attirato l’attenzione degli scienziati in quanto per rimanere attaccati non usano secrezioni adesive, come gli insetti, e nemmeno artigli.
Utilizzano, si è scoperto, le interazioni di van der Waals, ovvero forze di attrazione tra le molecole delle setae e quelle della superficie dove il geco cammina, che si comportano a livello microscopico come il velcro.
In un solo millimetro quadrato di cuscinetto, il geco dispone di 14 mila setae che a loro volta si suddividono in tantissime diramazioni del diametro di 0,2 micrometri (50 volte più sottili di un capello), che gli permettono di resistere a una forza pari a 2 kg e di aggrapparsi con una sola zampa a una foglia, pur trovandosi in caduta libera da 10 metri.
Per staccare le zampe e muoversi in velocità, il geco cambia l’inclinazione delle setole e la forza di adesione svanisce.
Al Politecnico di Torino sono in corso studi per riprodurre artificialmente questo straordinario sistema adesivo, utile per esempio, per creare robot in grado di camminare su qualsiasi superficie o per tessuti destinati agli astronauti.
Si sta, tra le altre cose, sperimentando una tuta adesiva che permetterebbe di camminare sui muri come l’Uomo Ragno!
3. Coda staccabile e vista super
Le dotazioni “speciali” dei gechi non finiscono qui.
Come le lucertole, infatti, questi animali possono “sganciare” la coda (fenomeno chiamato autotomia) quando sono attaccati.
Perdono un pezzo per ingannare il predatore, con i muscoli che continuano a muoversi dopo il rilascio per distrarlo. La parte staccata, poi, si rigenera.
Normalmente, la coda funge anche da riserva di grasso e di acqua.
A differenza, però, delle lucertole, i gechi sono capaci di alzarsi sulle zampe muovendo la coda, come dinosauri in miniatura, e quando si spaventano fanno flessioni, alzando e abbassando il corpo.
Stanno in genere sempre a occhi aperti perché non hanno palpebre mobili: gli occhi, 350 volte più efficienti dei nostri al buio, sono comunque protetti da una sottile membrana trasparente che puliscono con la lingua.
Fra tante sofisticate caratteristiche, fa eccezione l’ancora “primitivo” geco variegato del Texas (Coleonyx variegatus), con artigli, privo di setole e con palpebre mobili.
Esistono anche gechi diurni, soprattutto in Madagascar, come il felsuma dalla coda larga (Phelsuma laticauda), insettivoro, lungo 13 cm, di un bel colore verde con strisce rosse.
4. Esemplari nostrani
E in Italia? Sono presenti il geco verrucoso (Hemidactylus turcinus), lungo 10 cm, di colore grigio-rosaceo e, solo in Puglia, il geco di Kotschy (Mediodactylus kotschyi), grigio, 5 cm di lunghezza e privo dei cuscinetti plantari adesivi.
Ma soprattutto da noi c’è il geco comune (Tarentola mauritanica).
Lungo 15 cm, grigio-bruno, svolge un efficiente ruolo nella lotta biologica a mosche, moscerini e zanzare: nelle ore notturne e crepuscolari, infatti, frequenta i muri e i terrazzi delle case eliminando fino a 200 zanzare in una notte!
Anche la riproduzione del geco è particolare. Innanzitutto, i gechi non fanno molti figli: la femmina depone da aprile a giugno solo due uova per due volte, che schiudono dopo quattro mesi.
I giovani raggiungono la maturità sessuale a cinque anni (nei rettili di solito avviene molto prima).
Diverse specie di gechi, inoltre, hanno conservato un metodo antico per riprodursi in situazioni difficili: si tratta della partenogenesi, cioè la capacità di procreare in assenza di maschi.
Deve essere stata molto utile per colonizzare le isole: bastava una femmina naufraga a bordo di un tronco galleggiante per dare inizio a una nuova popolazione.
5. Spirito protettore o porta-sfortuna?
Per le sue prestazioni e per le sue stranezze, il geco ha sempre affascinato l’uomo.
I Maori della Nuova Zelanda e diverse tribù africane lo considerano uno spirito protettore, da tatuarsi sulla pelle o da disegnare sulle case.
In Thailandia si crede che ascoltare il “pianto” del geco almeno sette volte porti fortuna.
Nello Sri Lanka, invece, i versi del geco avvertono e predicono: se si sentono mentre si esce di casa significa che può capitare qualcosa di spiacevole, e se il verso proviene da dietro, qualche invidioso te la sta mandando.
Se arriva da sinistra, in fine, è di ottimo auspicio, mentre da destra porta sfortuna.