Il guppy, scoperto nel 1856 nel fiume Guairè, in Venezuela, dal farmacista tedesco Julius Golmer, è un membro della famiglia dei Poecilidi
Questa famiglia racchiude più di 200 specie di piccoli pesci molto amati nell’acquariofilia ornamentale e diffusi in un areale che si estende dagli Stati Uniti fino al Sudamerica, passando attraverso numerose isole caraibiche.
Studi sul Dna di 54 specie di Poecilidi hanno permesso di ricostruirne l’intera evoluzione e differenziazione delle specie in un lasso di tempo tra i 44 e i 3 milioni di anni fa.
Originari del Sudamerica, si spostarono prima verso il Centro America e le Antille, in seguito verso il Nord America, circa 34 milioni di anni fa.
Oggi scopriremo tantissime curiosità su questo piccolo pesce dai colori sgargianti, tanto amato e ammirato per la sua straordinaria bellezza, ma anche per la sua resistenza, plasticità ed adattabilità. Buona lettura.
1. Un pesce piccolo (ma temibile invasore) dai tanti nomi
Il guppy fu scoperto nel 1856 nel fiume Guairè, in Venezuela, dal farmacista tedesco Julius Golmer, che inviò alcuni esemplari conservati, solo di sesso femminile, al Museo Zoologico di Berlino.
Il piccolo pesce fu scientificamente descritto per la prima volta nel 1859 dal naturalista tedesco Wilhelm C.H. Peters come Poecilia reticulata.
Il nome “guppy” compare per la prima volta nel 1866, quando nuovi esemplari furono pescati a Trinidad dal tedesco Robert Lechmere Guppy, che inviò femmine e maschi al British Museum di Londra, dove Albert Günther li classificò come Girardinus guppii. Lo stesso pesce fu dunque classificato due volte.
La variabilità delle livree selvatiche dei maschi trasse in errore anche lo zoologo italiano Filippo de Filippi, che nel 1861 classificò altri esemplari conservati provenienti dalle Barbados come Lebistes poecilioides; da qui il nome comune “lebistes” a lungo diffuso nell’acquariofilia ornamentale.
In seguito alla revisione della famiglia dei Poeciliidae, la specie fu dapprima riclassificata come Lebistes reticulatus e, infine, nel 1963, dopo un approfondito studio anatomico, riacquistò il nome scientifico originale e attuale di Poecilia reticulata.
L’adattabilità della specie ha permesso l’introduzione e la creazione di popolazioni stabili in più di 50 nazioni in tutti i continenti, dall’Australia alle Hawaii, dalla Polinesia fino alla Namibia.
L’immissione volontaria vedeva in questo piccolo pesce un’arma, seppur non sempre efficace, nella lotta biologica alle larve di numerosi insetti, vettori di gravi malattie come malaria, dengue e febbre gialla.
Il guppy, però, può diventare un pericoloso competitore dei pesci autoctoni, fino a sostituirsi nell’habitat appena colonizzato. Per questo motivo è incluso nel database mondiale delle specie animali più invasive.
Dal 1975 una popolazione è presente persino nel fiume Gillbach in Germania, che riceve le acque calde provenienti dal raffreddamento dei reattori nucleari di una vicina centrale.
2. Habitat e caratteristiche
P. reticulata è distribuito dal Nord del Venezuela fino alla costa atlantica del Brasile, passando da Guyana francese e Suriname.
Numerose popolazioni originarie si trovano anche sulle isole caraibiche di Antigua, Barbuda, Barbados, Antille Olandesi, Isole Vergini e Trinidad & Tobago.
Il guppy vive in gruppi, in ambienti preferibilmente ricchi di copertura vegetale, molto diversi tra loro; dai piccoli ruscelli montani alle anse di fiumi a valle con una corrente lenta, dalle pozze stagionali a laghi e lagune costiere salmastre ricche di mangrovie.
Gli ambienti, diversi tra loro e soggetti a variazioni stagionali (temperatura dell’acqua tra i 18° e i 32°C e pH tra 7.0 e 7.4), dimostrano la grande plasticità della specie.
I guppy, come tutta la famiglia dei Poecilidi, sono ovovivipari: a differenza della maggior parte dei pesci ossei che depongono uova (ovipari) sui substrati acquatici e qui le fecondano, in queste specie i piccoli si schiudono da uova fecondate nel ventre materno.
Le femmine hanno una colorazione uniforme beige, mentre i maschi sia in natura sia nelle forme selezionate mostrano livree sgargianti e sono inoltre dotati di un organo riproduttore chiamato gonopodio.
Questa struttura, derivata da una modificazione dei primi raggi della pinna anale, ha una forma allungata ed è utilizzata per immettere piccoli pacchetti (spermatofore) contenenti fino a 10 mila spermatozoi l’uno, nel poro genitale femminile.
L’accoppiamento è preceduto da una danza rituale del maschio che si pone prima di fronte alla femmina e poi sul lato, cercando di inserire il proprio gonopodio nel poro genitale.
La femmina seleziona i maschi più idonei per l’accoppiamento. Alcuni maschi, anziché effettuare la danza tentano l’accoppiamento in maniera furtiva (cosiddetti “sneaky” ossia elusivo/subdolo), ma raramente ci riescono.
Le femmine possono anche immagazzinare spermatozoi vitali per più mesi e decidere in autonomia quando fecondare le proprie cellule uovo. Questa strategia deriva dall’evoluzione della specie in ambienti naturali spesso sottoposti a importanti variazioni stagionali.
In tal modo, possono programmare la nascita della nuova generazione solo quando le condizioni ambientali sono favorevoli. Raggiunte le uova nell’ovaio, gli spermatozoi le fecondano, permettendo lo sviluppo di embrioni nel corpo materno.
Una volta che questi si sviluppano, dopo 27-35 giorni, le uova si schiudono e i piccoli, fino a 40 per parto, fuoriescono dal poro genitale direttamente in acqua. Proprio per la sua prolificità il guppy è chiamato anche “pesce milione”.
In acquario è difficile stabilire l’esatto giorno dell’accoppiamento; per confermare la gestazione di una femmina conviene guardare se presenta la tipica macchia nera gravidica a livello addominale.
3. Compagni di vasca e i "guppy show"
I guppy venduti nei negozi sono frutto di selezioni decennali e, a eccezione delle linee di sangue da competizione e dei ceppi selvatici, sono tutti nati in grandi allevamenti intensivi del Sudest asiatico o dell’Est Europa.
È comunque possibile trovare soggetti riprodotti in centri italiani o, più facilmente, nati ad altri acquariofili.
Questa specie è considerata ideale per il principiante, ma l’intensa selezione morfologica ha portato alla nascita di ceppi molto colorati e appariscenti con grandi pinne caudali (a velo, a triangolo, a spillo o badile, solo per citare le più comuni), e perciò i guppy non possono stare in vasca con qualsiasi altro pesce.
Si sconsiglia la convivenza con i Ciclidi (es. scalari), con i pesci del genere Barbus, in particolare con Puntigrus tetrazona che ama mordere le code a velo, ma anche con i combattenti Betta splendens.
L'ideale è un acquario solo per guppy; rimanendo nella regione centroamericana, tuttavia, è possibile ospitare in vasca altri ovovivipari come i portaspada del genere Xiphophorus, i molly e i platy, tutti Poecilidi dalle elevate capacità riproduttive e dalle medesime richieste in termini di qualità dell’acqua.
Anche i piccoli Caracidi sudamericani possono essere compagni di vasca, tra questi i neon (Paracheirodon innesi) o le asiatiche rasbore, più idonei in vasche con pH leggermente acido. Non ci sono problemi di convivenza con i pesci di fondo sudamericani appartenenti ai generi Corydoras e Ancistrus.
I guppy show sono esemplari particolarmente selezionati per colori e forma della coda, frutto di specifici incroci e selezioni. In tutto il mondo, anche in Italia, si svolgono concorsi di bellezza per questi esemplari.
Così come per i cani e per i gatti, vi sono giudici formati alla valutazione degli individui che, durante i giorni di gara, sono mantenuti in piccoli acquari autosufficienti. Esiste uno standard ufficiale per questi pesci, elaborato dall’Internationales Kuratorium Guppy Hochzucht.
I guppy show sono frutto di un’attenta selezione genetica e anche i figli di coppie “show” non sono tutti idonei ai concorsi, ma solo una piccola parte; sta all’occhio dell’allevatore sapere riconoscere fin da giovani le corrette proporzioni corporee e le potenzialità dei singoli esemplari.
Le numerose varietà da gara si suddividono in base alla forma della coda e al colore corporeo (half black, solid, snake skin, moskow tra i più noti) e in categorie trii e coppie. Gli esemplari da competizione non entrano nei comuni circuiti commerciali e possono essere acquistati direttamente dagli allevatori o durante le gare.
4. Come gestire i piccoli in acquario?
Essendo molto prolifici, occorre conoscere subito la gestione degli avannotti, attivi e autosufficienti fin dai primi minuti di vita.
Nei Poecilidi non esistono cure parentali, anzi, in condizioni di stress ambientale, in acquario e in natura, si hanno episodi di cannibalismo.
Per far crescere i piccoli in vasca, occorre mettere molte piante, a creare protezione dagli altri pesci. Un’alternativa è l’utilizzo delle sale parto da agganciare ai bordi dell’acquario.
Anche se è spesso consigliato inserire la partoriente nella vaschetta parto, è meglio non farlo: provoca grave stress nella madre che può ferirsi, cibarsi degli avannotti appena partoriti o dare alla luce pesci prematuri. Meglio raccogliere i neonati nati in vasca con un retino a maglie fini e porli nella sala parto.
In commercio esistono sia strutture di plastica dura, galleggianti e con alcune feritoie laterali per il passaggio dell’acqua, sia strutture in rete, da preferire perché la trama garantisce una migliore circolazione di acqua, gas e la fuoriuscita delle sostanze di scarto.
La sala parto è una scelta temporanea poiché i piccoli, che alla nascita misurano 4-6 mm, crescono velocemente e lo spazio diventa ben presto insufficiente.
Raggiunti 1,5 cm, molti reintroducono i piccoli in vasca, ma è meglio farli crescere in un acquario completo separato dal principale fino a quando si può stabilirne il sesso (dai 30 giorni di vita, quando i maschi iniziano ad acquisire colore e dopo poco si può vedere la presenza del gonopodio in via di sviluppo), così da bilanciare il rapporto maschi e femmine nella vasca.
L’alimentazione non è un problema: gli avannotti ricercano da subito il cibo spiluccando sulle superfici e pareti della vasca. Somministrare almeno 4-5 volte al giorno piccole quantità di specifici alimenti in polvere per piccoli ovovivipari, disponibili nei negozi d’acquario.
I più esperti possono anche dare naupli di Artemia salina, piccoli crostacei molto utilizzati in acquacoltura, plancton e fitoplancton coltivati in casa o acquistati in comodi blister surgelati e persino piccole scaglie di alga spirulina liofilizzata.
Un’alimentazione variabile e completa tiene al sicuro i piccoli da patologie carenziali tipiche della fase di accrescimento e favorisce la comparsa di colori brillanti della livrea.
5. Le regole d’oro in acquario
- Scegliere un acquario di almeno 100-120 litri con filtro meccanico e biologico con la ghiera d’aspirazione a trama sottile o protetta da retina per evitare che i piccoli siano risucchiati, termostato per il riscaldamento (23°-26°C) e sistema di ricircolo dell’acqua.
- Posizionare un fondale in ghiaia o terra akadama di piccole dimensioni in colore naturale. Pur stazionando spesso nella parte alta della vasca, molti guppy scendono sul fondo a spiluccare.
- Movimentare l’acqua con un flusso costante subito sotto la superficie, per ricreare un ambiente con acque calme. L’ossigenazione consente anche agli esemplari più piccoli di nascondersi sotto le foglie galleggianti.
- La popolazione deve essere in equilibrio. Non fare l’errore di acquistare più maschi che femmine per via delle loro sgargianti livree; i maschi inseguono spesso le femmine, causando stress che favorisce la comparsa di patologie e la morte delle femmine. Il corretto rapporto è di 1 maschio ogni 3 femmine.
- I guppy si riproducono tantissimo! All’inizio, perciò, non acquistare troppi esemplari (1 trio ogni 100 litri) o presto ci si ritrova l’acquario invaso dai pesci, con conseguente rischio di un eccessivo aumento di nitrati o, peggio, nitriti o ammoniaca.
- I guppy producono molti rifiuti: oltre a un efficace sistema di filtraggio, inserire in vasca molte piante a rapida crescita: Ceratophyllum, Myriophyllum, Vallisneria, piccole ninfee e piante galleggianti. Oltre a essere un filtro naturale aggiuntivo, offrono ripari e rifugi per i pesci. Cambi d’acqua parziali settimanali (in base ai valori di nitriti e nitrati) e integrazioni batteriche garantiscono un ottimo equilibrio chimico dell’acqua.
- Poecilia reticulata è onnivoro e la bocca direzionabile in avanti e verso l’alto è una conferma della sua duttilità alimentare. Una corretta alimentazione è a base di mangime fioccato di alta qualità. Gli invertebrati congelati per pesci d’acquario (larve di zanzara, tubifex e Artemia salina), somministrati a temperatura ambiente, e le scaglie di alga spirulina sono ottime integrazioni, specie durante i periodi riproduttivi.
- Nella bella stagione, anche in Italia, è possibile allevare guppy all’aperto in vasche prestampate interrabili, arricchite con molte piante acquatiche e preparate almeno un mese prima. Gli esemplari possono accrescersi in un sistema “low cost” da giugno a settembre; monitorare periodicamente la temperatura dell’acqua e i suoi parametri chimici.