Se siete interessati a sedurre le donne in modo facile, vi consiglio di usare i feromoni”, si legge su un blog dedicato alla vendita di miracolose pozioni d’amore a base, per l’appunto, di feromoni.
La Rete è letteralmente invasa di offerte truffaldine come queste, in cui gli uomini sono solleticati dall’acquisto di profumazioni in grado di “aiutare i ragazzi brutti ad attirare le donne” oppure far diventare “più sexy e attraenti, come non lo siete mai stati”.
Ovviamente, non c’è nulla di vero in tutto questo, anche se spesso all’origine di un falso mito risiede un pizzico di verità.
In effetti, in alcuni gruppi animali, soprattutto insetti e roditori, è stato dimostrato che i feromoni (ormoni volatili rilasciati nell’ambiente attraverso l’urina o le secrezioni ghiandolari), se annusati da individui della stessa specie possono funzionare come richiamo sessuale.
Il sistema è semplice: nei mammiferi queste sostanze arrivano attraverso l’aria all’organo vomeronasale (negli insetti, invece, attraverso i chemiorecettori di solito posti sulle antenne), una struttura presente alla base del setto nasale, dove sono trasformate in segnali che predispongono all’accoppiamento.
Nell’uomo è opinione diffusa che tale organo sia soltanto un residuo vestigiale, ovvero una struttura anatomica ereditata dai nostri antenati preistorici, oggi svuotata di qualsivoglia funzione.
Alcuni studiosi, però, sostengono che certi aspetti del comportamento umano, in particolare la scelta del partner, possano essere ancora regolati dai feromoni.
E questo è solo uno degli aspetti nascosti dell’attrazione tra le persone. Leggi primordiali che ci portiamo dietro dalla notte dei tempi.
Cosa ci rende attraenti? Perché si scatena la passione tra due persone? Quanto conta la bellezza? Tra ormoni “animaleschi” e regole di simmetria, vediamo cosa è stato scoperto dai ricercatori.
1. Una questione di naso
Sicuramente la specie umana possiede l’organo vomeronasale durante la vita fetale, hanno affermato molte volte diversi endocrinologi.
Tale struttura, infatti, è necessaria affinché i neuroni migrino verso l’ipotalamo e lì formino la centralina che governa la sfera riproduttiva.
Nell’adulto, però, sembra che la funzione dell’organo vomeronasale sia una variante piuttosto che una costante, con le donne molto più reattive alla sua azione.
Dagli anni Ottanta sono state scoperte diverse evidenze comportamentali per avvallare l’ipotesi della comunicazione chimica nella nostra specie.
È stato osservato, per esempio, che il ciclo mestruale tende a coordinarsi in gruppi di donne che vivono a stretto contatto.
Il curioso fenomeno è stato indagato da diversi scienziati, fra cui Charles Wysocki, neuroscienziato olfattivo del Monell Chemical Senses Center di Philadelphia, che ha indotto tale sincronizzazione facendo inalare a una donna un preparato di secrezioni ascellari di un’altra femmina.
Dal punto di vista evoluzionistico, il meccanismo conserva una tendenza ancestrale a favorire le nascite nello stesso periodo.
Durante l’esperimento, inoltre, è stato registrato anche il cambiamento di alcuni parametri fisiologici, come la pressione sanguigna e il battito cardiaco.
Non a caso queste sostanze di natura steroidea (la principale è l’androstadienone) sono state chiamate vomeroferine.
Altri studi indicano quanto per il gentil sesso il segnale olfattivo sia importante nelle scelte sessuali.
2. Buoni e cattivi odori
I ricercatori dell’Università di Praga hanno fatto annusare a 65 volontarie le magliette sudate di 48 uomini, alcuni dei quali definiti dagli psicologi con “personalità dominante”.
Quando le donne erano nel periodo più fertile, a metà del ciclo, giudicavano “appetibile” l’odore dei maschi dominanti, anche quando questo era particolarmente intenso, mentre al di fuori da tale periodo non si è evidenziata nessuna reazione specifica.
Per il responsabile dell’esperimento, Jan Havlicek, è una conferma della strategia evolutiva che spinge le donne a cercare uomini che garantiscano un maggiore successo riproduttivo.
Uno studio simile è stato condotto anche da Claus Wedekind dell’Università di Berna, in Svizzera, che ha chiesto a un campione di donne di odorare alcune magliette maschili usate, scoprendo così che le loro preferenze si indirizzavano sempre verso individui con un sistema d’istocompatibilità diverso dal loro.
Questo sistema, che fa parte di quello immunitario, è rappresentato dall’insieme di molecole presenti sulla superficie delle nostre cellule e per gli esseri viventi rappresenta una sorta di “carta d’identità”.
Questo tipo di scelta femminile, quindi, porterebbe un vantaggio riproduttivo poiché garantirebbe un’elevata variabilità genetica nella prole.
Gli odori attiverebbero il sistema limbico, dove risiedono l’amigdala, l’area del cervello che governa le emozioni, e l’ipotalamo, che controlla il sistema neuroendocrino deputato al rilascio di ormoni.
Il sistema limbico rappresenta la parte evolutivamente più primitiva e arcaica del nostro cervello; per questo motivo nel gioco della seduzione i segnali che arrivano al sistema olfattivo sono un richiamo così istintivo e primigenio da essere più intenso rispetto agli stimoli sensoriali provenienti da altri sistemi, compreso quello visivo.
3. Curve e simmetrie
Nella scelta del partner il cervello di uomini e donne si comporta in modo molto diverso.
Quando incontriamo per la prima volta una persona, in poche frazioni di secondo ne stabiliamo il sesso e, subito dopo, la piacevolezza.
Attraverso la risonanza magnetica funzionale in vivo si è scoperto che se mettiamo di fronte a un soggetto la fotografia di una persona attraente, le aree del cervello che codificano per il segnale “bello” – diverse da quelle preposte al giudizio “brutto” – sono più attive nell’uomo.
Questo accade perché il maschio si è evoluto con una spiccata e rapidissima capacità a individuare nella femmina le qualità fisiche che sappiamo, dalla psicologia evoluzionistica, di ispirazione darwiniana, essere di tipo riproduttivo.
Caratteristiche capaci di indicare lo stato di salute, giovinezza, e quindi fertilità. Tanto più una donna è giovane, infatti, maggiore è la sua riserva ovarica e di conseguenza la possibilità che rimanga incinta.
Grazie a una ricerca britannica svolta dall’università di Sterling, si è scoperto che l’uomo percepisce come sessualmente interessanti l’armonia delle proporzioni fisiche e la simmetria, che sono sintomi di buona salute e geni di qualità.
Diversamente, tratti poco armonici sono percepiti come una mancanza d’esercizio fisico o cattiva salute.
Per essere bello, quindi, un viso deve assecondare le stesse regole di proporzione e simmetria utilizzate nel ritratto a mano libera:
gli occhi devono essere appena sopra il centro del viso e grandi 1/5 della sua larghezza, le orecchie quasi del tutto piatte, le estremità delle labbra in linea con le pupille degli occhi e non più spesse delle palpebre quando sono chiuse;
la base del naso appena più grande della larghezza dell’occhio e non troppo distante dalle labbra; il profilo del naso diritto e non troppo sporgente o schiacciato;
il mento lievemente arrotondato e levigato.
Il volto è preferibile di forma ovale, con la pelle liscia e gli zigomi sporgenti, mentre le sopracciglia piacciono maggiormente se curate e separate l’una dall’altra, e non troppo sottili. Inoltre i maschi sono attratti in modo particolare dalle “curve”, un forte richiamo ancestrale.
Gli studiosi hanno dimostrato che il rapporto ottimale fra le misure di vita e fianchi nella donna è quello più vicino possibile a 0,67 (che si ottiene con il famoso 90:60:90, le misure che fecero la fortuna di Marylin Monroe).
Il motivo è semplice: le riserve di grasso in questi punti, detti “ginoidi”, sono estrogeno-dipendenti, cioè sono in relazione con gli ormoni prodotti dalle ovaie.
Diverse ricerche hanno correlato il rapporto vita/fianchi con la capacità riproduttiva, dimostrando che più il rapporto si allontana da 0,67, in donne troppo magre o troppo grasse, più la capacità fertile diminuisce.
Inoltre queste riserve di grasso, in un lontano passato, permettevano alle femmine di sostenere gli sforzi energetici di una gravidanza e della successiva lunga fase di allattamento, anche durante periodi di carestia.
Mentre il maschio è per istinto predisposto a cogliere le caratteristiche fisiche, le donne sembrano meno soggette al fascino della simmetria e ritengono più attraenti i visi con gli zigomi prominenti e allungati, tipicamente mascolini e propri di uomini che possiedono livelli più elevati di testosterone.
Un gruppo di ricerca dell’università di St. Andrew, in Scozia, capitanato dallo psicologo cognitivo David Perrett ha dimostrato che la donna preferisce un viso particolarmente mascolinizzato quando è fertile – caratteristica che suggerisce la presenza di geni più forti e sani – mentre apprezza di più un viso effeminato fuori dal periodo estrogeno.
La regolazione degli appetiti sessuali, infatti, dipende principalmente dal testosterone nell’uomo, mentre nella donna è in funzione dal ciclo ovarico, durante cui si hanno differenti combinazioni fra gli ormoni estrogeni, progestinici e prolattinici, che determinano una maggiore o minore propensione all’accoppiamento.
4. Tu mi guardi, io ti ascolto
La scelta del partner nelle donne passa anche attraverso le orecchie, e questo spiega perché Gabriele D’Annunzio, uno degli uomini più brutti del Novecento, ma con una capacità di racconto straordinaria, fu tra le personalità più affascinanti del suo tempo ed ebbe amanti incredibilmente belle e ambite. Il canale visivo femminile è meno efficiente per appassionarsi e ancor meno per innamorarsi.
Anche il tono della voce sembra avere un ruolo importante nella scelta del partner.
Se per l’uomo è noto che la lunghezza delle corde vocali è modificata dal testosterone, che si presenta durante la pubertà e causa il brusco cambiamento d’intonazione della voce nel ragazzo, sorprende sicuramente di più scoprire che anche nella donna quest’aspetto è sotto l’influenza degli ormoni.
Secondo uno studio condotto da Nathan Pipitone e Gordon Gallup della State University of New York e pubblicato sulla rivista Evolution and Human Behavior la laringe sarebbe sotto l’influenza degli ormoni sessuali femminili, la cui concentrazione dipende dai giorni del ciclo mestruale.
Dopo aver fatto ascoltare a volontari di entrambi i sessi numerose voci femminili registrate in diversi periodi ovulatori, i ricercatori hanno scoperto che risultavano sempre più attraenti quelle raccolte durante i picchi di fertilità.
Questo segnale, insieme con molti altri, potrebbe essere stato selezionato durante l’evoluzione per comunicare al maschio il momento giusto per la riproduzione, visto che la femmina della nostra specie, a differenza di altri animali, non manifesta esteriormente, per esempio attraverso l’estro, la propensione a restare incinta.
La femmina della nostra specie vuole conoscere bene l’uomo con cui potrebbe mettere su famiglia perché un’eventuale gravidanza comporta moltissimi rischi per la sua vita.
L’aver assunto la posizione eretta in un tempo evolutivamente troppo breve – un milione e mezzo di anni fa – non ha coinciso con un cambiamento radicale delle ossa del bacino, che sono solo ruotate.
Per questo motivo noi siamo l’unica specie animale che muore di parto, in una percentuale che in tempi pre-medici poteva arrivare al 50 per cento, sommando le fasi di gestazione, nascita e puerperio.
Abbiamo anche le cure parentali più lunghe e onerose perché mettiamo al mondo cuccioli molto immaturi, che dipendono da noi per moltissimi anni.
Quindi, istintivamente, si ricerca un compagno che sia disposto a occuparsi della famiglia a lungo e dia delle garanzie. Un tempo erano i guerrieri più forti del clan, oggi sono gli uomini di maggior successo sociale o più affidabili.
5. Circondati dai genitori
Infine, nella scelta del partner, entrambi i sessi risentono della famiglia da cui provengono.
Secondo il sessuologo americano John Money esiste una sorta di ‘Mappa dell’amore’, in altre parole un meccanismo secondo cui gli esseri umani sono attratti da una persona piuttosto che da un’altra in base alle esperienze vissute durante l’infanzia.
Dai cinque anni il bambino si costruisce la sua personale Love Map, determinata dal comportamento dei genitori, ma anche da altri adulti di riferimento, come i parenti o gli amici di famiglia e dalle esperienze vissute in fase prepuberale.
Lo schema mentale che ne risulta, potenzialmente, condizionerà i gusti dell’individuo, definendo i parametri eccitanti come quelli sgradevoli o, addirittura, repellenti.
Una ulteriore conferma sembra arrivare da due ricerche. Nella prima, lo psicologo cognitivo David Perrett ha mostrato ad alcuni studenti delle fotografie tra cui il loro stesso ritratto, reso irriconoscibile e trasformato nel sesso opposto grazie a un programma di morphing in grado di manipolare le immagini, con lo scopo di testarne il grado di piacevolezza.
Il risultato è stato sorprendente: il viso preferito fra quelli mostrati era il proprio! Perrett sostiene che il nostro viso risulta più attraente perché in esso riconosciamo quello dei nostri genitori.
Similmente, Martha McClintock dell’università di Chicago, ha scoperto che fra tanti odori di sudore maschile le donne preferivano, senza saperlo, quello del proprio padre.
Evolutivamente, questo potrebbe avvantaggiare una scelta verso un partner con un sistema immunitario testato e conosciuto. Insomma, il “mercato dell’amore” ha leggi che sfuggono alla razionalità. Sono individuabili e spiegabili, ma spesso inconsapevoli.
Esse affondano le radici nelle pieghe del tempo. Addirittura nella preistoria, quando per i nostri antenati scegliere l’uomo o la donna giusti voleva dire garantirsi migliori possibilità di procreare e trasmettere così i propri geni alle generazioni successive. Questo è il motore che muove l’intero sistema vivente del nostro Pianeta.
E anche se oggi abitiamo in città tecnologiche e siamo civilizzati, quei meccanismi sono ancora dentro di noi. Pensateci la prossima volta che cercate un partner.
E state attenti anche al profumo che metterete. Per sensuale che possa essere la fragranza, coprire l’odore dei vostri feromoni potrebbe rivelarsi un grosso errore.